- Dal volume 5, capitolo 38 -
∾ Pensieri al chiaro di luna… ∾
Guardo il grande orologio
appeso alla parete, in fondo alla stanza, e noto che è passata la mezzanotte;
l’essere confinata in questo palazzo enorme, senza poter fare shopping, senza
vedere i miei amici, senza la libertà di vagare per la città, mi rende nervosa,
mi toglie il sonno.
Matsuda-san si è
raccomandato che io dorma abbastanza; se la gente dovesse vedermi strana e i
giornali dovessero indagare sul mio stato di salute, e, soprattutto, sulla mia
vita privata, molte cose verrebbero alla luce, come la nostra segregazione, o le
indagini, e tutto il resto…
I giornalisti sono delle
persone che odio, non so perché… certo, se avessi i poteri di Kira, le prime
persone che ucciderei per dimostrare la mia volontà, sarebbero loro…
Mi rigiro nel letto, mi
volto verso la finestra… Con questo buio e a questa altezza non riesco a vedere
nemmeno i grattacieli… Quando vivevo da sola erano gli unici compagni nelle
notti di solitudine. Adesso non ho più nemmeno loro.
Mi sento abbandonata…
Tutto il giorno ho qualcuno accanto; la notte, benché non li veda, ci sono
persone che mi osservano; gli impegni di lavoro, poi, mi fanno incontrare sempre
gente nuova, anche se per poche ore. Eppure, non c’è affetto intorno a me.
Mi giro di nuovo verso
l’orologio: manca un quarto d’ora all’una. Mi alzo e mi dirigo verso la cucina.
Poggio leggermente le dita sul pavimento gelato, sento l’aria fresca
accarezzarmi il corpo attraverso la camicia da notte di seta; l’inverno si sta
spegnendo, ma la primavera è ancora un freddo miraggio… Tokyo non trasmette
calore, come comunemente si pensa.
Prendo dei cracker nella
dispensa, poi mi avvicino ad una finestra e guardo verso il basso: nonostante
l’ora tarda c’è ancora tanta gente per le strade. Li vedo sfiorarsi con
noncuranza, senza accorgersi l’uno dell’altro, come fossero i soli essere
esistenti in un universo che gira loro intorno.
Prendo una sedia, mi
accomodo e continuo a guardare attraverso i vetri, mentre i denti masticano i
salatini. Guardo le stelle. O meglio, guardo il cielo buio: le stelle si notano
difficilmente, mentre il volto pallido della luna si riflette sulle mie gote.
La luna e la sua luce.
Tsuki
月…
Light… Raito.
Abbasso la testa, alcune
ciocche di capelli mi coprono gli occhi. Serro le palpebre e cerco di ricordare.
Nella mia mente sono ben presenti quei giorni di oblio, di buio, di tempo, non
so neppure quanto, passato senza poter fare nulla, senza nemmeno la mia libertà
di donna, e con un solo pensiero nella mente.
Cerco di andare ancora più
indietro. La mente comincia ad affaticarsi, i ricordi sono confusi, ho dei vuoti
incredibili… Ricordo la tv, poi due donne che mi accolgono in una bella casa,
infine il tuo volto… le tue braccia… il calore delle tue labbra sulle mie.
Ricordo anche di essere
venuta alla tua università, ricordo Ryuuzaki… ah, quell’antipatico!!! Perché
vuole tenerti così lontano da me? Anche il poco tempo che possiamo passarlo
insieme… anche sotto sorveglianza, lui deve essere sempre presente. Non è
giusto!
Sbuffo leggermente e mi
dirigo verso il bagno. Questo è l’unico luogo dell’appartamento dove non arriva
la luce della luna, perciò sono costretta ad accendere la luce. Increspo
leggermente le sopracciglia, chiudo quasi completamente gli occhi, li copro con
la mano. Quando finalmente le mie pupille si sono adattate alla luce, tolgo la
mano dal volto e mi avvio verso il lavello.
Giro con delicatezza la
manopola dell’acqua fredda, facendone uscire un po’ e raccogliendone quanto
basta per poter bagnare il viso.
Alzo lo sguardo e fisso la
mia immagine allo specchio: un attimo, come un lampo, mi sembra di vedere il tuo
volto dietro di me; mi giro, ma non c’è niente. Abbattuta, decido di tornarmene
a letto.
Sposto piano le coperte,
mi infilo velocemente tra le lenzuola e chiudo gli occhi. Cerco di
riaddormentarmi, ma ogni sforzo è vano. Guardo il grande orologio appeso alla
parete, in fondo alla stanza: le due, sono trascorse quasi un paio d’ore da
quando mi sono svegliata.
Ore che ho trascorso
pensando e riflettendo, alla fioca luce della luna.
Avevo dato la colpa della
mia insonnia a questa vita così strana, ma la mia era una bugia. Tutte le notti
mi addormento di buon ora, verso le dieci e trenta, proprio come vuole
Matsuda-san, che prima di andarsene mi fa bere a forza una tazza di camomilla.
Tuttavia, dopo poco tempo,
sempre dopo mezzanotte… mi sveglio. Mi sveglio a causa di incubi terribili:
rivedo la morte dei miei genitori; vedo esseri spaventosi che mi osservano; vedo
tanti morti… poi vedo te che mi guardi.
Non voglio
riaddormentarmi, non voglio rivedere quel volto severo che mi osserva con
disprezzo. Perché i tuoi occhi mi fissano con quell’espressione terribile?
Non ho mai visto un solo
sorriso sul tuo volto, se non quella prima sera, la volta in cui mi
abbracciasti, la volta in cui mi baciasti… E poi… solo quel volto serio e
impenetrabile. Come se non fossi la tua ragazza; come se non fossi nient’altro
che uno strumento, qualcosa da tenere da parte finché non ne convenga
l’utilizzo.
I miei incubi si
concludono sempre allo stesso modo: tu che mi guardi profondamente, prima con
curiosità, poi con diffidenza e paura, poi con soddisfazione. Infine con
disprezzo.
Continui a fissarmi negli
occhi, la tua voce è severa, mentre le tue labbra mi gettano addosso parole
crude, armi micidiali. Mi dici che non sono alla tua altezza, che ti ho deluso…
che non sai che fartene di me e che tu non mi vuoi più attorno.
Sul volto gelato, ancora
umido per l’acqua che l’ha bagnato poco prima, riprendono a scendere delle
lacrime, le stesse con le quali mi ero svegliata.
Continuo a piangere
silenziosamente, non voglio che mi sentano. Trattengo a forza i singhiozzi,
stringo il cuscino tra le braccia, asciugo le goccioline d’acqua che sono scese
piano sulle guance. Domani sarà diverso.
Domani sarà un giorno
migliore, nel quale ti dimostrerò quanto valgo, ti dimostrerò che non sono una
ragazza facile, ingenua o infantile; non sono una ragazza attratta solo dalla
moda e dai bei ragazzi; ti dimostrerò che l’amore che ho per te, benché non
sappia come sia nato, esiste davvero, ed è forte… e ti farò innamorare di me.
Domani…
Questo è ciò che mi sono
detta ieri… e l’altro ieri… e il giorno prima ancora…
Ma quanto è lontano questo
domani? Quando mi dirai davvero quello che provi? Quello che sono per te? Parla
chiaro almeno per una volta, non lasciarmi in questo limbo senza fine, in questo
burrone senza fondo e senza la minima speranza di risalire…
Dimmi che mi ami.
O che non mi vuoi…
Concretizza la mia
speranza o sradicala del tutto… Mi darai la vita o mi ucciderai. Però…
…però non lasciarmi qui,
non morta nel cuore, a piangere lacrime che nessuno deve scorgere, a reprimere
singhiozzi che nessuno deve sentire, a stringere un ciondolo che non è niente se
non ciò che ero per te… o che sono…
Se solo sapessi quanto mi
fai soffrire col tuo silenzio… se solo ascoltassi la voce del mio cuore che
grida forte verso il tuo…
Chiudo gli occhi e mi
riaddormento… Stavolta, però, sognerò un tuo bacio… perché ho ancora in me la
speranza di un mondo migliore. Un mondo che non è come lo desideri tu, senza
crimine, ma un mondo dove tu ed io saremo insieme… per sempre…
…
Wow… la mia prima
fanfiction su Death Note ^o^ che emozione!!! Io ADORO questo manga!!!
Ho scelto Misa come
protagonista di questa shot perché, nonostante la sua superficialità, è un
personaggio con una grande forza d’animo… E forse la sua superficialità è solo
apparente, soprattutto se si pensa che sarebbe morta, pur di non tradire Raito…
In parole povere, è uno
dei miei personaggi preferiti.
Scusate se, ad un certo
punto, ho inserito un ciondolo che non compare nella storia u.u, ma nella foga
della scrittura, si sa… si scrivono cose che non si dovrebbe… XD
Un bacione e un grazie a
chi ha letto e a chi commenterà!
Kinpachan 金髪
P.s.: Grazie alla carissima pallina di riso Onigiri, a sangochan91 ed a Arumi_chan ^^ per aver commentato la FF ...DoMaNi... su Inu-chan... Spenderò due parole in più nella prossima shot sul manga della Takahashi!