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Autore: Bad Bionda Bana    08/01/2013    0 recensioni
[Altri]
Se tutto ciò è un sogno, spero di non svegliarmi mai.
Vi starete chiedendo da che film o da quale libro abbia preso questa frase. Beh, da niente, è venuta fuori da sola dalla mia testa in una particolare situazione. Quale? Per capirlo devo raccontarvi la mia storia, o meglio, la nostra.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Se tutto ciò è un sogno, spero di non svegliarmi mai."

Vi starete chiedendo da che film o da quale libro abbia preso questa frase. Beh, da nulla di tutto ciò, è venuta fuori da sola dalla mia testa in una particolare situazione. Quale? Per capirlo devo raccontarvi la mia storia, o meglio, la nostra.

Inanzi tutto mi presento, mi chiamo Alice, o come spesso dico nei programmi televisivi o radiofonici, sono la A delle J-SEA, un gruppo formato da quattro ragazze pazzoidi italiane. Una, come ho detto prima, sono io, ovvero la più giovane di tutte. Poi in ordine ci sono Elisa, mia cugina Sara e Jessica, la più grande.

Nonostante la nostra nazionalità, con nostra grande felicità ma anche impegno e fatica, siamo riuscite ad affermarci in Corea e nel K-POP, e appunto una parte della nostra fama la dobbiamo alla nostra madre terra.

Tutto cominciò quando apparii nel famoso programma Hello Baby, più precisamente nella sesta stagione, per aiutare i B1A4 rivestendo il ruolo di "umma".

Fu proprio grazie a questo programma se io e Baro ci siamo conosciuti, e con conosciuti intendo che siamo diventati due amici inseparabili. Qualsiasi cosa faceva uno, l'altra lo seguiva.

Abbiamo fatto Bounje Jumping, lui mi ha portato a mangiare messicano (N.A. io odio il cibo piccante ç___ç N.B. hahaha ^^ N.A. sento ancora la gola in fiamme >.<), mentre io l'ho portato al Paint Ball (N.A. dove ho vinto spudoratamente N.B. deve ancora andare via il rosso da sotto le ascelle -.-).

Insomma, eravamo i classici migliori amici che si vedono nei film, ma penso che tutti sappiamo che fine fanno alla fine del film...

Era il 17 Settembre, data del mio compleanno.

Io mi trovavo ancora nel mondo dei sogni: ero seduta a capo di una lunghissima tavola ricoperta da un'infinita varietà di caraffe e tazze da te. Alla sinistra il leprotto bisestile mi prendeva in giro perché non era il mio non-compleanno, alla mia destra lo stregatto intento a bere il te. Ad un certo punto spuntò fuori il Cappellaio Matto, il quale mi prese per i fianchi per adagiarmi dolcemente sulla tavola, al momento svuotata da qualsiasi tazza. Mi ritrovai sdraiata con lui sopra di me, proteso per lasciarmi pochi leggeri baci sul collo, finché...

Quando aprii gli occhi mi ritrovai si una persona sopra di me, ma non era il Cappellaio Matto che mi baciava, no, era un pompiere. I suoi polpacci sfioravano dolcemente i miei fianchi, era seduto sul mio stomaco, cosa che non mi dispiaceva, mentre le sue mani erano pronte a rovesciare un intero secchio di acqua gelida per il mio risveglio.

-Ma che diavolo fai?- gli urlai scandendogli ogni singola parola con una smorfia tra il divertito, il sorpreso e il furioso.

Lui cominciò a ridere come se gli avessero dato il gas esilarante. La sua risata era contagiosa per me, quindi cominciai a ridere anche io, a fatica naturalmente, avevo ancora il suo soave peso sul mio stomaco.

-Dovevo assicurarmi che fossi sveglia e pimpante, pronta per la giornata frenetica che ti aspetta!- mi disse con il dolce che ha un bambino quando porgendo i fiori alla madre dice "Buona festa della Mamma!". Il sorriso poi si dissolse per far uscire un -Buon compleanno Alice, ti voglio bene.-

-Uhm... Grazie Baro. Ti voglio bene anche io.- gli dissi, e gli abbracciai i fianchi appoggiando il viso sul suo petto. Lui mi seguì abbracciandomi le spalle, mi diede un bacio sulla testa per poi adagiarci sopra la sua.

La maggior parte delle volte, quando veniva a svegliarmi o viceversa, quando io andavo a svegliare lui, non eravamo così teneri, ma più dispettosi, ma, d'altronde, oggi era un'occasione speciale: era il mio compleanno.

 

Dopo aver buttato fuori da camera mia Baro, essermi lavata e aver indossato il primo paio di jeans che ho trovato nell'armadio, le mie distrutte ma fantastiche All Star e una maglietta che mi aveva regalato proprio Baro con stampato sopra "Sono con un pazzo... e lui con una pervertita!", il tutto in nero sullo sfondo blu della stoffa, raggiunsi Baro in soggiorno, per rimanere senza parole.

La televisione era accesa, ma non su un canale normale o su SKY, ma era in corso una video chiamata internazionale con la mia famiglia in Italia. Mio fratello Andrea e Baro la stavano organizzando da mesi, all'insaputa ovviamente mia, ma anche dei miei genitori. Io e mia mamma stavamo per metterci a piangere, mio papà, Andrea e Baro sfoggiavano tutti un sorriso che mi riempiva di felicità. Rimanemmo a parlare per più di un'ora, per poi salutarci con una punta di tristezza, anche da parte di Baro: lui e la mia famiglia avevano legato molto, più di quanto potessi immaginare.

 

La giornata era iniziata benissimo, continuavo a ringraziarlo.

La mattia proseguì con una colazione a base di frappè al cioccolato e una pastina con crema alla nocciola per me, e un caffè e una brioche per lui; pasto consumato in un dolce locale dove si poteva respirare un'atmosfera quasi... Romantica?

Poi lui se ne venne fuori con una frase che non avrei mai pensato potesse uscire dalle labbra di qualcuno, dalle sue in modo particolare.

-Per questo giorno, io sarò il tuo ragazzo e tu la mia ragazza. Nessuna obiezione!- mi disse seriamente, senza notare la mia espressione, la quale non era sconvolta, ma assolutamente sconvolta.

-Uhm... Con questa tua genialata sei passato dal "non avere un cervello" al "averne uno assolutamente malato".- decretai con un tono più sarcastico del solito.

-E dopo questa "dichiarazione", potresti spiegarmi il perché?- conclusi.

In quel momento mi ricordò l'unica sera in cui ci eravamo chiusi in casa, finendo a guardare Startruck su Disney Channel, classico film in cui i protagonisti si innamorano l'uno dell'altra.

Alla fine del film entrai in depressione a causa della mancanza di un fidanzato che, mentre eravamo svegli riuscivo a soffocare, ma quando Baro si addormentò, non riuscii più a trattenere. Non me lo aveva mai detto prima, ma quella era stata l'unica sera in cui mi sentì piangere di vera tristezza, e ciò lo fece stare male.

Abbassai lo sguardo, cominciai a giocare con il bicchiere del frappè mentre sul viso mi si dipingeva quel sorriso pieno di gratitudine e affetto che riuscivo a mostrare solo al mio migliore amico, sorriso che, quando mi alzò il viso con la mano da sotto il mento, venne coperto da un suo bacio sulla guancia.

 

Una leggera ansia invase la mia mente; ormai lo conoscevo molto bene Baro, ma mai avrei potuto immaginare cosa avesse organizzato per quella giornata piuttosto strana. Infatti mi convinsi di tutto ciò quando ci trovammo in una sala da ballo; tutte le pareti erano ricoperte da specchi, sotto una di esse avevano spostato le sbarre per il riscaldamento e le lezioni di danza classica. Il soffitto era coperto da una cupola di vetro, la quale permetteva alla luce del sole di entrare senza difficoltà.

-Ora va a cambiarti, lo spogliatoio femminile è la prima porta a destra.- mi disse lui porgendomi dei vestiti. Li presi e mi diressi verso la stanza indicatami. Solo quando mi ritrovai in intimo nello spogliatoio potei capacitarmi degli indumenti che avrei dovuto indossare: era un lungo vestito nero con una evidente scollatura che terminava poco prima del fondo schiena e uno spacco della gonna che arrivava fino a metà coscia, e naturalmente un paio di scarpe nere con tacco di 6 cm coordinate. Mi sciolsi i capelli, fino a quel momento raccolti con una coda; li lasciai che morbidi coprissero anche poco le scapole scoperte, mentre il ciuffo si adagiava sulla mia fronte sfiorando l'estremità dell'occhio destro.

Quando tornai in sala mi ritrovai un Baro vestito solo con dei pantaloni neri e una canottiera fin troppo aderente, così da mostrare quel bel fisico che si ritrovava, naturalmente il tutto era stato macchinato a mio vantaggio perché io adoro i ragazzi in canottiera, e a mio svantaggio perché ciò mi portava a fare pensieri poco casti.

-Ammettilo, lo hai fatto apposta. Lo sai che non resisto ai ragazzi in canottiera.- gli dissi con un sorriso provocatorio.

-Beh, nemmeno tu ci vai piano. Non avrei mai potuto immaginare che quel vestito ti stesse così bene.- rispose prendendomi la mano ed il fianco per portarmi verso di lui.

-Posso immaginare che non balleremo hip hop.-

-Questa mattina ti insegnerò a ballare il tango, quindi preparati perché oggi imparerai uno dei balli più sensuali.-

Appena partì la musica, il mio corpo cominciò a seguire quello del mio compagno come fossero stato uno unico.

Ad ogni passo mi sentivo sempre più vicina a lui. Il mio sguardo fisso sulla sua clavicola appena umida di sudore, finché, con un caschè, non mi ritrovai persa nei suoi meravigliosi occhi marroni. Potevo sentire il suo cuore battere grazie alla vicinanza dei nostri corpi, come lui poteva sentire il mio.

 

Alla fine della lezione andammo entrambi a farci una doccia nei rispettivi spogliatoi.

Ormai era arrivata l'ora di pranzo, così Baro mi portò in un ristorante fuori città, dove l'aria era più tranquilla. Ci avevano riservato una saletta appartata solo per noi due. Il tavolo era tondo e abbastanza ampio, coperto da una tovaglia di varie sfumature tra il blu e l'azzurro; su di esso pendeva un modesto lampadario, spento perché la luce riusciva ad entrare benissimo da una porta finestra che si affacciava su un piccolo campo di lavanda.

Le portate non erano porzioni enormi, ma riuscirono a saziarci facilmente, e non erano nemmeno complicate o raffinate, erano pasti semplici, d'altronde io ho sempre amato la semplicità. è per questo che siamo diventati migliori amici, qualsiasi cosa succedesse, qualsiasi parere lo dicevamo all'altro; non c'era cosa che lui non sapesse di me o io di lui.

Il pranzo fu particolarmente veloce, in fondo stiamo parlando di due ragazzi che avevano appena finito una lezione bollente di tango, eravamo affamati.

 

Naturalmente dopo una bella mangiata, era gradita una passeggiata.

Da quando le mie amiche ed io avevamo debuttato come J-SEA, non riuscivamo ad uscire molto, soprattutto al parco.

Quando me lo ritrovai davanti fu come se un sogno diventasse realtà. un'immensa distesa verde che veniva interrotta da un dolcissimo laghetto azzurro macchiato da qualche ninfea verde; il prato veniva colorato dall'ombra di pochi ma enormi salici che aumentavano man mano che ci si avvicinava al laghetto.

La prima cosa che avrei voluto fare dopo aver visto tutta quell'erba sarebbe stato rotolare da una parte all'altra, fare capriole, ruote, insomma, perdere la testa e lo avrei fatto, se Baro non mi avesse prontamente presa in braccio. Mi ritrovai un suo braccio a sostenere le gambe e l'altro attorno ai miei fianchi; io per la sorpresa mi ero letteralmente aggrappata al suo collo. Ci stavamo dirigendo verso il salice più vicino al laghetto. La luce si rifletteva dolcemente sull'acqua cristallina, la quale veniva mossa leggermente dai pesci che nuotavano. Si sedette all'ombra dell'albero appoggiando la schiena al tronco, per poi adagiarmi lentamente tra le sue gambe divaricate e un po' piegate. Io, senza pensarci, appoggiai la schiena al suo torace, e in quell'istante sentii un brivido percorrere il corpo di entrambi. Spesso ci addormentavamo mentre guardavamo la tv sul divano, io appoggiata a lui, ma non ci era mai capitato di sentirci così. Le sue braccia seguivano le mie in un tenero abbraccio, poi una si spostò portando la sua mano sinistra a giocare con i miei capelli, cosa che cominciò a rilassarmi terribilmente. Non ci volle molto che anche l'altro mutò la sua posizione, ed entrambi sapevamo dove sarebbe finita quella mano.

 

Fin da quando ero piccola ho sempre avuto un punto debole. Ogni volta che mi abbracciavano, quando appoggiavano il mento dietro la spalla, io mi staccavo, perchè ciò mi provocava una sensazione di piacevole fastidio. Baro era l'unico che riusciva a trasformare quel piacevole fastidio in un fastidioso piacere.

Appena sentii le sue dita sfiorare dolcemente quel punto, come fosse un riflesso, buttai la testa all'indietro, contro il suo petto. Quando aprii gli occhi lo vidi li, a fissarmi con quei suoi occhi scuri, delle porte della sua anima che solo io riuscivo ad aprire, e con quel suo sorriso beffardo e malizioso allo stesso tempo di quando riesce nel suo intento.

-Non ho ancora perso il mio tocco.- mi disse accentuando quell'espressione di vittoria.

-Quante volte ti ho detto di non farlo, soprattutto se siamo in un luogo pubblico.-

-Giusto, scusa, i pesci potrebbero sentirti ansimare. Sveglia, ti ho portata qui apposta perchè non c'è un anima viva oltre a noi.-

-Non avranno un cuore per vivere, ma hanno pur sempre delle orecchie per ascoltare i fantasmi.- gli risposi rubandogli il "beffardo" dal suo sorriso.

-Se è per questo possono anche vedere con gli occhi.- mi disse rimanendo con il malizioso nello sguardo.

-E poi saresti tu il quello con la pervertita?- domandai sarcasticamente riferendomi alla mia maglia. Con questa frase speravo di smorzare un po' l'atmosfera, la quale stava diventando fin troppo bollente.

Girai la testa dall'altra parte per non incrociare il suo sguardo, e da quel momento calò il silenzio, il quale non durò molto ma abbastanza per creare imbarazzo. Quando decisi che era ora di andare alla festa con gli amici e provai ad alzarmi da quella dolce posizione, percepii le mani di Baro che mi presero per i fianchi per poi farmi sdraiare supina sul prato, lui si era messo a gattoni sospeso sopra di me.

Non feci nemmeno in tempo a chiedere spiegazioni, che lui appoggiò delicatamente le sue morbide labbra sulle mie. Fu solo un bacio a stampo, durò pochi secondi, ma per me sembrò un secolo, e lo speravo anche.

Un fresco venticello sfiorò i nostri volti, mentre i nostri corpi erano sdraiati all'ombra di quel salice, i cui rami ci abbracciavano come fosse... come fosse un sogno.

Aspetta, un sogno?

-Oddio!- urlai svegliandomi di scatto.

-Ti sei svegliata, dormigliona.-

-Meno male era tutto un sogno fin dall'inizio.-

-Cosa? Di che stai parlando?-

-Niente. Per caso mi sono addormentata appena ci siamo seduti?- chiesi sorridendo mentre pensavo di aver scampato la discussione e il bacio.

-No, ti sei addormentata dopo aver girato lo sguardo imbarazzata.- mi disse stampandomi prima un bacio sul mio punto debole e poi uno sulla guancia.

-è ora di andare. Ti alzi da sola o ti devo portare io?- mi disse alzandosi e porgendomi la sua mano come aiuto per alzarmi. Quando fummo entrambi in piedi ci incamminammo verso l'ultima tappa di quella meravigliosa giornata.

Il pomeriggio era passato velocemente, quasi mi dispiaceva aver dormito per la maggior parte di esso, mal al solo pensiero mi tornava in mente quel sogno, quel bacio, e non oso immaginare cosa sia realmente successo, sempre se è successo qualcosa mentre dormivo.

 

 

Buon salve a chiunque abbia letto il primo capitolo di questa tenera storiella ^^ è la mia prima fanfiction, che scrivo e pubblico, quindi spero che vi piaccia (anche se non mi meraviglierei del contrario). Per ora non ho nient'altro da dire; per quelli/e interessati/e alla storia, tra 3 giorni (sono fissata con il numero 3 e quindi 3 siano!) pubblicherò il secondo capitolo ^^ un'ultima cosa, mi farebbe molto piacere se lasciaste delle recensioni, positive, negative o neutre, giusto per capire se sono in grado di scrivere o se è meglio darmi all'ippica... A presto ^^

  
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