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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    08/01/2013    6 recensioni
Se si deve parlare di lei, della "signora"... per una volta, almeno, lasciamo che sia lei a parlare di se stessa.

Non ero ancora nata, quando il mio destino fu prescritto, deciso da chiunque si ritenesse mio parente, da chiunque dicesse di amarmi: da chiunque, fuorché da me stessa.
Ero solo una bambina alla quale avevano insegnato ad obbedire, a giocare con bambole vestite con abiti neri ed un velo, a pregare falsi dei e miti che non mi appartenevano, ad elogiare un Dio che mai aveva rivolto il suo volto a me.
A me, Gertrude, la cosiddetta Monaca di Monza."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gertrude
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lasciamo che siano i personaggi a parlare di se stessi :)
Per una volta, Gertrude vuole essere ascoltata.

 

Chiamatemi Getrude


Ero solo una bambina alla quale avevano insegnato ad obbedire, a giocare con bambole vestite con abiti neri ed un velo, a pregare falsi dei e miti che non mi appartenevano, ad elogiare un Dio che mai aveva rivolto il suo volto a me.

A me, Gertrude, la cosiddetta Monaca di Monza.
A me che avevo soltanto sei anni, quando mi instradarono, chiudendomi in un convento: quattro mura fredde e distaccate che sapevano di umidità ed oppressione, dove non ero altro che una bambinetta privata della propria libertà.
Troppo oppressa per reagire, troppo ubbidiente, mite, sottomessa…

Non ero Gertrude, ero la figlia del principe e null’altro.

Tuttavia, allora possedevo un briciolo di coscienza, di quella speranza che ogni creatura porta dentro il proprio cuore, dentro ad un sorriso, una carezza, un sogno…

L’amore, tutto ciò per cui chiunque lotterebbe, io non l’ho mai conosciuto.
Non ho conosciuto altro che l’inganno da parte di chi mi stava attorno, la falsità di chi diceva di volere il mio bene: e la brutalità di chi non ha mai voluto il mio parere, né l’ha mai preso in considerazione.

Io che avevo debolmente cercato di ribellarmi, io che soffrivo nell’essere ripudiata da tutti per la mia fragile volontà di essere ciò che volevo: libera, soltanto questo avevo desiderato, nulla di più semplice e sincero come può essere il candore di una fanciulla ancora innocente…

Ma ogni età ha il suo difetto, ed il mio era semplicemente stata l’ingenuità: quella piccola speranza a cui ci si aggrappa, alla quale si scrive, si simpatizza, ci si affeziona…
Per poi vedere tutto bruciare davanti alle tue speranze ormai defunte, occhi opprimenti ti si puntano addosso, il disonore e l’orgoglio che come una lama di rasoio ti feriscono, facendoti provare un dolore lancinante man mano che vai avanti.
Un supplizio, il mio, che mai un animo ancora innocente dovrebbe subire, una volontà che era stata sradicata ancora prima che il bocciolo potesse aprirsi.

Sfiduciosa verso me stessa,
Insicura delle mie labili certezze,
troppo debole per oppormi alla volontà paterna…

E così ho piegato la testa, ho pronunciato i voti: sono diventata “monaca per sempre” o, più semplicemente, ho ucciso senza pietà gli ultimi brandelli della mia coscienza.
Schiacciata dalla sorte, sconfitta, sfiorita nonostante l’età più florida per una ragazza della mia età.

Ma non ero una monaca, non lo sono mai stata: una creatura strana, volubile, una donna sulla quale la luce della Provvidenza non aveva mai concesso nemmeno un raggio di coraggio, di forza, di quella speranza che fa soffrire, ma ti concede la libertà…
Mentre io, tormentata nel profondo,  sprezzavo la vita e chiunque mi si presentasse dinnanzi, sguardi che volevano incutere timore, di odio, di sfida, di un rancore che avrei represso per sempre, mentre la pietà che chiedevo era umile e fin troppo semplice.

Tutti mi chiamano “la signora”, chiunque mi conosce come la Monaca di monza, i miei parenti sono fieri di me per aver preso i voti, per essere divenuta importante nel mondo ecclesiastico…
…ma io vedo soltanto una donna consumata dai rancori, lacerata dalla sofferenza e tormentata a tal punto da non riconoscersi: chiamatemi Gertrude, se volete, ma il volto che avete davanti è solo quello di una assassina che specchia l’oppressione di un’infanzia strappata con forza ed una vita destinata all’infelicità.


  
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