-Il suo sorriso
triste-
Ichiru
l’ammirava, pendeva da quelle labbra perfette,
immobili, incatenate da un sorriso triste.
In cuor suo,
avrebbe voluto prendere gli angoli di quella bella
bocca e curvarli all’insù, con un bacio. Uno di
quelli dolci, pieni d’amore e
di passione che aveva visto tra qualche coppia in strada, le poche e
rare volte
in cui usciva da quella magione priva di finestre.
La sua bella
padrona riposava in una tomba di ghiaccio, i
candidi capelli sparsi e cristallizzati in quel freddo
“letto”.
Le
carezzò la guancia con il dorso della mano, per poi
indugiare su quei due petali rossi, morbidi chiusi in un inevitabile
silenzio.
Si
chinò, lasciando che i capelli grigi, ora sciolti, gli
scivolassero sulla fronte, chiuse gli occhi e poggiò le
labbra su quelle della sanguepuro.
Non
l’avrebbe mai saputo, mai, o forse già ne era a
conoscenza...di
quel suo amore segreto, di quella voglia di stringerla che covava da
quando era
ancora un ragazzino...
Due anime, sole,
strappate, incomplete...ecco cos’erano. Se
solo lei avesse voluto, lui le avrebbe anche dato il suo cuore
zoppicante, quel
cuore debole, tanto diverso da quello del suo gemello perfetto, forte,
invincibile.
Lei lo aveva
raccolto, lo aveva riportato alla vita, gli
aveva donato il suo prezioso sangue...l’aveva tenuto con
sé, in una muta e
silenziosa malinconia. Così era cresciuto, venerandola come
una dea,
innamorandosene, come un sole irraggiungibile, lontano...per sempre,
l’avrebbe
amata per sempre...
Si
staccò dalle sue labbra fredde, pensieroso, il cuore
accelerato
da quel gesto sconsiderato, ma che fortunatamente sarebbe per sempre
rimasto
segreto.
Le gambe snelle
del giovane corpo di Maria Kurenai danzarono
entrando nella stanza, con una piroetta raggiunse lui e quel bello e
antico
corpo addormentato, privo di coscienza.
“Ichiru,
sei tornato di nuovo a guardare il mio corpo?”
Chiese cantilenando. La voce di quella ragazzina non gli piaceva, era
acuta e
infantile, rispetto a quella originale e melodiosa di Shizuka.
“Sei
ancora insoddisfatto, eh...che io sia dentro questo
corpo...” Continuò scrutandolo, leggendo i suoi
pensieri.
“Dato
che non potete mostrarvi con il vostro vero aspetto,
pazienza” Si limitò a risponderle.
“E’
solo che...” Indugiò mentre il corpo di Maria
volteggiava
spensierato davanti al suo.
“Cosa?”
Sorrise.
“Vedervi
parlare e agire in modo diverso dal solito...è
strano”
“Sei
uno che parla chiaro, eh?” Rise ancora una volta,
spensierata, allegra, mentre con dita non sue sfiorava i lunghi capelli
dell’originale.
“Il
fatto che questa situazione mi diverta...è un
male?”
Sogghignò.
“No...”
Rispose lui laconico.
“Capiti
a puntino Ichiru...prego, bevi il “mio”
sangue” Lo invitò,
puntellando con le unghie la pelle del suo corpo addormentato,
finchè una
piccola goccia scarlatta non screziò il candore di quella
mano senza vita.
Il ragazzo
eseguì l’ordine, e nonostante il sapore di quel
sangue sulla sua lingua umana fosse raccapricciante, bevve.
Poco dopo,
asciugandosi le labbra macchiate le chiese:
“Perché
non mi trasformate in vampiro, Nobile Shizuka?”
Gli occhi
stanchi, arrabbiati...Perchè solo Zero doveva aver
avuto l’onore e la condanna di diventare un essere speciale,
di divenire
perfetto, come lei? Perché?
Lei rispose ad
ogni sua domanda, e con quel visetto
sorridente gli narrò anche la sua triste storia, il motivo
per cui quattro anni
prima, uccise i suoi genitori, e morse Zero. Vendetta. Vendetta e
Capriccio.
Al termine del
tragico racconto lo guardò, con quegli occhi
che non le appartenevano.
“In
realtà nutri rancore verso di me, non è
così?” Domandò
enigmatica.
Come avrebbe mai
potuto odiarla? Lei era tutto il suo mondo,
era la sua salvezza.
“No”
Rispose glaciale, cercando di non far trapelare alcuna emozione
dal suo volto, dagli occhi viola.
Il corpo di
Maria Kurenai si avvicinò rapido al suo.
“Mmmh
davvero? Allora anche tu ti sei macchiato di una grave
colpa...” Gli fece una carezza dolce, con quelle mani non
sue, poi rapida posò
le labbra su quelle di Ichiru.
“Perché...perchè
era così crudele?” Si chiese il ragazzo.
Ma non
importava...finchè avesse potuto rimanergli vicino,
finchè avesse potuto gioire della sua presenza, del suo
sorriso triste, sarebbe
andato tutto bene, perché anche in quel giovane corpo non
suo, le labbra le rimanevano
immobili in una smorfia carica di antico dolore.
Ichiru,
dopotutto amava anche quello, quel sorriso triste
tanto simile al suo.
L’angolino
allegro dell’autore.
Questa
oneshot
riprende il capitoletto extra del volume 8 di VK, rivisitandolo un
po’. Spero
vi piaccia. Ho sempre guardato con malinconia, il rapporto tra Shizuka
e
Ichiru, due anime sole...Lasciate pure un commento, critiche, consigli,
esprimetevi insomma, se volete!!