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Autore: Miss Moony    09/01/2013    1 recensioni
Era oro il colore dei suoi capelli, oro il colore di Meduseld, palazzo dei suoi padri. Era un ricordo vago quello che apparve nella mente di Théoden, re di Rohan, nel momento della sua fine: il ricordo di una bimba dalla chioma dorata e di una promessa.
Nonostante tutto, egli non era solo. Non lo era. Fu un bagliore dorato a ricordarglielo...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Theoden
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Théo! Théo!
 
L’urlo della bambina scosse il silenzio del palazzo d’oro, a Meduseld, svegliando il fratello, Théoden, che subito accorse dalla piccola.
- Winnie! Che ti succede! Stai bene?
- Oh Théo! Ho avuto tanta paura! Per fortuna sei arrivato tu!
Gli occhi della piccola Théodwyn si riempirono di lacrime. Il fratello le sorrise, accarezzandole i lunghi capelli chiari e risplendenti come l’oro.
- Cosa c’è, piccola? Hai avuto un incubo?
- C-c’erano tanti mostri cattivi... mi a-attaccavano... - la bimba singhiozzò. - Io gli di-dicevo di andare via ma non andavano... avevano delle facce cattive, Théo!
- Stai tranquilla.  E’ stato solo un sogno, vedi? Un brutto sogno cattivo. Ora è tutto passato.
- Sì perchè poi sei arrivato tu! Sei stato tu a dirgli di andar via vero fratellone?
- Certo! Sai che puoi contare su di me. Io ucciderò chiunque provi a toccarti!
Il ragazzino ostentò un’aria coraggiosa di fronte alla sorella, che, infine, si asciugò le lacrime e sorrise.
- Ti voglio bene, Théo. Puoi stare qui con me stanotte?
Il fratello annuì e le fece l’occhiolino. Così, con la manina stretta in una appena più grande della sua, la piccola chiuse gli occhi serena.
- Un giorno sarò forte come te e ti salverò da tutto, fratellone. E’ una promessa - mormorò, prima di addormentarsi.
- Ma certo. Ora dormi, su.
 
 
_Molti anni dopo_
 
 
L’immonda bestia nera lo scaraventò a terra, schiacciandolo sotto il peso del suo stesso cavallo. Tutto il corpo gli doleva per le ferite ricevute. Sentiva che si stava avvicinando la sua fine: gli occhi si erano appannati.
 
- Saziati con la sua carne! - gridò stridulo il nero demone alla sua orrenda cavalcatura.
 
Théoden chiuse gli occhi, aspettando. La sua tomba, infine, non sarebbe stata un tumulo fianco a fianco con quello di suo padre e suo figlio, ma le tristi viscere di un essere malvagio. Forse, dopo tutto, era meglio così: non si sentiva degno di raggiungere le dimore dei suoi padri, con una fine così priva di gloria a coronare una vita altrettanto meschina, riscattata solo nell’ultimo periodo e non grazie alle sue sole forze.
Aspettava.
Ma una voce, limpida e squillante, lo riscosse dai suoi pensieri.
 
- Ti ucciderò, se solo provi a toccarlo! - gridò questa voce.
 
Théoden sussultò. Dove e quando aveva già sentito queste parole? Da quale oscuro passato esse giungevano a lui, nel momento della fine?
I ricordi si accalcarono nella sua mente annebbiata. Una notte. Un urlo. Una bambina dai capelli color dell’oro... Théodwyn. Ma com’era possibile? Quella bimba, quella donna, era morta ormai molti anni prima. Forse che, discretamente, aveva anch’egli già abbandonato la vita, raggiungendo la sua amata sorellina?
Un lancinante dolore al fianco, in corrispondenza della ferita più profonda, lo riportò alla realtà: sentì di nuovo su di sé il peso del proprio cavallo e, aprendo gli occhi, scorse in piedi, davanti al Nazgul, la figura di uno dei Rohirrim.
 
- Stupido... nessun uomo può uccidermi! - stridette il mostro.
Il cavaliere allora si sfilò l’elmo, liberando una cascata di capelli dorati che splendevano al sole della battaglia.
- Io non sono un uomo! - ella gridò, prima di affondare la spada nel volto scuro del suo nemico.
 
Théoden udì solo le grida di entrambi, finché l’immagine di un viso sporco per la battaglia, ma familiare, non giunse ai suoi occhi.
Pur negli ultimi istanti di vita, il re si sforzò di dissipare la nebbia dagli occhi stanchi per guardare.
 
- Riconosco il tuo viso... - mormorò. “...tu sei Théodwyn”, stava per continuare, quando si accorse dell’errore.
La splendida chioma d’oro che incorniciava il viso, i lineamenti sottili e il profilo della bocca dolce e sorridente erano senza dubbio quelli della sorella; tuttavia, gli occhi impavidi e penetranti, così pieni del coraggio guerriero dei Rohirrim, anche se bagnati di pianto, appartenevano ad Eomund, maresciallo del Mark, sposo di Théodwyn.
La riconobbe.
 
- Eowyn... – sorrise; poi si fermò per riprendere fiato. Gli rimaneva ormai davvero poco tempo. - La vista mi si oscura...
- No! - esclamò lei. – No, vedrai, ti salverò...
 
Théoden sorrise, ricordando le parole di tanto tempo fa.
 “Un giorno sarò forte come te e ti salverò da tutto, fratellone”.
Sorellina, hai mantenuto la tua promessa. Ora posso raggiungerti senza più vergognarmi di me stesso.
 
- Lo hai già fatto... Eowyn.







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Spero che la storia vi sia piaciuta! Se vi ha suscitato qualche apprezzamento o critica, per favore lasciate una recensione così che io mi possa migliorare... era da un po’ di tempo che non scrivevo più e ho paura di essermi arrugginita ;)
 
Note genealogiche: Théoden e Théodwyn sono figli del re di Rohan, Théngel. Théodwyn sposa Eomund, maresciallo del Mark: da lui ha due figli, Eomer e Eowyn. Théoden, diventato re, alla morte prematura della sorella accoglie e ama come suoi i figli di lei. Questo non è stato inventato da me, si trova nell’appendice A del Signore degli Anelli, dove si parla della casata di Eorl.
  
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