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Autore: CamilleLT    10/01/2013    1 recensioni
Roma. 20:00. Piove.
Simone è un classico "amante della pioggia" e decide di uscire senza ombrello per godersi il centro della sua città da un nuovo punto di vista. Ad accompagnarlo in questo viaggio ci sarà il suo fidato Ipod...
Camilla è una semplice "amante del'arte" e decisde di uscire senza ombrello per godersi il centro della sua città da un nuovo punto di vista. Ad accompagnarla in questo viaggio ci sarà la sua fedelissima Nikon...
Ma nessuno dei due aveva premeditato un incontro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciao a tutti! è un piacere aver trovato di nuovo l'ispirazione, mi sento meglio da questo punto di vista.
Questa One Shot è frutto di un piccolo sogno e di tanti altri fattori che ho nella mia mente ma che non riesco a spiegare (?!).
Spero vi piaccia, io personalmente ne sono innamorata. La reputo molto tenera.

Aspetto recensioni e commenti! Buona lettura.



-Please Don't Stop the Rain.



Amava Roma con la pioggia, l’acqua produceva un suono diverso quando batteva sui tetti bassi del centro e le gocce gli rinfrescavano delicatamente i capelli.
Era uno di quei momenti in cui si ha un pretesto adatto per uscire e camminare senza una meta ben precisa, con solo un paio di cuffie nelle orecchie, nemmeno un piccolo ombrello.
Non sarebbe stata la stessa cosa con l’ombrello, non avrebbe potuto sentire realmente la pioggia. Un cappotto lungo e scuro, ben chiuso a causa del freddo, lasciava intravedere la parte inferiore dei pantaloni e le converse bianche ormai grigie per le pozzanghere.
I passanti che correvano vicino a lui si stupivano della sua tranquillità, non vedevano cosa potesse trovare di così poetico in quel temporale ma egli non se ne curava più di tanto, era più impegnato a guardarsi intorno con sottofondo le note di un brano lento, che risuonavano nella sua testa come in un’aula di Santa Cecilia. Trastevere era il luogo adatto per perdersi, e non c’era una spiegazione, quello era il posto adatto punto e basta.
Le signore anziane residenti in quelle viuzze si affacciavano dalle finestre per chiudere le antiche serrande e gli lanciavano degli sguardi torvi, leggermente preoccupati, ma lui sorrideva di rimando.
“Va tutto bene” si diceva, “niente nessuno può farmi stare meglio di così”. I suoi capelli ricci erano ormai domati dalla pioggia e mentre svoltava in Via della Lungaretta, rifletteva a quanto fosse stato stupido a non fermarsi pochi istanti prima per affittare una bici. Perché una passeggiata sotto la pioggia non era nulla in confronto ad una pedalata sotto la pioggia.
Cercò di non pensare a quel piccolo errore e tornò a guardare davanti a sé concentrandosi esclusivamente sui suoi passi; La playlist che si era preparato doveva essere la colonna sonora per la sua passeggiata e si stava rivelando molto adatta. Un autobus si fermò a pochi metri da lui e ne uscì in fretta e furia una ragazza con indosso un adorabile cappellino nero e un piumino lungo, stretto sulla vita.
Teneva una macchinetta fotografica fra le mani e cercava di ripararla dall’acqua che sembrava scendere più violenta … nemmeno lei aveva l’ombrello!
Si voltò di scatto per guardare Simone ma fu un gesto frenetico, senza pensarci più di troppo. Lui pensava che l’avrebbe vista scomparire da un momento all’altro in cerca di un riparo per la pioggia, eppure continuava a camminare a velocità normale, fermandosi per fotografare qualche particolare che la colpiva. Continuava a seguire i suoi passi, non intenzionalmente (o forse sì?!), stava iniziando a incuriosirsi di più.
Perché non si rifugiava sotto una tettoia come tutti gli altri? Anche lei amava la pioggia? Che cosa stava ascoltando nelle sue cuffie? La ragazza continuava a camminare e fermarsi per pochi istanti, fotografando una volta una finestra un’altra dei particolari palazzi. Simone si fermò quando arrivò troppo vicino a lei, quasi intimorito che lei si fosse accorta della sua presenza e che potesse pensarne male.
Lei voltò leggermente il viso e lo guardò per qualche istante. I suoi occhi erano enormi, di un marrone non molto scuro e aveva una lunga frangia che oltre a coprirle la fronte le ricadeva anche sulla guancia sinistra. Non disse niente e sorrise dolcemente, ma sembrò volesse far intendere qualcos’altro. Si girò immediatamente dopo e accelerò il passo, voltando distrattamente il viso verso di lui più volte, sorridendo ancora.
Lui non sapeva cosa fare, non voleva sembrare un pazzo, decisamente no, ma quel sorriso lo aveva leggermente stordito e avrebbe deciso di seguirla anche in capo al mondo. Quando iniziò a incamminarsi per raggiungerla lei accelerò ancora di più e si ritrovarono a rincorrersi fra quei vialetti, con la pioggia battente che non dava nemmeno un segno di voler smettere. La playlist di Simone aveva scelto “Vieni via con me” di Paolo Conte in quel momento e lui non poteva esserne più che entusiasta; la musica lo aveva sempre compreso ed anche in quel momento si stava rivelando inerente alla situazione.

Via, via, vieni via di qui,
niente più ti lega a questi luoghi,
neanche questi fiori azzurri...
via, via, neanche questo tempo grigio
pieno di musiche
e di uomini che ti sono piaciuti...

It's wonderful, it's wonderful, it's wonderful,

 Dopo l’ultima curva apparve davanti ai loro occhi Piazza Navona, illuminata dalle diverse luci, principalmente puntate sulla fontana dei quattro fiumi del Bernini. Notò la ragazza fermarsi davanti all’enorme obelisco che si trovava al centro della fontana, con lo sguardo rivolto verso il picco, leggermente ipnotizzato.
Qualsiasi persona avrebbe colto nei suoi occhi una sorta di amore o attaccamento, un piacere che sembrava pervaderla dalla testa ai piedi. Amava le opere d’arte?  Lui era rimasto a pochi metri di distanza, la stava contemplando, con le mani sulle ginocchia per la grande corsa.
Lei si girò di scatto, interrompendo quella sorta di rapporto amoroso che l’aveva tenuta impegnata poco prima. La pioggia improvvisamente iniziò a diminuire.
“Mi inseguirai per sempre?” disse lei con voce dolce ma lui era impegnato a fissare i suoi capelli completamente fradici, ed anche i suoi vestiti non erano da meno, ma sapeva di esser messo peggio.
Simone non era ancora pronto psicologicamente per un dialogo e quando si accorse che lei gli aveva parlato si tolse immediatamente le cuffie … finalmente poté “vederla” in un contesto reale e non più musicale, avendola rincorsa tutto il tempo con quell’adorabile canzone in sottofondo si sentiva leggermente spaesato a fissarla con solo il rumore della pioggia intorno.  La ragazza sorrise e ripeté la domanda con voce più alta. La sua voce era semplice e confortante, ma aveva un suono completamente diverso dal ritmo di ”vieni via con me”. Simone capì che avrebbe dovuto associarle una canzone diversa, qualcosa come “over the rainbow”.  Si avvicinò a lei di qualche passo e sorrise timidamente.
“Come ti chiami?” chiese con voce bassa. In effetti, avrebbe dovuto schiarirla perché erano ore che girava da solo e non parlava con nessuno ma era fondamentalmente pigro.
“Camilla” rispose lei immediatamente, sbattendo più volte le palpebre piene di gocce di pioggia, come se avesse atteso da tanto tempo quella domanda così semplice.
Lui sospirò piano, quel nome aveva un suono bellissimo, proprio “over the rainbow”, era quella la sua canzone.
“Camilla … posso inseguirti ancora?” chiese di getto e senza pensarci troppo, anzi gli parve di essere leggermente arrossito ma cercò di non pensarci troppo.
Camilla si avvicinò a lui e alzò leggermente la testa per poterlo guardare dritto negli occhi. Sorrise. Non era un sorriso comune, era uno di quelli che misti a uno sguardo come quello che lei prima aveva rivolto alla fontana poteva di certo far sentire Julia Roberts inferiore. Simone contemplò il suo viso e da quel momento nulla al di fuori di esso ebbe più importanza. D’improvviso spuntò il sole e la solita leggera brezza romana che seguiva gli acquazzoni primaverili. Le sue gote diventarono leggermente rosse e con un gesto lento afferrò la mano di Simone.
“Mi hai preso.”disse.
E non gliela lasciò più.
  
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