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Autore: taisa    29/07/2007    8 recensioni
Bra è molto intelligente, e come ogni bambino è anche molto curiosa, ora vuole scoprire “il significato delle parole”…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE

IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE

*

Era davvero grande quel posto, illuminato da tante luci, ed abbellito da tante decorazioni colorate.

Era grande, immenso, pieno di gente che andava e veniva.

Era bello, bello per una bambina di quattro anni che osservava l’immensità di quel corridoio variopinto.

Quel posto le era sempre piaciuto un sacco, aveva sempre tante belle cose, e ogni volta che ci andava riusciva a portarsi a casa un piccolo oggetto con la quale giocare.

La mamma spesso le regalava qualcosa, che fossero una scatola di matite colorate, o delle caramelle dai colori vivaci che contenevano un piccolo regalo poco contava.

Alla fine lei riusciva ad accaparrarsi sempre un piccolo ricordo.

Qualche gioco o qualche passatempo per le prossime ore, prima di stufarsi e trovare un nuovo diversivo.

Ancora meglio era invece andarci con la nonna.

Lei era ancora più permissiva, qualche bambola o qualche vestitino per lei lo aveva sempre trovato.

O un dolce, che sua madre non le permetteva mai fuori pasto.

Era bello quel posto che gli adulti chiamavano centro commerciale.

I suoi piccoli passi erano udibili dal rumore delle sue scarpette nuove intinta con i suoi abiti di svariati colori pastello con particolare attenzione a non stonare con la particolare tonalità dei suoi capelli e dei suoi occhi.

Sua madre una volta le disse che era difficile trovare abiti che non facessero a pugni con l’azzurro con la quale inevitabilmente doveva convivere.

Lei non aveva capito molto bene, si era limitata ad osservarla innocente.

Quando la donna notò quello sguardo le sorrise con dolcezza, come solo lei sapeva fare, e le dissi che un giorno avrebbe capito.

Ora, per la piccola Bra, i colori erano solo macchie che contribuivano a rendere tutto meno monotono, meno grigio.

Come quella strana stanza nella quale vedeva spesso scomparire il padre.

Si era sempre chiesta come facesse a non annoiarsi con quell’unico colore che lo circondava.

Fu suo fratello a spiegarle che non era il colore grigio che interessava al padre, ma la funzione di quella particolare camera importava al genitore, e che lei mai e poi mai si sarebbe dovuta avvicinare.

Troppo pericoloso per una bambina, anche se di razza Saiyan.

Trunks le spiegò che quando vedeva quella grossa luce rossa accesa significava che il suo papà si stava allenando, che quindi per lei era pericoloso entrare.

Non sapeva cosa volesse dire la parola pericolo, però aveva solo capito che quando il grigio diventava rosso a lei non era concesso avvicinarsi.

Però a lei piaceva il rosso…sua mamma le aveva detto che le donava e che dava risalto ai suoi occhi.

Non aveva capito molto bene nemmeno questo, ma il rosso le piaceva, questo le era chiaro.

Fu per questo che quando vide quella copertina rossa si fermò ad osservarla curiosa.

I suoi piccoli passi si fermarono davanti agli scaffali dei libri per bambini.

Così colorati e variopinti che attirarono come una calamita la sua attenzione.

Bra si chinò ad osservare quel libro rosso ed il faccione di un bambino sorridente che doveva essere il protagonista di quella storia.

Afferrò il libro tra le sue piccole dita infantili e decise di sfogliarlo per conoscerne il contenuto.

Ad attirare la sua attenzione ora non era il bambino vestito di rosso, né le immagini molto semplici che lo raffiguravano in un’avventura che sembrava affascinante.

Bra Brief era la nipote di un genio, e la figlia di una donna ancora più geniale.

Come tale la sua impronta genetica prese il sopravvento, e invece di cercare di intuire la storia tramite le figure, come un bambino normale avrebbe fatto, lei cercò di comprendere cosa fossero quegli strani segni neri che sembravano avere un certo significato.

Con curiosità si sforzò di comprendere il motivo della loro presenza, ma non riuscendo a venire a capo del problema s’imbronciò innervosita dal fatto di non capire.

Fu la risata della nonna a distrarla dal libro che stava cercando di decifrare.

Bra alzò lo sguardo incrociando quello della donna bionda che si chinò accanto a lei.

Alla signora Brief sembrò di vivere in un curioso flashback, sembrava che quella bambina dai capelli azzurri non fosse la nipote, ma la figlia.

Gli atteggiamenti delle due bambine era pressoché identico, a differenziarle solo quegli anni d’età che le faceva essere madre e figlia anziché sorelle.

Quante volte aveva visto la piccola Bulma immergersi in imprese assai più complesse per una bambina della sua età.

Sotto certi aspetti era sempre stata molto matura per i suoi anni, e non solo nella sua infanzia, ma anche nell’adolescenza.

Per altre cose invece era decisamente immatura, era buffa questa contraddizione nella stessa persona.

Invece, ora che aveva l’età per essere definita una donna adulta, poteva affermare di avere raggiunto una completa crescita mentale.

“Ti piace questo libro Bra?” le chiese osservando la piccina che sembrava destinata a seguire le orme della genitrice, anche solo per quel vago interesse particolare per una bambina.

Bra guardò le pagine di cartone spesso che aveva di fronte, poi tornò a guardare la nonna “Cosa sono queste cose strane?” chiese indicando quei segni che avevano, sin dall’inizio, attirato la sua attenzione.

La donna osservò il suo dito e sorrise “Quelle sono lettere, servono a raccontare la storia” spiegò consapevole che come la madre, anche la figlia avrebbe compreso, in qualche modo, la sua spiegazione.

Bra tornò a guardare ciò che erano state indicate come lettere, strabuzzò gli occhi cercando di capire come esattamente quei segni neri potessero raccontare una storia.

“Come fanno a raccontare la storia?” chiese cercando di capire.

La nonna sorrise nuovamente, si appoggiò una mano al mento, mentre con l’altra additò le lettere rinchiuse tra due spazzi “Questa è una parola, ogni parola ha un significato, sommando i significati delle parole si racconta la storia” disse cercando di essere chiara.

Bra annuì dando l’idea di avere inteso, all’incirca, a cosa quelle lettere servissero.

“Nonna insegnami come si capisce il significato delle parole” disse chiudendo il libro e porgendolo alla donna.

Lei sorrise e si alzò afferrando il libro dalle mani della bambina “Ci vuole tempo per capire. Intanto compriamo questo libro e finiamo di fare la spesa o si fa tardi” disse tornando al carrello sulla quale era raccolto il cibo che dovevano portare a casa.

Bra annuì e si alzò a sua volta attaccandosi al carrello per non perdersi.

“Ti va di andare in pasticceria dopo?” le chiese allegra la nonna sorridendo e tornando ad immergersi nel suo mondo.

La nipote annuì “Sì” rispose pregustando il solito dolce che si sarebbe concessa lontano dai pasti.

*

Quella borsa era decisamente troppo grande per una bimba così piccola.

Eppure non le pesava affatto, il suo sangue di razza aliena le permetteva tranquillamente di trasportare quei borsoni della spesa talmente grandi da nascondere interamente la sua piccola figura.

Con passi brevi e ravvicinati la bambina seguiva goffamente la nonna che la precedeva tra i corridoi della casa.

Era testarda quella piccina, nonostante la donna le avesse più volte detto di non preoccuparsi a portare i sacchetti in cucina lei si era impuntata.

Voleva a tutti i costi aiutare, nel suo piccolo, a fare la spesa, ed ancora una volta la signora Brief rivide vecchi ricordi legati ad un’altra bambina altrettanto testarda.

In questa occasione, però, la piccola aveva assunto un atteggiamento leggermente diverso da quello della madre, cocciuta sì, ma con un comportamento molto fiero.

Fu divertente constatare come nonostante la bambina stesse, inconsciamente, imitando l’altro genitore il suo modo di comportarsi non discostava molto da quello della madre.

Tramite la nipotina la donna si accorse di quanto i genitori della piccola fossero molto simili tra loro.

Entrambi testardi ed orgogliosi, entrambi determinati ad ottenere ciò che volevano.

Costretta, dunque, a cedere alle proteste della bambina le aveva consentito di portare quella borsa dietro la quale spuntava solo una ciocca di capelli azzurri.

“Ciao cara” salutò la bionda una volta varcata la porta della cucina.

Bra cercò di sbirciare oltre la busta che teneva in mano per controllare con chi stesse parlando.

Non riuscì ad individuare l’interlocutore della nonna, ma la squillante voce di una donna giunse in direzione del tavolo “Ciao mamma” mormorò la madre evidentemente concentrata.

La bambina cercò ancora di osservare la scena da dietro la borsa, ma questa volta fu liberata dal fardello grazie alla nonna.

Libera da ogni peso si voltò verso la madre china sua alcuni fogli sparsi per tutto il tavolo della cucina, e una penna adagiata alle labbra.

Strizzò gli occhi un paio di volte in direzione della donna che evidentemente non l’aveva nemmeno vista.

Bra afferrò una sedia trascinandola il più vicino possibile a quella della madre, che finalmente si decise ad alzare lo sguardo.

Bulma si voltò in direzione del sedile che si stava muovendo da solo, inarcò un sopracciglio e volse lo sguardo verso il basso, giusto per incrociare un paio di occhi azzurri simili ai suoi.

La piccola sbatté le palpebre un paio di volte, osservò l’espressione un po’ sbalordita della madre e sorrise.

La donna rispose a sua volta con un sorriso avvicinando la sedia affinché la figlia potesse sedersi accanto a lei.

Bra appoggiò le piccole mani sul sedile e dopo essersi issata sul mobile si affacciò al tavolo per guardare le scartoffie che stavano invadendo l’intero tavolo di legno.

Curiosa ne osservò uno notando, ancora una volta, quegli strani simboli che già al centro commerciale avevano attirato la sua attenzione.

Adagiò un dito su uno di quei segni e guardò la madre “Anche questi raccontano una storia?” chiese tornando agli scarabocchi un po’ diversi da quelli che erano contenuti nel suo libro.

Bulma scosse la testa “No tesoro, questi sono numeri, servono a spiegare le quantità” chiarì passandole una mano tra i capelli.

Bra sembrò pensarci un po’ su, guardò la madre, poi nuovamente qui così detti numeri.

Li osservò per alcuni secondi quasi come se stesse cercando di capirli e o di memorizzarli, sembravano molto difficili, chissà come faceva la sua mamma a capire cosa c’era scritto.

“Bra ha trovato una cosa interessante oggi al centro commerciale” intervenne la nonna frapponendosi tra madre e figlia porgendo loro il neoacquisto della piccola.

La donna dai capelli azzurri afferrò il libro guardandolo per alcuni secondi “Che bello…un libro” constatò con un sorriso e passando il testo alla bambina.

Bra guardò il suo nuovo gioco, poi guardò la madre “Mamma mi insegni il significato delle parole?” chiese assumendo un atteggiamento da angioletto.

Bulma le sorrise dolcemente “Vuoi imparare a leggere?” chiese per conferma, che fu data dall’annuire convinto della figlia.

“Adesso non posso, devo lavorare. Più tardi ti insegnerò qualche parola” spiegò tornando ad appoggiarsi una matita alle labbra riprendendo a leggere e calcolare i suoi numeri.

Bra mise il broncio, scuotendo la testa energicamente “No! Io voglio saperlo adesso!!” piagnucolò agitando le braccia.

La donna fu costretta ad alzare nuovamente lo sguardo “Non fare i capricci Bra, più tardi avrò del tempo libero” ribadì severa.

La bimba incrociò le braccia con un broncio fissando la madre con ostilità.

Capendo che non avrebbe ottenuto alcunché dalla mamma, Bra si arrese, ma non prima di averle mostrato la lingua per dispetto.

Afferrò il libro e scese dalla sedia uscendo quindi dalla stanza.

Bulma sospirò, perché tutti i suoi figli assumevano sempre l’atteggiamento del principe dei Saiyan?!

Non ne bastava uno che le mettesse sempre i bastoni tra le ruote!!

La risata argentina della madre la distolse dai suoi pensieri costringendola a voltarsi.

“Bra ti somiglia molto lo sai tesoro?” constatò adagiandosi una mano alla bocca.

La figlia inarcò un sopracciglio “A me?! Io direi che somiglia più a suo padre” brontolò tornando al suo lavoro.

La signora Brief si limitò a ridacchiare riprendo a sua volta le sue faccende, svuotando gli svariati sacchetti della spesa.

*

Il rumore delle sue scarpette rimbombava per tutti i corridoi, era determinata più che mai a capire, da sola, cosa ci fosse scritto in quel libro.

Per farlo era però necessario capire il significato delle parole, e questo da sola non poteva di certo farlo.

Istintivamente si fermò davanti ad una porta grigia…quella porta grigia.

Dopo un attimo d’indecisione fece un passo verso di essa, ma la luce rossa che brillava accanto a quell’entrata di metallo la bloccò.

Si ricordò delle parole di suo fratello che la intimava di non avvicinarsi quando il grigio diventava rosso.

Sbuffò avendo capito che non le era concesso andare oltre ed annoiata si accucciò davanti alla porta.

La osservò per diversi minuti, e per la prima volta si accorse di alcuni dettagli della quale non si era mai accorta prima.

Per esempio quei simboli che la nonna aveva definito lettere erano presenti su quell’enorme entrata.

Reclinò più volte la testa prima da un lato, poi dall’altro, quasi fosse intenzionata a capire cosa ci fosse scritto.

Se le lettere formavano una parola allora erano due parole scritte su quella porta.

Era davvero possibile raccontare una storia con due semplici parole?

Disorientata la bambina andò con lo sguardo ad osservare tutto il muro grigio circostante notando che altre piccole scritte erano illuminate di rosso in un angolo accanto alla serratura.

Li osservò attentamente, e dopo pochi secondi si accorse che quelli non erano lettere, ma numeri, come li aveva definiti la sua mamma.

La faccenda si faceva complicata, c’erano sia delle lettere, che dei numeri su quella porta.

Curiosa aprì il libro che stringeva tra le mani cercando di capire se anche i numeri facevano parte di una storia.

Constatò, però, che nessun numero era contenuto nel suo libro, quindi non era con essi che si raccontava una storia.

“Cosa ci fai qui Bra?” le chiese la voce pacata del nonno che la raggiunse dal corridoio, alzando il naso da un tomo in apparenza molto complicato.

La bimba indicò la porta “Cosa c’è scritto lì nonno?” chiese richiudendo il suo libro decisamente più facile.

L’anziano signore osservò la porta della camera dall’allenamento del genero, poi tornò alla nipotina “C’è scritto Gravity Room” lesse.

Bra storse la bocca “Non è una storia” si lamentò mettendo il broncio.

L’uomo rise divertito e si chinò accanto a lei “Non sempre le parole servono a raccontare una storia. Spesso si usano solo per spiegare certe cose” sorrise ottenendo l’attenzione totale della bimba “Per esempio su quella porta c’è scritto stanza gravitazionale, e serve a farci capire che in quella stanza c’è una gravità diversa da quella che c’è all’esterno” spiegò volgendo il dito verso i numeri.

“Poi ci sono i numeri, anche loro servono a farci capire tante cose. In questo caso ci dice che tuo padre si sta allenando ad una gravità 100 volte superiore a quella terrestre” chiarì tornando a guardare la nipotina.

Bra guardò la gravità segnata sul display, guardò il nome della stanza poi tornò a guardare il nonno, lo guardò frastornata in attesa di ulteriori spiegazioni.

Lo scienziato comprese la sua perplessità decidendosi a darle nuove delucidazioni “E’ come quando dici alla mamma o al papà ti voglio bene, hai spiegato quello che provi. Scrivendo in un determinato ordine le lettere si ottengono parole che danno il significato alla frase. Hai capito ora?” aggiunse nella speranza di aver raggiunto il suo obbiettivo.

Gli occhi azzurri della piccola lo fissarono per alcuni istanti, infine capì.

Annuì ripetutamente e mostrò il libro al nonno “Insegnami il significato delle parole” s’impuntò aspettando che l’anziano afferrasse il racconto.

L’uomo sospirò pesantemente “Mi dispiace piccola, ma tua madre vuole una mano con alcuni progetti importanti” spiegò mostrandole il suo libro.

Bra guardò tristemente il nonno, e con un po’ di disappunto si alzò dal dove era seduta ormai da alcuni minuti e si allontanò da lui.

*

Era davvero così difficile capire il significato delle parole?!

Perché sembrava che nessuno volesse insegnargliele?

Tutti erano impegnati a fare altro, e nessuno sembrava interessato a dedicarle un po’ di tempo.

Sbuffando, e un po’ offesa, si diresse verso la sua stanza, ma nel percorrere il corridoio che la portava nella sua cameretta si bloccò appena sentì della musica proveniente da una delle altre camere.

Non le ci volle molto per capire che quella stanza apparteneva al fratello.

Senza indugio cambiò la sua direzione aprendo leggermente l’uscio della camera, dopo essere arrivata a fatica al pomello della porta.

“Trunks” mugugnò appena vide la figura del ragazzo alle prese con il suo computer.

Il giovane si voltò sentendosi chiamare incrociando lo sguardo della sorellina “Ciao piccola che ci fai qui?” la salutò roteando la sedia girevole nella direzione della porta.

Bra avanzò verso il maggiore con aria abbattuta, si fermò a pochi passi da lui, alzò lo sguardo ed allargando la braccia gli fece capire di volersi sedere sulle sue ginocchia.

Trunks sorrise afferrando la sorella ed adagiandola dove voleva accomodarsi, tornando poi a roteare la sedia in direzione della sua scrivania.

In questo modo Bra ebbe l’opportunità di osservare lo schermo del computer, ed immancabilmente notò le lettere digitate sull’intero monitor.

Le indicò appoggiando il libro sulla scrivania “Anche tu conosci il significato delle parole?” chiese incuriosita.

Il ragazzo dai capelli lilla sorrise “Certo, tutti prima o poi lo imparano” spiegò appoggiando una mano sul monitor che aveva davanti.

Bra abbassò lo sguardo sconsolata “A me non lo insegna nessuno” brontolò dondolando leggermente i piedi.

Trunks sorrise “Non preoccuparti arriverà anche per te il momento di capire” la rassicurò.

La bimba sembrò pensarci un attimo, tornò a guardare negli occhi il fratello ed additò nuovamente lo schermo “Perché non me lo insegni tu?” chiese facendogli gli occhi dolci.

Il fratello la guardò un po’ stupito “Veramente io starei studiando” le fece presente, ma quando la piccola abbassò lo sguardo con aria abbattuta al giovane Saiyan sembrò crudele negarle il favore.

“D’accordo, ci penso io” disse poi facendo scendere la sorella ed afferrando un po’ di fogli da un angolo della scrivania.

Afferrò una penna e sistemò il tutto davanti ad un’altra sedia, sulla quale fece accomodare la sorella.

“Osserva attentamente” annunciò afferrando la penna “A” pronunciò scrivendo la lettera in questione sul foglio.

Bra lo guardò senza capire, e Trunks continuò a spiegare passandole la penna “Ora copia questo simbolo su tutto il foglio, e ogni volta che lo scrivi devi dire A. Appena avrai finito passeremo alla successiva” disse spegnendo la musica che stava ascoltando.

“Così capirò il significato della parole?” chiese un po’ confusa la bambina guardando la penna impugnata piuttosto maldestramente.

Trunks sorrise “Non proprio. Così capirai a quale suono corrisponde quale lettera. In questo modo quando vedrai quella lettera saprai che suono si produce. Suono dopo suono riuscirai a sentire il significato delle parole, e una volta che lo senti lo capisci, perché è come parlare” esterrefatta dalla spiegazione del fratello, Bra si chinò sul foglio cominciando con entusiasmo a fare l’esercizio che le era appena stato dato.

“A” cominciò scrivendo una tremolante A sul foglio.

Il ragazzo sorrise e voltandosi verso il computer riprese il suo studio.

*

“Ho finito Trunks!” annunciò mostrandogli un foglio riempito di tante Z.

Il ragazzo si voltò verso la sorellina passandole una mano sul capo “Che brava” si congratulò con un sorriso.

Bra sorrise a sua volta dondolando allegramente i piedini “Qual è la prossima?” chiese euforica.

Trunks scosse la testa “Non ce ne sono altre, questa era l’ultima” spiegò.

La piccola lo guardò un po’ delusa, infondo si stava anche divertendo “Davvero?” mormorò smettendo di oscillare le gambe.

“Sì, sono finite. Però ora puoi provare a scrivere” annunciò passandole un nuovo foglio.

La sorella guardò il foglio bianco piuttosto perplessa, quasi avesse dubbi su cosa dovesse fare.

Comprendendo tale insicurezza, il giovane afferrò un altro foglio e un’altra penna e le adagiò poco distante dalla piccola “Così guarda” disse prima di cominciare a scrivere.

Una volta concluso lo mise sotto il naso della sorella esortandola dunque a leggere “B…R…A…Bra! Sono io!” esultò la piccola euforica per aver capito il significato di quella parola.

Trunks sorrise ad annuì “Esatto, ora prova tu a scrivere qualcosa” la incitò appoggiando la penna sulla scrivania.

Bra annuì, osservò il foglio per alcuni secondi e la sua mente di piccolo genio ripercorse tutta la sua giornata e tutte le spiegazioni che aveva ricevuto dalle diverse persone.

Si chinò sul foglio coprendo la visuale al fratello e dopo svariati minuti di concentrazione ritirò su la testa mostrando all’altro il pezzo di carta “E’ giusto?!” chiese impaziente.

Trunks guardò sbalordito il foglio, come aveva fatto a scrivere una cosa del genere dopo una sola lezione davvero non riusciva a spiegarselo.

Attonito continuò a fissare il pezzo di carta a bocca spalancata, fu la vocina di Bra a riportarlo alla realtà “Allora fratellone? È giusto?” chiese ancora conferma.

Il ragazzo dai capelli lilla annuì debolmente “S…sì” mormorò ancora sorpreso.

“Evviva!” esultò la piccola scendendo velocemente dalla sedia ed uscendo dalla stanza, lasciando il fratello ancora sbalordito.

Che quella bambina avesse preso da Bulma Brief non vi erano dubbi…era un vero piccolo genio.

*

Allenamento leggero oggi, nulla di particolarmente complicato.

Solo i normali esercizi per sgranchirsi i muscoli ad una gravità che non era nulla di speciale o di straordinario.

Certo, quando si concedeva queste giornate di relax il tempo scorreva davvero veloce all’interno di quella stanza.

Chissà quante ore era rimasto concentrato sul suo addestramento.

La verità era che ad una gravità tanto bassa poteva andare avanti per altre ore ancora, ma i morsi della fame stavano cominciando a tormentarlo.

Fu solo quello il motivo che lo spinse a premere il pulsante rosso che riportava il normale peso all’interno della stanza.

Afferrò un asciugamano e dopo esserselo passato sul volto uscì dalla Gravity Room aprendo la pesante porta.

Quando tolse l’asciugamano dal viso portò lo sguardo davanti a sé.

Rimase molto sorpreso nel ritrovare la figlia addormentata accanto al muro con in mano un pezzo di carta.

“Bra…che stai facendo a terra!?” brontolò osservando la bambina dall’alto.

La piccola non diede segno di muoversi, era da diverso tempo che aspettava l’uscita del suo papà da quella stanza.

Vegeta sospirò chinandosi ed afferrandola per la vita tirandola su quasi si trattasse di un pacco.

Dalla mano della bambina cadde il foglio che gelosamente custodiva, e il Saiyan si voltò per guardarlo.

Senza porsi domande si chinò ancora una volta, afferrò il pezzo di carte e con poco interesse lo lesse: Papa ti volio 100 volte bene Bra.

Un lieve sorriso si dipinse sul suo volto, piegò il foglio e lo rimise in mano alla figlia.

Era buffo pensare come, ora, il significato di quelle parole non lo spaventassero più.

*

FINE

  
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