QUEL BAR
ALL’ANGOLO DELLA STRADA…
Arrivai davanti
a quel piccolo locale
dietro l’angolo e, sospirando, lessi la luminosa insegna che
lo sormontava: “Phase
Two: lounge bar”. Strano nome per un bar. Assomigliava tanto
ad una missione
segreta.
Entrai. Ero
sempre più convinta che
non fosse un semplice pub. La tranquillità e il silenzio che
regnava sembravano
celare qualcos’altro. Questa era una copertura, sicuro.
Poi, varcata
l’ennesima porta, tutto
si fece più chiaro. Letteralmente. La stanza, piena di sedie
e tavolini
rotondi, era illuminata da un grosso lampadario. E poi grida e risate
ovunque.
Fu quando ero
tentata ad andarmene che
un uomo, in giacca e cravatta, mi accolse con un sorriso radioso in
volto.
-Lei deve essere
la signorina
Valentine, giusto?-
-Quella per il
posto da cameriera,
esatto. Era lei stamattina al telefono?- sorrisi anche io.
-In persona.
Piacere, Phil Coulson,
vice direttore.- mi strinse calorosamente la mano -Le
piacerà stare in nostra
compagnia. Da questa parte.- aggiunse, in quel momento gli
squillò il telefono.
-Chiedo scusa,
se intanto vuole farsi
un giro per ambientarsi… Pronto? Tesoro…- si
allontanò lasciandomi lì.
Tanto valeva
seguire il suo consiglio.
Feci qualche passo e una chioma ramata mi venne quasi addosso.
-Natasha
Romanoff a rapporto.
Benvenuta. Gradiresti delle tartine?- mi guardava in attesa, speranzosa.
Allungai una
mano, giusto per
accontentarla. –Grazie!-
Sorrise e si
allontanò verso un tavolo
–Chi di voi ha avanzato quelle tartine?!- gridava, il dito
accusatorio verso un
gruppo di clienti impauriti.
-Hai ragione
Natasha. Ora le finiamo…-
Lei si
rilassò e andò ad importunare
altri clienti.
La guardavo, un
po’ torva. Mi chiesi
se sarei diventata come lei.
-E quindi,
signori, è così che ho
portato la pace nel mondo!-
Mi voltai e un
uomo con uno strano
costume colorato addosso, parlava al microfono con tono biascicante.
Sì,
aveva bevuto.
Cadde a terra,
ridendo.
Aveva bevuto
parecchio.
Lì
vicino, seduto ad un tavolo, rideva
incitando lo strano tipo con l’armatura (sì, era
un’armatura. Andiamo, gli è
appena partito dalla mano un raggio di luce, cos’altro poteva
essere?) un altro
uomo vestito in modo piuttosto buffo.
Mi avvicinai
incuriosita e quello mi
tirò per un braccio facendomi sedere sulla sedia vuota.
-Aaaah, Stark
è un grande
intrattenitore, vero?-
-Già…-
dissi perplessa.
Il tipo ubriaco
si chiamava Stark,
dunque.
-Thor, non
importunare la nuova
recluta…-
Un ragazzo si
avvicinò posando un
vassoio sul nostro tavolo, mi sorrise. Doveva essere un patriottico
convinto data
l’uniforme con i colori dell’America.
-Ma io ancora
non sono in servizio…-
stavo replicando.
-Cap, porta un
altro drink!
Festeggiamo la nuova arrivata!-
Lui
annuì e mi fece segno di seguirlo.
-Ti faccio
conoscere gli altri
membri.-
Andammo al
bancone dove tre uomini
erano impegnati con le proprie mansioni. Rettifico, due uomini.
Il gigante
muscoloso e verde non credo
sia un uomo.
-Hulk spacca!!-
continuava a ripetere,
frantumando il ghiaccio.
Quindi lanciava
i cubetti, di forma
perfetta, di lato facendoli atterrare in una coppa di ferro.
-Miss Valentine,
ti presento Hulk e
Clint, che prepara i cocktail.
Sorrisi al
ragazzo che stava
shakerando chissà quale bevanda.
-Altro
ghiaccio…-
Era stato il
terzo a parlare. Aveva
un’espressione seria e sembrava vivere in un mondo a parte.
Non sorrideva, se
ne stava sulle sue. Come un pesce fuor d’acqua. Per un attimo
mi lanciò
un’occhiata e i suoi occhi azzurri si fissarono nella mia
mente come un chiodo
al muro.
Ero rimasta
lì a fissarlo mentre Cap
mi parlava.
-Loki fornisce
il ghiaccio, Hulk lo
rimodella e Clint fa il resto.- diceva con una punta di orgoglio nella
voce.
Sarà
stato lui ad ideare questa catena
di montaggio?
-Come mai lui se
ne sta lontano?-
chiesi, invece, indicando Loki.
-Mio fratello
è convinto che Hulk
possa usarlo come mazza per rompere il ghiaccio.- disse Thor ridendo
–Mi ha
detto che una volta ci ha provato! Andiamo, fratellino, ci sono io qui
a
proteggerti!-
Mi voltai verso
Loki.
Tutti ridevano
divertiti. Lui no. Uhm.
Tornai a sedermi
al tavolo di Thor
mentre Cap mi porgeva una bevanda. Il colore azzurro mi incuriosiva, ne
mandai
giù un bel sorso.
Tossicchiai
debolmente –Buono! Come si
chiama?-
-Tesseract
Spritz!- rispose Clint.
-Un altro!!-
gridò Thor lanciando a
terra il suo bicchiere.
Lo guardai
esterrefatta mentre Stark
era colto da un altro attacco di ridarella.
-Fallo anche
tu!- mi diceva.
Risi, incredula
mentre mi guardavo
gettare il mio bicchiere.
In che razza di
taverna ero finita?
Ridevo divertita
e gli altri con me.
-COULSON, TORNA
A LAVORARE!!!-
Ci girammo tutti
verso uno schermo –
da dove era sbucato fuori? – appeso ad una parete.
Un uomo, pelato
e con una benda
sull’occhio sinistro, fissava minaccioso il signor Phil che, sotto il suo sguardo,
chiuse il telefono.
-Mi scusi,
direttore Fury. Mia
moglie…-
-Torna a
lavorare, immediatamente.-
-Sì,
signore.-
-Coulson…-
lo chiamò di nuovo –Ti
tengo d’occhio.-
In quel momento
di silenzio, Stark si
mise a ridere, di nuovo.
-Avete capito la
bat…-
Troppo tardi.
Hulk lo aveva colpito
facendolo cadere a terra, tramortito.
Trattenemmo le
risate fino a che lo
schermo ritornò buio.
Mi alzai dalla
sedia.
-Grazie a tutti
per la vostra
gentilezza.- sorrisi e mi allontanai.
Coulson mi venne
incontro, sorridendo.
-Mi scusi,
signorina. Si è trovata
bene in mia assenza?-
-Molto!-
-Bene, allora se
vuole posso metterla
in prova e poi successivamente, se ne è convinta, farla
diventare nostra
dipendente a tutti gli effetti.-
Ma dentro di me
avevo già la risposta
e sorridevo per la forte convinzione.
-Non
è necessario!- esclamai –La
prego, mi assuma!-
Era da pazzi, lo
sapevo. Ma non vedevo
l’ora di iniziare. Ero curiosa di vedere cosa mi avrebbe
riservato questo
posto, in futuro.
Magari, la
prossima volta, sarebbe
entrato Jack Sparrow alla ricerca di una ciurma.
***
Storia dedicata all'Armata di _Eleuthera_
Vi consiglio vivamente di passare dalla sua pagina se ancora non lo aveste fatto. Ha davvero un talento naturale nel raccontare le storie.
Commentate, fatemi sapere cosa ne pensate sia che vi sia piaciuta che il contrario.
E' davvero priva di senso, lo so. Ma è stata creata apposta per strapparvi almeno un sorriso.
Un saluto,
Lain*