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Autore: Dreamer In Love    10/01/2013    9 recensioni
Un trono esurpato da un crudele tiranno.
Una principessa dal cuore di ghiaccio a cui la vita a riservato solo dolore e falsità
Un ragazzo temerario che sogna la libertà, per se e per il suo popolo.
Ma ne vale davvero la pena di rischiare la propria vita?
La vendetta non porta mai a nulla di buono e Shade lo sa ma come potrà perdonare l'uomo che gli ha reso la vita impossibile?
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Nuovo Personaggio, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The Rebel'
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1. Un grido di gioia
 
- Mia signora, ha dei capelli stupendi! –
Una giovane dagli occhi verdi osservava affascinata la chioma rossa che teneva tra le mani. La principessa alzò lo sguardo sullo specchio che le stava davanti accennando un lieve sorriso.
- Grazie Rein. –
Il suo volto pallido tornò basso, mentre le mani della serva iniziavano ad intrecciare la morbida chioma. Prese il diadema che si trovava sul mobile e lo infilò sul capo della ragazza.
 - I capelli sono apposto, Principessa. L’aiuto a vestirsi. –
La rossa si alzò velocemente dallo sgabello e si spogliò dalla candida vestaglia da notte. Rein le infilò dalla testa la pregiata stoffa verde per poi iniziare a stringerle il corpetto ricamato in oro.  
- Trattenga il respiro … -
L’azzurra infilava e tirava i lacci con una certa velocità.
 - Mentre ero in lavanderia ho sentito una notizia sconcertante. –
La Principessa alzò gli occhi al cielo: per la sua ancella ogni mattina c’era una notizia sconcertante, ma la incitò a parlare.
- Che è successo? –
- Si ricorda Eclipse? Quel giovane che era stato imprigionato sette anni fa?–
Sentendo quel nome Fine strabuzzò gli occhi. Come dimenticarsi del ragazzo che aveva ucciso i suoi genitori?
 - Si, mi ricordo. -
Rein sorrise tristemente. Era ovvio che la sua amica se ne ricordasse. L’ancella viveva nel castello fin da quando era piccola e spesso giocava con la sua Principessa. Erano diventate grandi amiche e confidenti ma essendo stata introdotta come damigella di compagnia, doveva rispettare i codici della servitù. Il loro affetto era immutato ma non erano più libere di parlare come e dove volevano di quel che più piaceva loro.
- E’ scappato dalle prigioni del Regno. –
Fine si voltò di scatto vero la confidente puntando i suoi occhi cremisi in quelli verdi della ragazza.
-  Cosa!? Come ha fatto? – , sbraitò stupita.
– Questo non lo so, dovreste chiedere a vostro cugino. Di sicuro le sue informazione saranno più attendibili delle mie. Vostro zio è fuori di sé dalla rabbia. –
Rein vide la sua Signora sospirare così le si avvicinò e l’abbracciò forte.
- Vedrai che lo riprenderanno, Fine,  non rimarrà impunito per questo suo affronto. –
Una calda lacrima percorse la gota di Fine. Rein aveva ragione: il Re sarebbe andato in capo al mondo per ritrovare quel bastardo. Si allontanò da Rein passandosi velocemente la manica dell’abito sulla guancia nella speranza di non lasciare traccia di quella sua piccola debolezza. La serva se ne accorse ma si finse noncurante. Prese le mani dell’amica e le porto al petto sorridendole dolcemente.
- Forza! Il Re e vostro cugino la stanno aspettando, Principessa. –
Fine le sorrise di rimando. La sua ancella era l’unica che riuscisse a rubarle un’emozione da quando il suo cuore, dopo quel terribile giorno, si era congelato.
- Aspettami fuori, ti raggiungo subito. –
Con un cenno del capo l’azzurra si congedò dalla sua padrona e richiuse la porta alle sue spalle. Fine emise un sospiro e si voltò verso il grande specchio. Aveva una figura snella e slanciata con le forme nei punti giusti e un viso di porcellana. Era molto cambiata rispetto a quand’era bambina. Il dolore l’aveva fatta diventare una donna forte e determinata. Mostrava indifferenza a chiunque e riusciva a mantenere una mente razionale anche nei momenti più terribili. Aveva perso quella spensieratezza e vivacità che la caratterizzavano quando era bambina. Si accarezzò la lunga treccia che le ricadeva sulla spalla. Erano passati sette anni da quel tragico giorno e non se lo ricordava solamente per la straziante perdita ma anche per la sua prima delusione d’amore. Dopo tante belle promesse, lui l’aveva abbandonata. Lo odiava, con tutta se stessa.
 
 
La porta della locanda venne spalancata con un tonfo. Gli sguardi allegri dei clienti abituali e quelli cupi dei viandanti si voltarono verso l’uscio. Tio e Auler sorreggevano un uomo sulla ventina. Era vestito con un sacco di iuta sudicio e strappato e il suo braccio era malamente piegato, sintomo di una frattura. Sull’intero corpo vi erano lividi violacei e coaguli di sangue. I lunghi capelli scuri gli coprivano il viso cereo  che piano si levò mostrando occhi cobalto astuti e determinati  e sul viso un ghigno soddisfatto.
- Sono tornato. – sussurrò prima di crollare dalla stanchezza e nella locanda si levò un grido di trionfo.


 
  
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