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Autore: heythereDirectioner    08/01/2013    0 recensioni
Odio il verbo 'cambiare', ma sembra che i miei genitori ci provino gusto a cambiare perennemente tutto.
Non so quanti cuscini ho infangato di lacrime al solo pensiero di dovermi fare nuovi amici.
Tutto nuovo.
Perchè invece per me non può essere la solita vita noiosa da adolescente?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO UNO.

https://www.youtube.com/watch?v=7maJOI3QMu0 (è un consiglio.)

“So che per te sarà difficile cambiare… tutto di nuovo, ma è il mio lavoro. Ti voglio bene piccola”
era l’ultima frase che mio papà mi disse prima di attaccare il telefono.
Io:- Tu lo sapevi vero?- dissi guardando mia madre. Lei mi guardava e rimaneva zitta, si sentivano solo i rintocchi dell’orologio in quel momento.
Mamma:- Sophie… io…
Io:- Meglio che non parli.
Dopo quelle ultime parole corsi subito in camera. Piangevo, come sempre, del resto.
Mia madre continuava a bussare alla mia porta ed io non rispondevo.
Non sopportavo l’idea di dovermi trasferire di nuovo. Cambiare casa, scuola e cercare nuove amicizie.
Non era semplice per me. Ero una ragazza forse troppo chiusa, timida. Mio padre doveva cambiare spesso casa per il suo lavoro… e noi con lui, a seguirlo. Io, mia madre e mio fratello.
Ah e… io sono Sophie ho sedici anni, sono nata a Londra ma i miei genitori sono italiani.
Penso abbiate capito, cambio casa spesso e questo non mi piace.
In quel momento vivevo in Italia a Roma da quasi due anni e stavo già iniziando a pensare che sarei rimasta lì. Infondo era la mia Italia, la mia vera casa.
Ero riuscita finalmente a trovarmi dei veri amici, integrarmi al liceo ed ecco che tutto si rompeva di nuovo.
 
Prendo il mio telefono, il portafoglio e butto tutto nella tasca di un felpone. Non volevo restare in casa, in camera, mi sentivo soffocare… ma di sicuro mia madre non mi avrebbe fatto oltrepassare la linea della porta.
Apro la finestra e mi arrampico fino a quanto non tocco terra, evito di farmi vedere da mia madre e inizio a incamminarmi sul marciapiede tutta incappucciata. Quella sera a Roma nevicava fortissimo. Ma dovevo riflettere.
Perché? Perché ancora tutto di nuovo? Stare davanti al Colosseo mi aiutava parecchio. Guardare tutte le finestrelle di un monumento che avrei dovuto abbandonare di nuovo.
-Sei prevedibile. So sempre, dove trovarti.- La voce era familiare. Era mio fratello Edward.
Io:- Non ora Ed.
Edward:- E’ difficile per tutti.
Io:- Già. Lo so. Ma è possibile che quando tutto inizia ad andare bene di nuovo, finisce sempre.
Edward:- Devi capire che papà fa sempre i salti mortali per farci stare bene. Insieme ricominceremo tutto di nuovo. Insieme<3.
Adoravo mio fratello, era il mio VERO migliore amico. Era l’unico che mi capiva sempre… poiché era l’unico che mi stava sempre accanto. Aveva due anni più di me e sapeva aiutarmi più di tutti, visto com’ero fatta…
 
Edward:- Torniamo a casa, dai.
Io:- Okay, mi sforzerò di ritirarmi su.
Edward:- Ci sono io. Tranquilla.
Così io e mio fratello torniamo a casa, anche se io con malavoglia. Mio padre era seduto sul divano e voleva parlarmi. Lo capivo dalla sua espressine.
Mi siedo sul divano e ci scambio solo qualche parola.
Io:- Dove andremo questa volta?
Papà:- Londra.
Io:- Bene. Quando partiamo?- chiesi con tono scocciato.
Papà:- Subito. Domani.
Io:- Faccio le valigie. Ciao.
Prima di salire le scale guardavo mio fratello che parlava con mia madre e capivo chiaramente cosa stava dicendo: “ Le passerà. Come sempre”.
Salivo le scale molto lentamente e intanto pensavo se mi sarebbe passata davvero. Questa volta ci ero rimasta troppo male, forse. O forse, prima o poi me l’aspettavo.
Ci mettevo poco a fare le valigie anche perché dovevo metterci tutto quello che avevo nell’armadio.
Dopo aver già caricato le valigie erano circa le 11. Io non avevo sonno
Pensavo a come l’avrebbero presa i miei amici.
Infondo stavo partendo senza dire niente a loro, preferivo non dirlo. Soprattutto a Giorgia. Lei era diventata la mia quasi migliore amica. Era troppo azzardato chiamarla migliore amica, ci conoscevamo solo da due anni. Mi faceva male abbandonarla perché era l’unica persona di tutti i miei ‘nuovi’ amici che mi stava veramente a cuore e forse stavo sbagliando a non dirle niente ma era meglio così: avrebbe sofferto di meno.
Piano piano sentivo gli occhi chiudersi sempre di più fino a quando non mi sono addormentata. Era stata una giornata dura e sicuramente da dimenticare…
Il giorno dopo mi sono alzata dal letto tardi, sarei dovuta partire di pomeriggio.
Mamma:- Ehi tesoro, come stai?
Io:- Più o meno. Mi sto abituando all’idea.
Mamma:- Questa volta dovrebbe essere definitiva.
Io:- Già sentita troppe volte questa frase.
Mamma:- Tesoro lo so. Non ti immagini quanto sia per me difficile cambiare ancora. Ma dobbiamo farlo, punto.
Io:- Lo farò. Come sempre. Grazie comunque.
La mattina passava in fretta e io contavo i minuti sull’orologio… speravo passassero il più lentamente possibile. Ma non era così.



ehii, RECENSITE PER DIRMI SE E' UNA SCHIFEZZA-
ciaaau, prima storia. 
 
  
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