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Autore: Sirene Chan    29/07/2007    3 recensioni
Sappiamo tutti che c18 e c17 sono cyborg del dottor gelo e che un tempo erano persone. Ma come sono diventate delle macchine?
Genere: Triste, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, 18
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La verità sull'inizio

La verità sull'inizio

 

Driiiiin Driiiiiin

Il telefono squillò, ma appena Alex tirò su la cornetta, l’interlocutore misterioso fece cadere la linea, come tutte le altre volte. Sospirando, il ragazzo tornò a sedersi sul divano, in attesa della sorella, Crystal. I due vivevano insieme, erano sempre stati inseparabili.

Entrambi avevano gli occhi color ghiaccio, mentre l’unica differenza fisica tra di loro erano i capelli. La ragazza li aveva biondi, mentre il ragazzo neri.

Si sentì una porta aprirsi e chiudersi, e dopo un attimo comparve sulla soglia della porta del salotto una ragazza, di media altezza, indubbiamente affascinante. Indossava una giacca jeans, una minigonna e delle collant nere. Il ragazzo, sorridendo beffardo, si alzò in piedi, pronto per uscire.

Loro non lavoravano, bensì vivevano di furti. Nella loro zona, in città, erano conosciuti come i teppisti. La gente li temeva, perché era ben chiaro che se loro volevano una cosa, l’avrebbero presa in qualsiasi modo.

Camminavano a testa bassa, ognuno immerso nei loro pensieri.

- Quel numero ha di nuovo chiamato. – disse Alex di punto in bianco.

Crystal si voltò verso il fratello, con sguardo arrabbiato e preoccupato.

Da un po’ di tempo quel numero non faceva altro che chiamarli, in continuazione. Ma non aveva mai parlato ai due ragazzi, riattaccava sempre prima di sentirne la voce. Naturalmente la cosa infastidiva i due giovani, che si sentivano presi in giro.

Continuarono a camminare in silenzio. Arrivarono fino alla strada principale, e li scipparono qualche stolto che passava. Dopo si sedettero su una panchina, e contarono i soldi che avevano "guadagnato". Mentre erano ancora concentrati sui calcoli matematici, una figura si era avvicinata a loro. I due alzarono lo sguardo per vedere il volto di chi li aveva interrotti. Era uno strano signore, con i capelli bianchi, il volto colmo di rughe e lo sguardo glaciale quanto il loro. I baffi coprivano in gran parte la bocca, ma si poteva scorgere che essa era increspata in un sorriso.

I fratelli erano irritati da quella figura, che se ne stava placida, senza muovere un solo muscolo e continuando a sorridere.

- Che vuoi, vecchio!? – chiese Alex, per nulla intimorito.

In tutta risposta, il signore se ne stette fermo immobile, scatenando le ire della giovane ragazza, che si era alzata in piedi.

- Vattene e lasciaci in pace! – aveva urlato, iniziando ad allarmarsi.

Neanche lei sapeva il perché, ma continuava a collegare quello strano tipo con le telefonate misteriose. In fondo, tutti e due i fatti avevano un che di losco.

- Sei tu che ci telefoni? – chiese, dimostrando solo in parte la tensione che quello sguardo le provocava.

Alex, ancora seduto, osservava calmo l’ansia della sorella. Non era mai stata così agitata, ma già dopo quelle telefonate aveva iniziato ad angosciarsi.

La ragazza, infine, si voltò verso il gemello.

- Andiamocene, Alex. – e iniziò ad avviarsi.

Lui la seguì, guardando torvo il vecchio, che li seguiva con lo sguardo senza muoversi di un millimetro. Se la sorella era così agitata, c’era qualcosa che non andava. Lui le mise una mano sulla spalla, con comprensione e dolcezza, chiedendole se stesse bene.

Lei, ancora leggermente scossa, sussultò al tocco, ma si rilassò dopo le parole gentili del fratello. Fece cenno di sì con la testa, ma ne lei ne lui ci credevano.

Man mano che camminavano, senza una meta precisa, l’ inquietudine spariva. La bionda si sfregò la fronte, chiudendo gli occhi.

- Torniamo a casa… - disse lei.

Si avviarono verso casa, sfilando dalle tasche e dai borsellini i portafogli dei passanti.

Arrivati a casa, Crystal si fece una tazza di caffè, mentre Alex le faceva compagnia in cucina. D’un tratto squillò il telefono. Dato che i giovani non conoscevano praticamente nessuno, l’unico che poteva chiamarli era quel numero strano.

Alex a passo svelto andò verso il telefono, e subito dopo aver alzato la cornetta, chiese urlando chi fosse. Ma questa volta la persona dall’altra parte del telefono non chiuse, bensì parlò. Alex stette qualche minuto in silenzio, ascoltando le parole della strana persona. Dopodiché abbassò la cornetta, e tornò al tavolo. La bionda stava aspettando che il fratello parlasse, con un ulteriore ansia all’interno di se.

- Era il vecchio. Dice di… di aver bisogno di noi… Che verrà a prenderci… -

Era agitato, si vedeva lontano un miglio, e questo non fece che preoccupare Crystal.

Ma in fondo, Alex non si scompose troppo. Fisicamente, quel vecchio non sembrava tanto forte, e loro se la cavavano bene a difendersi e a lottare.

Un rumore li fece girare si scatto. Qualcuno aveva bussato alla porta. Tre colpi forti e regolari. Alex corse verso l’entrata, e guardò dallo spioncino per vedere chi fosse. Appena capì chi era l’ospite, indietreggiò, e ritornò velocemente in cucina. Prese Crystal per il polso, e la trascinò nell’uscita secondaria. Lei, spaventata, chiese cosa stava succedendo, ma lui non parlò, si limitò a trascinarla lontana da quella casa.

Appena furono in un posto ritenuto sicuro, il ragazzo si decise a parlare.

- Era il vecchio. – poi notò una lacrima causata dal panico sul volto candido della ragazza. – Ma stai tranquilla, lui non ci avrà. –

Detto questo, si voltò indietro verso la direzione da cui erano venuti. Non si vedeva nessuno, e per questo Alex sorrise, nonostante la sua preoccupazione. Si girò, ancora con un espressione quasi allegra, ma si irrigidì vedendo che dietro alla sorella c’era una persona.

Senza riflettere, afferrò la bionda, inginocchiata e con le mani in grembo, e iniziò a correre lontano.

Lei riuscì a voltarsi solo per un secondo, giusto il tempo per vedere il sinistro sorriso di quell’uomo.

- Crystal, non so come abbia fatto, ma ci ha raggiunto senza correre. È come se si fosse teletrasportato!-

- Non essere sciocco, una cosa del genere non esiste! – gridò lei, terrorizzata da questo particolare.

- Sta di fatto che se continuiamo così ci prenderà! –

Lei cercò di farsi forza, ed iniziò a correre più velocemente che poteva.

Entrarono in un vicolo cieco, sperando di essersi nascosti abbastanza bene.

Si sedettero sul pavimento sudicio, e presero fiato.

- Che cosa vuole da noi? – chiese lei.

Lui , non sapendo cosa rispondere, stette zitto. Avevano la stessa età, ma era lui che si prendeva cura della sorella. Lei era forte, una ragazza dura e fredda, ma in certe situazioni, come ad esempio questa, si dimostrava indifesa, insicura. E toccava a lui proteggerla. Erano molto legati, contavano l’uno sull’altra in qualsiasi momento. E lui non poteva permettere che le succedesse qualcosa.

Quel vecchio era un nemico pericoloso. Non aveva capito per quale motivo li volesse, ma aveva fatto capire che dopo la loro cattura non avrebbero più avuto possibilità di scelta.

Strinse i denti, scostando i capelli neri di media lunghezza dal viso.

Ad un certo punto, sentirono un colpo sordo provenire dalla loro sinistra, dalla profondità del vicolo.

"Che sia già qui?" si chiese il moro.

Ma sapeva che scappare non avrebbe portato a nulla.

Prese la mano della sorella, la fece alzare, le posò entrambe le mani sulle spalle e la guardò negli occhi. Lei aveva gli occhi sbarrati, lucidi.

- Crystal, ho preso una decisione. Tu scappa, vai avanti, io ti raggiungerò presto. –

Dal buio era comparso una figura con i capelli color neve.

Lei scosse violentemente la testa.

- Mai! Non ti lascio qui con quel tipo! È pericoloso, c’è l’ha fatto capire! –

Lui non poteva reggere un minuto di più quello sguardo preoccupato, e abbassò il volto.

- uh uh uh… -

I giovani si voltarono verso il vecchio, che aveva appena emesso una specie di risata.

Gli occhi, freddi e duri, dell’uomo, erano posati sui gemelli.

- Inutile scappare o far finta di sacrificarsi, tanto verrete presi entrambi. Vi ho osservato, controllato, e ho capito che siete i soggetti migliori per il mio piano. –

Loro, paralizzati dalla paura che quell’uomo, insieme alla sua voce, faceva, continuavano a guardarli.

- Cosa ci farai? – chiese Alex, raccogliendo coraggio.

L’uomo sorrise di nuovo.

- Devo vendicarmi, e mi servono dei soggetti che mi ubbidiscano. -

- Ma cosa ti fa credere che sottostaremo ai tuoi ordini? – chiese sempre il ragazzo.

Il vecchio non disse niente, ma corrugò la fronte, senza eliminare il ghigno dal volto.

- Ho il mio metodo… -

Alex non perse tempo, e spinse la sorella verso l’uscita del vicolo. Lei cadde per terra, e vide che il fratello aveva allargato le braccia verso il tipo, in segno di protezione verso lei.

- Non ci avrai mai! – aveva gridato sicuro il ragazzo.

Crystal, commossa dal gesto del fratello, si alzò e corse velocemente verso l’uscita, disperata per doverlo lasciare li.

Appena la ragazza scomparve, Alex lasciò andare le braccia, che si distesero lungo i fianchi. La fronte corrucciata era madida di sudore per l’ansia presente in quel posto.

Prima di aspettare un attacco dell’avversario, il moro si lanciò sul nemico e gli tirò un pugno forte quanto basta per farlo volare per qualche metro. Sorridendo beffardo gli domandò se era questa la sua forza. Si strofinò le mani, come per far capire che lo scontro era terminato con la sua vittoria, invece una risatina si sentì provenire dal corpo caduto per terra.

Alex, irritato e sorpreso, si lanciò nuovamente verso il tipo, tirandogli un calcio in piena pancia. Nonostante il brutto colpo, il vecchio continuava a ridere. Il moro non sapeva più che pesci pigliare. Se neanche dei colpi forti riuscivano a graffiarlo, come poteva vincerlo?

Il vecchio si tirò in piedi, mentre Alex indietreggiava.

- Chi sei? –

- Puoi chiamarmi Dottor Gelo. – disse, con voce quasi metallica.

Il ragazzo, sopraffatto dalla resistenza di questo Dottor Gelo, se la diede a gambe. Aveva bisogno di una tattica, non avrebbe mai potuto sopraffarlo senza un piano ben studiato.

Strinse i denti. Lui, uno che reagiva d’impulso e l’aveva sempre vinta, costretto alla ritirata? L’orgoglio gli bruciava. Ma non poteva fare altrimenti, se voleva sconfiggere quel tipo!

Si guardò intorno, alla ricerca della sorella. Dove era andata?

Un grido lo fece sussultare. Riconobbe immediatamente la voce della ragazza.

Corse verso il punto da cui proveniva l’urlo.

Correva più velocemente che poteva, senza preoccuparsi delle persone a cui finiva addosso. Non poteva permettere che le succedesse qualcosa. Non poteva.

Arrivò in una via completamente vuota, c’erano solo due persone. Una era il dottor Gelo, e l’altra era la sorella.

"Ma come diavolo ha fatto ad arrivare così velocemente!?"

Con una stretta al cuore notò che Crystal era piena di lividi; aveva lottato. Era legata, e giaceva priva di sensi sul cemento.

Era stata presa.

Colmo di rabbia, Alex si lanciò sul vecchio, senza ragionare un secondo.

Ma mentre correva verso l’uomo, il moro cambiò obiettivo.

Andò ad inginocchiarsi vicino alla ragazza.

Qualche lacrima scese sul suo volto, rigido per il dolore e la frustrazione. Non l’aveva protetta. Aveva fallito.

- Cr-crystal…. – mormorò, carezzando il volto dolente della sorella, consapevole del fatto di non poter più far nulla per salvare la situazione.

Un colpo alla nuca lo fece cadere accanto al corpo della sua famigliare, vicino alla persona che in assoluto amava di più.

Era stato preso anche lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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