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Autore: EleanorRevolution    06/01/2013    1 recensioni
Cosa succederebbe se i nostri quattro ragazzi fossero catapultati in un nuovo mondo, lasciati a sopravvivere a se stessi con solo il loro umorismo, la loro astuzia, e una certa abilità a scelta?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Paul McCartney , Ringo Starr
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, popolo di EFP. La storia che adesso incomincerete a leggere non è opera mia, ma è la traduzione in italiano della fiction Hour of Darkness di Lucy (link alla storia originale in inglese qui http://www.angelfire.com/nc2/random1/hour.html) Ho deciso di tradurla in italiano, con il consenso dell'autrice, per il semplice fatto che quando l'ho letta per la prima volta l'ho divorata, mi è semplicemente piaciuta troppo e non volevo privare di questo piacere voi lettori. Detto questo, buona lettura! *wink*

1.I'VE GOT A FEELING


Paul sedeva sulla soffice moquette bianca del suo appartamento, strimpellando infruttuosamente sulla sua chitarra.

"Quando mi dissero che potevo volare

Pensai che potevo morire

Non gli credevo allor

E non ci credo ancor...per or... allor...AARGH!"

Gettò la sua chitarra da parte, frustrato e molto affamato. Si alzò, stiracchiando i muscoli e massaggiandosi le dita sanguinanti e piene di vesciche. Aveva suonato la stessa canzone per tre ore, ma non era riuscito comunque ad andare oltre la prima strofa. Aveva bisogno di una pausa.

Paul si avvicinò al frigorifero, aprì la porta e prese una bottiglia di succo d'arancia. La stappò con le sue dita lunghe, imprecando quando il tappo riaprì i tagli prodotti dal suo lungo suonare. Avrebbe potuto comprare dei guanti, ma aveva deciso che sarebbero stati troppo ingombranti. Sospirò leggermente; avrebbe dovuto suonare molto di più per sviluppare i calli. Paul andò verso la credenza e tirò fuori un sacchetto di patatine, ritornò in camera e si stese sul pavimento, mandando giù manciate di patatine con un occasionale sorso di aranciata. "Cristo" pensò tra sè e sè "Forse sto perdendo il mio talento..."

In quel momento il campanello suonò, interrompendo i suoi pensieri. Sospirò, non volendo essere disturbato. Ciononostante gridò "è aperto!"

La porta del suo appartamento si aprì e passi leggeri si avvicinarono alla sua stanza. "Miseriaccia, Paul! Dove sei?" Era John.

"Qui dentro." rispose Paul. Ci fu un forte crash e un'imprecazione "Merda! Perchè è così fottutamente buio qui dentro?"

Paul non si era accorto di non aver acceso le luci. Preferiva suonare al buio in modo da non dover dipendere dalla vista per suonare. Gli piaceva osservare la folla di fan adoranti durante i concerti: preferiva guardare loro piuttosto che le corde della sua chitarra.

John avanzò per un pò a tastoni e alla fine arrivò alla stanza e accese la luce. Paul strizzò gli occhi ber bloccare l'improvviso bagliore. John era sulla porta, gli occhiali che scivolavano dalla punta del naso. Infilò le mani nelle tasche dsi suoi jeans consunti e sbiaditi. "Come va?"

"Bah. Penso di aver perso il tocco."

John ghignò. "Pensavamo fosse già successo." Paul gli tirò addosso il sacchetto vuoto di patatine, che però rimbalzò sulla sua maglietta bianca senza porre alcun danno.

"Dai, Paul, tirati su. É solo un momento. Capita a tutti. Vai a fare una passeggiata o qualcosa del genere. Possiamo recuperare gli altri e uscire per una birra. Eh? Chemmidici?" Paul alzò le spalle "Eh, perchè no. Nient'altro di meglio da fare. Ricordami comunque di chiamare Jane più tardi."

"Awww..." John fece la sua miglior faccia compassionevole, sbattendo le ciglia dietro i suoi occhiali rotondi. "A Paulie manca la sua Janie Wanie? Awww..."

Paul imprecando a bassa voce si tirò su dal tappeto usando la mano offerta da John. "Forza, compagno! Su col morale!" Paul borbottò qualcosa sul fatto che il suo morale non voleva essere sollevato. Diede a John uno spintone giocoso e il cantante atterrò sul suo didietro nel suo letto-pozzo, il viso corrucciato.

Paul lasciò la sua chitarra al centro della stanza e aiutò l'amico ad uscire dal letto-pozzo. Poi seguì John fuori, riempiendo i polmoni di pura aria di primavera. Paul respirò profondamente, l'aria pulita di Liverpool che faceva svanire tutte le sue frustrazioni. John notò il sorriso sulle labbra di Paul e sorrise di rimando, iniziando a canterellare Hello Goodbye. Paul si unì a lui. Ricevettero

alcuni sguardi strani dai passanti, ma non gliene importava nulla.

La consapevolezza colpì Paul e lui colpì John sulla spalla. "Miseriaccia... John! Dovevi proprio venire a mettermi di buon umore!" John si finse innocentino e timido, prendendo in giro il suo amico (leggermente) più carino. "Oh Paulie! Sono *così* desolato! Vorrai, anzi potrai mai perdonarmi?!" Si mise in ginocchio. "Macca! Non lasciarmi! Sei l'unico per me!" Paul si mise a camminare velocemente nella direzione opposta. John smise di far lo scemo e scattò a rincorrere l'amico. John riprese presto a canticchiare tra se e se. Camminarono sul caotico marciapiede di Liverpool, inosservati dalle ragazze che passavano. John allentò un anello dal pollice sinistro, ruotandolo attorno al suo lungo dito indice. Aveva ricevuto l'anello in una lettera da parte di un fan, ma faceva comunque in modo di non trovarselo incastrato nella mano, come era successo al suo sfortunato amico, Ringo. Non che sembrasse sacrificale o cose del genere. Era in qualche modo bello; aveva triancoli color crema e color del cielo attorno alla fascia argentata. Lo fece girare attorno al dito, godendosi la brezza primaverile. Improvvisamente, mentre John non stava prestando attenzione,, l'anello volò via dal suo lungo dito. "No! Quello è il mio anello preferito!" Corse dietro all'oggetto argentato, inciampando sulle proprie scarpe da tennis. Paul gli correva pigramente dietro, immaginando che alla fine l'anello si sarebbe fermato e che l'amico avrebbe potuto acchiapparlo. E in effetti si fermò...

...Nel tombino più vicino.

John guardava incredulo nel buio, a quattro zampe accanto al tombino. Sbirciò nelle profondità, ma non vide alcun segno del suo prezioso anello. Gemette, sedendosi sul marciapiede, Si coprì il viso con le mani, non piangendo, solamente molto infelice. Paul si mosse, imbarazzato, poi pose una mano sulla spalla di John. "Ascolta, amico..." la sua voce scemò, non sapendo cosa dire. La testa di John si drizzò. "Dobbiamo recuperarlo!" Paul lo fissò sorpreso. "Ma...come?" John si fermò un momento, immerso nei pensieri.Schioccò le dita, un sorriso di trionfo sul suo volto.

"Ce l'ho! E se prendiamo un bastone da piscina, e mettiamo della gomma da masticare sul fondo...?" "E dove lo andiamo a recuperare un bastone da piscina? E sarebbe abbastanza lungo? Mi dispiace, ma non credo che funzionerebbe in ogni caso..."

 

"Si, si tratta di una strategia alquanto imperfetta."

 

I due giovani di Liverpool si voltarono sorpresi, e videro un anziano barbone che si appoggiava su un bastone altrettanto vecchio e altrettanto curvo. "Non lo tireresti mai fuori in questa maniera."

 

La bocca di John si muoveva come quella di un pesce, ma non ne usciva alcun suono. Paul fu il primo a parlare.

"Chi.."

"Questo non importa, è chi siete voi ciò che va chiesto."

"Noi siamo.."

"Paul e John. Lo so."

"Ci hai visto? Tipo alla televisione?"

"No"

"Hai sentito parlare di noi?"

"No"

"Uhm..."

"Lo so e basta."

Paul era completamente meravigliato, John invece era solo preoccupato del suo anello. "Può aiutarci allora, signore?" chiese Paul, vedendo gli sguardi angosciati che John lanciava al tombino.

 

"Certo." L'anziano non disse più nulla. Paul si mosse, infastidito.

"Allora?" chiese infine.
"Pazienza, giovane." L'uomo chiuse gli occhi, e Paul iniziò a diventare ansioso. L'uomo aprì gli occhi.

"Beh?" Chiese John. "Puoi fare qualcosa?"
L'uomo battè lentamente le palbebre. "é fatto."

John era perplesso. L'uomo anziano fece un cenno verso la sua tasca. John scavò incredulo nella tasca dei propri jeans, non aspettandosi per niente ciò che trovò. Tirò fuori un pezzo circolare di argento, con sopra triangoli blu e bianchi. "Il mio anello!" Lo baciò (dopo averlo strofinato sulla maglietta) e lo mise di nuovo al dito.

Paul era completamente sbigottito, la sua mascella praticamente sul marciapiede. "Ma come..."

L'anziano sorrise sdentatamente.

"Mille, mille grazie!" schizzò John, scuotendo vigorosamente la mano grinzosa dell'uomo. "Come potrò mai ripagarti?!" L'anziano sembrò stranamente pensieroso. "Potrebbero servirmi alcune schiene forti per aiuto alla mia debole forma." "Noi faremo tutto!"

Paul rimase leggermente scioccato. "Cosa intendi per 'noi'?" sibilò. John fece gli occhi da cucciolo e il Beatle carino si arrese di malavoglia, pensando tra sè Non può essere così male. É solo un vecchio: che mai potrebbe volere? E come... Paul uscì dalle sue meditzaioni vedendo John e il vecchietto camminare lungo la strada. "Hey!" chiamò "Aspettatemi!"

 


Lo stile di vita delll'uomo era ovviamente non molto comodo. La sua casa era un piccolo vicolo stretto tra due appartamenti in disuso. L'uomo zoppicava lentamente, appoggiandosi pesantemente al suo bastone. John e Paul lo seguivano pazientemente, ignorando nuovamente gli sguardi strani dei passanti. L'anziano entrò zoppicando nel vicolo sollevando un vecchio velo rattoppato dall'ingresso, per far strada ai due giovani.

Abbassò nuovamente il velo sull'entrata quando i due furono entrati. John si guardò intorno da dietro i suoi occhali, cercando di abituarsi alla scarsa luce.

Paul starnutì sonoramente per lo strato di polvere e di sporco cittadino che sembrava coprire ogni cosa in quel luogo.

"Salute"

"Grazie"

L'anziano spolverò tre sedie posizionandole attorno a un grande tavolo che era coperto da un grigio telo che un tempo era presumibilmente stato bianco. Fece un cenno di sedersi a Paul e John e loro lo obbedirono. L'uomo tolse il telo rivelando un tavolo di quercia pieno di intricati simboli e figure: qui e la erano incastonati globi di ambra. Osservandoli attentamente, i globi d'ambra contenevano insetti, quattro tipi differenti, trappolati nel tempo dall'ambra che sembrava scintillare.

 

L'uomo mise le mani sul tavolo. "Ora, figli miei," cominciò "Ho una missione molto importante per i vostri corpi capaci. Sfortunatamente, Possiede dentro di se del pericolo: posso sentire, tuttavia, che voi avete spirito forte. Ecco perchè siete stati portati qui."

I due uomini si drizzarono leggermente al complimento. Fecero cenno all'anziano di continuare.

"Ho bisogno che mi portiate..." Rimestò in una pila polverosa di fogli logorati dal tempo, estraendo una piccola statuetta. ""...il Raenth." Posizionò la figura in un bassorilievo al centro del tavolo e qualcosa scattò. Un'immagine nebulosa del Raenth a dimensioni reali, circa sessanta centimetri in altezza, girò lentamente di fronte a due paia di occhi stupefatti. Il Raenth consisteva di due persone, un uomo e una donna, stretti in un abbraccio, arti intrecciati come se nulla li potesse separare. In certi punti della statua, i corpi sembravano fondersi insieme, diventando un unico.

John divenne estremamente scettico. "Guarda, fico e tutto ciò che vuoi, ma perchè non puoi farlo tu? Hai recuperato il mio anello senza problemi. Inoltre io non ci credo in questa spazzatura mistica." Paul gelò, temendo che il suo amico avesse offeso la fragile figura seduta di fronte a loro. L'uomo invece annuì lentamente e basta. John Incrociò le braccia, in attesa, dondolandosi precariamente sulla sua sedia. "Dov'è sto coso, comunque? Come ci arriveremmo?"

 

L'uomo annuì nuovamente, dicendo "Si, mi ero atteso questo. Non posso recuperare personalmente il Raenth semplicemente per via della mia forma in declino, malgrado la condizione della mia mente. Voi siete stati scelti per efficenza di corpo, mente e spirito. Però quattro sarebbe stato l'ideale... Io vi manderò personalmente a Valeth, dove il talismano è currentemente nelle mani dell'Oscuro."

John non ne potè più: afferrò la manica di Paul e lo tirò su dalla sedia. "Ci dormiremo su, K? Bene." disse, rispondendo alla sua stessa domanda. "Torneremo domani" L'uomo li guardò andarsene con occhi stanchi.

 

Quando ebbero lasciato il vicolo passando per il velo sporco, Paul si riprese. "Ma che cosa stai facendo? Questa è l'occasione della nostra vita!" Liberò il suo braccio dalla presa di John, quest'ultimo che lo fissava stranamente. "Non dirmi che credevi in quelle cavolate. Quel tipo è fuori di testa!" Paul sembrò ferito. "Come spieghi il fatto che ci conosca, Eh?" "Dimmi che stai scherzando. Tutti ci conoscono! Siamo i Beatles, per la miseria! Chi è che non ci conosce?" Disse John a bassa voce, per non attirare l'attenzione. Camminarono in silenzio per un pò. Poi, a Paul venne l'illuminazione. "D'accordo." disse in tono casuale. "Come ha fatto a recuperare il tuo anello, allora?"

Questo fece fermare John sui propri passi e Paul, che camminava dietro di lui gli andò a sbattere contro. "Oof! Perchè ti sei fermato, Johnny? É così sorprendente che io abbia ragione?" lo prese in giro.

Ma John non rispose. Era immerso nei pensieri, ruotando febbrilmente l'anello attonno al proprio dito nel suo nervosismo. Aveva dimenticato quel dettaglio.

Non voleva ammetterlo, ma Paul aveva ragione. Come avrebbe potuto questo tizio recuperare il suo anello se fosse stato un ciarlatano? No, John scosse la testa, pensando. Ci dev'essere un'altra spiegazione. Ma, per quanto ci provasse, non riusciva a trovarne nessuna. Si voltò verso Paul. "Andiamo da George. Potrebbe sapere cosa sta succedendo, a lui interessa tutta sta roba mistica." "Hai idea di dove sia?" "Nessuna. Prova i pub." "Non vieni?" "Ho bisogno un pò di tempo per pensare." Paul gli rivolse uno sgardo pieno di preoccupazione. "Tutto bene?"

John lo congedò con un cenno della mano. "Sono a posto, Vai a cercare George e ci vediamo all'appartamento." Paul iniziò a camminare "E Paul?" quest'ultimo si voltò. "Porta anche Ringo se lo vedi. Non ha senso lasciarlo fuori." E in più il tizio aveva detto che gliene servivano quattro.. Ma non disse quest'ultimo pensiero ad alta voce. Paul alzò il pollice prima di scomparire dietro l'angolo.

John vagò per la città, nella vaga direzione dell'apparamento. Stava pensando intensamente, facendo girare l'anello incessantemente attorno alle proprie dita per il nervoso. Chi è quell'uomo? É serio? Dannazione, è pazzo?! Perchè noi? Cosa fa questo Raenth? Chi è l'Oscuro? John aprì la porta dell'appartamento comune, la frustrazione evidente sui suoi bei lineamenti. Si lasciò cadere nel proprio letto-pozzo, addormentandosi pensando Beh, ho detto che ci avrei dormito su...

Anche Paul vagava per la città, ma i suoi vagabondaggi avevano uno scopo: stava cercando i suoi amici dispersi. Decise di inizare dai pub, trovando Ringo e George nel penultimo locale della zona. Fortunatamente erano entrambi nello stesso posto. Sfortunatamente erano anche nella stessa condizione: ubriachi fradici.

"Sciiao Paulie! Che scè di nuoovo?" bofonchiò George, lo scotch evidente nell'alito e nel comportamento. Si teneva in piedi appoggiandosi alle sedie, con una sorta di pomposo orgoglio. Ringo riusciva a stare in piedi oscillando e singhiozzando di continuo. "Come *hic* come te la passi, *hic* Paul?" disse, appoggiando la testa sulla sua spalla. Paul arricciò il naso. "Dai, ragazzi, la festa è finita. É ora di andare a casa." "Aw, daai Paulie. Scei un guastafeste..." George oscillò pericolosamente e Paul lo afferrò prima che cadesse lungo disteso.

"Si, *hic* non ci fai mai *hic* divertire!" Ignorando le proteste, Paul trascinò i due fuori e verso casa.

John si svegliò al suono di qualcuno che cantava a squarciagola; in realtà, due qualcuno. Uno dei due singhiozzava quasi a ogni parola. La porta dell'appartamento venne aperta, ed entrò la sorgente dell'orribile suono. Ringo e George entrarono incespicando, ciascuno di loro appoggiandosi pesantemente ad un Paul di cattivo umore.

"I've got a feeelin' I think that every body knows.. oh sciao John. Vuoi un bel Kidoodle?" John ignorò le parole senza senso, sorridendo e annuendo. Sapeva bene di quale sentimento stesse parlando George. "Ciao *hic* Johnny!" Evidentemente anche Ringo lo avvertiva, il sentimento." Ora di andare a dormire, ragazzi. Dormiteci su!""Ma papà! *hic* Voglioandare allo *hic* zoo!" John sorrise. "Prima andate a nanna, prima potremo andare allo zoo!" "Yay! *hic*" Ringo crollò nel suo letto azzurro, addormentato prima di torccare il cuscino (o forse era svenuto, John non ne era proprio sicuro). George era già addormentato, ma stava ancora in piedi; russava dolcemente mentre sbavava sulla spalla di Paul. Paul fece una smorfia. "No! Avevo appena ritirato questa giacca dalla lavanderia!" John ridacchiò scaricando il Beatle più giovane nel suo letto verde. George non si mosse neanche, quando John gli tolse gli stivali. Paul si occupò di quelli di Ringo, quindi sbadigliò.

"Notte, John"
"Notte, Paul"
"Notte, John"
"Notte Ringo"
"Notte John"
"Notte, George"
"Notte, John"
"Stazzitto!"

I due Beatles, il più anziano e il più giovane, si svegliarono al suono crepitante di bacon e pancakes in padella. Acquolina in bocca, ignorarono i postumi della sbornia e si trascinarono sulle sedie attorno al tavolo della cucina. George appoggiò la fronte sul tavolo, mentre Ringo teneva la testa tra le mani. John spinse due piatti di pancetta, uova e pankakes di fronte a loro. Mentre mangiavano voracemente, John canterellava Good Morning, Good Morning.

George e Ringo mangiarono avidamente: George non lasciò nulla sul piatto, Ringo prese addiritura il suo e lo leccò fino a renderlo scintillante.

Paul balzò nella stanza, indossando un cappello da chef. Si bloccò alla vista dei suoi tre amici che si ingozzavano di pancakes. "Ce n'è per me?" John assunse un'aria pensierosa per qualche secondo. "Hmmm....no."

Paul sporse il labbro inferiore, e il suo mento cominciò a tremare. George spinse un piatto di cibo verso di lui e Paul si unì alla festa. Quando ebbero finito, Paul si massaggiò la pancia piena con un sospiro.

"Hey...John?"

"Si?"

"Dovremmo dirglielo adesso?"

"Fai pure, io ho ancora fame..."

John andò in cucina alla ricerca di pizza avanzata.

Paul raccontò l'intera storia; l'anello, il tombino, il vecchio, il vicolo, il tavolo, il Raenth, Valeth. Ringo e George ascoltarono attentamente, annuendo ogni tanto. Paul, quando ebbe finito, guardo gli altri due in attesa.

George guardò Ringo alzando un sopracciglio cespuglioso."Ringo?"

"Hmm?"

"Sono ancora ubriaco?"

"No."

"Sono pazzo?"

"Non in modo visibile."

"Merda, Paul, sei impazzito?" In quel momento John ritornò, masticando una fetta di pizza.

"No, garantisco io per lui. Allora!" disse finendo la dura pizza "Andiamo, ragazzi?"

John guardò Paul. Paul guardò George. George guardò Ringo. Ringo guardò John.

"Andiamo!" dissero all'unisono, scoppiando a ridere.

Un lampo bianco li avvolse quasi istantaneamente.

  
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