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Autore: CowgirlSara    27/07/2007    8 recensioni
Forse non è la solita storia vacanziera, o forse sì. È una storia dove Bill trova la ragazza e Tom (forse) no. È una fanfic dove Tom si trucca e Bill… anche, sennò non sarebbe lui. È il racconto di una vacanza conquistata con l’inganno e che, per questo, non può finire bene. Forse è solo il gioco estivo di un’autrice annoiata, che si è divertita a scrivere più di quanto voglia ammettere…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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summer game - 1
A dire il vero non so perché ho scritto questa cosa. Sarà stato il caldo, un sovraccarico di ispirazione che non sono riuscita a convogliare nelle storie da finire, o solo la voglia di trovare nuovi stimoli, chissà. Dei Tokio Hotel so poco e nulla, se non quello che ho letto in altre ff, quindi spero che mi perdonerete eventuali strafalcioni (tipo il nome della madre, che non so davvero quale sia). Mi son piaciute le loro facce, della loro musica so poco, ho sentito solo due canzoni (e una neanche è loro, perchè si tratta della cover di Istant Kharma che hanno fatto per Save the Darfur), ma non mi sono dispiaciute. In realtà potrei quasi essere la madre di molte delle loro fan, se avessi cominciato presto...
Ad ogni modo, mi è venuta questa storiella, niente d'impegnativo, non sono un genio delle trame, però mi sono divertita a scriverla e credo di averci messo dentro almeno un paio di scene simpatiche. A voi giudicare. Non aspettatevi che ci sia molta roba tedesca, ho rimosso quasi tutto ciò che avevo imparato a scuola da più o meno una vita e non ho nemmeno più il vocabolario, quindi... anzi, se devo proprio dirla tutta, di recente una stronzona, grassa e maleducata tedesca mi ha quasi fatto la rinoplastica senza anestesia e sono in fase guerreggiante. Tranquilli, non ho maltrattato troppo quei topolini di Tom e Bill per questo, eheheh!
Ah, ultima cosa, che non ne posso più io e nemmeno voi, l'ho intitolata "Summer Game" non perché c'entri qualcosa con la storia, ma soprattuto perché è questo che è stata per me, un gioco estivo divertente e che ho amato. Se volete lasciare un commentino, mi fa piacere.
Buona lettura!

Oh, scusate, mi ero dimenticata il disclaimer! Questa storia è scritta con il massimo rispetto per i Tokio Hotel, il loro laovoro e la loro vita privata. Ovviamente i personaggi reali non mi appartengono e temo che qualsiasi tentativo di appropriazione da parte mia sarebbe preso come un atto della più triste pedofilia... Questa fanfiction non alcun scopo di lucro.


- SUMMER GAME -


1 – PRONTI, VIA!

La casa era una villetta piuttosto grande che gli zii avevano comprato qualche anno prima in una ridente località della riviera romagnola, tipico luogo di vacanza delle famiglie tedesche. Era costruita in stile moderno, con mura chiare e un grande terrazzo al primo piano. Un breve giardino, sul davanti, portava al pergolato ombreggiato dall’edera.
Il grande suv nero coi vetri scuri si fermò davanti alla costruzione, in una stradina silenziosa, nella sera tiepida. I vicini, a quell’ora, erano per lo più in giro, sul lungomare, oppure già a letto.
Due ragazzi scesero velocemente e una donna li prese entrambi per le spalle, trascinandoli in casa. Un uomo, nel frattempo, anche lui sceso dalla macchina, prese delle valigie dal portabagagli e le lasciò vicino al cancello dipinto di marrone. Una ragazza gli sorrise, quello salutò e rimontò in macchina. L’autovettura, in poco tempo, scomparve in fondo alla strada. La ragazza, aiutata dal fratello, portò dentro le valige.

“Oh, ma che cazzo c’avete in queste valige? Pesano un quintale…” Si lamentò Franz entrando in soggiorno da una delle grandi porte finestra.
“Eh, c’è tutta la roba che avevamo dietro…” Gli spiegò il cugino, seduto comodamente sul divano.
“Non credevo che quelle merde di magliette di Tom pesassero tanto!” Rincarò Katy, soffiandosi via dalla faccia la frangia.
“Piuttosto, stai attenta alla chitarra, eh!” Replicò l’interessato.
“Sai cosa?” Reagì subito la minuta ma energica ragazza. “Portatela da solo, va.” Aggiunse, posando la custodia sulla soglia.
“Sei una mozzarella, Katy!” Sbottò il cugino, alzandosi dalla poltrona; la sua chitarra era l’unica cosa che avrebbe potuto costringerlo.
“E tu sei un rutto, Tom.” Replicò lei, passandogli accanto.
“Voi due prendete la camera qui al pianterreno, così avete il bagno tutto per voi.” Annunciò, nel frattempo, la zia Sabine.
“No, come?” Fece Katy, rivolta alla madre. “Noi dobbiamo dividerlo con te e zia Anne e loro ne hanno uno solo per loro? Non è giusto!”
“Ma tesoro, di giorno lo usiamo anche noi.” Rispose la madre tranquilla.
“Arrenditi sorella.” Dichiarò Franz, passandosi una mano sui capelli già un po’ troppo lunghi per farsi la spazzola. “Loro sono le star.” Bill e Tom sorrisero compiaciuti.
“Ma… Uffa!” Continuò Katy, pestando i piedi e scuotendo il suo taglio all’ultima moda.
“Amore…” Mormorò Anne al figlio Bill, carezzandogli l’ardita messa in piega. “…ti lacrimano gli occhi, vai a toglierti il trucco.” Lui annuì e si alzò dal divano.
“E a me non dici nulla, mamma?” Fece Tom con tono piagnucoloso.
Lei alzò gli occhi, scrutò il figlio e sospirò. “Sei sempre il solito, Tomi, hai una maglietta che fa schifo, cambiatela.” Lui scrollò il capo, facendo un broncetto infantile, accentuato dal suo piercing.
“Oh, non preoccuparti, tesoro, ti ho preparato la limonata che ti piace tanto.” Gli disse però Sabine.
“Ahhh! Per fortuna ce la mia zietta!” Proclamò abbracciandola.
“Seh, la regina dello spudorato nepotismo…” Borbottò Katy dirigendosi in cucina, accompagnata da una linguaccia del cugino.

Franz Weber, diciotto anni appena compiuti, era un ragazzo nella media, sia come fisico, che come altezza. Aveva i capelli biondi che portava a spazzola, quando non erano troppo lunghi, e una faccia simpatica e lentigginosa. Il suo carattere era estroverso e socievole, però era un po’ imbranato con le ragazze. Sua sorella Katrin, solo un anno di meno, era una ragazza minuta e carina, che però tendeva ad essere pericolosamente frivola in ogni cosa. Odiava i suoi capelli tendenti al rosso e le lentiggini, che anche lei aveva e tentava di nascondere in ogni modo. Era una tipa intraprendente e assolutamente non timida. Questi due, all’apparenza normalissimi ragazzi tedeschi, avevano però una specie di segreto di famiglia, o almeno, era un segreto da un po’, da quando il successo era esploso: erano i cugini, per parte di madre, degli ormai famosissimi gemelli Kaulitz dei Tokio Hotel. E, adesso, i due cuginetti erano venuti a passare qualche giorno di vacanza proprio lì, in casa loro. Urgeva, quindi, una riunione operativa per decidere la strategia da adottare.
Franz entrò per primo nella camera occupata da Bill e Tom e si fermò sulla soglia; la sorella, distratta come al solito gli sbatté addosso.
“Che cazzo…” Fece la ragazza massaggiandosi il naso.
“Che è successo qui dentro?” Domandò il fratello, osservando il caos in che regnava nella stanza.
Magliette, pantaloni e calzini erano sparsi ovunque e un paio di mutande penzolavano dall’anta aperta dell’armadio. Scarpe invadevano il pavimento e il tappeto era accartocciato in un angolo.
“Ho disfatto le valige...” Annunciò imbarazzato Bill tornando dal bagno.
“Ah…” Commentò Katy. “Credevo fosse scoppiata una bomba.”
“Eheheh.” Ridacchiò acido il cugino coi rasta, continuando a perlustrare la sua borsa, poi si raddrizzò, rivolgendosi al fratello. “Hai visto per caso la mia maglietta grigia col sol levante?”
“No.” Rispose Bill, andando a sedersi alla scrivania. “A dire il vero non la vedo da un po’, non è che l’hai lasciata in qualche albergo?”
“Non lo dire!” Esclamò l’altro, tornando a frugare.
“Allora…” Fece Katy, ignorando i borbottii del cugino. “…che ci raccontate, grandi star?”
“Siamo stanchi…” Rispose Bill con un breve sorriso, mentre appoggiava il mento sulla mano sollevata.
“Eh, già…” Rincarò Tom, abbandonando la ricerca per sedersi sul letto accanto a Franz. Katy, nel frattempo, si era seduta sul piano della scrivania. “Diteci qualcosa voi, come si muovono le cose qui?”
“Niente di che, la solita vacanza…” Affermò Franz.
“Noi non ci prendiamo una vacanza da un pezzo.” Gli ricordò Bill.
“Ma non facciamo nulla di particolare, si sta tra amici, si beve, si va in giro, al mare, cose normali… mica come voi…” Spiegò Katy con una punta d’invidia per la vita da vip dei cugini.
“Sono proprio quelle che abbiamo voglia di fare.” Le spiegò lui.
“Beh, allora qui ce ne sono un casino di cose normali da fare.” Rincarò lei, che sembrava poco felice della sua condizione.
“Eeee… ragazze?” S’informò interessato Tom, strofinandosi le mani; il fratello sbuffò, pensando che era sempre il solito.
“Oh, a Franz piace una…” Affermò maliziosa Katy.
“Almeno a me ne piace una sola…” Fece lui velenoso.
“Seh, Fiorella la verginella.” Replicò la ragazza con una smorfia.
“Vuole essere chiamata Fiore, che come nome è sempre meglio di Wolfgang…” Ribatté Franz; i gemelli assistevano divertiti al battibecco.
“Wolfgang?!” Fece stupito Tom.
“Sì, un cretino di Düsseldorf che piace a Katy.” Affermò Franz.
“Ma scusa…” Intervenne Bill, alzando gli occhi sulla cugina. “…vieni in Italia e t’innamori di uno di Düsseldorf?”
“Che ci posso fare? È bello da morire!”
“Certo, ma dai, se è un incrocio tra Ben Stiller e E.T., andiamo…” La smontò il fratello.
“Vaffanculo Franz!” Reagì subito lei.
“Se a lei piace, scusa…” Fece Bill comprensivo.
“Tanto non ti devi preoccupare che te lo portino via, Katy.” La rassicurò Tom alzandosi. “Ora che siamo arrivati noi le altre ragazze non guarderanno certo il tuo Wolfie!”
“Datti una calmata, Tomi.” Lo freddò il gemello. “Sarà meglio che teniamo il profilo basso…”
“Oh, stai tranquillo B, non ho mica intenzione di andare in giro proclamando la mia identità!” Esclamò l’altro. “È solo che siamo i più fighi in giro!” Bill scrollò il capo arreso, coprendosi il viso con una mano.
“Non ti preoccupare troppo, Billy, ad ogni modo.” Lo rassicurò la cugina, posandogli una mano sulla spalla sottile. “I nostri amici ascoltano quasi esclusivamente hip hop, quindi al massimo vi schifano.”
“Grazie, Katy.” Le disse il ragazzo. “Tu sì che sai come tirare su la gente…”
Cominciarono a ridere, poi passarono alla lotta coi cuscini e quindi ai ricordi dell’infanzia. Tom e Bill si rilassarono, finalmente ritrovarono l’aria di casa dopo tanto e la stessa confidenza con i cugini che avevano da bambini. Finì che si addormentarono tutti e quattro sul letto matrimoniale, con le magliette di Tom in giro e il sorriso sulle labbra.

Bill dormiva tranquillo su un fianco, cullato dalla fresca aria del mattino che profumava di pini; ad un tratto si sentì strattonare di lato, ma se n’infischiò, tornando ad accomodarsi.
“Hey, bocciolo di rosa…” Gli sussurrò qualcuno in un orecchio. Lui fece un gesto infastidito, per scacciare la molestia e colpì sul naso il fratello. “Cazzo, mi hai fatto male! E io che per una volta ero stato gentile!” Protestò Tom, scendendo dal letto.
“Ma si può sapere cosa rompi a quest’ora?” Domandò l’altro, con la voce ancora impastata e nascondendo la faccia nel braccio nudo.
“Guarda che sono quasi le dieci.” Gli fece presente il fratello. “Noi andiamo in spiaggia, te che fai?” Gli domandò quindi.
“Io dormo.” Rispose stentato Bill.
“Ma dopo vieni?” S’informò Tom.
“Nh… boh… dopo pranzo, semmai…”
“Fai un po’ come ti pare, noi siamo allo stabilimento trentasei.” Gli disse allora, mentre s’infilava la sua maglietta col sol levante, ritrovata un attimo prima proprio sotto al gemello dormiente.
Il cantante si svegliò più di un’ora dopo, fece una doccia e pranzò con la madre e la zia, le quali lo rimproverarono di mangiare troppo poco, di rosicchiarsi le unghie e si preoccuparono che si sciupasse i denti con il piercing. Insomma, le tipiche cose che fanno mamme e zie. Le cose che mancavano a Bill.
Verso le due decise di raggiungere il fratello ed i cugini in spiaggia. Prima, però, doveva prendere dei dovuti accorgimenti. Uno: niente trucco, del suo solito look rimasero solo le unghie laccate di nero perché non trovò l’acetone. Due: nascondere i capelli; a tal proposito si mise una specie di fascia-bandana di tessuto elasticizzato grigio, dentro la quale scomparve la sua tipica acconciatura. Tre: occhiali da sole; mise dei Ray Ban a goccia ambrati. L’abbigliamento era forzatamente vacanziero, ma non per questo meno rockettaro: jeans sdrucitissimi tagliati malamente a bermuda e una magliettina nera con le maniche strappate. Infradito ai piedi e finalmente uscì di casa.

Il numero trentasei era il tipico stabilimento balneare di quella zona, posizionato oltre il muretto del lungomare, in linea con i suoi omologhi, caratterizzati da colori diversi. Lo stabilimento trentasei era arancione. Il piccolo edificio che ospitava il bar era di color albicocca pallido, così come le cabine; gli ombrelloni, le sdraio e i lettini, invece, erano di un bell’arancione brillante a righe bianche. A quell’ora non c’era molta gente in spiaggia, ma qualcuno ancora si attardava a prendere il caffè.
Bill scrutò tra le file di ombrelloni e non fece molta fatica ad individuare quello dei suoi parenti, infatti, dopo che ebbe mandato un messaggio a Katy, fu lei a sbracciarsi per farsi vedere. Il loro ombrellone si trovava nella quarta fila dal mare, una buona posizione.
La ragazza era seduta sulla sdraio e non c’era nessuno a farle compagnia. Il cugino la raggiunse e si mise a sedere sul lettino, alla destra dell’ombrellone.
“Dove sono gli altri?” Le domandò.
“Franz è andato a mangiare con la sua Fiorella.” Rispose con una smorfia. “E tuo fratello non ho idea di dove sia, è qui da mezza giornata e conosce più gente di me!” Bill ridacchiò, questo era tipico di Tom.
“Mi meraviglio, però, che tu sia qui da sola.” Le disse poi.
“Mh, sono andati quasi tutti a mangiare a casa, fino alle quattro non torna gente.” Gli spiegò Katy tranquilla, sfogliando le sue parole crociate.
“Ho capito.” Annuì il cugino.
Il ragazzo non fece in tempo a rilassarsi, osservando il mare, che qualcuno, spuntato da dietro la spalliera del lettino, lo afferrò per le spalle scuotendolo.
“Oh, finalmente ti sei fatto vivo!”
“La… lasciami, Tom, mi fai male!” Protestò Bill, cercando di divincolarsi dalla presa del fratello.
“E non fare sempre lo schizzinoso!” Ribatté l’altro continuando a scrollarlo. “Ah, Katy.” Fece poi, mollando il frullato di gemello che ormai aveva tra le mani. “Ti cercava Wolf.”
“Come? Dove?” Saltò su la ragazza.
“Al campetto di beach volley, stiamo per fare una partita…”
Non fece in tempo a finire il discorso che lei si era alzata e si stava aggiustando il bikini e i capelli.
“Come sto? I capelli?” Domandò apprensiva.
“Sei una favola.” Le assicurò dolcemente Bill.
“Allora vado…” Affermò quindi Katy, un po’ titubante, scappando verso il campo.
“Eheheh!” Ridacchiò Tom, quando la cugina fu andata via. “Non è mica vero, mi volevo sedere.” Confessò maligno; il fratello lo guardò malissimo, da dietro le lenti.
“Sei… inqualificabile.” Lo rimproverò.
“Ma dai! E poi, Wolf al campetto c’è davvero, non sono mica andato così di fuori!” Si giustificò il chitarrista, quindi scrutò il gemello. “Che ti sei messo in testa?” Gli domandò, osservando il suo strano copricapo.
“Una bandana.” Rispose noncurante l’altro, alzando gli occhi verso la propria testa.
“Sembrano un paio di mutande.” Affermò Tom, scrutando il fratello.
“Ma smettila!”
“Dì quello che ti pare, ma sembrano mutande.”
Bill gli rivolse uno sguardo che senza occhiali sarebbe stato glaciale. “Almeno io ho la decenza di provarci a non sembrare chi sono…” Sibilò poi, sporgendosi verso il gemello.
“Humpf, nessuno mi ha riconosciuto.” Replicò l’altro, roteando gli occhi esasperato.
“Lo spero.” Fece Bill, accomodandosi. “Perché ufficialmente, noi due, siamo al Grand Hotel di Rimini, con un cordone di body guards e stuoli di ragazzine urlanti fuori dalla porta.” Continuò secco. “E non devo ricordarti che ufficialmente vuol dire per David.” Tom si agitò sulla sdraio. “Se ci sgama, quello ci fa un culo che, in confronto, il tunnel nella Manica è stretto.”
“Tranquillo, è assolutamente impossibile che scopra qualcosa.” Proclamò Tom.
“Perché non mi sento per nulla rassicurato?” Soffiò Bill.
“Perché ti fai, come sempre, un casino di pare.” Gli rispose il fratello. “Smettila di menarti il cervello e vivi.” L’altro sbuffò. “Andiamo, vieni a giocare.”
“Sotto questo sole? Ma che sei scemo? E se mi scotto?” Replicò Bill con gli occhi di fuori.
“Che piattola che sei, B!” Si lamentò infastidito Tom. “Toh, ciucciati questo, va!” E mentre se ne andava gli lanciò un Chupa Chups alla fragola.
Il cantante lo prese, lo scartò e se lo caccio in bocca, quindi recuperò il giornaletto delle parole crociate e la penna rosa, con le piume in cima, di Katy e si mise a compilarle. Definizione: Fratello nato dallo stesso ovulo. Risposta: rompicoglioni.

Non si era assolutamente accorto che, qualche fila di ombrelloni più in là, qualcuno lo stava osservando. Era una ragazzina minuta dai corti capelli biondo scuro. Una seconda ragazza si sedette accanto alla prima.
“Che guardi così interessata, Frenzy?” Le domandò quindi.
“Mari, guarda quel ragazzo col Chupa Chups…” Le sussurrò piano, indicando distrattamente una direzione.
L’amica sollevò gli occhi e vide subito un tipo piuttosto strano, seduto su un lettino, che compilava parole crociate. La cosa più assurda del ragazzo era un copricapo che sembrava una via di mezzo tra i panni per spolverare che usava sua madre e un paio di vecchie mutande. Però era carino, con quei grossi occhiali sul bel nasetto e l’aria svagata.
“Carino, un po’ magrolino per i miei gusti, però notevole.” Commentò Marina.
“Secondo me ha un piercing.” Affermò la prima ragazza.
“Sì, Frenzy, sul sopracciglio…”
“No, quello l’ho visto, io intendo sulla lingua, guardalo bene.”
Lo sguardo di Marina, allora, si spostò sulla bocca del ragazzo. L’osservò per un po’ rigirare il Chupa Chups con aria concentrata. Aveva delle belle labbra e, effettivamente, muoveva in modo strano la caramella, era… seducente.
“Però…” Commentò infine la ragazza. “…se lo gestisce bene, quel lecca lecca…”
“Eccome…” Rincarò l’altra affascinata.
“Frenzy!” Esclamò Marina, fingendosi scandalizzata. “Da quando fai pensieri peccaminosi sulle lingue dei ragazzi?!”
“È tutta colpa tua, Mari!” Sbottò divertita l’altra. “Non dovevi farmi conoscere Colin Farrell, quell’uomo m’ha traviata nel peccato!”
“Sì, sì, tutte scuse!” Sbottò ridendo e coinvolgendo anche l’altra, poi, quando smisero, tornarono a guardare il ragazzo col lecca lecca. “Senti, perché non ci parli?” Propose quindi Marina.
“Ma no!” Esclamò subito l’altra arrossendo. “Guarda, proprio no!”
“Ma perché? Se ti piace…”
“No, senti, mi vergogno… e che gli dico?”
“Qualcosa t’inventi.”
“No, dai, senti…” Frenzy continuava a negare col capo. “Conosce Katy, magari prima chiedo a lei…”
“Ah, conosce Katy?” Fece sospettosa l’amica. “Non è che…”
“È al suo ombrellone, credo sia un parente… e poi a lei piace Wolf, quel ragazzo coi ricci…”
“Ah, già.” Annuì Marina. “Insomma, ci parli o no?”
“Domani.” Rispose Frenzy, l’altra scrollò il capo scoraggiata. “Domani, se c’è ancora, ci parlo…”
“Sì… e se poi non c’è?” L’interrogò Marina, ma l’altra non l’ascoltava, aveva ripreso ad osservare il ragazzo, cui era appena squillato il telefono.     

Bill, nel frattempo, una volta finita la conversazione telefonica, era andato al campo di beach volley, dove suo fratello era impegnato in una, letteralmente, sudatissima partita. Lo richiamò, in una pausa del gioco. Tom si girò, per trovarsi di fronte l’espressione entusiasta del gemello.
“Che c’è?” Fece aggrottando sospettoso le sopracciglia.
“Domani viene Gitta!” Rispose felice Bill; anche l’altro sorrise.
“Ah, allora si è liberata!” Esclamò. “Bene, ci si diverte!”
“Eh, già!”
Finita la conversazione con il fratello, Tom tornò a dedicarsi alla partita. Franz, suo compagno di squadra, però gli si avvicinò incuriosito.
“Chi sarebbe questa Gitta?” Gli domandò.
“Hum, tipo… la fidanzata di Bill.” Rispose con noncuranza, stringendosi nelle spalle. Il cugino lo fissò con gli occhi spalancati: Bill aveva una fidanzata?!

Quella notte, verso le due, dopo una cena in famiglia e un’uscita con Katy, Franz e i loro amici, che per fortuna non sapevano una beata cippa dei Tokio Hotel, Bill e Tom decisero di andarsene a letto.
“Allora, che te ne pare?” Chiese il primo, sdraiandosi sul letto; aveva addosso una maglietta bianca che per misura sarebbe andata bene ad uno alto un metro e novanta che pesava cento chili. “Sono simpatici gli amici di Franz e Katy, no?”
“Sì, abbastanza.” Rispose il fratello, scuotendosi i capelli, finalmente liberi dal copricapo.
“Oh, ti sei tolto quelle mutande dalla testa!” Esclamò soddisfatto Tom.
“Smettila.” Lo redarguì l’altro, sedendosi sul letto. “Tanto puoi dire quello che vuoi, non ci vado in giro senza.” Sentenziò poi, deciso.
“Sai che me ne frega.” Replicò il gemello, voltandosi sul fianco e dandogli le spalle. “Fai quello che ti pare, mica sono la tua balia.”
“Ecco, bravo.” Fece Bill, stendendosi supino, con la sua canottiera nera e i boxer.
Il cantante, dopo qualche minuto di silenzio, cominciò ad arricciare il naso e a fare smorfie con la bocca e si girò verso il fratello, che continuava a dargli la schiena.
“Hai fatto una scoreggia?” Gli domandò serio.
“Eh?” Fece Tom con aria innocente.
“Non fare il finto tonto, sento una puzza.” Insisté torvo Bill.
“Saranno i tuoi piedi.” Replicò il chitarrista.
“I miei piedi non puzzano!”
“Seh, raccontalo a qualcun altro! Magari le tue fan ci credono.” Sbottò Tom, girandosi. “Ma io sono tuo fratello e so che quando ti togli gli stivali sembra di essere sotto un attacco batteriologico!”
“Quando la smetterai di dire stronzate sarà sempre troppo tardi.” Ribatté Bill e, stavolta, fu lui a girarsi dall’altra parte.
“Fa male la verità, eh?” Rincarò Tom.
Bill si rimise supino. “Posso picchiarti?” Gli chiese velenoso.
“Tanto sei sempre tu che le prendi, alla fine.” Rispose spocchioso l’altro.
“Uff…” Sbuffò il cantante, poi si misero tutti e due a guardare il soffitto a braccia conserte. “Ammettiamo anche che i miei piedi puzzino.” Mormorò infine Bill. “Ma non oggi, perché sono quasi due giorni che giro con le infradito.”
Tom lo guardò di striscio, spostando solo gli occhi. “Ok… ho fatto una scoreggia.”
“Lo sapevo…” Commentò il fratello con un sorrisino. “Si sta bene qui, vero?” Aggiunse poi, in tono tranquillo, l’armonia sembrava magicamente ritrovata.
“Già.” Confermò il gemello, girandosi sul fianco destro, per vederlo in faccia; anche Bill si era girato. “Notte, Billy.” Gli augurò sorridendo.
“Notte, Tomi.” Rispose il fratello rispondendo allo stesso modo; quindi spensero la luce, pronti per la loro seconda notte di vacanza.

CONTINUA


   
 
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