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Autore: Sekunden    08/01/2013    4 recensioni
«Tutto portava a credere che fossi tu la colpevole, ma non lo eri. L’ho capito dal tuo sguardo. Eri innocente, non avrei dovuto cedere a quelle prove.»
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: piccola shot SwanQueen, senza sfondi sessuali. Just… dovevo scriverla, dopo la 2x10. 


Trust and new Faith
 



Le mura di quella “cella” erano buie, ma soprattutto sembravano invisibili.
Non erano certe di dove si trovassero, ma l’unica cosa che sapevano era la causa di tutto quel casino: Cora.
Emma continuava a dare pugni alla parete, cercando un punto magico o qualcosa che avrebbe potuto scattare e liberarle da quella prigionia inaspettata.
«Non potresti interrompere la tua dieta a base di normalità e fare qualcosa per liberarci da questo… nulla?» Emma si voltò verso Regina, respirando affannosamente e posando una mano sul fianco destro.
«Sarebbe fin troppo facile.» rispose la donna, seduta sul pavimento con un’espressione piuttosto neutrale. Non sapeva cosa dire, né cosa fare. Era stata presa alla sprovvista da tutto e da tutti, specialmente da sua madre. Quella donna era riuscita a rovinarle la vita, ancora una volta.
Emma sbuffò, sedendosi a sua volta per terra. Rimasero entrambe in silenzio per qualche istante, ma la bionda non poté fare a meno di notare quello sguardo carico di solitudine e rammarico che regnava nel volto di Regina.
«Certo che tua madre è proprio una cattivona. Pensavo fossi tu ad avere il primato a riguardo.» scherzò Emma, incrociando le braccia sopra le ginocchia.
«Non hai nemmeno l’idea di cosa è capace, lei. Potrebbe distruggere Storybrooke in un istante, se solo volesse. E sono sicura che lo farà, non appena il suo piano di vendetta sarà stato portato al termine.» Regina era davvero sconvolta da quella situazione, perché – per la prima volta dopo tanto tempo – qualcuno stava ostacolando la sua semplice e pura felicità.
Emma assunse uno sguardo dispiaciuto, rendendosi conto di quanto fosse opprimente per la donna vivere in quella situazione. Aveva compreso appieno cosa volesse significare vivere sotto gli ordini di una strega potente e capace di giocare coi sentimenti della propria figlia, per cui non poteva far altro che provare pena e dispiacere per Regina.
«Mi chiedo cos’abbia in mente. Voglio dire, perché mai ci ha rinchiuse in questo oblio temporaneo? Per farci perdere lo spettacolo?» chiese Emma più a se stessa che all’altra, sbattendo una mano contro il pavimento ruvido e sporco.
Regina alzò lo sguardo, rivolgendolo per la prima volta alla bionda. La guardò per un lungo istante, prima di aprir bocca. «Sa dove colpirmi, Emma. Ha capito cosa mi indebolisce.» sussurrò, quasi spaventata dal dirlo ad alta voce e con tutta sincerità. Emma capì subito a chi lei si riferisse, così sospirò rassegnata.
Si alzò da terra e raggiunse Regina, sedendosi di fianco a lei. «Troveremo un modo per uscire da qui e salvare Henry, vedrai. Non permetterò a quella donna di portarmelo… portarcelo via.»
Regina fu leggermente sorpresa da quelle parole, dalla comprensione che Emma dimostrava nei suoi confronti. Qualcosa stava cambiando tra loro, una sorta di sintonia e comprensione le legava. Naturalmente, ciò che le accomunava in primis era proprio Henry. Lo amavano entrambe, in modi diversi, ma veri.
«Henry non sarebbe dovuto essere coinvolto in tutto questo, sin dal principio.» 
«Regina, non posso negare i tuoi continui errori, ma so per certo quanto tu voglia bene ad Henry. Non avrei mai e poi mai permesso un tuo avvicinamento a lui se non ne fossi stata certa. Entrambe riusciremo a salvarlo, a modo nostro. Okay?» Emma era sempre più determinata, sapeva che sarebbero riuscite a salvarlo e a salvarsi.
«…Okay.» rispose così, in maniera delicata e quasi triste.
 
Passarono alcuni minuti, nessuna proferì parola. Il silenzio di quel luogo indefinito era una conseguenza dei loro pensieri, del continuo escogitare un modo per tirarsene fuori. La magia non aveva alcun potere lì dentro, quindi tutto sembrava essere inutile.
«Regina?»
«Sì?»
«Mi dispiace.»
Emma fissò la donna negli occhi, mentre ancora rimproverava se stessa per averla accusata di quel finto omicidio.
Regina abbozzò un sorriso, molto sincero. «Non è colpa tua, è stata Cora ad illudere tutti. Voleva rendermi debole, voleva farmi tornare come prima. Si è finta me per rendere il tutto molto più semplice, sia per voi che per me.»
«Tutto portava a credere che fossi tu la colpevole, ma non lo eri. L’ho capito dal tuo sguardo. Eri innocente, non avrei dovuto cedere a quelle prove.»
Le parole di Emma stupirono nuovamente Regina, la quale socchiuse le labbra e la guardò confusa. «Credevi fossi innocente sin dall’inizio, nonostante le parole dei tuoi genitori? Andiamo, Emma, sappiamo benissimo entrambe che non riusciresti mai a difendermi.» sorrise, scuotendo il capo.
«Invece no», Emma era seria, «ho capito subito la verità, ma poi ho lasciato che quelle immagini la manovrassero.»
Regina rimase in silenzio, rendendosi conto che quello che diceva Emma era vero. Si era fidata delle sue parole, della sua versione dei fatti. Cosa voleva dire?
«Hai creduto alla mia voglia di cambiare, ti sei fidata di me?» la voce di Regina era debole, quasi incredula.
«Sì.» rispose Emma, decisa della sua opinione.
Per la prima volta dopo tanto tempo, Regina sentiva che poteva fidarsi di qualcuno. Quel suo cambiamento le aveva donato una felicità inaspettata, un sentimento che aveva provato solamente una volta nella sua vita. Emma non la odiava, lo sapeva per certo. Anche lei aveva capito la situazione, compreso da che passato orribile proveniva Regina.
I suoi errori non erano giustificabili, certo, ma la sua redenzione lo era eccome. Cattivi non si nasce, ma si diventa.
«Grazie, Emma.» Regina sorrise, quasi commossa da quella sensazione così bella. Se qualcuno avesse davvero creduto in lei, sarebbe stato tutto molto più facile.
Emma sospirò, stringendole una mano. «Non devi ringraziare me, Regina. Devi ringraziare te stessa, perché ti stai dando un’altra possibilità.»
Regina continuava ad essere sorpresa da quelle parole, da quella comprensione inaspettata. Emma era davvero la Salvatrice.
Un silenzio piuttosto imbarazzante calò tra le due, immobili e vicine. Si fissavano, cercando la sincerità l’un l’altra.
Improvvisamente, quelle mura svanirono e si ritrovarono circondate dalle pareti di roccia da cui veniva estratta la polvere di fata.
Entrambe si staccarono, alzandosi da terra e guardandosi intorno.
«Emma! Regina!» una voce a loro familiare le chiamava.
«Henry!» urlarono entrambe, scoppiando di felicità.
In poco tempo, il bambino arrivò proprio dove si trovavano, seguito da Biancaneve e Charming.
Cora avrebbe pagato per la sua crudeltà, questo era poco ma sicuro.
Henry fissò entrambe, le quali si trovavano ancora un po’ vicine, allora abbracciò prima Emma, poi Regina, poi tutte e due.
Quell’abbraccio fu talmente intenso da far provare l’ennesima sensazione di felicità a Regina, la quale non riusciva più a staccarsi da lui. Sapeva che questa volta sarebbe riuscita a vincere la sua oscurità e le sue paure, non solo grazie ad Henry, ma anche grazie ad Emma.
   
 
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