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Autore: Aika Morgan    28/07/2007    9 recensioni
Riflessioni di Caska, durante il periodo successivo all'imprigionamento di Grifis e alla partenza di Gatsu. Anche le donne forte e coraggiose come lei hanno qualche punto debole. Nel suo caso i punti deboli sono due: Gatsu e Grifis.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Casca
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Far away.

 

Cosa mi hai fatto? Cosa mi hai fatto affinché non riuscissi a toglierti gli occhi di dosso mentre te ne andavi, ho contato le tue impronte sulla neve, ognuna di esse ti allontanava sempre più da me, e non potevo fare nulla per fermarti. Ti sei portato via anche tutte le mie certezze, mi hai resa vulnerabile e hai fatto in modo che mi rendessi conto che LUI era stata un’illusione, che avevo vissuto nel suo sogno pur non facendone parte. Grifis. La mia chimera. A lui non è mai importato nulla di me, come ho potuto essere così stupida e cieca da non rendermene conto? Tu mi hai fatto capire tutto, ma era troppo tardi.

Lo ammetto, in un primo momento, vedendo Grifis a terra, con lo sguardo assente ed umiliato, mi sono arrabbiata con te, non riuscivo a credere che tu avessi deciso di andartene via, di non continuare a stargli accanto.

Credevo che fosse giusto così, che il legame creatosi con Grifis fosse indissolubile e tu fossi un arrogante a volerlo rompere. Invece no. Quando lui è stato arrestato ho capito. Ho capito quant’ero stata ingenua nel credere di poter essere importante per lui, il desiderio di diventare parte di Grifis mi aveva sopraffatta e aveva illuso di averlo realizzato. Anni della mia vita passati ad annullarmi in lui, a fingere di sentirmi qualcuno solo perché combattevo al suo fianco. Solo dopo che te ne sei andato mi sono resa conto che non mi ha mai chiesto come stavo, ho capito di essere stato solo un pezzo della strada da costruire per raggiungere il suo sogno.

Lui mi dominava, bastava un suo sguardo per farmi fare ciò che voleva, non riuscivo ad obiettare, era come se mi chiedesse un favore ogni volta, e riusciva ad ordinarmi di tutto. E’ riuscito persino a farmi umiliare e passare due notti accanto al tuo corpo, io che ti odiavo e ti disprezzavo e avrei solo voluto vederti morto perché lui ti aveva mostrato apertamente la sua ammirazione.

Ho dovuto attendere che tu arrivassi e poi te ne andassi perché il sole che aveva accecato i miei occhi si spegnesse e capissi quanto era squallida e inutile la realtà.

Ma c’è una cosa che ho più odiato di me stessa, ed è successa proprio il giorno che te ne sei andato: non sono riuscita a toglierti gli occhi di dosso e per un attimo ho provato il desiderio di chiamarti e di chiederti di rimanere. Ho capito che mi saresti mancato e non volevo ammetterlo, troppo orgogliosa per dirlo. Sì, mi manchi. Mi manchi nonostante le nostre continue liti e il nostro essere completamente diversi. Cosa mi succede? Mi sono solo resa conto che ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me, e solo tu potevi farlo, ma te ne sei andato.

Adesso sono a capo di quello che resta dell’Armata dei Falchi, un tempo eravamo rispettati e temuti, adesso siamo solo un gruppo di disperati. Voglio tenere vivo il sogno di Grifis, anche se non è giusto. Ma ho bisogno qualcosa a cui aggrapparmi e non ho mai avuto l’energia o la volontà di costruirmi un sogno solo mio, qualcosa da difendere a tutti i costi, così accetto di continuare a far finta di vivere in quello di Grifis. Debole e stupida, diresti sicuramente così, e hai perfettamente ragione.

Sono debole, ho bisogno del calore delle tue mani, sentirti accanto a me, la tua voce che mi dica che andrà tutto bene. Non mi sono mai sentita sola come stanotte e nessuno viene a rassicurarmi.

Odio le lacrime che mi scorrono per il viso, segno della mia fragilità e debolezza, ma il dolore mi sta distruggendo, mi lacera il cuore, lo stomaco, ogni muscolo del corpo, mi distrugge e mi annienta sempre più.

Se tu fossi qui non ti mostrerei mai il mio dolore, anzi lo trasformerei in rabbia e te ne darei tutta la colpa, anche se tu non c’entri nulla, ma sono troppo orgogliosa per elemosinare la tua attenzione o piangere davanti a te.

Mi manchi. Non sono forte come credevo, lo ammetto. Per anni ho creduto di esserlo, di essere immune alle emozioni, tu hai distrutto tutto. E, stranamente, credo che sia questo il motivo per cui ti amo. Mi hai reso donna senza volerlo, hai smascherato le mie emozioni, mi hai fatto piangere e capire che la perfezione non esiste, e che è inutile cercare di raggiungerla. Io sono Caska, la guerriera, la mercenaria, ma soprattutto, la donna. Adesso che lo so, piangerò senza vergognarmi della mia debolezza. Però adesso vorrei piangere fra le tue braccia.

   
 
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