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Autore: Mils    08/01/2013    4 recensioni
Kristen ha sempre studiato a casa, circondata dai suoi fratelli.
Adesso che sta finalmente andando a una scuola normale, non vede l'ora di vivere tutte quelle cose che finora le sono state impedite. Ma saprà riconoscere il limite? O finirà con il perdersi in quei tristi occhi chiari?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BELIVE EIN ME
Pov Kristen
(canzone)




Controllai per almeno la centesima volta il telefonino, quanto ci metteva Robert ad arrivare? Stavo davanti a casa dei miei genitori, Cameron che aspettava pazientemente che io mi decidessi a bussare e io controllavo come una pazza il telefono almeno due volte al secondo sperando in un messaggio di Robert. Dovevamo farlo insieme, me l'aveva promesso. Oggi è il giorno in cui diremo ai miei genitori del bambino, ne abbiamo parlato per una una settimana intera, lo diremo prima ai miei genitori e ai miei fratelli e poi andremo anche da sua madre e dalle sue sorelle. Ma è una cosa che abbiamo deciso di fare insieme e invece lui non c'è. Cerco di non farmi prendere dall'ansia e di restare calma. Ci sono milioni di motivi per il quale Robert può essere in ritardo, non devo subito pensare che abbia tagliato la corda senza dirmi niente, lo conosco troppo bene e ne abbiamo passate troppe per fare una cosa del genere.
«Kristen, siamo fuori casa da ore.. possiamo entrare adesso?» - Cameron è sempre stato un tipo poco paziente e il fatto che stia aspettando così tanto per me mi fa' capire quanto mi voglia bene, ma io proprio non riesco a fare una cosa del genere senza Robert.
«Sta arrivando..» mento. Afferro il cellulare e digito in tutta fretta un messaggio, “Dove sei finito? Robert, dobbiamo dirlo ai miei! Per favore, sbrigati!”.
«Hai detto la stessa cosa dieci minuti fa'.. ma perché dobbiamo aspettarlo fuori casa? Ci raggiunge dentro, dai Kristen».
«Ho promesso che.. ehm, l'avrei aspettato fuori, ci metto poco, giuro», il cellulare vibra contro la tasca dei miei jeans e io lo afferro così velocemente da rischiare di farlo cadere sull'erba del vialetto. “Non ce la faccio ad arrivare puntuale, scusa. Inizia senza di me. Ti amo- brutto stronzo!, un “ti amo” a fine messaggio non cambierà di certo le cose.
Cameron deve capire che qualcosa non va' perché si avvicina e mi circonda le spalle con un braccio. «Ehi, che succede? Era Robert?» chiede, indicando il mio cellulare. Mi affretto a chiudere il messaggio e annuisco.
«Si.. ha.. ha detto di iniziare a entrare dentro senza di lui, ha avuto un problema. Niente di grave. Forza, entriamo».
«Sei sicura? Possiamo aspettare ancora un po' se vuoi» - dolce Cameron, penso seriamente che sia il fratello migliore del mondo.
«No, no» - cerco di fare il mio miglior sorriso falso - «non è così importante, possiamo anche entrare senza di lui».
«Sicura? Non c'è problema per me, un minuto in meno, un minuto in più che differenza vuoi che faccia?» - continua ad abbracciarmi, sicuramente è preoccupato per me. Ma non è una novità, perché Cameron è sempre preoccupato per me.
«Sicura».
«Va bene... allora entriamo» - bussa alla porta e cinque secondi dopo mia madre viene ad aprirci con indosso un paio di jeans e un grembiule da cucina sopra una maglietta a maniche corte che lascia scoperto il suo tatuaggio. Sorride, contenta di rivedermi e a si rivolta lo stomaco all'idea di come potrebbe reagire alla notizia che le darò tra poco.
Mi abbraccia forte, baciandomi su entrambe le guance. «Sono così contenta che tu sia venuta a trovarmi! Dovrai raccontarmi un sacco di cose. Ho preparato il tuo piatto preferito e papà ti aspetta in cucina. Oh, bambina mia, mi sei mancata così tanto!», lotto per non scoppiare a piangere proprio in quel momento. Oh mamma...
Mentre mamma abbraccia anche Cameron e gli fa' mille domande sul suo nuovo lavoro e su come vanno le cose con Victoria io raggiungo papà in cucina, che mi accoglie come se non mi vedesse da una vita quando invece è passato appena un mese. Mi abbraccia anche più forte di mamma e rischia di scoppiare a piangere anche lui e per un secondo vorrei che lo facesse così avrei la scusa per piangere anche lui ma proprio in quel momento mamma e Cameron entrano nella stanza, seguiti da Taylor e Dana, che mi salutano tranquillamente. Dana mi chiede dove sia Robert. «Oh, ehm, ecco lui.. sta arrivando.. è in ritardo».
«Peccato, volevo chiedergli una cosa. Quando arriva?».
«Tra poco», o almeno lo spero.
Mamma ci fa' sedere a tavola e lascia un posto libero per Robert, nel caso arrivasse in tempo per la cena. Mio padre mi chiede come vada lo studio e io gli racconto di tutte le cose che ho imparato, di come mi trovi bene almeno in quella situazione e di come la scuola pubblica non mi manchi proprio per niente, da lì Dana parte con le sue avventure scolastiche e implora papà di lasciare studiare anche lui a casa. L'atmosfera è tranquilla e non mi va' proprio di rovinarla, visto che mi sento bene per la prima volta da quando ho scoperto di essere incinta, quindi decido di rimandare la dichiarazione a dopo cena. Quando mia madre serve il dolce - torta al cioccolato come piace a me - spero con tutto il cuore che Robert bussi alla porta proprio in quel momento ma non succede e non succede neanche dopo. Sono ormai quasi le dieci di sera e io non ho ancora detto niente ai miei genitori. Invio un altro messaggio a Robert. "Sbrigati! Accidenti, ma dove cazzo sei?".
Siamo seduti in salotto e mamma mi sta chiedendo come sta andando il lavoro di Robert quando arriva la sua risposta. "Sto arrivando! Inizia da sola, ci metto un po', scusa amore" - scusa un cazzo!
Mi prende il panico.
Iniziare da sola? Non.. non..
Devo  farcela.
«Mamma.. papà.. devo.. devo dirvi una cosa..» balbetto.
Mia madre capisce subito che sono entrata nel pallone e che quindi è una cosa seria. «Dimmi».
Sento gli occhi di mio padre fissi su di me ma non ho il coraggio di guardarlo, so che deluderò lui più di tutti quanti e non riesco a sopportarlo.
«Ecco, vedi.. io.. io.. e Robert... c'è stato un piccolo...» - incidente? le parole di Robert sono ancora impresse nella mia testa. - «è successa una cosa che nessuno di noi due aveva programmato.. ma è successa e adesso non possiamo tornare indietro».
Mia madre sgrana gli occhi, la conosco anche troppo bene, ha capito tutto.
Mio padre invece sembra ancora interdetto. «Che vuol dire? Cosa avete fatto? Che casino avete combinato? Lo sapevo io che era una cazzata mandarli a vivere da soli!».
Dana e Taylor mi fissano curiosi. Taylor prevede un litigio, mentre Dana è preoccupato per me.
«Papà, calmati, non abbiamo combinato proprio niente..».
«Ah, no? E allora dimmi qual'è il problema!».
«Non.. non è così semplice.. per favore, non arrabbiatevi...».
«Arrabbiarci!? Kristen, PARLA!».
Mia madre appoggia una mano sul ginocchio di mio padre e lui prende un bel respiro per calmarsi. «John, così non risolviamo niente» - si volta verso di me, non c'è traccia di rabbia nel suo viso, è solo in versione mamma-pratica, «Kristen, dov'è Robert? Non dovrebbe essere qui con te?».
E in quel momento non ce la faccio più e le lacrime iniziano a rigarmi il viso. «Si.. si.. lui dovrebbe essere qui... ma non c'è...» - Dana si alza e viene a sedersi sul divano accanto a me e lo stesso Cameron, che è rimasto in silenzio per tutto questo tempo.
Nessuno dice niente per un tempo che mi sembra infinito.
Vorrei tanto che ci fosse Robert qui con me.
«Tesoro..» mia madre si sporge e mi prende la mano, «io non sono arrabbiata con te, voglio solo che tu sia sincera con me.. dimmi cosa c'è che non va e io ti aiuterò come ho sempre fatto, promesso».
«Sono.. sono.. incinta».
Sento il braccio di Cameron stringermi ancora più forte, non so se per confortarmi o per la rabbia del momento. Mio padre mi guarda come scioccato, non riesce a credere alle mie parole e io vorrei soltanto rimangiarmi tutto pur non farmi guardare in quel modo da lui. Mia madre si porta una mano alla bocca ma l'altra continua a tenere stretta la mia. «Oddio» le sfugge dalle labbra.
«Mamma.. mi.. mi dispiace tanto.. io non.. io non volevo deludervi, davvero..».
«Non mi hai delusa, Kristen» mi rassicura lei, ma ha gli occhi lucidi.
«Davvero...?».
«Certo», si gira verso mio padre, «vero, John?».
Mio padre resta in silenzio per un po', abbassa la testa. «Voglio parlare con Robert. Quell'idiota dovrebbe essere qui!».
Quell'idiota. Mio padre non ha mai chiamato Robert "idiota", sono sempre andati molto d'accordo. Ma forse, dopo Natale, i rapporti fra di loro si sono deteriorati troppo. «Papà, lui è..».
«Kristen, PER FAVORE, non scusarlo! E' tutta colpa di quel ragazzo! E' COMPLETAMENTE COLPA SUA!».
«No! NO, papà! Non.. non è solo colpa di Robert».
Si alza in piedi e mia madre fa' lo stesso, cercando di calmarlo. «John, così non risolvi niente. Ricordati che un bambino è sempre un dono bellissimo, anche a... un'età così prematura. Dobbiamo stare vicino a Kristen, senza metterci in mezzo nella sua vita».
«E' la mia bambina, posso mettermi in mezzo quanto voglio!».
«No, invece! Kristen deve decidere da sola cosa farne della sua vita. E' grande e questa cosa la porterà a crescere in fretta e diventare adulta tutta in una volta, metterci in mezzo e prendere le decisioni al posto sua non l'aiuteranno di certo. Deve scegliere, sbagliare e imparare, tutto da sola. Quello che possiamo fare noi e starle accanto e sostenerla, qualunque sia la sua decisione e le sue scelte in futuro» - mia madre era in piedi, decisa, fissava mio padre con uno sguardo tremendamente serio e usava un tono che non ammetteva repliche.
Mio padre non poté fare altro che darle ragione. «Permettetemi almeno di parlare con Robert. Non capisco come abbia potuto lasciare che succedesse una cosa del genere! E come l'ha presa? Perché lui sa che sei.. sei.. incinta, vero?».
«Si che lo sa..».
«Bene.. e come l'ha presa?».
«Uhm...» - come potevo dirgli che Robert, questo bambino, non lo voleva? Non voleva neanche che portassi a termine questa gravidanza e in questa settimana me l'aveva fatto capire in tutti i modi. Non mi toccava più la bacia e riduceva i nostri contatti a baci frettolosi e abbracci che duravano davvero poco e con poco contatto fisico. Il che mi aveva reso particolarmente triste e sensibile ma Sam era sempre stata con me in questi giorni e mi aveva rassicurato un sacco; tornare a casa era stata un'ottima decisione, se fossi rimasta nel barattolo di latta con Robert sarei impazzita in un giorno. «Non... non se lo aspettava» - il che è una mezza verità.
«E chi se lo aspettava?» borbottò mio padre, ricevendo un'occhiataccia di mia madre che lo zittì subito.
«Kristen, è per questo che Robert non è qui? Non l'ha presa molto bene, vero?» mia madre mi si avvicinò e si sedette vicino a me, mandando via Dana. Come ha fatto a capirlo?
«E' solo spaventato, non ha ancora metabolizzato l'idea..».
«Certo.. non lo metto in dubbio. Ma bisogna parlare con lui, tesoro, e presto. Perché non lo fai venire adesso?».
«Sta.. sta arrivando.. almeno penso».
«Andrà tutto bene, tesoro» mi accarezza la schiena e mi abbraccia come solo una mamma sa fare, «ho visto come ti guarda quel ragazzo, è pazzo di te, non ti lascerà di certo per una cosa del genere. Tutto questo non farà altro che avvicinarvi ancora di più..».
«Lo pensi davvero?».
«Ovvio» - sorrise, rassicurante.
E io annuii, anche se non ci credevo più di tanto.


Quanto mi era mancata casa mia? Molto, davvero tanto. In un mese mi era mancata terribilmente ma stare di nuovo nella cucina di casa mia, con i miei fratelli intorno, i miei genitori, persino Lucky, mi faceva capire quanto seriamente avessi sentito la mancanza di casa per tutto quel tempo. Mi guardavo intorno e mi sentivo di nuovo a casa, in famiglia, protetta. Mamma mi aveva spedita in cucina mentre lei e papà parlavano tra di loro, Cameron era dovuto correre a prendere Victoria mentre Taylor si era chiuso in camera senza dirmi niente, ma lanciandomi un'occhiata ben chiara "hai combinato un casino, ma se vuoi, io ci sono", la sua tipica occhiata per qualunque cosa mi accadesse. Taylor era così, non dava l'aria di un tipo molto affettuoso come Cameron, ma sapevo che non mi avrebbe mai abbandonata o giudicata. Dana entrò in cucina mentre aprivo il frigo alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare mentre aspettavo che mamma e papà finissero di parlare.
«Ehi».
«Ehi».
«Come ti senti?».
«Incinta, tu?».
«Come il fratello di una ragazza incinta».
«Grande..».
«Robert non l'ha presa bene, vero? Cioè, è proprio incazzato nero con il mondo, giusto?» - non so come faccia, ma Dana è l'unico, insieme a Cameron, che riesce a capirmi subito, e sa trattare un argomento serio come questo in modo sereno senza farmi scoppiare a piangere o farmi sentire come una merda totale.
«Una cosa del genere.. si».
«Oh.. l'ho immaginato. Pensi che verrà qui? O è così arrabbiato da non parlarti mai più? Perché se è così stronzo io, Cameron e Taylor possiamo andare a picchiarlo anche se mi dispiacerebbe davvero tanto perché mi è davvero simpatico ed è davvero innamorato di te ma forse una bella botta potrebbe farlo svegliare una volta per tutte. Che dici?».
«Che tu, Cameron e Taylor resterete a casa con me. Vi tengo d'occhio. Non voglio risse».
«Che palle, okay. Quindi, ora.. resti a casa con noi? Ti voglio a casa con noi, mi sei mancata».
«Aw» - mi getto fra le braccia di mio fratello, ringraziando il cielo di avere ancora la pancia piatta per poterlo abbracciare bene. «Mi sei mancato anche tu, non immagini neanche quanto, mi siete mancati tutti quanti...».
«Vedrai che si risolverà tutto, Kris. E io non lo dico come lo dicono tutti, non è una frase fatta. Gli altri lo dicono sperando che le cose vadano bene, ma io non farò così. Io farò in modo che vadano bene sul serio, per forza».


Pov Robert



A volte ho pensato seriamente di non avere senso.
I miei pensieri non erano mai stati connessi fra di loro, i miei desideri non corrispondevano a quelli che i miei genitori volevano per me.
Non ero mai stato come loro volevano che fossi o come le mie sorelle.
Ero solo me, ero solo Robert.
Ma con Kristen qualcosa era cambiato, con lei mi ero sentito me stesso per la prima volta, mi ero sentito accettato e amato, quando stavo con lei non mi sentivo in competizione con nessuno.
Kristen mi aveva preso per mano e accolto nel suo cuore, lei non si aspettava niente da me, solo che io non l'abbandonassi e lei in cambio mi avrebbe dato tutto il sostegno, l'amore, la fiducia e il supporto di cui avevo bisogno. E l'aveva fatto; e io come l'avevo ricambiata? Abbandonandola, l'unica cosa che mi aveva pregato di non fare.
Ben fatto, Robert, sei proprio un coglione, ma questa non è una novità, lo sei sempre stato.
Solo che, quando stavo con Kristen, diventavo un ragazzo migliore.
Non un uomo, ma un ragazzo migliore. E per me era già abbastanza.
Quel poco che riuscivo a fare grazie a lei mi rendeva quasi fiero di me stesso.
Il mio modo di comportarmi, con lei, diventava quello che avevo sempre voluto avere. Ho sempre voluto essere un bravo ragazzo ma alla fine finivo sempre con il comportarmi come un coglione solo perché a volte fare lo stronzo rendeva più sopportabile il dolore che provavi dentro. Mi portavo a letto più ragazze possibili, mi ubriacavo con Tom e Marcus, frequentavo quella specie di bordello che era casa di Chris e avevo fatto cose di cui mi vergognavo parecchio adesso. Avevo abbandonato la musica, messo da parte la chitarra e smesso di credere in me stesso. Poi era arrivata Kristen e aveva reso tutto più bello. Ma io avevo dovuto rovinare tutto, come mio solito.
Perché quando mi aveva detto di essere incinta io ero semplicemente crollato.
Era crollato tutto quello che ero diventato.
Era crollato tutto quello che avevo costruito, tutta la sicurezza, l'amore, la fiducia, i sorrisi.
Era crollato tutto perché io avevo paura.
Paura di essere davvero me stesso, forse.
O forse avevo paura di diventare finalmente un uomo e non più un semplice ragazzino, di prendere seriamente la mia vita e le mie responsabilità.
Perché quando sei un ragazzo puoi sbagliare, ma un uomo non può sbagliare, non può commettere errori. Un uomo che commette errori è un uomo come mio padre e io non volevo seguire le sue ombre, neanche morto.
Il cellulare vibra sul comodino per almeno la decina volta questa mattina.
Allungo il braccio e leggo tutti i messaggi che mi ha lasciato Kristen e poi l'ultimo: "Sono a casa dei miei, resto qua. Grazie tante per avermi lasciata sola, vaffanculo". Ecco fatto. Finalmente l'ha fatto. Mi ha mandato a fanculo perché doveva farlo, perché mi sono comportato una merda e l'ho lasciata sola in una situazione così difficile. Bravo Robert, complimenti ancora una volta, sono fuggito ancora una volta davanti a una situazione che aveva in qualche modo a che fare con le responsabilità. Non mi piace avere responsabilità, ne ho paura. Una paura folle di non esserne in grado, mi sono sentito inadeguato tutta la vita e non inizierò a diventare adulto adesso.
Non tutto in una volta.
Non in una situazione così seria.
Con Kristen stavo iniziando a prenderci la mano con i rapporti umani, avere una sola ragazza, amare solo lei, prendermi cura e stare solamente con lei mi piaceva, ma questo, questo, è decisamente troppo per me.
Il cellulare squilla.
Leggo distrattamente il nome sul display: Tom.
«Tom, non ho voglia di parlare».
«Non sono Tom, razza di idiota. Sono Sam. Sapevo che avresti risposto al telefono se avessi pensato che fosse il tuo amico Tom».
«Posso ancora riattaccare però».
«Non lo farai, e sai perché? Perché ami Kristen e sai che ti sto chiamando per lei» - stupido tono da saputella.
Sbuffo, ha fottutamente ragione. «Cosa cazzo vuoi?».
«Farti ragionare. Quindi o parli con me al telefono o vengo a casa tua e ti prendo a calci in culo finché il tuo cazzo di cervello non riprende a funzionare decentemente, per una fottuta volta in vita tua. Cosa scegli?».
«Non picchio le ragazze. Scelgo il telefono».
«Ottima scelta, mi risparmi un viaggio in macchina. Allora, che stai facendo?».
«Niente».
«Bene, smetti di farlo e inizia a fare qualcosa!».
«Tipo?».
«Tipo alzare il culo e andare da Kristen, perché lei ha bisogno di te, idiota».
«Lo so! Lo so, cazzo, so benissimo che ha bisogno di me e mi dispiace di non essere all'altezza della situazione ma io non posso farcela. Quindi, mi dispiace, ma non farò proprio niente..».
«COGLIONE RITARDATO E GRANDISSIMA TESTA DI CAZZO, ADESSO TU MI ASCOLTI E ANCHE BENE» - la sua voce mi stava trapanando un timpano attraverso la cornetta del telefono e rischiavo seriamente di diventare sordo prima degli ottant'anni - «TU NON PUOI LASCIARE UNA RAGAZZA IN UNA SITUAZIONE DEL GENERE, DA SOLA! TU HAI DELLE RESPONSABILITÀ', CHE TI VADA O NO. QUINDI ADESSO TI MUOVI E L'AIUTI PERCHÉ' NON MI PARE CHE LE RAGAZZE SI METTANO INCINTE DA SOLE QUINDI O TI SBRIGHI A RAGGIUNGERLA O VENGO SERIAMENTE A CASA TUA A PRENDERTI A CALCI IN CULO, CI SIAMO CAPITI? ROBERT, DICO SUL SERIO, FAI UNA COSA BUONA NELLA TUA VITA E NON ROVINARE TUTTO QUELLO CHE STAVATE COSTRUENDO INSIEME. QUESTO NON E' IL FINALE DI TUTTO, E' SOLO UN IMPREVISTO CHE VI RENDERÀ' ANCORA PIÙ' UNITI. MA SOLO SE TU FARAI QUALCOSA, ALMENO STAVOLTA, CAZZO» - e aveva ragione, cazzo. Aveva dannatamente ragione e io stavo per sbattermi la testa al muro dalla frustrazione.
«Hai.. hai ragione...».
«Certo che ho ragione, cazzo! Quindi, farai qualcosa o devo venire a prenderti? Perché non me ne importa niente di quello che tu stai pensando di te stesso - di come ti senti inutile, stupido, sbagliato - io ho una migliore amica che ha bisogno di me e di te e non la lascerò da sola soltanto perché il suo ragazzo ha deciso di giocare la carta della vittima, come sempre. Mi sono spiegata, idiota?».
«La smetti di insultarmi?».
«No. E adesso esci di casa, idiota» - chiuse la telefonata.
Mi serviva davvero una telefono della migliore amica di Kristen incazzata nera per farmi smuovere almeno un po'? A quanto pare si perché mi stavo già alzando alla ricerca di una maglietta pulita.


La prima cosa che noto quando arrivo a casa di Kristen è la macchina di Victoria parcheggiata vicino a quella di Cameron. Cosa ci faceva mia sorella a casa di Kristen a quell'ora? Ormai era tardi, forse si era fermata a dormire da Cameron. Non ci badai molto e - prima di poterci ripensare e scappare via a gambe levate - bussai alla porta.
Mi venne ad aprire Taylor.
«E tu che cazzo ci fai qui? Kristen non credo proprio che voglia vederti, ci si vede» - e mi chiuse la porta in faccia senza neanche darmi il tempo di dire qualcosa in mia difesa.
Rimasi a fissare la porta per almeno cinque minuti - pensando a quanto fossi stato stupido, a come avessi trattato male Kristen fin dall'inizio, mi tornò persino in mente un litigio che avevo avuto con Lizzie riguardo a quanto fossi stronzo e senza cuore - finché la porta si aprì e Dana mi fece entrare senza dire niente, indicandomi le scale che conducevano alle camere da letto. Prima che salissi il primo gradino mi tirò per una manica e mi disse: «Se fai qualcosa di male a mia sorella, sei morto. Senza offesa eh, mi stai un sacco simpatico, ma lei è mia sorella e le voglio bene e tu sei lo stronzo che le sta spezzando il cuore e l'ha messa pure incinta e ora scappa. Quindi.. be', non fare niente di stupido, o dovrò picchiarti» - visto che non sapevo bene come reagire a un avviso del genere, annuii e basta.
Sentii i genitori di Kristen parlare in camera loro, ci passai davanti sperando di non fare troppo rumore e aprii lentamente la porta della camera di Kristen.
Stava dormendo, sul letto il suo gatto rosso.. Lucky.
Quando mi vide, balzò giù dal letto, arrivò ai miei piedi così mi chinai per farmi leccare la mano. Mi leccò le dita e poi mi soffiò per poi saltare di nuovo sul letto di Kristen, accucciandosi sopra le coperte, sul suo petto. Bene, anche il gatto mi odia.
Mi avvicinai al letto. Kristen dormiva rannicchiata su un lato, le mani stretta a pugno vicino alla bocca come sempre, sembrava una bambina piccola. Una bambina piccola, indifesa, fragile e sola.
Mi inginocchiai e le scostai una ciocca di capelli dal viso.
«Mmh..» - aprì lentamente gli occhi, assonnata. «R..Rob?».
«Sono arrivato, alla fine...».
«Si. Alla fine, appunto» si mette a sedere, stizzita. Si copre con il lenzuolo e porta il gatto affianco a lei.
«Kristen..».
«Perché sei qui? Ti avevo detto che restavo dai miei, nessuno ti ha invitato qua».
«Volevo sapere come stavi..».
«Esistono i telefoni, sai? Oh, ma forse non lo sai, visto che non hai risposto a neanche uno dei miei ultimi messaggi!» - era furiosa, e ne aveva tutti i motivi, e io lo sapevo.
«Lo so.. lo so e mi dispiace, ma lascia che ti spieghi».
«No, sono stanca delle tue spiegazioni, delle tue scuse e di tutti i tuoi bei discorsi, sono stanca, hai capito? Non voglio scusanti. Sai cosa volevo? Io volevo te, accanto a me. Volevo che mi stessi vicino mentre dicevo ai miei genitori che ero incinta e invece non c'eri e l'ho dovuto fare da sola e devi solo ringraziare il cielo che mio padre non sia venuto a cercarti per ucciderti insieme ai miei fratelli, perché ne avevano tutta l'intenzione, credimi. Mia madre l'ha calmato, per fortuna. E tu dov'eri, Robert, eh? Dove diavolo eri, si può sapere? Cosa c'era di più importante?» - aveva gli occhi lucidi e stringeva le coperte con rabbia, gli occhi fiammeggiavano quasi.
«Non c'è niente più importante di te, lo sai..», cerco di prenderle le mani ma lei si tira indietro.
«No. Non lo so. Dimostramelo, una buona volta».
«Cosa.. cosa posso fare? Te l'ho detto che.. lo sai che io.. non.. oh Kristen...» - con che coraggio potevo ripetere le parole dell'altra volta davanti a lei?
«Lo so! So che NON VUOI questo bambino, ma IO invece io lo voglio, Robert! Puoi pensare anche a me, adesso? Puoi cercare almeno di capire quello che provo, quello che sto passando? Perché.. perché io non riuscirei a sbarazzarmene come vuoi tu, non riuscirei più a vivere in pace dopo una cosa del genere. Noi abbiamo fatto il danno e adesso ne paghiamo le conseguenze Robert, capisci? Noi. Lui... o lei... non ha nessuna colpa, siamo stati noi, e noi poniamo rimedio. Ma non uccidendo un innocente, non così», improvvisamente mi sembrò cresciuta, come se ogni parola che diceva la facesse crescere davanti ai miei occhi, mi sembrò più matura. La bambina aveva lasciato il posto a una giovane donna sicura delle sue idee e ancora una volta io mi ritrovavo inadeguato alla situazione, confuso, frastornato e terribilmente impaurito da quello che sarebbe successo. Lei era pronta, ma io?
«Non sono pronto...».
«Robert... io.. io non so che dirti.. non posso aspettare all'infinito che tu sia pronto.. non c'è tempo, non tutto quello che vogliamo...».
«Non sono come te, Kristen. Io non posso crescere come hai fatto tu, io non sono pronto a diventare adulto e non sono sopratutto pronto ad avere un bambino. E'.. è una cosa troppo grande. Sarà un esserino che avrà bisogno di me, di tutto il mio tempo, di tutte le attenzioni del mondo e di qualcuno su cui fare affidamento e tu.. tu mi conosci, io sono un casino, sono proprio un casino e non si può fare affidamento su di me perché sono solo un ragazzino e pure uno stronzo, un coglione, non puoi proprio pensare che io sia pronto a fare il padre. Che figura di riferimento dovrei avere? Mio padre? Cazzo, no. Sarò come lui e quel bambino mi odierà, odierà la nostra famiglia e sarà infelice e io non voglio un bambino infelice. Tu sei pronta, io no».
«Non sarai come tuo padre, Robert! Un figlio non è sempre come il padre, non è una cosa decisa da Dio, cazzo!».
«Ma io lo so! So già che sarò una merda».
«NO!».
«SI! Sarò una merda e rovinerò tutto. Non voglio farlo, mettiti l'anima in pace» - l'ho detto davvero?, merda.
«Oh, io mi me la metto l'anima in pace, razza di coglione! MA TU ESCI DALLA MIA STANZA, SPARISCI!» si alza dal letto e mi spinge via, mi colpisce con i pugni sul petto.
Cerco di tenerla ferma ma è impossibile, è troppo piccola e svelta per me e ho paura di farle male.
«Kristen, non fare così..».
«Sei uno stronzo.. sei uno stronzo, Robert», piange in silenzio, senza smettere di colpirmi il petto con i suoi piccoli pugni.
«Lo so, amore..».
«Hai rovinato tutto! TUTTO! E' COLPA TUA, E' COLPA TUA E IO TI ODIO PERCHÉ' HAI ROVINATO OGNI COSA CHE HO COSTRUITO, TUTTO QUELLO PER CUI HO LOTTATO E' CROLLATO PER COLPA TUA!» - tante piccole coltellate che mi merito dalla prima all'ultima. Annuisco, mentre la vista si appanna anche a me.
«Ti amo..», è tutto quello che riesco a dire.
«No, no tu non mi ami, tu ami te stesso, tu ami il fatto che ci sia qualcuno che ti ami per quello che sei. Ma la persona che sei, il ragazzino che fugge dalle responsabilità, non è la persona di cui ho bisogno in questo momento» mi spinge un'altra volta, facendomi sbattere le spalle contro la porta.
«Kristen..».
«Esci. Esci da quella cazzo di porta e sparisci dalla mia vita. Sono stanca, sono davvero troppo stanca per sentire un'altra delle tue scuse».
«Non è una scusa! Porca troia, vuoi capire che non lo sto facendo per farti un dispetto!? Ho paura! HO PAURA!».
«E invece io sono tranquilla, eh?» - il suo tono trasuda ironia - «Ho paura anche io, Robert, ma questo non toglie che io sono qui, sono qui e mi prendo le mie responsabilità e non lascerò che una vita innocente paghi per gli errori che abbiamo commesso noi. Ma tu fa' un po' come cazzo di pare, tanto è inutile con te.. non ascolti, non parli, con te è tutto inutile, esisti solo tu e solamente tu.»
«Sai che non è vero...» - ma non ci credevo neanche io; quante volte l'avevo messa davvero al primo posto? Ci avevo provato ma forse non c'ero mai riuscito davvero e lei se n'era accorta prima di me.
«Basta, Robert. Sono stanca, lo capisci o no? Non ce la faccio più. Ti corro dietro da quando ci conosciamo, ho fatto di tutto per venirti dietro, stare al tuo passo e tu..? Adesso tu mi stai voltando le spalle e io non ho più voglia di lottare per qualcosa che otterrò, forse, ma sarà solo per pochi giorni.. poi tornerai il ragazzino di sempre, quello che paura degli impegni, di me, di noi, "dell'errore" che abbiamo commesso... vattene».
«Ma..».
«Non costringermi a chiamare Cameron».
«Kristen, dobbiamo parlare.. ti chiedo scusa».
«No».
«Ti prego» - sentii la mia vista appannarsi sempre di più.
Si morde il labbro, nervosa. «Okay. Ma non oggi. Esci da camera mia».
«Quando?».
«Non oggi!».
«Domani, per favore. Ho bisogno di..».
«ANCHE IO HO DEI BISOGNI! AVEVO BISOGNO DI TE OGGI E TU NON C'ERI, NON C'ERI, CAZZO.. VATTENE! VATTENE SUBITO!».
«Okay.. okay, me ne vado ma tu calmati amore.. sei tutta rossa, per favore.. starai male così..».
«Fanculo, Robert. ESCI».
«Ti amo, non mandarmi via..», adesso ero proprio in lacrime.
Ma non ero l'unico. Kristen stava sicuramente per avere una crisi di panico. «Ti odio, ti odio, ti odio! Ma perché devi fare così!? Perché non puoi semplicemente andartene!? No, tu vuoi restare. Vuoi restare ma non vuoi questo bambino! Cosa devo fare, me lo spieghi? Vuoi fare finta che non esista? Non possiamo! Io non posso! Quindi vattene e lasciami in pace, per favore!».
«Cambierò, te lo giuro.. dammi una seconda possibilità.. farò tutto quello che vuoi, ma non mandarmi via..» - cercai di abbracciarla ma mi spinse via, di nuovo.
«Esci».
«No..».
«Ho detto esci, non farmelo ripetere».
«Io voglio te.. lo sai, lo sai che ti amo».
«Non so un cazzo, esci».
«Lascia che...».
«CAMERON! CAMERON!» - si mise a urlare come una bambina spaventata, cercando di fermare i singhiozzi che le muovevano tutto il corpo.
«Kristen, no, per favore...».
Un secondo dopo Cameron entrò in camera e vide la scena, che sicuramente non doveva essere molto a mio vantaggio: sua sorelle in lacrime, io pure, lei che lo chiamava urlando per farmi cacciare via, come un ospite indesiderato. Ma io non ero un ospite, io ero il ragazzo che l'amava e avrei fatto di tutto per farglielo capire.
Cameron mi afferrò per il braccio, non troppo forte ma abbastanza per farmi capire l'antifona. «Andiamo..».
«Non vado da nessuna parte senza Kristen».
«E invece si. Robert, non costringermi a spaccarti la faccia».
«Cameron, non capisci..».
«Capisco che Kristen è in lacrime e vuole che tu te ne vada, mi basta» - con uno strattone mi fece uscire dalla stanza, ma prima che chiudesse la porta vidi il viso di Kristen, bagnato di lacrime, girato verso il letto, la mano appoggiata al petto come se stesse cercando di non farsi uscire il cuore dal petto.
«Devo parlarle..».
«Non adesso, Rob» - chiude la porta della camera, adesso ci siamo solo io e lui nel corridoio.
«Devo dirle che la amo! Devo dirle che farò tutto quello che vuole, che mi impegnerò, che..».
«Avresti dovuto pensarci prima, mi spiace.. vieni, ti accompagno alla porta» - non sembrava arrabbiato, solo triste e stanco, un po' come Kristen, si assomigliavano molto.
In fondo alle scale, trovai Victoria ad aspettarmi.
Non le chiesi perché fossi lì, cosa ci facesse a casa di Kristen, non ne avevo voglia.
Lei abbracciò Cameron e lo baciò sulle labbra prima di cingermi le spalle con un braccio e condurmi fuori da casa Stewart insieme a lei.
«Andiamo a casa, Rob..».
«Quale casa? Non voglio tornare da papà».
«Da mamma. Vieni a stare con me, mamma e Lizzie per un po', okay? Ti servirà».
«Ma Kristen..».
«Lei starà bene» - aprì la portiera della sua macchina, facendomi cenno di entrare, lo feci - «ha bisogno anche lei di passare un po' di tempo con la sua famiglia».
«Non voglio abbandonarla».
«Non lo farai, starai solo via per un po'» - mise in moto la macchina e partimmo.


Pov Kristen


Stavo vomitando in bagno quando sentii la porta aprirsi e le braccia di mia madre tirarmi su e accompagnarmi in camera mia, dove mi depose sul letto. Cameron si sedette accanto a me, accarezzandomi i capelli come quando ero piccola. Dana stava ai piedi del letto e accenna un sorriso di incoraggiamento. Mio padre stava alla porta e mi fissava, gli occhi lucidi, ma non era deluso, solo preoccupato e ne aveva tutto il diritto, anche io ero preoccupata per me stessa; cosa avrei fatto adesso?
Taylor entrò in camera mia tenendo un vassoio in mano. «Qualcuno ha ordinato uno spuntino di mezzanotte?» chiese, stupendomi con un entusiasmo che non gli vedevo da molto tempo. «Adesso devi mangiare per due» aggiunse, sedendosi ai bordi del mio letto e mostrandomi il contenuto del vassoio: una fetta di torta, un succo di frutta alla pesca e un barretta di cioccolato.
Scoppiai di nuovo a piangere.
Era troppo.
Troppo da sopportare.
Di nuovo il mio cuore rischiò di scappare via da me.
Stavolta fu Cameron a impedirglielo, abbracciandomi forte. «Andrà tutto bene, Kristen.. te lo prometto».
«Se ne è andato...».
«Shh, shh».
«Non posso farcela.. non posso, Cam!» - mi strinse a lui più che potevo.
Mia madre si unì all'abbraccio, baciandomi sulla guancia. «Sarai una madre bravissima, io lo so».
Ma io non lo sapevo.




*


tre mesi dopo




«Vuoi altro latte, scema?».
«No, grazie, Cam. Ultimamente il latte mi fa' venire ancora più nausee».
«Uhm, okay. Cioccolata? Una pasta? Qualcosa? Non puoi fare colazione solo con una tazza di cereali» - mi guarda severo mentre si siede vicino a me, accarezzandomi il braccio e lanciando occhiate timide verso la mia pancia. Stava crescendo, non si vedeva ancora praticamente niente, ma io la sentivo.
«Ho sempre fatto colazione così e fino ad ora è sempre andato tutto bene, Cam».
«Ma adesso siete in due e non voglio un nipote rachitico».
Sorrido, divertita dal suo commento. «Va bene.. portami quella cioccolata, ma poca eh».
Mi bacia sulla fronte e si alza. «Ottima scelta».
Dana entra in cucina e si siede davanti a me, si versa i suoi cereali nella ciotola e mi fissa. «Stanotte ho sognato che tuo figlio mi chiamava "zio Dana"» dice, a mo' di saluto.
«Be'.. e cosa c'è di male?» - Cameron mi porge la cioccolato e si siede di nuovo vicino a me.
«"Zio Dana" fa' schifo come nome. "Zio Cameron", persino "zio Taylor" è figo, ma "zio Dana"... schifo totale».
«Chiedi a mamma e papà di cambiarti il nome» scherzo, prendendo un sorso dalla mia cioccolata.
«Cosa dovresti chiederci, figliolo?» - papà passa dietro la mia schiena e scompiglia i capelli di Dana, che sbuffa infastidito.
«Niente».
«Dana vuole cambiare nome perché "zio Dana" fa' schifo» dice Cameron, ridendo sotto i baffi mentre beve il suo caffè.
Papà guarda Dana sollevando un sopracciglio, «Non farti sentire da tua madre, ha scelto lei quel nome» - papà si prepara il caffè e si siede vicino a noi, mamma entra in cucina con un bel sorriso stampato in faccia, indossa un maglione nero nuovo e una gonna lunga fino al ginocchio con degli stivali, ha un incontro di lavoro per colazione e ci saluta di fretta con un bacio sulle guance.

Presto anche Cameron deve andare a prendere Victoria, Dana e Taylor devono andare a scuola e resta solo papà, che mette giù il giornale che ha iniziato a leggere per guardarmi dritto negli occhi. Ancora prima che apra bocca so già che ci sono guai in vista.
«Tesoro, vorrei parlarti un attimo di una cosa..».
Metto giù la mia colazione. «Dimmi».
«Riguarda la scuola... pensi che ci tornerai?».
«Io.. io pensavo di diplomarmi con il corso a casa. Sta andando bene, no? Faccio i compiti e do gli esami regolarmente nella sede staccata. Mi diplomerò in tempo, te lo prometto, se è questo che ti preoccupa, papà..».
«No.. tesoro, non è questo che mi preoccupa» - allunga una mano e afferra la mia, continuando a non distogliere lo sguardo dal mio - «so che hai paura di tornare a scuola, Kristen, ma devi affrontare i tuoi compagni, le tue amiche, i..».
«Ho solo Sam, papà. Ho solo lei come amica. Gli unici amici che mi sono fatta sono legati a Robert e adesso che io e lui..», la voce mi si spezza, come sempre quando parlo di lui. Non riesco ancora a parlarne, ad accettare il fatto che lui non c'è per colpa mia, perché sono stata io a mandarlo via. Lui ci ha provato. Per un mese non ha fatto altro che cercarmi, mandarmi messaggi, chiamate, veniva sotto casa e chiedeva di me e io lo mandavo via, lo respingevo ogni volta. Poi pian piano il telefono ha smesso di suonare e le sue visite si sono fatte sempre più rare. Adesso mi manda un messaggio alla settimana per chiedermi come sto e se ho bisogno di qualcosa, non rispondo mai.
«Lo so... e mi dispiace, non doveva andare così. Il nostro trasferimento qui doveva servirti a voltare pagina, a sentirti meglio, farti degli amici... e invece non ha fatto che peggiorare le cose. E' per questo che.. ecco, io e tua madre ne abbiamo parlato e stavamo pensando di tornare a Los Angeles».
«C..cosa?», mi manca l'aria. Non può dire sul serio.
«Magari solo una vacanza, qualche settimana.. per vedere come va'».
«Papà.. papà, non potete farlo! La mia vita... quella di Cameron, Dana e anche quella di Taylor.. è qui! Cameron ha Victoria e Dana ha Lizzie, non possiamo trasferirci di nuovo.. non.. non di nuovo per colpa mia...».
«Loro vogliono solo la tua felicità, tesoro, lo sai», ma io non volevo la loro infelicità a causa mia. Non di nuovo, non sarei sopravvissuta.
«Papà, no.. ti prego, non.. non..» - lottavo per non scoppiare a piangere.
«Okay, okay.. era solo un'idea. Adesso devo proprio andare, perché ho una riunione prima di pranzo. Pensi di farcela a prepararti il pranzo da sola o vuoi che chieda a Cameron di portarti qualcosa?» chiede, mentre prende la sua giacca e l'infila avviandosi verso la porta.
«Tutto sotto controllo, papà» - mi bacia sulla fronte e mi dice "ti voglio bene" e io rispondo con un "ti voglio bene anche io" ma mi sento terribilmente scombussolata. Ed è così da un paio di giorni, ho fatto qualche ricerca su internet e ho capito che sono gli ormoni che iniziano a farsi sentire. Per colpa loro scoppia a piangere come se niente fosse, cosa che non aiuta per niente le mie crisi di panico. La settimana prossima ho una visita dal medico per chiedere appunto di questo, e anche per assicurarsi che sia tutto apposto. E' la mia prima visita e non mentirò: sono terrorizzata. Speravo di andarci con Cameron ma proprio quel giorno ha un impegno con il suo nuovo lavoro e non mi va' di chiederglielo.
Per un attimo penso a Robert, a come starà e se magari un giorno smetterà del tutto di cercarmi. Non esco molto di casa, per la maggior parte del tempo dormo o sto con i miei fratelli oppure viene Sam a trovarmi e mi racconta quello che mi perdo e come sta andando con Tom, stando ben attenta a non toccare l'argomento "Robert".
Mi siedo sul divano e accendo la tv, mentre Lucky viene a sdraiarsi sulle mie ginocchia. Stiamo guardando un vecchio telefilm da quasi mezz'ora quando qualcuno bussa alla porta e vado ad aprire senza pensarci, immaginando che sia Cameron che si è dimenticato le chiavi di casa come al solito. Sono già pronta a prenderlo in giro quando mi ritrovo Robert davanti, le mani infilate nelle tasche dei jeans e un'espressione da ragazzino messo in castigo a cui viene dato il permesso di tornare in cortile con gli altri bambini.
«R...Rob» balbetto.
«Ehi.. non pensavo che fossi in casa, cioè.. cioè, ci speravo ma pensavo che.. sono venuto perché.. volevo lasciare un messaggio per te a Cameron o a Dana.. e invece eccoti qui... posso entrare..?» - resto immobile, la mano appoggiata contro lo stipite della porta, lo fisso come se non avessi capito bene la sua domanda e forse è un po' così - «per favore...?» aggiunge, affondando ancora di più le mani nelle tasche dei jeans.
Mi feci da parte, lasciando la via libera. Mi tremavano le ginocchia.
«Grazie...» - entrò chiudendo la porta dietro di sé.
Vederlo dentro casa mia, con quell'aria smarrita e in colpa mi fece venire voglia di abbracciarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene e che io lo amavo ancora da matti, ma in teoria sarebbe stato il suo compito, non il mio. «Cosa devi dirmi..?».
«Uhm, ecco..» sembrava ancora più in imbarazzo di me, «non sono bravo con le parole, lo sai... quindi, mh, ci sarebbe questo mio concerto domani sera.. in un locale qua vicino e ti ho, uh, ho fatto in modo che tu abbia un posto in prima fila...», non mi guardava neanche in faccia.
«Un concerto..? Mi stai invitando a un tuo concerto...?», tutto qui? Niente scuse, niente "ti amo, ho sbagliato"?
«Uhm, si?».
«Domani sera?».
«Si... ci terrei davvero tanto che tu venissi» - fa' qualche passo avanti e si avvicina abbastanza, mi prende entrambe le mani e le stringe alle sue. «Mi sei mancata davvero tanto in questi mesi, Kristen... non puoi immaginare quanto».
Sento gli occhi inumidirsi. Maledetti ormoni. «Rob... mi sei mancato anche tu, ma questo non cambia niente.. tu non hai cambiato idea e io neanche.. è tutto come prima..».
«No.. no, amore, per favore, tu.. tu vieni domani, va bene?».
"Tu vieni domani", e basta? Tutto qui? No, non poteva essere tutto qui, volevo qualcosa di più, volevo chiarire adesso la faccenda, ma era inutile. Annuii e mi allontanai da lui, sapendo che quella mattina non avrei risolto proprio un bel niente.
«Okay... verrò».
«Grazie.. davvero, grazie. Ora.. ora se vuoi posso anche andarmene, ero venuto solo per questo, non voglio costringerti a..».
«No... resta» - ma cosa cazzo stavo facendo? Non volevo che restasse, non volevo illudermi che tutto sarebbe tornato come prima quando sapevo benissimo che non sarebbe stato così. Lui non aveva cambiato idea, io non avevo cambiato idea e nella mia pancia si stava creando qualcosa che spaventava entrambi e ci faceva allontanare. Eppure non sopportavo l'idea di vederlo andare via di nuovo. - «Per favore».
Robert sorride in un modo davvero troppo tenero, come se gli avessi regalato chissà che cosa, è quasi impossibile per me pentirmi di quel gesto mentre osservo quel sorriso da bambino, così raro su di lui. «Oh be', se proprio insisti» scherza.
Imbarazzata, mi giro e mi dirigo di nuovo verso la cucina. «Fame? Stavo facendo colazione».
«No, grazie».
Mi siedo a tavola e gli faccio segno di sedersi davanti a me. Lui lo fa', sento i suoi occhi su di me mentre riprendo a mangiare la mia colazione.
«Come ti senti..?» mi chiede, dopo un minuto buono di silenzio imbarazzante.
«Cosa?» - resto un po' confusa dalla sua domanda.
«La... nausea.. vomiti? Cioè... hai.. hai avuto problemi..? Non rispondi ai miei messaggi quindi non so se.. uhm» - ah, intende il bambino.
Il fatto che sia interessato al bambino mi dà un briciolo di speranza che viene subito sostituito da rabbia quando sento il tono con cui si riferisce al mio stato, come se fosse una cosa brutta, orribile, qualcosa di cui vergognarsi.. o come se, semplicemente, io fossi malata.
«Oh.. oh, tu intendi il bambino. Si, si sto bene» - calco bene sulla parola "bambino" e lo osservo di sottecchi mentre metto in bocca una cucchiaiata di cereali. Robert sussulta per un secondo per poi tornare calmo un momento dopo.
«Si.. quindi tutto okay?».
«Si.. nella norma» - gioco con il cibo per un po', poi il silenzio si fa' troppo intollerante per continuare a non dire niente - «la settimana prossima ho la prima visita...», non so perché lo dico, forse ho solo.. forse ho solo paura di ciò che potrei scoprire, perché è la mia prima visita per il bambino e ho paura, ho semplicemente paura.
 
«Visita..?».
«Si, per sapere se è tutto okay, sai... quel genere di cose».
«Oh...» - abbassa lo sguardo e si fissa le mani, - «posso accompagnarti...?».
Si, cazzo, ecco cosa volevo. Ma perché ho dovuto dirti che ci sarebbe stata una vista per farmi accompagnare da te? Era ovvio che ci sarebbe stata "una visita" prima o poi, tu devi esserci sempre, cazzo, non solo quando te lo ricordo io. Ma l'idea di non essere sola in quel momento mi fa' dimenticare la rabbia per qualche secondo. «Vuoi davvero farlo?».
Lui ancora non mi guarda negli occhi, «Be'... si, insomma.. mi piacerebbe.. non voglio lasciarti sola, ecco».
Cerco di non sorridere, non voglio arrendermi così velocemente.
«Non venire se non vuoi venire, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti.. se stai venendo solo per farmi un favore non sarai d'aiuto e peggiorerai solo la situazione» - odio essere così stronza e acida ma oltre ad aumentare i miei pianti isterici, gli ormoni fanno anche questo.
«Voglio farlo», finalmente un po' di decisione. Solleva lo sguardo, «voglio venire con te e tenerti la mano e voglio dirti che andrà tutto bene, perché mi sono pentito di non averlo fatto in questi mesi e ti prego di venire domani sera per dirti anche molte altre cose, ci tengo davvero tanto. E' una cosa importante per me. Tu vieni domani, io verrò con te alla visita, qualunque cosa accada, te lo prometto» - allungò una mano attraverso il tavolo e prese la mia, tenendola stretta fra le sue, questa volta non provai neanche ad allontanare le mie mani della sue, mi erano mancate troppo, sentivo di nuovo gli occhi lucidi - «Mi dispiace davvero tanto di essere fuggito come un codardo quando mi hai detto di essere... incinta, ma tu mi conosci, sai che non ho mai smesso di amarti e di preoccuparmi di te.. ero solo terrorizzato, ma... ho capito che lo sei anche tu, non solo l'unico con problemi al mondo e se tu sei riuscita a mettere da parte i tuoi per me, allora io posso fare lo stesso per te, amore».
Amore.
Amore.
Amore.
Mh, quanto mi era mancato quel nome che usciva dalle sue labbra?
«Vuoi dire che hai..».
«No. Non ho cambiato idea, non ancora».
«Oh», non potevo nascondere la mia delusione; il suo discorso allora era senza senso e vano.
«Vieni domani» ripeté.
«Si.. si, verrò», quando se ne andò, mi mi misi in un angolo della stanza, per piangere.


Non capivo il comportamento di Robert, non capivo tutta quell'insistenza per andare a uno stupido concerto, quando avevo assistito ad almeno un milione delle sue prove quando abitavamo in quel rettangolo freddo. Quella notte mi misi a dormire pensando a come lui non mi aveva neanche guardato negli occhi per tutto il tempo, a come mi ero sentita persa quando se n'era andato, a come una parte di me volesse disperatamente rincorrerlo per la strada urlando torna da me ma per fortuna mi ero trattenuta e adesso ero sotto le coperte, in lacrime, tenendomi la pancia. «Ti amo, ti amo» non sapevo se stavo dicendo a Robert o al bambino.


Non dissi a Cameron né a mamma o papà dove stessi andando, semplicemente aspettai che tutti fossero occupati a fare qualcosa per dire in tutta fretta «esco!» e correre fuori dalla porta; avevo indossato un paio di jeans scuri, delle converse e una felpa grigia a cui avevo alzato il cappuccio mentre camminavo da sola, di notte, verso il locale che mi aveva detto Robert. Era un posto tranquillo, che conoscevo già, c'eravamo andati un paio di volte con Marcus, Tom e Sam ma non era di certo il nostro preferito. Comunque, c'è un palco alla fine del locale e subito vedo Robert seduto su uno sgabello che sta accordando la chitarra, appena mi vede la mette giù e mi raggiunge.
«Sono felice che tu sia venuta» dice, sorridendomi.
«Te l'avevo promesso, io mantengo le promesse» - colpo basso, ma dovuto.
«Si... lo so» - poi si sporge e mi bacia la fronte, un gesto che proprio non mi aspettavo e che mi fa' battere il cuore a mille - «il tuo tavolo è il primo vicino al palco, vai a sederti adesso».
Mi sorride di nuovo e poi si allontana per tornare sul palco.
Mi siedo al tavolo che mi ha indicato e cerco di calmare il cuore appoggiandoci una mano sopra, ma è impossibile. Dio, e se mi bacia che faccio? Muoio? Molto probabile. Mi mancava troppo. Ho sentito troppo la sua mancanza e adesso averlo così a portata di mano mi manda a puttane il cervello.
Le voci nel locale si abbassano e la luce si abbassa, concentrandosi tutta sul palco dove c'è Robert.
Si avvicina il microfono alla bocca, noto subito che è nervoso dal modo in cui si agita sul posto e dal modo in cui muove le mani. «Buonasera. Vorrei iniziare con una canzone che non avrei mai pensato di poter cantare ma che vorrei dedicare a una persona molto speciale per me, spero non vi dispiaccia. E' fra il pubblico, stasera e questa... questa è la mia ultima occasione, auguratemi buona fortuna» fa' un sorriso timido e inizia a fare qualche accordo con la chitarra. Ho il cuore che mi sta per uscire fuori dal petto e stavolta penso che lo farà sul serio. «"Ragazza, lo vedi nei tuoi occhi che sei delusa, perché io sono l'idiota con il quale hai sporcato il tuo cuore. L'ho spezzato in due. E, ragazza mia, che casino che ho combinato giocando con la tua innocenza.. e nessuna donna al mondo merita una cosa del genere. E ora sono qui per chiederti un'altra possibilità» - i suoi occhi sono inchiodati ai miei, mi sembra quasi di sentire le parole della canzone che mi rimbombano in testa, scuotendomi dentro. La voce di Robert dona qualcosa in più al testo, alla canzone, a tutto - «"Possiamo innamorarci, ancora una volta? Fermiamo il nastro e riavvolgiamo. E se vorrai andartene io so che scomparirò.. perché non c'è nessun altra per me. Devi essere tu, solo tu, solo tu...» - sento che gli occhi di tutta la sala sono su di me, ma io riesco a vedere solo Robert - «"Ora, ragazza mia, lo sento dalla tua voce che stai tremando. Quando mi parli non mi riconosco, chi ero.. ne hai avuto ormai abbastanza. E le tue azioni parlano più delle parole, e ti stai sgretolando per tutto quello che hai sentito, ma non avere paura, non andrò da nessuna parte. Sarò qui, al tuo fianco, niente più paure, niente più lacrime» - sta piangendo? I suoi occhi sono così lucidi... - «"possiamo provare ancora una volta, ragazza? Renderò tutto migliore. Possiamo provare ancora una volta per rendere tutto migliore? Perché devi essere tu.. solo tu... solo tu, amore».
Mi guardò.
Lo guardai.
Dio, ero così confusa.
Così confusa eppure mi sentivo meglio.
Un coro di applausi si levò nella sala, stavano ancora tutti guardando verso di me.
Robert si alzò e fece un breve inchino prima di raggiungermi al tavolo.
«Ti è piaciuta?» mi chiese, un leggero sorriso sul viso.
«Hai cambiato idea.. tu hai..», mi alzai, troppo nervosa per stare seduta.
Robert mi afferrò per la vita, come se avesse paura che scappassi via da lui e mi cinse la vita con un braccio, baciandomi sulla fronte come prima, solo che stavolta lasciò le sue labbra molto di più. «Ho solo deciso che tu vali molto di più di qualunque mia paura, amore».




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aaaaaaallora, che dire? mmh, sto capitolo è un po' un casino ma non so come descriverlo.
da una parte mi piace, dall'altro no.
quindi, come al solito, lascio a voi la parola.
ah, so che l'ho già detto e poi mi sono rimangiata tutto, ma adesso sono seria:
la storia sta per finire,
ho già in mente una nuova ff e tra questa, la nuova e "fire and rain" non ho molto tempo mettendoci in mezzo anche
scuola, cane, genitori, compiti, libri, amici e altro, quindi
non durerà ancora molto.
diciamo qualche capitolo, che potrebbero essere cinque come potrebbero essere due.
non lo so.. vi farò sapere anche tramite twitter.
ah! per chi non l'avesse riconosciuta, la canzone che canta rob è "gotta be you" dei one direction,
premetto che io non sono una directioner ma non voglio nessun insulto contro di loro nelle recensioni, il testo
della canzone è bellissimo e loro sono bravi, giovani e belli quindi "sssssssshhh".
non so che altro dire, quindi
vi voglio bene
 e alla prossima.
lunghe recensioni eh!





















   
 
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