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Autore: ginnypace95    08/01/2013    3 recensioni
Stretti l’uno all’altro i due giovani amanti rimasero immobili, lasciandosi riscaldare dai raggi del sole.
Non vi era ansia né paura nei loro cuori. Soltanto il desiderio di costruire insieme un futuro prospero e allo stesso tempo imperfetto, che rispecchiasse ciò che loro erano e sarebbero sempre stati: due entità sbagliate che insieme ne creano una maledettamente giusta.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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 November 7th 2013

I Love You More And More Everyday

 

 
Il sole era ormai tramontato dietro i lussuosi grattacieli dell’Upper Town quando il signor Bass alzò lo sguardo dai suoi documenti, concedendosi una fugace pausa.
Posò la penna stilografica, si passò le dita tra i capelli e chiuse gli occhi, reggendosi la fronte con la mano destra.
Era stata una giornata molto faticosa, pensò. Alquanto snervante. Costretto a trascorrere le precedenti otto ore sommerso da progetti e atti di vendita, era finalmente riuscito ad individuare un giusto investimento che, se ben avviato, avrebbe portato buoni profitti al suo già copioso impero.
Si versò un bicchiere di “Dewar’s” e lo sorseggiò lentamente. Poi riprese in mano la penna e iniziò ad analizzare le prime pagine di un ultimo fascicolo. Trascorse un’altra ora. Udì taxi sfrecciare sotto l’unica finestra aperta, poi frenare ad un semaforo.
Distolse gli occhi dal foglio per posarli sul calendario in argento seminascosto dalla miriade di pagine stampate che ricoprivano ormai l’intera superficie di mogano scuro. Le calamite circolari in oro segnavano la data: “7 Novembre 2013”. L’uomo socchiuse gli occhi e inarcò le  labbra in un sorriso beffardo. Si abbandonò a dolci pensieri sfiorando la punta della sua cravatta in seta viola. Si destò quando udì un suono di passi avvicinarsi alla  porta, arrestandosi dinanzi ad essa. Poi  qualcuno bussò con garbo.
- Avanti -  Disse con voce affettuosa.
Quel suono non aveva lasciato trapelare alcun dubbio. Era a lui così familiare da sembrar che gli appartenesse. Quello di un decolté indossato con sicurezza, anche se leggermente strisciato al suolo, così da emettere un  sibilo quasi impercettibile.
Il solo  sentirlo infondeva in lui un’inconsueta felicità.  Come quando un bimbo ode i passi lontani di sua madre e freme nel correrle incontro. Invaso da una gioia dettata soltanto da un unico senso di appartenenza.
La porta si aprì lasciando intravedere un’esile figura femminile. Una flebile luce alle sue spalle le oscurava il candido viso. Eppure Chuck riuscì a scorgere una lontana malizia nei suoi occhi. Le sorrise divertito.
La donna si fermò un attimo ad osservarlo senza dire alcunché. La mano ancora ferma sulla maniglia della porta.
Chuck la studiò attentamente: indossava un delicato vestito in seta e panno bianco e nero, morbido e vaporoso sulle spalle, stretto in vita in una gonna a balze. Soffici le cadevano boccoli bronzei lungo il petto esile, arricchendo il candido vestito con fantasiosi ricami. Il tutto si richiudeva attorno ad un lungo filo di perle bianche.
Si  sorprese di quanto  la sua sinuosa ed armonica figura riuscisse ancora a sorprenderlo, a risvegliare ogni suo senso e stuzzicare le sue più maliziose fantasie.
Sentì il bisogno di avvicinarsi, si pose in avanti per guardarla meglio, poi si ritrasse, non appena lei iniziò a parlare.
- Ti ho disturbato? -
- No Blair, affatto - rispose calmo. – Ho appena finito di controllare un ultimo fascicolo –
- Un nuovo investimento? Di cosa si tratta? -  chiese con falso interesse.
Rimaneva ferma sulla porta, senza muoversi. Quasi si sentisse rassicurata nell’oscurità che l’avvolgeva.
Chuck le rivolse uno sguardo incuriosito. Sorrise furbescamente nel risponderle.
Aveva compreso i suoi gesti, studiati e ponderati come quelli di un’attrice in scena.
Stava recitando un copione di cui Chuck conosceva bene la fine.
Blair piegò la testa di lato, in attesa.
- Un locale notturno, tra la Madison e la 59th, un posto dove…-
- …*Potersi lasciare andare senza alcuna morale?- Lo interruppe divertita. Chuck ne rimase dolcemente sorpreso.
- Sembra che tu voglia richiamare vecchie abitudini Chuck Bass-
- *Puro divertimento- La voce di Chuck era quasi un sussurro.
Gli occhi fermi sui suoi si socchiusero, persi nel richiamare immagini lontane eppure ancora così nitide, nonostante l’intreccio di fumi e luci soffuse che invadeva il piccolo palco in legno del “Victrola”, dove aveva incontrato la sua musa. Improvvisamente si sentì nuovamente padrone dei suoi scellerati diciassette anni, avvertì l’adrenalina, la voglia di trasgredire , evadere, non pensare.
Lasciò che gli occhi si chiudessero per un istante e poté risentire il confuso vociare e la musica intrigante mista ad un ritmato battito di tacchi.
Quando li riaprì la sua musa era nuovamente dinanzi a lui. Si era fatta più vicina. Cominciava a slacciarsi con grazia la camicetta in seta bianca. Lasciò poi che anche la gonna scivolasse insieme ad essa sul pavimento in marmo mentre, con studiata calma, alzò le braccia, iniziando ad ondeggiare.
Era avvolta in una sottoveste, anch’essa in seta, color avorio.
Fili di perline le disegnavano la forma dei seni e dei fianchi mentre lasciava che la veste le scivolasse delicata lungo il ventre assecondando i suoi gesti incredibilmente lenti.
Chuck sentì la mente annebbiarsi, spalancò gli occhi e socchiuse la bocca, stupito.
Com’era possibile che fossero passati così tanti anni? Non era forse rimasto sempre lì, in piedi dinanzi a quel palco, ad osservare il più bel dono della sua vita?
Tutto era cominciato in quella sera, per gioco. Era una delle tante sfide che si divertiva fin da piccolo a lanciarle, curioso di sapere fino a che punto lei avesse osato arrivare.
 Ma in quella notte di Novembre a sorprenderlo non era stata Blair, ma il modo in cui il suo cuore aveva reagito alla vista della sua esile e sinuosa figura.
Una Blair, quella a lui solo rivelata, che senza alcuno sforzo aveva saputo piegare il suo animo ribelle.
Aveva amato quella sera. Oh si, lo aveva fatto. Con tutto se stesso. Per la prima volta.
Blair cominciò a giocare con la lunga collana di perle, poi si accarezzò i capelli. I palmi delle mani aperti a disegnare i boccoli bronzei.
Splendeva alla luce della luna l’anello di diamanti al suo anulare sinistro.
Chuck vide la sua intera vita scorrergli dinanzi. Solitudine, addii, sbagli pagati col sangue, notti popolate da respiri affannosi, lacrime calde versate con rabbia nei momenti di sconforto, fugaci e intensi attimi di felicità.
Ogni cosa appariva ora finalizzata a quel solo, unico momento. Tutto era iniziato e terminato in quella sola notte, magica e maledetta.
Blair smise di danzare. Lasciò che le sue mani scivolassero inerti lungo i fianchi e lo guardò esitante.
Gli occhi marroni si specchiarono nei suoi e Chuck percepì uno stesso guizzo di sfrenata passione attraversare entrambi. Ebbe solo il tempo di spingere la poltrona verso il muro e aprire le braccia per accoglierla.
Blair sedette a cavalcioni sulle sue ginocchia, appoggiandosi sul suo petto. I loro cuori batterono all’unisono nel
frangente di un caldo, lungo bacio.
Ad occhi chiusi, sopraffatto da un sentimento antico, Chuck avvertì le mani di Blair sfiorargli delicatamente il viso, poi sprofondare nei suoi capelli. Le unghie smaltate gli solleticarono appena la guancia.
La collana di perle premette con forza sul suo petto mentre la strinse con audacia a sé.
Con i palmi aperti disegnò il contorno delle sue braccia nude, poi le cinse i fianchi avvertendo il ricamo di perle sotto i polpastrelli. Si fermò per avvertire la seta arricciarsi al suo passaggio e scese fino al termine della veste, abbracciando la sua gamba.
La cingeva con cura, accarezzandola con cura. Era un dono troppo prezioso.
Troppe volte aveva visto il suo amore allontanarsi, lo aveva sentito distante, aveva dovuto combattere la dolorosa consapevolezza di non poter, in alcun modo, attrarlo di nuovo a sé.
Ma quella notte, con sei anni prima, Blair era lì solo per lui. E questa volta sarebbe rimasta per sempre.
Si allontanò appena e pose fine al bacio. Aprì gli occhi e alzò la testa per osservarla.
Pensò che non l’avesse mai trovata più bella che nel suo trucco appena accennato, con le guance arrossate e d i boccoli arruffati.
 Blair gli cinse nuovamente il viso con entrambe la mani. Quella carezza fece arrossire anche lui. Poi avvicinò il viso al suo, accoccolandosi sul suo petto.
- Ti amo Chuck –
Le tre parole sferzarono l’aria rompendo il silenzio. Risuonarono con forza nel buio della stanza, nonostante fossero solo un sussurro. Sentirle fece nascere in Chuck sentimenti contrastanti. Avvertì i battiti del  suo cuore accelerare e per qualche istante rimase immobile, ad occhi chiusi. Con un abile slancio lasciò la poltrona conducendola fuori dalla stanza.
Blair si irrigidì appena nel frangente in cui, sorretta dalle sue braccia, lasciò che il suo viso si accovacciasse nell’incavo del suo collo. Non si mosse neppure quando, giunti nella loro camera da letto, Chuck la depose delicatamente sul candido copriletto in seta.
Come sei anni prima nel retro di un’auto in corsa, circondati dalle accecanti luci di Time Square, Chuck Bass e Blair Waldorf si lasciarono trasportare  
Da quel sentimento audace e ribelle che li aveva in quella notte sorpresi e resi inaspettatamente felici.
Passione a cui in principio non seppero dare un nome. Ma cos’era se non amore quel fremito nel corpo di entrambi nel frangente in cui Blair iniziò a sfilare i bottoni in madreperla mentre Chuck le slacciò i sandali dalla suola rossa.
Non più insicuri, erano ormai privi della rabbia dei loro  vent’anni, lontani dal timore di una imminente separazione.
Non più colpevoli né oppressi i due giovani si concessero all’amore con la leggerezza e la semplicità che avevano sempre cercato, scoprendo di essere, nel frattempo, profondamente cambiati.
In quel letto non vi era più spazio per cerchietti e sciarpe di seta, bugie, lacrime e parole non dette.
Dei due impavidi  diciassettenni non era rimasto che il sentimento ardito e sprezzante che li aveva sempre ed inesorabilmente condotti l'uno ’elle braccia dell’altro.
Inebriato dal suo profumo, Chuck sentì il suo corpo accarezzarla e le gambe di Blair stringerlo, accavallate sul suo petto. La passione divenne carne e si unì ai loro respiri rendendoli un unico cuore.  Blair penetrò in lui stringendolo sempre più forte e Chuck riempì il suo corpo di caldi baci.
Quando il sole illuminò nuovamente i loro volti, filtrando dalle finestre oltre le tende azzurre Blair, sopita sul suo petto, si destò e lo osservò dormire.
Era sempre rimasta estasiata da quanta dolcezza potesse esprimersi nel suo volto addormentato quando, messa da parte ogni difesa e spogliatosi dei suoi abiti da adulto, Chuck ritornava quel taciturno bambino dai grandi occhi nocciola che le aveva sempre fatto battere forte il cuore.
Blair si sporse donandogli un tenero bacio sulla guancia. Sorridendo Chuck si pose su un fianco concedendole un delicato bacio  sulla fronte.
Con occhi lucidi Blair, che non si era mai sentita così tanto amata, volle donargli ciò che aveva di più caro e prezioso.
- Chuck – sussurrò con voce rotta osservando il suo volto irrigidirsi scoprendola in lacrime.
- Aspettiamo un bambino- Blair sorrise mentre Chuck per un istante rimase immobile, incredulo.
I suoi occhi commossi brillarono alla tenue luce del sole mentre ripeté impacciato le parole che tanto avevano riempito il suo cuore di nuova ed inaspettata felicità.
- Un bambino?-
- Si amore mio – Le lacrime avevano lasciato il posto al più bello dei suoi sorrisi. Blair rise a lungo, quasi trovasse divertente il volto felicemente sconvolto di suo marito.
- Credo che dovremmo rinunciare alla nostra cabina armadio, o spostarla, abbattere qualche muro… Dirò a Dorota di chiamare un architetto così…-  Chuck pose fine al suo energico monologo stringendola a sé e incontrando nuovamente le sue rosee labbra.
- Sei la cosa più bella mai apparsa nella mia  vita –
Come in passato Blair aveva saputo ancora una volta sorprenderlo , donandogli una felicità che mai avrebbe pensato di provare o meritare.
La vita da lui comunemente intesa non lasciava spazio ai sentimenti, alle gioie e ad ogni tipo di emozione.
Si sentì stupido nel tornare nuovamente indietro nel tempo, quando spronando il suo migliore amico esprimeva giudizi sicuri sul suo futuro: - *La felicità non sembra essere contemplata-
Quanto si sbagliava quel ragazzino spocchioso e testardo. La felicità era sempre stata dinanzi a lui.
Aspettava solo il momento in cui sarebbe divenuto degno di possederla.
La sua più grande paura, la sua più grande debolezza era sempre stata legata alla scelta che lo poneva in bilico tra i sentimenti ed il potere. Ma mai si era sentito così potente come nell’attimo in cui era riuscito a guadagnarsi l’affetto ed il rispetto della donna che amava. Blair era il suo miracolo.
Stretti l’uno all’altro i due giovani amanti rimasero immobili, lasciandosi riscaldare dai raggi del sole.
Non vi era ansia né paura nei loro cuori. Soltanto il desiderio di costruire insieme un futuro prospero e allo stesso tempo imperfetto, che rispecchiasse ciò che loro erano e sarebbero sempre stati: due entità sbagliate che insieme ne creano una maledettamente giusta.
 
 
*Battute riprese dall’episodio 7 della prima stagione: “Victor Victrola”
*battuta ripresa dall’episodio 1 della prima stagione: “Pilot”
 

  
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