PROLOGO
Si
sentiva male.
Le bruciava il petto, le tremavano le mani, e
gli occhi le davano un gran fastidio.
Malgrado fossero già passati quasi sei mesi, ancora
non riusciva a comprendere appieno quello che era diventata, né ciò che la sua
trasformazione aveva comportato.
Quelle nuove sensazioni, quei sensi così
sviluppati, quelle capacità impensabili per quella che era fino a poco tempo
prima; poter vedere distintamente a decine di metri di distanza come un falco, senza
che nulla di quanto succedeva tutto attorno al tetto dell’alto palazzo su cui
era appostata potesse sfuggirle; poter percepire il calore degli esseri viventi
come un serpente; poter compiere prodezze feline, come quelle che l’avevano
portata fin lassù; e poter sollevare, con la forza di un orso, quel grosso
fucile di precisione che stava imbracciando.
Eppure, non tutto di lei sembrava essere
cambiato; sentiva ancora il freddo di quella gelida notte autunnale, la
ruvidezza delle mattonelle sotto la sua pancia, e le lacrime d’ansia che le
cercava faticosamente di reprimere.
Dietro di lei, il suo mentore, l’ombra
inquietante e rassicurante al tempo stesso che le aveva donato questa nuova
esistenza, e che da quel momento in poi sarebbe stato il suo centro, il suo
unico punto di riferimento; il suo signore.
«Sei pronta?» domandò il giovane alle sue
spalle, cacciatore apprendista Eric Flyer
«Sì, mio signore.» rispose lei cercando di non
tradire emozioni.
L’esca era già piazzata.
Eric aveva posizionato una squillo all’incrocio
tra due stradine sporche e strette della periferia londinese, sotto un
lampione: un bersaglio facile, che la preda designata non avrebbe certamente
saputo ignorare.
C’erano stati parecchi omicidi di giovani
donne in quella parte della città negli ultimi due mesi, al punto che i
giornali parlavano già di un nuovo caso Jack The Ripper;
invece, secondo l’Associazione Hunter, si trattava semplicemente di un vampiro,
probabilmente un basso rango reso folle dalla sete.
Il piano era semplice, attirarlo allo scoperto
e finirlo subito, senza strepiti; poi ci avrebbe pensato la squadra tattica a
ripulire.
Era un lavoretto semplice, di routine, e
proprio per questo Eric aveva voluto affidarlo alla sua nuova succube perché potesse
farsi le ossa, tanto più che lei stessa aveva chiesto più volte di essere messa
alla prova.
Non riusciva ancora ad abituarsi appieno all’idea
di avere preso una succube al suo fianco, così come non capiva ancora il perché
dell’averle voluto salvare la vita dopo averla trovata, morsa e morente, in
quel villaggio giapponese diventato un inferno in Terra.
Nagisa, questo era il suo nome, non si era
ancora abituata alla sua nuova natura di vampira, ma era chiaro che ci voleva
del tempo; era come rinascere una seconda volta.
E a lui era affidato il compito di fare da
insegnante. Perché lui, in fin dei conti, era proprio come lei: una creatura
della notte. Forse un po’ speciale, ma sempre un vampiro.
In quella, un uomo si avvicinò all’esca, passo
barcollante e indeciso; Nagisa scattò subito sull’attenti, facendo scattare l’otturatore
del suo fucile, ma Eric la fermò.
«Stai calma. Non è lui.»
«Ma…» disse lei
confusa «Ma io credevo…».
E infatti l’intuizione si rivelò giusta.
Non si trattava del bersaglio, ma di un comune
ubriacone alla ricerca di un passatempo, che dopo aver tentato l’approccio fu
cacciato via dalla squillo con una sonora pedata tra le gambe.
Eric, passato quel momento, notò che stava
tirando su con il naso, nel tentativo, neanche troppo nascosto, di catturare i
sottili odori, impercettibili per un essere umano, che saturavano l’aria.
«Da questa distanza è impossibile anche per
noi percepire distintamente gli odori.» gli disse tirandosi su dalla parete
dove era appoggiato ed avvicinandosi a lei «Affidati alla vista.»
«La vista?».
Solo in quel momento Nagisa si ricordò di
avere degli occhi speciali; fu sufficiente solo un po’ di concentrazione, e
tutto, attorno a lei, mutò di colore, assumendo tonalità che andavano dal verde
sbiadito al rosso brillante.
E non solo; si rese infatti conto di poter anche
aumentare o diminuire la distanza a proprio piacimento, come se al posto degli
occhi avesse avuto un telescopio assolutamente preciso.
Quante cose stava scoprendo.
E quante ancora gliene restavano da scoprire.
«La temperatura media di un vampiro varia dai
ventitre ai trenta gradi. Pertanto, se userai la vista termica, non ti sarà
difficile riuscire a distinguerli».
Nagisa si guardò una mano, passandosela sul
volto; anche lei si era resa conto di essere stranamente fredda, e non per via
del gelo di quella notte d’autunno.
Era inutile fingere che tutto fosse rimasto,
in qualche modo, come prima: lei non era più un essere umano. E doveva imparare
a convincerci.
Non aveva più niente.
Né casa, né famiglia, né affetti.
Tutto le era stato portato via.
L’unica cosa che le restava era il suo
signore, colui che le aveva dato quella sua nuova vita e dal quale lei, anche
volendo, non avrebbe più potuto allontanarsi, pena il diventare un mostro non
tanto diverso da quello che stavano cacciando.
Fattasi forza, e cercando di non tremare più,
la ragazzina tornò a concentrarsi sul suo obiettivo, e nei minuti successivi
non le fu difficile riuscire a riconoscere tutti coloro che si avvicinavano all’esca,
o semplicemente passavano di là, come individui non pericolosi.
Passò del tempo, durante il quale non accadde
nulla, tanto che Nagisa iniziò persino a distendersi.
«Non perdere la concentrazione.» la ammonì
Eric
«S… sì, mio signore…».
E infatti, proprio quando sembrava tutto
tranquillo, la vista termica di Nagisa captò una presenza fredda come la morte,
avvolta in una inquietante aura bluastra che solo una creatura a sangue freddo
poteva produrre.
Comparve quasi dal nulla, a pochi metri dall’esca,
sbucando da un vicolo.
Eric se ne era già accorto da un pezzo, ma a
meno che i rischi per la donna non diventassero concreti voleva che fosse
Nagisa a portare a termine quell’incarico.
«Bersaglio individuato.» disse il ragazzo
«Spara».
In quel momento, Nagisa fu presa dal dubbio.
Aveva il bersaglio al centro del mirino e il
dito sul grilletto, ma non riusciva a sparare.
Sei mesi prima era una ragazzina assolutamente
normale delle scuole media. Ora stava per diventare una cacciatrice e un’assassina.
La parte di vampiro che era in lei le diceva
che era una cosa assolutamente normale, alla quale anzi era costretta gioco
forza ad abituarsi, ma la parte umana era preda di mille dubbi, ritornati a
galla proprio nel momento sbagliato, quello della verità.
Il vampiro, che si rivelò essere un Livello C
uscito di senno, cosa non troppo rara nella Stirpe della Notte, arrivò alle
spalle della squillo, che per fortuna si accorse in tempo della minaccia
evitando il primo morso, ma che venne comunque scagliata contro il muro.
Era davvero terrorizzata, e lo fu ancora di
più nel momento in cui quella bestia spalancò la bocca, mettendo a nudo i suoi
affilatissimi denti.
La sua espressione fece saltare i dubbi
inibitori di Nagisa, che tratto ogni indugio spinse il grilletto; un istante
dopo la squillo vide la testa del suo assalitore fare la fine di un cocomero
frantumato, inondandola di sangue, che per fortuna non le finì in bocca, e
subito dopo tutto il suo corpo tramutarsi in cenere.
Nagisa assistette all’intera scena con il
fiato sospeso, e solo dopo molti secondi riuscì a trovare la forza per
respirare nuovamente.
«Bersaglio eliminato.» disse Eric alla radio
«Fate intervenire le squadre speciali».
Quasi subito giunsero sul posto alcuni furgoni
blindati dell’Associazione e un’ambulanza, ovviamente guidata da persone di
fiducia; i primi si premurarono di eliminare le tracce, lavando via il sangue e
spruzzando acido sulla cenere e sui vestiti, i secondi portarono via la giovane
donna, scioccata e coperta di sangue ma fortunatamente illesa.
«Missione compiuta.» disse Eric togliendosi l’auricolare
«Possiamo rientrare».
Nagisa ancora non riusciva a capacitarsi, ed
Eric dovette chiamarla due volte per farsi dare retta.
Aveva ucciso.
Aveva eliminato il suo primo vampiro.
Sicuramente ne avrebbe eliminati molti,
viaggiando per tutto il mondo con il suo signore. Ma quello era il primo.
E non lo avrebbe dimenticato mai.
«Nagisa?»
«S… sì?» domandò
timidamente lei mentre finiva di riporre il fucile nella sua custodia.
Lui la guardò un momento, squadrandola con
quei occhi severi e insieme gentili, quindi tornò sui suoi passi.
«Ben fatto».
Nagisa restò un momento basita, ma dopo
qualche attimo quel senso di smarrimento fu sostituito da un altro, molto più
piacevole.
Non era gratificazione, né felicità; forse,
solo, quella piccola grande gioia che viene dal sapere di non essere soli.
«Grazie.» disse sorridendo per poi andargli
dietro.
Nota
dell’Autore
Eccomi
qua!^_^
Questa
nuova storia è dedicata a Kula, Herrella
e agli altri fan della coppia Eric/Nagisa apparsa nelle altre storie.
Visto che
qualcuno mi aveva chiesto di creare una fic dove
mancasse l’onnipresente Izumi, eccovi accontentati. In realtà si tratta di una
sorta di prequel, ambientato circa 2 anni prima di Eric Flyer Chronicles, ed incentrato sui primi mesi di Nagisa al
servizio di Eric come sua succube.
La storia,
più thriller-horror che action come le altre, sarà
ambientata esclusivamente in Europa, e in particolar modo in Gran Bretagna e in
Vaticano, e vi prenderanno parte alcuni altri OC da me inventati per altre
storie del fandom.
Dovrebbe
durare al massimo una dozzina di capitoli, e cercherò di portarla avanti
parallelamente ad Eric Flyter Threads.
Ecco, con
questo ho detto tutto.
Spero che
vi piaccia.
A
presto!^_^
Carlos Olivera