Un Principe Sotto Stress
Ciao. Bulma.
“Vado io!” gridò la piccola
Bra dal piano di sotto e corse ad aprire. Vegeta balzò
giù dal letto e si vestì
in fretta... certo non poteva andare di sotto a cacciare le amiche di Bra in
mutande. Almeno un po’ di dignità.
Un gran vociare felice
riempì la casa. Vegeta aprì la porta della camera
e corse di sotto, pronto ad
urlare di uscire a quelle sei bambine appena entrate. Però
Bra... Bra era così
felice... Saltava di gioia come impazzita e abbracciava le sue amiche
una per
una e le amiche rispondevano con gridolini di gioia. Vegeta,
esasperato, si
passò una mano sul volto, mentre Bra si voltava a guardarlo.
“Buongiorno papi!” strillò
e si avvinghiò alle sue gambe. Nonostante i suoi nove anni
aveva forza da
vendere.
“Staccati...!” mormorò
Vegeta a denti stretti, tutto rosso d’imbarazzo.
“Sei il papà migliore del
mondo, lo sai?” gridò Bra con un sorriso da un
orecchio all’altro, poi si voltò
verso le sue amiche e ribadì allegramente:
“Il mio papà è il migliore
di tutti! E’ fortissimo e poi è tanto
buono!”
“Ma che sta
farneticando?!” pensò Vegeta pieno di vergogna.
“Oh, ma il mio papà è un
campione di lotta libera!” ribatté una bambina dai
capelli nerissimi “Sono
sicura che riuscirebbe a battere il tuo... anzi, a guardarlo bene,
basso com’è
non mette così tanta paura!”
“Come ti permetti?!”
sbraitò Vegeta “Chiudi quel forno che
più comunemente chiami bocca e tieni per
te certi commenti illogici!”
La bambina si fece piccola
piccola e Vegeta riprese, rivolto a tutte:
“Io non voglio essere
disturbato, chiaro? Per ciò strillate, ridacchiate come solo
delle mocciose
possono fare, rompete pure tutto quello che vi pare... però
basta che lo
facciate fuori dai coglio...”
“Papà!” lo interruppe Bra
arrabbiata.
“... fuori di casa!”
concluse Vegeta incrociando le braccia.
“E va bene.” acconsentì
Bra, anche se un po’ scocciata, “Però
per qualsiasi cosa chiederemo a te, va
bene?”
“No che non va bene!”
sbottò Vegeta, ma le piccole si stavano già
dirigendo fuori con Bra che
gridava:
“Allora siamo d’accordo!
Se ci serve qualcosa ti chiamo!”
“Bra!” urlò Vegeta, ma la
piccola non lo ascoltò.
“Questo è troppo!” Vegeta
si voltò e prese a fare le scale furioso “Ora
chiamo Trunks!”
Raggiunse la camera del
ragazzo ed entrò con una certa grazia di cui solo i Sayan
sono provvisti.
“Papà, ma che cavolo...?!”
Trunks era nel letto,
completamente coperto e con un termometro in bocca.
“Trunks, vieni subito giù
a badare a quelle rospe rompiballe che tua sorella tende a definire amiche!” ordinò
imperativo Vegeta.
“Ma papà!” Trunks si tolse
il termometro e controllò la temperatura “Ho 39 e
mezzo di febbre!”
“Ma che cavolo me ne
frega! Anzi, potresti sterminare quelle sottospecie di bacarozze
strillanti che
stanno rincitrullendo Bra, attaccando a tutte le febbre!”
“Però non credi che
l’attaccherei anche a Bra, in questo modo?”
ribatté Trunks conoscendo il punto
debole di suo padre.
“Maledizione!” esclamò
Vegeta raggiungendo il salotto.
Alla fine aveva deciso di
lasciar in pace Trunks e sorbirsi un trattamento
“spaccatimpaniequalcos’altro”
d’elite, badando ad una mandria di mocciose impazzite. Solo
Bra, naturalmente,
si salvava tra tutte quelle racchiette. Ma non si poteva trovare amiche
migliori???
“PAPÀÀÀÀÀÀ!!!!!!”
L’urlo di Bra risuonò per
tutto il giardino.
“Ecco... ci siamo...”
sospirò Vegeta e si alzò dal divano.
Uscì di casa e trovò tutte le bambine a
giocare nel giardino con la palla.
“Papà!” esclamò Bra
“Ci
porti la Coca Cola (pubblicità occulta nd Tutti)? Abbiamo
sete!”
“Non potevate prendervela
da sole?”
“E no, si trova nella
credenza in alto! Sai che non ci arrivo! Se solo tu mi imparassi a
volare...”
guardò il padre con due occhi dolci dolci da orsacchiotta.
“Non ci pensare!” sbottò
Vegeta “Ho troppo da fare! Se proprio vuoi fatti imparare da
tuo fratello!”
“Troppo da fare...” ripeté
Bra “Ma se non fai niente tutto il giorno...”
“Insomma, piantala!”
Vegeta divenne di nuovo tutto rosso d’imbarazzo.
“Allora, questa Coca
Cola?” chiese ancora Bra spazientita.
Vegeta cedette e si avviò
verso casa.
“Volare?!” esclamò una
bambina “Ma che stai dicendo?”
“Si, il mio papà e il mio
fratellone sanno volare e vorrei imparare anch’io.”
spiegò Bra felice.
“Ma no, impossibile.” fece
una scuotendo il capo e indicò Vegeta “Come
può un tappo con una sottospecie di
cespuglio in testa, volare?!”
“Ti ho sentito, cosa
credi?!” sbraitò Vegeta furioso “Ah,
vuoi una dimostrazione? Te la do subito!”
Vegeta non voleva far
sfigurare sua figlia davanti tutte le sue amiche. Perciò si
alzò subito in volo
e si diresse quindi dentro casa, agguantò la Coca Cola e
uscì rapidissimo. Poi
atterrò tra le bambine che lo guardavano stupite.
Vegeta si esibì in un
enorme sorriso soddisfatto.
Bra: -_-‘
“Uhm... si, papà...” fece
Bra “Vuoi un applauso?”
“Che c’è?” Vegeta era
seccato dall’atteggiamento della figlia.
“Per esempio potresti
insegnare anche a me a fare una cosa del genere...” disse
Bra, poi sospirò “Ma
lasciamo perdere per ora... Ci apri la bottiglia?”
Vegeta afferrò bene il
tappo e stappò in un attimo la Coca Cola che, vi ricordo,
era stata ben agitata
quando lui la era andata a prendere in volo. Perciò dopo
tutte le bambine
assistettero ad una scena alquanto bizzarra... cioè,
assistettero fino un certo
punto visto che la Coca poi finì anche sui loro occhi.
Più che una bottiglia di
Coca, ora quella sembrava un baratro da cui fuoriusciva un forte getto
simile
ad un geyser, il quale obbiettivo era proprio la candida maglietta di
una bimba
che si trovava di fronte Vegeta che, per allontanare il getto da sua
figlia che
stava lì vicino a lui, diresse la bottiglia verso le altre
bambine, che furono
colpite in pieno tra strilli in generale.
“PAPÀ!”
Vegeta riuscì ad arrestare
il getto di liquido e si voltò verso Bra che lo guardava
furiosa, con
un’espressione che al Principe dei Sayan ricordava tanto
Bulma e che... non gli
piaceva per niente.
Sotto le minacce della figlia
Vegeta dovette andare, accompagnato da lei, fino la sua cameretta a
scegliere
dei vestiti per le bambine.
“Allora a Sandra questo
rosa, a Anna questa maglia blu e questi pantaloni, a...”
elencava Bra tirando
fuori tutto dal cassetto e porgendolo a Vegeta che ormai teneva tra le
mani una
pila di panni.
Dopo che furono discesi,
Vegeta posò tutti i panni su un tavolino
all’aperto, poi decise bene di
rientrare dentro casa.
“Non ne posso più!”
annunciò ad alta voce una volta entrato in cucina.
Avanzò a gran passi al
frigorifero ed estrasse, con la solita grazia, un cartone di succo di
frutta e
prese a bere senza nemmeno versarlo nel bicchiere.
“Non si fa così!”
Vegeta sputò il succo che
aveva ancora in bocca e prese a tossire. Si voltò verso la
porta della cucina e
si trovò lì una bambina dai ricciolini dorati che
lo guardava severamente.
“Non si beve in questo
modo! A casa mia non si fa così! Non dovresti farlo nemmeno
tu!” insistette la
piccola.
“NON ME NE FREGA UN FICO
SECCO DI COME BEVETE A CASA TUA!”
Con quell’urlo Vegeta
spaventò la bambina che scappò via da
lì.
“Mocciose...!”
Borbottando, il Sayan
raggiunse la cornetta del telefono e l’agguantò.
Seguirono diversi istanti
si silenzio........
“E come funziona sto coso?!”
sbottò improvvisamente guardando confuso il telefono che non
aveva mai usato.
Si ricordava che Bulma tirava sempre su la cornetta poi schiacciava dei
tasti
sulla tastierina, infine iniziava a parlare. Perciò
pensò di farlo anche lui.
Prese a digitare a caso dei numeri e attese. Dopo qualche squillo
rispose una
voce di donna. Ma non era Bulma.
“Qui istituto estetico.”
annunciò la brillante vocina.
“Bulma dov’è?” chiese
subito Vegeta bruscamente.
“Eseguiamo massaggi
shiatsu, corsi di yoga, offriamo rilassanti bagni in confortevoli
terme, ci
occupiamo della tua persona.” proseguì la voce.
“Dove si trova Bulma?!”
ripeté Vegeta iniziando a perdere la pazienza.
“Ti consigliamo
trattamenti di bellezza adatti a te, ti prepariamo la dieta su misura,
abbiamo
fantastici bagni turchi dove potrai sognare ad occhi aperti.”
continuò la
vocina.
“BULMA!” urlò Vegeta
“BULMA! HAI CAPITO? VOGLIO BULMA!”
Se Vegeta fosse stato un
terrestre si sarebbe accorto che quella era una voce registrata.
Infatti ad un
certo punto la voce disse:
“Per altre informazioni sul
nostro servizio e i nostri prezzi, premi: 1. Se vuoi parlare con un
nostro
consulente, premi: 2.”
“Io voglio parlare con
Bulma!” sbraitò Vegeta.
“Se vuoi domandare
semplicemente qualcosa su un trattamento che magari stai già
seguendo, premi:
3. Se vuoi prenotare una giornata qui all’istituto, premi:
4.”
“QUALE C***O È IL TASTO
PER PARLARE CON BULMA?!?” gridò Vegeta alla
cornetta, ma lo voce proseguì
imperterrita:
“Per disdire una
prenotazione, premi: 5. Per...”
“Adesso basta!” Vegeta
posò di botto la cornetta, poi la rialzò e
provò a digitare qualche altro
numero.
“Tanto prima o poi
acchiapperò quello di Bulma!” esclamò
deciso e si mise in ascolto.
Un paio di squilli e poi
rispose una voce di un ragazzo.
“Qui pizzeria: “Ti amo
pizza”. Che cosa vuole ordinare?”
“Io ti ordino di fammi
parlare con Bulma!” disse imperativo Vegeta.
“Allora...” qualche
istante di silenzio, poi il ragazzo riprese:
“Mi dispiace ma non
abbiamo una pizza con quel nome. Che cosa vuole ordinare?”
“Io voglio Bulma!”
insistette Vegeta.
“Abbiamo la Pizza con i
Funghi. Oppure la Pizza con la Mozzarella. O anche...”
“BULMA!” urlò Vegeta “B,
U, L, M, A! BULMA!”
“Mi dispiace signore, ma
niente Bulma.”
“Potevi dirlo prima, no?!”
Vegeta sbatté di nuovo la cornetta, poi la ritirò
su, pronto a digitare un
altro numero, borbottando:
“Ma se Bulma non c’era,
perché non l’ha detto subito?!”
Altro numero. Il Sayan
attese, poi rispose la voce di un altro ragazzo... che strano, a Vegeta
quella
voce sembrava di conoscerla.
“Pronto?” fece la voce
all’altro capo del telefono.
“Bulma è lì?!” chiese in
fretta Vegeta.
“Bulma? Ma chi è? Vegeta,
sei tu?” la voce sembrava sorpresa, ma in parte anche felice.
“Come? E tu chi sei?” si
stupì Vegeta.
“Ma come? Non mi
riconosci? Sono Goku!”
Vegeta si pietrificò.
“Che piacere sentirti!”
continuò Goku “E’ da qualche giorno che
non ci si vede! No, Bulma non è qui, ma
se vuoi puoi venire tu...”
Vegeta aveva posato in un
attimo la cornetta ed era rimasto immobile.
“No, Kakaroth non lo
voglio nemmeno sentire!” dichiarò furente, poi,
per caso, lo sguardo gli cadde
su un foglio posato sul tavolo del telefono. Sbirciò
lì e lesse:
Vegeta, so che non sei molto pratico di telefoni,
perciò ti spiego cosa devi fare se dovessi telefonarmi per
qualche motivo:
1 Alza la cornetta (è quella specie di banana
bianca, tanto per intenderci)
2 Digita sulla tastierina questo numero: 5558426
3 Aspetta e ti rispondo
Spero tu abbia capito. In realtà sono operazioni
molto semplici... buona fortuna.
Baci, Bulma.
“E
non poteva dirlo
prima!” sbottò Vegeta e prese a digitare il numero
“E poi per chi mi ha preso!
Mica sono così stupido da non capire certe cose che ha scritto!”
Attese, poi finalmente
Bulma rispose:
“Pronto, Vegeta?”
“No, non sono pronto!”
sbraitò Vegeta.
“Ehm... dal tuo tono
deduco che c’è qualcosa che non va...”
“C’è qualcosa che non va?!
MI HAI LASCIATO CON UN BRANCO DI MOCCIOSE STRILLANTI, CERTO
CHE C’È QUALCOSA
CHE NON VA!”
“Mi dispiace tanto tanto!”
si scusò Bulma “Ma ho molto da fare! Dovevi dirmi
qualcosa in particolare?”
“Si! Devi tornare subito a
casa!”
“E no, non posso... E dai,
tra un’ora o due sono di ritorno...”
“UN’ORA O
DUE?!” ripeté furioso Vegeta.
“Te la caverai benissimo!
Senti, se non hai nient’altro da dirmi io vado! In bocca al
lupo!”
“Non provare a
riagganciare!”
“Coraggio, quando torno ti
farò un regalino...” disse con un tono stuzzicante
Bulma “Promesso... fatti
trovare nel letto, ok?”
Vegeta sembrò riflettere
sulla proposta e Bulma ne approfittò:
“A più tardi, allora!
Ciao!” e riagganciò.
“Bul...” Vegeta si
interruppe visto che ora non udiva altro che un: TUT, TUT, TUT, TUT...
Sbatté forte la cornetta e
urlò:
“Questa me la paghi,
donna!”
“Papi...”
Vegeta si voltò di scatto
e si trovò così davanti Bra.
“Papi” ripeté Bra “abbiamo
fame ed è ora di pranzo. Che ci prepari?”
“Che cosa stai
farneticando?” Vegeta era seriamente preoccupato da quelle
parole.
“Noi vogliamo la pasta.”
proseguì Bra “Ci cuoci gli spaghetti con il
sugo?”
“Io non...”
“Bravo papi!” Bra corse di
nuovo fuori a giocare, lasciando di stucco Vegeta.
“TRUUUNKSSSS!” urlò Vegeta
spalancando la porta della camera del figlio che stava sonnecchiando.
“Papà...” fece lui
assonnato tirandosi su e grattandosi il capo, arruffandosi
così ancor di più i
capelli “... ma che ti prende?”
“Vieni giù a preparare il
pranzo! Subito!” ordinò Vegeta.
“Ma non posso...” disse
lui sbadigliando “La febbre è ancora
alta...”
“Il Principe dei Sayan non
cucinerà mai per un gruppo di marmocchie con il mucciolo al
naso!”
“Ma non vorrai che
l’attacchi a Bra, vero?” fece Trunks guardando con
aria di sfida il padre, che
rimase un attimo immobile a fissare i brillanti occhi azzurri del
figlio,
ricordandosi così della sua piccola Bra...
Le istruzioni di Trunks
erano relativamente semplici. Vegeta le aveva seguite dettagliatamente
e ora
aspettava davanti il gran pentolone che l’acqua bollisse.
“Ma quanto caspita ci
mette?!”
Spazientito gettò gli
spaghetti (dieci pacchi) quando ancora non bolliva e fissò
il tempo in una
sveglietta lì accanto.
10 minuti.
“No, il Principe dei Sayan
non attenderà tutto questo tempo!”
dichiarò e, dopo appena 4 minuti, tirò fuori
gli spaghetti e li posò, grazie lo scolapasta, in un pentola
dove aveva versato
cinque barattoli di pomodoro che, prontamente, non aveva fatto
scaldare. Diede
una veloce mescolata e poi annusò il tutto e
assaggiò una sforchettata. Il suo
viso si arricciò in un’espressione di disgusto per
via del cattivo odore che
emanava iltutto e il cattivo sapore... dovevano fare proprio tanto
schifo per
non piacere ad un Sayan!
“E va bene, vorrà dire che
io mangerò qualcos’altro!” decise e
portò tutta la pentola alle bambine sedute
in giardino.
“Ma come facciamo a
mangiare qui?” domandò una.
“E senza posate, per di
più!” aggiunse un’altra.
“Arrangiatevi!” disse
Vegeta e tornò dentro casa.
Si avviò al frigorifero e
afferrò metà torta avanzata la sera prima... come
aveva fatto a farla avanzare,
nemmeno lui lo sapeva... forse i cinque arrosti e le dieci torte
trangugiate
prima di quella erano state sufficienti per lui!
Mentre mangiava la torta
che gli avrebbe fatto d’antipasto, arrivò Bra con
una seria espressione.
“Non possiamo mangiare
quella roba!” disse furiosa.
“Allora prendete i soldi e
andate alla pizzeria qua vicino!” fece Vegeta a bocca piena.
“E va bene! Però poi,
quando torniamo, dovrai giocare con noi!”
“Manco morto!”
“Ti avverto, lo dico alla
mamma!”
“Ma sai che m’importa! Io
non ci gioco con quelle oche!” ribatté Vegeta
arrabbiato.
Bra ci rimase male a
questa affermazione. Pian piano i suoi occhioni si riempirono di
lacrime.
“Sono mie amiche...” mormorò
tirando su con il naso.
Vegeta, colpito, si
pietrificò. No, la sua Bra non poteva piangere! E non
avrebbe pianto.
“Sono tornata!” annunciò
Bulma entrando dentro casa.
Era il primo pomeriggio e
faceva particolarmente caldo.
“Uff... ora una bella
doccia mi ci vuole...” disse Bulma posando la borsa.
“Mamma!” strillò Bra
scendendo le scale.
Abbracciò forte Bulma che
le sorrise.
“Dove sono le tue
amichette?”
“Sono andate via da poco!”
rispose Bra “Si sono divertite tanto quest’ultima
ora! Papà pure penso si sia
divertito!”
“Papà?” ripeté Bulma
preoccupata.
“Oh, si! Ha giocato con
noi! Abbiamo giocato con la palla, ma sai... papà spesso non
regola bene la sua
forza e per poco non decapitava Marisa che stava ridendo di lui
perché non è
molto pratico di pallavolo... però sono sicura che non
voleva farle davvero del
male!”
“Ehm...” tossicchiò Bulma.
“Poi abbiamo giocato con
le bambole!”
“Anche... Vegeta?!” si
sorprese Bulma.
“Oh no... lui ha detto che
quello non poteva farlo. Perciò abbiamo cambiato gioco e
abbiamo fatto
nascondino!”
“Ah, ecco...” sospirò
Bulma sollevata. Se Vegeta fosse stato costretto a giocare con le
bambole...
non poteva immaginarsi il cattivo umore che aveva ora!
“Papà faceva sempre tana a
tutte...” continuò Bra “Percepiva le
loro auree, credo, perché non si muoveva
dalla tana. Continuava a dire con tono annoiato: ‘Tana a
quella, tana a
quell’altra...’ però io riuscivo sempre
a fregarlo e fare: ‘Tana libera tutti’!
Sono brava a non farmi percepire, vero mamma?”
“E già...” commentò Bulma,
sapendo che in realtà Vegeta lo faceva perché
adorava sua figlia.
“Ma dimmi, dov’è ora
papà?” chiese Bulma.
“E’ nel letto! Dice di
avere un forte mal di testa...” confessò Bra.
“Vegeta?” domandò Bulma
timidamente aprendo la porta della camera matrimoniale.
Silenzio.
“Vegeta, tutto bene?”
Bulma si avvicinò al letto e lo trovò
lì sdraiato a pancia in sotto, che
russava come un ghiro. (i ghiri russano? nd Tutti)
“Com’è dolce...”
pensò
Bulma teneramente, ma poi ci ripensò immaginandosi la
scenata che Vegeta le
avrebbe fatto di lì a qualche ora, quando si sarebbe
svegliato.
“Beh” pensò Bulma “allora
per dopo sarà meglio addolcirlo con qualcosa da
mangiare!”
“Mamma, mamma!” chiamò Bra
appena Bulma fu di sotto “Posso chiamare anche
un’altra volta le mie amiche per
giocare con papà?”
“Meglio di no, Bra!” disse
in fretta Bulma “Se no, la prossima volta, penso che tuo
padre non si farà
scrupoli a commettere uno sterminio di massa!”
Eccomi quindi di nuovo con una ff
incentrata su Vegeta alle prese con la sua dolce Bra! Adoro troppo
questa coppia! ^^ Ditemi come vi è
sembrata, ci tengo tanto! Spero abbia fatto almeno un po' ridere... ^^
Ciao, ciao!