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Autore: AsfodeloSpirito17662    07/01/2013    7 recensioni
Doveva ubriacarsi. Non c'era altro modo di affrontare quella grigia, grigissima tragedia. Il punch scivolò giù nella gola che una vera bellezza! Forse un po' troppo bene, tant'è che lo stomaco iniziò a bruciargli come avesse inghiottito un fiammifero. Lasciò cadere il bicchiere di plastica vuoto a terra e si appoggiò al muro durante un giramento particolarmente crudele. Era alla maledetta festa della confraternita dei Camelot, Arthur Pendragon era lì da qualche parte a strusciarsi in mezzo alla bolgia ubriaco come una melanzana e lui, che finalmente era riuscito a trovarsi nello stesso posto alla stessa ora e non perché avevano lezione insieme, era vestito da donna!
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Mordred, Morgana, Principe Artù | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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SECONDO CAPITOLO


Qualcuno spenga la luce.

Merlin si rigirò tra le lenzuola, ma il solo movimento gli causò una dolorosa fitta al cervello, che lo fece mugugnare in modo indecente.

Fatemi tornare incosciente, vi prego.


I rumori della mattina tuttavia non arrestarono la loro corsa, a partire da Will, il suo compagno di stanza. Discrezione non era certo il suo secondo nome e da come sbatteva rumorosamente cassetti e gettava all'aria lenzuola e pigiama, Merlin se ne dispiacque amaramente. Tornò a mugugnare, stavolta con l'intento di suscitare chissà quale sorta di pietà nel ragazzo con il quale condivideva la stanza da cinque anni, ma l'altro si mostrò sordo e cieco ad ogni suo richiamo.


"Stai male, Mer?" domandò infatti, non avendo neanche lontanamente inteso le reali intenzioni di quella specie di moribondo avviluppato nelle coperte come un bozzolo pronto alla rinascita. Will adocchiò il ciuffo di capelli neri che spuntava da sotto la fortezza di piume d'oca e corrugò la fronte.

"Lo cominci proprio bene l'ultimo anno, amico mio"


Un altro lamento d'oltre tomba si aggiunse ai precedenti, stavolta più profondo. Merlin scostò le coperte dal viso, azzardandosi a schiudere le palpebre che sentiva pesanti come macigni. La luce del mattino che filtrava attraverso le tendine leggere, gli ferì gli occhi prima che potesse dire qualsiasi cosa e subito si ritrasse al riparo, nella calda oscurità delle lenzuola. Sentì Will ridacchiare delle sue disgrazie e mosse la lingua impastata contro il palato cercando di scollare qualche parola che fosse comprensibile alla maggior parte degli esseri umani.

"Ore... sciono... che ore...?"


Fortunatamente il caso voleva che Will, da ben oramai cinque anni, fosse estremamente allenato a tradurre gli irripetibili biascichi senza senso che il suo compagno puntualmente gli rifilava, con alcun pudore, ogni sacrosanta mattina al suo risveglio. All'inizio non si era neanche sforzato di comprenderlo, del resto perché avrebbe dovuto farlo? Poi aveva iniziato a trovarlo divertente. Lanciò così uno sguardo alla Pikachu-sveglia(1) appoggiata sul comodino, immancabile presenza della sua intera carriera scolastica, dall'asilo fino a lì.


"E' ora che ti alzi, bello. Io sto già uscendo, i corsi iniziano tra venti minuti"


L'ennesimo lamento di Merlin si perse nel rumore della porta che veniva chiusa da Will. Venti, maledetti minuti. Avrebbe come minimo dovuto volare, per fare in tempo. E siccome lui non sapeva volare, rinunciò sin da principio a tentare di rispettare l'orario previsto, perché tanto era una causa già persa in partenza.

Se mi fossi chiamato in un altro modo e non mi fossi sentito così... travolto da un trattore, ce l'avrei sicuramente fatta.


Con uno sbuffo calciò via le coperte di dosso e si arrese all'inevitabile destino che lo aspettava: quello di alzarsi, lavarsi e fingere di essere una persona presentabile. E magari cercare di cancellare dalla testa quello che Gwen gli aveva detto la sera prima.

Vedrai Merlin, un cambiamento ci sarà! Sì certo, come no. Ieri era talmente ciucco, quell'asino babbeo, che se gli fosse capitato il padre tra le mani non se ne sarebbe comunque accorto. Ugh, cancella subito l'immagine Merlin, cancellala subito! No, no, no! Orrore!


Davvero, se il dolore lancinante alla testa non l'avesse ridotto ad una sorta di massa pallida senza gloria né volontà, probabilmente sarebbe stato curioso di affrontare quella giornata. Molto curioso.


*


Gwen uscì dall'aula con un'aria a dir poco esterrefatta. La lezione sarebbe iniziata tra pochi minuti, ma in quel momento non gliene importava. Non poteva davvero, dopo quello che era successo! Dov'era Merlin? Perché era così in ritardo? Più del solito, si intende!

Che l'abbia già saputo? Oddio, no ti prego, non può essere! O dovrò andare a cercare il suo cadavere al ponte più vicino!


Evitò frettolosamente un gruppo di studenti lungo il corridoio e con un passo affrettato, iniziò a cercare l'amico per il college; durante il tragitto che la stava portando come prima tappa verso i dormitori maschili, incrociò un paio di ragazze dall'aria completamente ammattita, il tono di voce civettuolo e la classica risatina giuliva che solitamente antecedeva eventi sentimentali.

No, non ci credo. Anche loro?!


Gwen superò le due ragazze ma l'incredulità era tale che, anche se continuò a proseguire, si voltò all'indietro per continuare ad osservarle, immersa in macchinazioni non propriamente positive. Fu per quello che la sua marcia si rrestò bruscamente, quando andò ad impattare contro qualcuno proveniente dalla parte opposta. Riuscì per miracolo divino a mantenere l'equilibrio e non cadere, ma non poté impedirsi di avvampare come una ragazzina.

L'ultima volta che ti hanno detto di guardare davanti quando cammini avevi cinque anni, Gwen. Quanti ne hai adesso?


Quando i suoi occhi scuri incontrarono quelli azzurri di Merlin, venne investita da due sentimenti nettamente distinti: sollievo (perché era ancora vivo) e timore (perché non sapeva per quanto ancora lo sarebbe stato). Aprì la bocca, sentendo un fiume di parole premerle sul palato, ma non riuscì a dire niente. Era stata talmente sconvolta da quello che Arthur aveva cercato di fare con lei, che non aveva neanche pensato a cosa avrebbe detto esattamente a Merlin.

Ecco, adesso ci sei. Come glielo dici? In aramaico? Greco antico? Gli vuoi fare dei disegnini?


Lui la guardò con espressione interdetta ed anche un po' mortifera, segno evidente che il suo umore non era dei migliori.

Se è per questo neanche il mio lo è. Non dopo ieri sera. Stupido Lance.

Come se non fosse bastato, l'umore già precario della ragazza, era stato peggiorato dall'atteggiamento completamente privo di senso di Pendragon.

Merlin, sei il mio migliore amico, ti voglio bene e ti accetto. Ma... perché? Perché proprio lui? E' un egocentrico esaltato, anche un po' babbeo ad essere onesti!


"Gwen, tutto bene? Hai una faccia... pare che tu abbia visto un fantasma" commentò il ragazzo, facendo una smorfia mentre tirava sulla spalla la cinghia della tracolla stracolma di libri. Pendeva tutto da una parte, come fosse stato una riproduzione umana della torre di Pisa e Gwen strinse le labbra in una linea sottile, sfoderando quella espressione. Infatti, quando Merlin vide quella espressione sulla sua faccia, divenne improvvisamente terreo e guardingo, cadendo in un silenzio tombale. Restarono lì in mezzo al corridoio ad osservarsi, mentre accanto a loro gli ultimi ritardatari si affrettavano a raggiungere le lezioni in tempo. Erano all'università, quindi potevano entrare ed uscire da un'aula come meglio credevano, ma la maggioranza degli studenti preferiva essere piuttosto puntuale. In quel gioco di sguardi, dove Merlin sembrava dire non ti chiederò se è successo qualcosa perché tanto lo so che è successo e Gwen sembrava sospirare Oh, Mer, mi dispiace, mi dispiace tanto!, Freya li raggiunse dal nulla, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo.


"Mer, per la settimana prossima mi servono le spille per i nuovi di Albion. Ne sono entrati tre in confraternita, per ora, ma tu fanne una decina" esclamò, non accorgendosi dell'aria tesa che intercorreva tra di lui e Gwen. "Anzi, fanne fare undici. Sia mai che quella in più la dovremo dare ad Arthur Pendragon. Se continua ad andare in giro a pomiciare con qualsiasi ragazza del college, lo butteranno fuori dai Camelot prima della fine del mese e ce lo dovremo prendere noi, se no poi Morgana chi la regge. Ci vediamo dopo!"


Freya svanì con un sorriso frizzante, così come era apparsa. Ma adesso Gwen aveva l'altra espressione e nel cervello di Merlin era scattato un campanello di allarme talmente rumoroso che non poté ignorarlo più a lungo di così.

Mayday-mayday Houston, mi ricevete? Abbiamo un problema. Uno di quelli grossi. Uno di quelli che ti si artiglia allo stomaco e che non puoi digerire, neanche intossicandoti con un pacchetto intero di pasticche di magnesia.


"Gwen?" il suo tono di voce fu ancora più funereo della faccia che aveva avuto quando s'era alzato quella mattina.

Giustamente, se una giornata inizia di merda, non potrà fare altro che peggiorare. Che c'entra Arthur? Cos'è questa storia del pomicio collettivo?


La ragazza iniziò a torcere le mani tra loro, come sempre faceva quando veniva posta in una situazione che le causava nervosismo. E se Gwen era nervosa, qualcosa di brutto doveva essere accaduto per forza. Qualcosa che evidentemente lo riguardava da vicino, visto il modo in cui lei evitava di guardarlo in faccia. E, sempre grazie alle sue doti di brillante deduttore, intuì che dal modo in cui si era irrigidita quando l'aveva sentito nominare da Freya, quel problema doveva essere Arthur. Cercò quindi di fare mente locale ed andare per ipotesi, visto che l'amica sembrava avere qualche difficoltà a dirgli cosa diavolo stesse succedendo.

Gwen mi ha detto che qualcosa sarebbe cambiato. Ma perché ho la sensazione che questo qualcosa non mi piacerà? E Pendragon starebbe rischiando di farsi buttare fuori dai Camelot per quale oscura ragione? Soltanto perché avrebbe baciato delle ragazze? Non sarebbe neanche la prima volta. Quindi? Forse ha capito che è stato baciato da un ragazzo e sta cercando di eliminare i miei germi omosessuali ficcando la lingua in bocca a quante più ragazze possibili? No, non può avermi riconosciuto, era troppo ubriaco, questo me lo ricordo...


"Gwen!" esclamò improvvisamente, sgranando gli occhi azzurri. Pronunciò il nome dell'amica con tutto un altro tono di voce. Lei avvertì l'urgenza nel richiamo di Merlin e colta impreparata, alzò lo sguardo quasi sperduta. "Non gli sarai andata a dire che sono stato io!"


"No!" esclamò lei, sembrando sinceramente indignata, "Certo che no!"


Merlin fece un silenzioso sospiro di sollievo, ma il succo della questione non era ancora stato svelato. E lui voleva sapere.

Non che io abbia mai dubitato di te, Gwen. Ma, se per caso ti fosse sfuggito qualcosa, bé ecco io... sai, mi sarebbe preso un attimino uno di quei miei momenti vagamente privi di lume della ragione.


"Allora cosa?!"


"Arthur ha tentato di baciarmi"


*


Morgana si accasciò sul tavolino del bar, all'interno del college, senza arte né parte. Tutta la sua eleganza ed il suo savoir-faire li aveva vomitati la sera prima nel porta ombrelli e, davvero, quella mattina si era alzata con tutte le intenzioni tranne quella di essere la solita gnocca perfetta ed irraggiungibile. Per un giorno poteva anche privare il mondo di quell'illusione, considerando che si sentiva uno schifo. Come Merlin, si era alzata con fitte lancinanti alla testa, aveva come il presentimento che nello stomaco le fosse esplosa una bomba atomica e le borse sotto gli occhi non erano state sconfitte nemmeno da tre chili di correttore. Quindi, che senso aveva continuare a combattere quando non ne aveva le forze?

Com'era quel film dove un tizio invocava la forza di un altro? Io ho bisogno di quella forza. Dammi la forza per affrontare questa giornata.(2)


Tirò fuori dalla borsa un paio di occhiali giganti dalle lenti nere e se li spalmò sul naso, nonostante il tempo fosse uggioso. In Inghilterra però, se si aspettavano le giornate di sole per approfittare davvero degli occhiali da sole, allora si rischiava di tenerli immacolati per sempre. Quindi, nuvole permettendo o meno, era lecito utilizzarli anche in occasioni di estrema necessità come quella. Morgana rigirò il cucchiaino nella sua tazza di caffè amaro, con la speranza che quel bibitone di caffeina concentrata potesse risollevarla almeno un po'.

Era dai tempi della scuola superiore che non stavo così male per un po' di alcool. Questa è tutta colpa di quello scempio umano di Valiant. Giuro che mi farò il bagno nel suo sangue, 'sto stronzo. Tra l'altro, si dice che il sangue mantenga la pelle giovane. Due piccioni con una fava.


Appoggiò svogliatamente il mento sul palmo della mano, fissando gli occhi celati dalle lenti, in un punto vuoto del muro davanti a sé. Aveva detto addio alla prima ora di lezione, tanto in quelle condizioni non avrebbe comunque ascoltato una parola di quello che avrebbe detto il professore, quindi aveva pensato di approfittarne per dare più chance al suo cervello di avviarsi correttamente. Chissà Merlin che fine aveva fatto, la sera prima. Si sentiva un po' in colpa a dire la verità... si era completamente dimenticata di lui, quando Mordred l'aveva accompagnata ai dormitori femminili per assicurarsi che ci arrivasse incolume. Il pensiero del ragazzo che l'aveva soccorsa le causò una smorfia infastidita sulle labbra ben disegnate. Duirvir non le piaceva, c'era qualcosa sul suo conto che le sfuggiva e che si celava dietro quegli occhi chiari quasi quanto i suoi. Ciò che diceva cozzava terribilmente con ciò che invece faceva; prima era venuto in suo aiuto, comportandosi con una cavalleria che pochi potevano vantare di avere, poi non aveva fatto altro che prenderla sottilmente in giro per tutto il resto della serata.

Parla come uno stronzo ma si comporta come ci si dovrebbe comportare con una donna. Chi sei, Duirvir?


E siccome la maggior parte delle volte che si parla del diavolo questo puntualmente spunta con tanto di corna, la sedia di fronte a lei venne scostata dal tavolino ed occupata impunemente nientepopodimeno che da Mordred in persona. Il suo sorriso sfavillante cozzò in modo brutale con l'aria spenta di Morgana, ma non per questo diminuì di intensità. Morgana ringraziò se stessa per essere stata così previdente da indossare gli occhiali da sole: non che si vergognasse poi tanto delle occhiaie, ma i denti messi in mostra dal ragazzo l'avrebbero sicuramente accecata in tutta quella brillantezza. Arricciò la punta del naso con aria aristocratica.

Cos'ha da ridere sempre questo qui? C'è mai un momento in cui gli girano? C'è?


"Hai un aspetto terribile" esclamò Mordred, facendo segno al barista di turno di volere la stessa cosa che aveva preso lei. Morgana strinse i denti e si irrigidì visibilmente, fulminandolo attraverso le lenti scure degli occhiali.

Solo io posso dirmi di avere un aspetto meno decente del solito. E sicuramente non con quella delicatezza. Vuole morire? Se vuole morire basta chiederlo. Non c'è bisogno di girare così intorno al discorso. Mi alzo e l'ammazzo: ecco fatto. Non ci vorrebbe niente. Come sono sanguinaria stamattina. Mi sono alzata con un desiderio di morte e distruzione che è una delizia, davvero.


"Vai ad occupare un altro tavolino, Duirvir, non ho voglia di fare del male ad un bambino" commentò, scollandosi con una certa fatica le parole dal palato.


Mordred continuò a sorridere con aria maledettamente serafica e, come stesse facendo colazione con una cara amica, si accomodò meglio sulla sedia ed estrasse dalla borsa il giornale del mattino, quotidiano locale. Iniziò a sfogliarlo con un certo interesse, scorrendo i principali titoli in prima pagina con gli occhi. Non solo si sedeva al suo maledetto tavolino, ma neanche la guardava in faccia! Se possibile l'irritazione di Morgana aumentò in modo esponenziale, ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla sbottare. Era palese che Duirvir stesse tirando la corda di proposito, anche se lo scopo di quell'atteggiamento le era del tutto oscuro.

L'ho detto io che non mi piace.


"Sei solita farti trarre in salvo da bambini? Non ti facevo così coda di paglia" commentò con leggerezza il ragazzo, ringraziando nel frattempo per il caffè americano che il barista gli aveva portato. Morgana sbuffò con insofferenza, roteando gli occhi verso il soffitto e tolse il mento dalla mano.


"Ti ho già detto che avevo tutto sotto controllo e, per la cronaca, non ti ho chiesto io di intervenire. L'avevo in pugno" rispose lei, riprendendo a girare il cucchiaino nel caffè oramai semi freddo. Tanto per tenersi impegnata, insomma. Mordred tornò a guardarla con un'espressione di vaga accondiscendenza, come se l'infante lì, tra loro due, fosse in realtà lei.


"Sì, era palese" replicò il ragazzo, sfoggiando un sorriso di circostanza, prima di tornare a sfogliare il suo giornale. Con una mano prese la tazza del suo caffè fumante e ne bevve un sorso, amaro come quello di Morgana.


"Dovresti sapere che mio padre è quello che, quando c'è da fare qualche donazione, sborsa più di chiunque altro" iniziò lei, con un tono di voce sibilante ed un po' snob, "La sua parola viene tenuta in massima considerazione qui e se gli avessi detto cosa ha cercato di fare Valiant, l'avrebbe fatto buttare fuori nel giro di un paio di giorni!"


"Allora suppongo tu ci abbia già parlato"


Morgana sfarfallò le ciglia interdetta e restò ad osservare il volto del ragazzo che le sedeva di fronte con aria un po' persa. Nonostante il suo prolungato silenzio, Mordred non alzò gli occhi dal giornale, continuando a consumare con tranquillità la sua ordinazione. No, che non ci aveva parlato. Era successo solo la sera prima!

Perché non ci ho parlato?


"Ma anche no" rettificò infine il ragazzo, alzando lo sguardo con un sospiro per lanciarle un'occhiatina. Tuttavia non le chiese niente, preferendo passare oltre con un cenno del mento rivolto verso la tazza della ragazza. "Lo bevi freddo?"


Morgana strinse le dita intorno alla ceramica tiepida e corrugò la fronte, senza rispondere alla sua domanda.

Perché non ho parlato con mio padre? Non mi è passato nemmeno per l'anticamera del cervello.


"E' diventata una questione personale" rispose d'improvviso, schioccando la lingua contro il palato. Appena lo disse, realizzò che era vero. Prima di comportarsi come la vipera che in fondo era, voleva provare a cavarsela da sola. L'opzione di muoversi per vie traverse, coinvolgendo suo padre, voleva lasciarla per ultima.

Non voglio dare l'impressione di non saper affrontare certi imbecilli col cervello sviluppatosi nelle palle.


"Credo lo sia diventata anche per lui, sai?" rispose Mordred, facendole cenno di girarsi a guardare. Oltre gli archi che davano sul giardino interno, seduti su una delle panchine attorno alla fontana, c'erano alcuni membri dei Camelot, tra i quali proprio Valiant. Il ragazzo stava guardando nella loro direzione ed a giudicare dallo sguardo immobile, le sue intenzioni non erano amichevoli. Morgana, invece di mostrarsi intimorita, gli rivolse un'occhiata che avrebbe fatto congelare anche le fiamme dell'inferno. La sua indole aggressiva, con la quale affrontava la maggior parte delle situazioni, scavalcava qualsiasi altra attitudine. Era più forte di lei, le cose le prendeva di petto, c'era poco da fare.

Credi di farmi paura? Ieri sera ero ubriaca, ma oggi sono incazzata. Ti ci vorrà più di questo, per spaventarmi ancora.


"Ed anche per me" aggiunse Mordred, interrompendo il corso di pensieri della ragazza. Lei tornò a guardarlo, in tempo per vederlo sfiorare con la punta delle dita il taglio che gli gonfiava il labbro inferiore. Non disse niente, ma una sorta di velato imbarazzo le fece contrarre lo stomaco. Anche se trovava Duirvir particolarmente irritante, ciò che aveva fatto per lei l'aveva lusingata, a dispetto di quello che diceva. E Morgana aveva un debole per le lusinghe ed i vezzeggiamenti.

Arthur dice sempre che sono come una bambina viziata. Io credo invece di pretendere solamente quello che mi spetta. E' diverso, no?


Mordred chiuse il giornale e terminò il suo caffè. Infilò il quotidiano nella borsa piena di libri che aveva appoggiato a terra e si alzò dal tavolino, mettendola su una spalla.

"Meglio che vada, la lezione sarà già cominciata. Ci vediamo in giro, Banshee" esclamò con un sorriso, strizzandole l'occhio prima di allontanarsi e lasciarla lì al bar, a rimuginare come una pentola di fagioli.


Piccolo sfrontato e sfacciato! Ha avuto il coraggio di dirmelo in faccia!


Morgana allontanò da sé la tazza del caffè oramai freddo e unì le labbra in una linea di sottile irritazione. S'era guadagnata la nomina di Banshee sin dal primo anno, ma nessuno si era mai rivolto a lei utilizzando quel nomignolo. L'avevano sempre fatto alle sue spalle e avrebbe preferito che le cose fossero continuate così.


*


Si avvicinò alle serre della scuola con aria da ladro improvvisato. Tirò il cappuccio della felpa sulla testa e si guardò intorno con circospezione. Doveva farsi perdonare assolutamente, ne andava della vita della sua coscienza. Fortunatamente in giro non c'era nessuno, i corsi erano già iniziati ed il suo sarebbe cominciato soltanto nel pomeriggio. Aveva accolto con gioia quell'inaspettata fortuna ed aveva subito approfittato di quel tempo libero per escogitare qualcosa. Gwen non avrebbe potuto resistere a quello, si sarebbe fatto amare ancora di più.

Ieri sera ho pensato che mi avrebbe strozzato. Ma oggi è un altro giorno. Oggi è il giorno in cui io, Lancelot, coglierò fiori per la mia donna!


Mentre spiava dentro le serre attraverso le pareti semi trasparenti del gazebo gigante, per accertarsi che non ci fosse nessuno, gli tornò in mente di come aveva spaventato la sua povera trottolina, trascinandola nella palestra nel buio più completo, non appena l'aveva sentita arrivare. L'occhio nero che sfoggiava con orgoglio era il risultato del tentativo di difesa che Gwen, tutt'altro che sprovveduta, aveva messo subito in atto. Quando nell'oscurità, tra un cazzotto e l'altro, era riuscito a farle capire che sono io, Lancelot! se possibile l'aggressività di Gwen era anche aumentata, accompagnata da una scarica di insulti che solo una confidenza profonda e sincera come la loro, aveva potuto ispirare. Il ragazzo sospirò, aggirando il gazebo per trovare l'entrata in modo da intrufolarsi all'interno.

Silenzioso come un ninja. Invisibile come Merlin quando si mette di profilo(3). Non mi scoprirà nessuno!


Una volta dentro, l'odore forte dei fiori e delle piante lo stordì per qualche secondo, in maniera inaspettata ma piacevole.

Se l'avessi organizzata qui la cenetta di ieri sera, al lume di torcia e candela, forse non mi avrebbe picchiato. Ma in palestra non ci va mai nessuno! Volevo soltanto essere sicuro di poter stare tranquillo e da solo con lei!


Con un brusco sospiro cacciò via quei pensieri e si concentrò totalmente sulla sua missione. Iniziò a girare per la serra alla ricerca dei fiori più belli che questa poteva offrirgli, ma che non sarebbero mai bastati a rendere giustizia alla beltà della sua dolcissima colombella. Aveva provato anche ad incrociarla, quella mattina, ma non era riuscito a trovarla da nessuna parte.

Soltanto Arthur, che mi ha chiesto scusa in anticipo per qualcosa che ancora non ho afferrato. Valli a capire, questi Pendragon... tra lui e la sorella non so chi sia più esaurito.


Si inginocchiò davanti ad un folto gruppo di gardenie bianche ed iniziò a spezzarne gli steli con le dita, poggiandoli uno per uno accanto a sé. Ne avrebbe prese solo una decina, nessuno se ne sarebbe accorto. E anche se così fosse stato, non ci sarebbero state prove della sua colpevolezza, era un piano perfetto. Iniziò a canticchiare a mezza bocca, mentre il suo umore lentamente risaliva ad un livello accettabile, già pregustando la faccia incantata che Gwen avrebbe fatto nel ritrovarselo davanti con un tal mazzo di fiori.

Isn't she loooovelyyyyy , isn't she wooooondeeeeerful, isn't she preeeeeciooooous, less than one miiiiinuuuuuute old!(4)


Se Lancelot fosse vissuto in un cartone animato, a questo punto dei piccoli cuoricini scoppiettanti avrebbero iniziato a volteggiare intorno alla sua folta chioma; per fortuna, abitava in quella dimensione che tutti conosciamo come realtà, quindi cotanta diabetica scena, vi sarà risparmiata. Continuando a canticchiare nel culmine dell'amore che provava per Gwen, cotto di lei come una zucchina lessa (o come si soleva dire ultimamente in gergo giovanile 'sto sotto ad un treno'), non si accorse subito del ringhio proveniente alle sue spalle. Quando questi però si fece più rumoroso ed insistente, Lancelot fu costretto ad interrompere quel grand'uomo che era Stevie Wonder e corrugò la fronte.

Non è il mio stomaco. Allora cos'è?


Voltò lentamente la testa all'indietro, individuando subito con lo sguardo la fonte di quel gorgoglio. Attila, così diceva il medaglione attaccato al collare, lo puntava come si punta una coscia di prosciutto in mezzo a tempi duri, di fame e di guerra. Lancelot inghiottì a vuoto e non osò muovere un muscolo, sotto gli occhi vigili e scattanti del bulldog(5).

Il cane del custode. Perché il cane del custode è qui?


Come sentitosi tirare in causa, Attila abbaiò di colpo, sputacchiando saliva sul pavimento e Lance, purtroppo, sobbalzò vistosamente.


*


Arthur sfiorò con le dita fredde il punto in cui era stato brutalmente colpito. Mosse la mascella tanto per accettarsi che fosse tutto a posto ed osservò con cipiglio offeso la ragazza che gli aveva voltato la schiena allontanandosi da lui a passo di marcia.

Neanche avessi tentanto di infilarle le mani sotto la maglietta! Era solo un bacio!


L'amica di lei, invece, aveva sfacciatamente temporeggiato a lungo prima di seguirla lungo il corridoio, nell'ovvia speranza di poter essere la prossima. Tuttavia, l'orgoglio immane del nostro Pendragon, ferito nel profondo da quel rifiuto (lui non veniva mai rifiutato, anche se da Gwen quel che diavolo cerchi di fare, imbecille! se l'era aspettato), aveva calmato temporaneamente i suoi bollenti spiriti e l'aveva lasciata lì come un'allocca. Adesso si dirigeva con aria mesta alla terza lezione del mattino, dopodiché avrebbe avuto un paio di ore per sé, che aveva già intenzione di impiegare nel proseguo di quella ricerca folle. Arthur, infatti, si era messo in testa di baciare ogni singola ragazza del college con l'intento di scovare quella che l'aveva fatto ammattire la sera prima. Il suo era ovviamente un capriccio, ma abituato com'era ad ottenere tutto ciò che voleva, non gli sembrava poi così tragica quella prospettiva.

E poi, voglio dire, sono bello. Chi non vorrebbe essere baciata da me? A parte Gwen, che è fidanzata e quella tipa che mi ha barbaramente aggredito, che sicuramente è frigida.


Superando un gruppo di Albion che si dirigeva dalla parte opposta alla sua, spostò gli occhi su una delle sue compagne di corso, poco avanti a lui. Con un sorriso obliquo sulle labbra, già dimentico del bruciore sulla guancia, accelerò il passo così da poterla affiancare.


"Ciao Margareth" esclamò, con un tono di voce amichevole. Riuscì a guadagnarsi una veloce occhiata e la ragazza stirò le labbra in un sorriso, per ricambiare quello del biondo.


"Ciao Arthur" rispose lei, la sua voce era serena e gentile, "Come mai quell'aria allegra?" domandò con genuina curiosità.


Il ragazzo continuò a sorridere, stringendosi nelle spalle. Non poteva certo dire che stava tentando di sfoggiare tutto il suo mitico charme per circuirla in tempo prima di arrivare all'aula di mitologia classica.

Sono uno stratega io, mica un asino babbeo.


"Mi fa semplicemente piacere incontrarti. E' dalla fine dello scorso anno che non ci vediamo!" commentò, osservandola di sottecchi oltre la frangia bionda e scomposta. In realtà il suo atteggiamento era più che credibile, perché Arthur era sempre stato un ragazzo molto aperto alle nuove amicizie e si interessava sempre delle persone cui voleva bene, mentre riservava cortesia verso chi conosceva meno. Aveva instaurato un buon rapporto con tutti i suoi compagni di corso ed il suo modo di essere, così gioviale ed estroverso, l'aveva reso ben voluto alla maggior parte degli studenti. Margareth, del tutto inconsapevole delle reali intenzioni del ragazzo, apparve vagamente imbarazzata da quella schiettezza ed il suo sorriso si accentuò appena.


"Fa piacere anche a me" rispose, soppesando con attenzione le sue parole, "Come hai passato le vacan- cosa hai fatto sulla faccia?" il suo tono di voce cambiò gradualmente, da disteso divenne incredulo nel giro di qualche secondo. Si era fermata in mezzo al corridoio ed aveva alzato il dito indice toccando il punto in cui Arthur era stato schiaffeggiato qualche minuto prima. Lui non realizzò subito a cosa si stesse riferendo la ragazza, ma quando si accorse del lieve bruciore che ancora palpitava sotto il tocco delicato di Margareth, non gli parve vera l'occasione che gli si stava presentando.

Il destino vuole dirmi che sto facendo la cosa giusta, se mi semplifica così le cose. Grazie destino, ho recepito il messaggio!


Prontamente, sempre grazie alla sua natura di abile stratega, Arthur alzò una mano afferrando gentilmente quella di lei e la pigiò contro la sua guancia. Non gli sarebbe dispiaciuto scoprire in Margareth la ragazza che aveva baciato alla festa. Era minuta, aveva lunghi capelli biondi, occhi di un caldo color nocciola e si era sempre dimostrata a modo e garbata. Un amore di ragazza, per farla breve: carina ed anche con un buon senso dell'umorismo. Lei allargò leggermente gli occhi, impreparata davanti lo sguardo intenso che lui le riservò; si sentì improvvisamente le ginocchia molli e lo stomaco si contrasse contro il suo volere, incapace di distogliere gli occhi da quelli azzurri di Arthur.


"Arthur...?" disse con un tono di voce di evidente titubanza, ma senza allontanare la sua mano dalla guancia del ragazzo.


Regola numero uno del buon stratega: assoggetta la preda.


"Non è niente, Margareth" le rispose, parlando con un tono di voce più basso ed intimo. "E poi sotto le tue dita, non fa nemmeno più male" sorrise, infine, aumentando di poco la presa sulla mano della bionda. Lei schiuse le labbra, guardandolo senza sapere rispondere a quelle parole che sembravano celare un certo sentimento. Fu a quel punto che Arthur capì di dover agire: senza interrompere il contatto visivo, si chinò su di lei e la baciò con delicatezza. Dapprima Margareth rimase impietrita a quel contatto, del resto qualche secondo prima si erano soltanto detti ciao, come erano arrivati a quel punto? Solo quando il ragazzo mosse le labbra su di lei, la sentì sciogliersi contro la sua bocca. Arthur udì distintamente un ruggito di vittoria invadergli il petto e con la mano libera le accarezzò la guancia, assaporandola con un'attenzione un po' troppo studiata.
Margareth aveva un sapore dolce, di zucchero, e scivolava su di lui con un'arrendevolezza che la rendeva adorabile. Ma non la rendeva
lei.
Con un moto di delusione, il ragazzo interruppe il contatto con la bocca della bionda e fece un passo indietro, lasciandole andare le dita che aveva stretto sino a quel momento. Lo sguardo confuso di Margareth lo trapassò da parte a parte, pugnalandolo con un senso di colpa che aveva già preventivato di dover affrontare ogni singola volta. Ma lui la
voleva. Il desiderio di trovarla era così grande che lo atterriva e non sapeva spiegarselo, sul serio.

Non è un comportamento di cui andare fieri, questo, lo so. Tuttavia non riesco a controllarlo.


Prese un sospiro e la guardò con un'espressione seria, sinceramente dispiaciuta. Forse poteva aver trovato anche il coraggio di andare in giro a baciare qualsiasi ragazza gli capitasse a tiro, ma non avrebbe mai potuto voltare loro le spalle senza nemmeno chiedere scusa.

Almeno questo principio sono riuscito a mantenerlo intatto.


"Mi dispiace" iniziò, inspirando bruscamente, "Io..." fece per continuare ma qualcuno lo afferrò con violenza per la manica della maglietta. Si sentì strattonare senza tanti complimenti e quando cercò con lo sguardo la furia che lo stava trascinando così lungo il corridoio, incontrò i capelli inchiostro ed il collo sottile e pallido di Morgana. Arthur corrugò la fronte e strinse le labbra con irritazione.

Adesso che c'è? Ha le sue cose?!


Non intenzionato a passare per il sacco di patate di turno, impuntò i piedi a terra e rallentò l'andatura marziale di Morgana, fino a farla fermare del tutto perché impossibilitata a spostarlo ancora. Lei si girò a guardarlo con espressione furente, mitigata dagli occhiali da sole che ancora le celavano le borse violacee.


"Sei impazzito?!" sbottò la ragazza, senza girare intorno al discorso neanche per due secondi, "Cosa diavolo ti sei bevuto, ieri sera? C'era dell'ecstasy sciolta nel punch?!"


Arthur strattonò il braccio, liberandosi dalla sua presa da vedova nera. Voleva un bene dell'anima a Morgana, sul serio, ma era così odiosa che era impossibile, per loro, parlare senza litigare. Ad ognuno il suo modo di comunicare, insomma. Non che lei non lo considerasse insopportabile: il ragazzo sapeva bene che l'antipatia provata era ricambiata in totem. La guardò con irritazione e sistemò la stoffa sgualcita della maglietta alla meno peggio.


"Io sarei impazzito?! Tu sei impazzita! Che ti salta in mente, trascinarmi così in mezzo al corridoio!" replicò di rimando, con altrettanta irriverenza. Restarono lì a fissarsi come due belve pronte ad attaccarsi alla minima distrazione dell'avversario, poi Morgana sembrò quasi ringhiare qualche insulto rivolto alla sua persona, prima di ricominciare a tormentarlo verbalmente.


"Cos'è questa storia che te ne vai in giro a baciare ogni femmina che sia in grado di respirare?" chiese, palesemente aggressiva, avvicinandosi a lui di un passo come a volerlo sfidare a fare altrettanto.


"Cos'è Morgana, sei gelosa?" insinuò lui ed un sorrisetto obliquo di sarcasmo gli piegò le labbra da un lato. E, considerando la sua testardaggine, accettò volentieri la sfida della sorella: avanzò a sua volta verso di lei.

Dai, dillo che sei gelosa di me, che sono il tuo preferito nonché unico fratello e che l'idea di dovermi condividere con qualcuna ti fa uscire di senno! Dillo!


In realtà la ragazza si sentiva ancora un po' in colpa per Merlin. Non solo la sera prima l'aveva praticamente abbandonato, ma ben conscia della cotta che il ragazzo aveva per suo fratello, si era sentita in dovere di fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Perché lei ed il senso di colpa, non andavano d'accordo. Non era un sentimento che era solita provare.
Morgana si tolse con rabbia gli occhiali e lo inchiodò con i suoi occhi paurosamente chiari, in netto contrasto con la pelle pallida ed i capelli scurissimi. L'aveva fatto a posta, Arthur lo sapeva; lo sguardo di sua sorella era sempre stato in grado di metterlo un po' a disagio e lei, puntualmente da quando l'aveva con disgrazia capito, ne faceva un uso riprovevole nei suoi confronti. Senza pietà.

Lo fa solo per cercare di farmi credere che non sono poi così tanto il suo fratello preferito nonché unico. Ma tanto lo so che non è vero. Mi adora punto e basta.


Il biondo strinse i denti, indurendo la linea della mascella, ma per orgoglio si rifiutò di abbassare gli occhi. Fu a quel punto che la vide sorridere con una certa luce malvagia nelle iridi.

Sì, ha decisamente le sue cose. Prima sembra volermi staccare la faccia a morsi, adesso sorride. Mio Dio, l'instabilità delle donne, che urto. Che urto tremendo.


"Se proprio hai intenzione di farlo" iniziò Morgana, con un tono di voce insinuante ed accondiscendente, "Dovresti seguire un certo schema. Così alla cieca non avrai mai la certezza di averle baciate proprio tutte, sai?"


*


Merlin strinse il mouse con una forza un po' troppo eccessiva, tanto da far diventare bianche le nocche. Teneva il mento svogliatamente appoggiato sul palmo della mano ma gli occhi, di un azzurro intenso, fissavano con furia cieca lo schermo del computer. Gwen, con un sospiro, studiò la riproduzione di un Arthur impiccato che l'amico aveva fedelmente riprodotto su Paint.

Bè, dai, almeno si limita a disegnarlo. Pensavo sarebbe andata peggio. Tipo che l'avrebbe fatto sul serio. Impiccarlo, dico.


"Mer, capisco che la cosa ti irriti, ma avrei anche io bisogno di essere un po' consolata, sai? Lance si è comportato da vero cretino ieri sera, ed invece di passare una bella serata come mi ero aspettata, l'ho trascorsa a sentirmi propinare una valanga di scuse. Non ti sembra molto triste anche la mia situazione?" domandò la ragazza, soffiando via dal volto qualche ricciolo scuro. Merlin mugugnò un misero mh-mh come risposta, disegnando con devozione alcune frecce che trafiggevano il corpo del povero condannato a morte(6). Gwen storse le labbra da un lato, osservando anche l'aggiunta di sangue che colava dalle ferite.

Ok, l'ha presa decisamente male, c'è poco da fare.


Sospirò pesantemente, intestardendosi a cavare qualcosa dalla bocca di quello scemo. Quando Merlin si arrabbiava per qualcosa o si sentiva giù, non ne parlava mai di sua spontanea volontà. Era sempre stata costretta a cavargli fuori le cose con le tenaglie e sapeva che le sarebbe toccato anche quella volta. L'amico era un tipo molto riservato, che aveva sempre esternato poco le emozioni che imperversavano dentro di lui. Quindi, decise di attaccare subito con l'artiglieria pesante.

Il massimo che potrà fare sarà aggiungere una corda a quella di Arthur per disegnare me, impiccata.


"Perché non gli dici di essere stato tu, invece di stare qui a struggerti come una principessa abbandonata?" domandò con schiettezza, ottenendo immediatamente la reazione da lei sperata: Merlin la uccise con lo sguardo.


"Non ci penso neanche!" rispose quello, testardo come un mulo, "Neanche mi conosce, con che faccia vuoi che vada là a dirgli 'Ehi Arthur ciao, mi chiamo Merlin tanto piacere! Ieri sera ti ho baciato io, comunque. Ma prima che tu cominci a picchiarmi o a picchiarti, non so con cosa preferiresti iniziare, ti vorrei ricordare che hai contribuito molto vivacemente al nostro scambio di opinioni. Just to say'"


"Con la tua faccia di sempre, forse?"


"Gwen!" Merlin sibilò un respiro profondo, cercando di non perdere del tutto la calma, "Non glielo dirò punto e basta. Lasciami in pace e fammi finire questa maledetta università il prima possibile, per la miseria"


Proprio in quel momento, la soglia della biblioteca venne varcata dall'oggetto della loro discussione. Arthur, accompagnato da sua sorella Morgana, aveva l'aria di chi stava cercando qualcosa. O qualcuno. Senza neanche pensarci, Merlin gli piantò uno sguardo accusatore addosso, riducendo ad icona la schermata di Paint. Quasi avesse sentito il potere mistificatore degli occhi del ragazzo, Pendragon si voltò a guardare proprio lui e, dando una gomitata alla sorella, glielo indicò con il mento. Morgana individuò così Merlin e, con un improvviso sorriso ferino sulle labbra ben disegnate, trascinò il fratello verso il suo tavolo.

No, no, Signore no, ti prego, dimmi che Morgana non sta escogitando qualcosa, dimmi che non è venuta a sapere di quello che ho fatto ieri sera facendo subito la spia con il fratello, ti prego, Signore, se esisti e so che esisti, ascoltami, andrò in chiesa a tutte le festività, perché le domeniche sono piuttosto impegnato, ma per le festività un po' di tempo lo trovo. Signore, dai. Fai il serio.


"Ciao ragazzi" esclamò malignamente Morgana, fermandosi vicino a Gwen. O almeno, a Merlin parve molto maligna in quel momento. Non le era bastata l'umiliazione a cui l'aveva costretto facendogli indossare quel maledetto vestito da donna? Gwen ricambiò il saluto con un sorriso molto pacato, ma il ragazzo dai capelli scuri non sembrava essere dello stesso avviso. Fissò Morgana con aria ostile, incrociando le braccia contro il petto magro, in segno di totale chiusura al dialogo. Arthur, dal canto suo, si chiese per quale diavolo di motivo Merlin stesse fissando con altrettanto astio anche lui.

Neanche lo conosco! Che problema ha?!


"Merlin, ti dobbiamo chiedere un favore. In realtà, è per Artie, ma sono sicura che potremo contare su di te!" iniziò la ragazza, senza smettere di sorridere, utilizzando un tono di voce carezzevole come quello di una mentitrice. Il suddetto Artie, le ringhiò un insulto.

Quando il diavolo ti accarezza vuole l'anima, pensò Merlin mestamente, rimanendo in silenzio per ascoltare il resto.


"Vedi, tra i vari curiosissimi hobby che mio fratello è solito coltivare, proprio oggi ne ha sviluppato uno altrettanto singolare. Ci servono le tue abilità di hacker per entrare nel sistema della scuola e scaricare l'intero archivio delle ragazze che frequentano il college, compresi i corsi ai quali sono iscritte e gli orari. Puoi farlo, vero?" Morgana sfarfallò le ciglia un paio di volte e Merlin si sentì come un topo fissato da un gatto affamato. Certo che poteva farlo, lui era un maledetto genio del computer, la domanda retorica della ragazza era stata palesemente voluta. Ma con quale coraggio gli stava domandando di fare quello che gli aveva chiesto?!

Morgana sa che mi piace Arthur! Mi sta praticamente passando con un trattore sopra, dopo essersi presa gioco di me ieri sera! Qualcuno mi ricordi perché rientra nel cerchio delle mie amicizie. Qualcuno lo faccia adesso o potrei scordarmi di chi è sorella.


"Sì, potrei, ma la voglia di farlo al momento non è molta. Ci vorrebbe del tempo, tempo che potrei impiegare invece per studiare ed è quello che intendo fare" commentò, scollandosi le parole dal palato con un'acidità che fece accapponare la pelle di Arthur. Il biondo strinse i pugni innervosito, perché non aveva la più pallida idea di come poter convincere quel ragazzo ad aiutarlo. Il suo sguardo era schivo e la sua mente sembrava essere altrove. Morgana fissò Merlin con uno sguardo intenso; decisamente troppo intenso, per essere naturale o casuale. Quando la ragazza riuscì a catturare bene la sua attenzione, lentamente mosse gli occhi da lui ad Arthur, cercando di comunicargli qualcosa senza dover essere esplicita. Purtroppo, Merlin era tutt'altro che stupido ed oramai combatteva con le manie di controllo di Morgana da ben cinque anni, considerando che facevano anche parte della stessa confraternita.

Morgana sa che mi piace Arthur. Morgana spiattellerà la cosa se non aiuterò il suo imbecille ed asino fratello in questa follia. Bene. Benissimo. Perché Dio l'ha fatta così stronza? Perché?


Merlin strinse i denti, stringendo ancora di più le braccia contro il petto. Sentiva lo sguardo preoccupato di Gwen su di sé e provò un po' di sollievo, alla consapevolezza che tra le sue amicizie non ci fossero soltanto persone malvagie. Tra l'altro, era proprio Gwen quella ad essere a conoscenza di tutti i dettagli della questione, quindi era l'unica che poteva capire davvero cosa quella richiesta potesse significare per Merlin. Il moro puntò gli occhi azzurri verso Arthur, che lo guardava con un'espressione decisa e speranzosa. Sentì lo stomaco contrarsi al ricordo di quelle labbra calde sulle sue e, se possibile, questo contribuì a peggiorare il suo umore. Dopo interminabili attimi di silenzio, Merlin sospirò rumorosamente roteando gli occhi verso il soffitto.


"Va bene" sentenziò, rigidamente. Ma il sorriso che Arthur gli rivolse, propagò un calore soffice sulle sue guance pallide ed offuscò del tutto quello che invece, piegò le labbra di Morgana. Un sorriso di vittoria e di aspettativa. Fu Gwen a non perdersi quel sorriso e dando un colpetto sulla gamba dell'altra ragazza, le sillabò silenziosamente che avrebbero dovuto fare un discorsetto, loro due. Morgana non fece in tempo a rispondere che un urlo disperato attirò l'attenzione di tutti, facendoli voltare verso la finestra. Lì, sul prato del parco del college, saltando panchine come fossero state ostacoli da qualche centimetro, Lancelot sfrecciava ad una velocità inaudita per qualsiasi essere umano non dopato, rincorso da Attila e gli Unni che erano le sue zanne sbavanti.











NOTE DELL'AUTORE: eccoci qui con il secondo capitolo di questa follia! Non vi nego che ho riso come un'esaltata durante la stesura di questo cosino qui, sopratutto per la deficienza di Lancelot (io SO cosa accadrà in futuro ed il pensiero non ha fatto altro che peggiorare la mia disumana ilarità). Approfitto di questo spazio per specificare che questa è una storia senza pretese, la scrivo per allietare il vostro tempo e, perché no, farvi fare qualche risata. Non si tratta assolutamente di una trama seria o particolarmente studiata, anzi, i toni saranno piuttosto leggeri, a tratti banali. Io vi ho avvisati, eh. Vi vorrei chiedere anche un favore: fatemi sapere, in un modo o nell'altro, se i personaggi vi sembrano troppo OOC, perché non so se mettere l'avvertimento o meno. Io mi sto sforzando di restare abbastanza fedele ai caratteri principali, ma ovviamente sono influenzati dalla mia interpretazione. Insomma, anche per lettori futuri, vorrei sapere se questo avviso è necessario oppure no. Grazie, grazie mille davvero per tutti i preferiti ed i seguiti, non ho parole, siete fantastiche e fantastici. Grazie anche a chi ha recensito, dei pareri così meravigliosi non me li aspettavo davvero. Spero che questo secondo capitolo possa essere di vostro gradimento, nel frattempo (oltre le note seguenti) vi lascio una sciocchezza fatta durante un momento di noia con Photoshop, ovvero la copertina di DPDCEDS: http://i48.tinypic.com/23sf235.jpg


  1. Pikachu-sveglia di Will: http://it.advisto.com/user_images/44387_8888_reveilpika.jpg

  2. In realtà non me lo ricordo neanche io, da quale film proviene quella frase. LOL.

  3. Lancelot (e non solo) pensa che Merlin sia eccessivamente mingherlino.

  4. Famosa canzone di Stevie Wonder!

  5. Attila :'D http://www.rwrinnovations.com/images/bulldog_bad_boys.jpg

  6. Arthur impiccato: http://i50.tinypic.com/w0t3s1.jpg


Ci vediamo al prossimo capitolo (che ovviamente non so quando sarà), ma voi nel frattempo pazientate e commentate, magari velocizzate il processo di scrittura così facendo, non si può mai sapere. Cià! ù_ù



   
 
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