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Autore: Leddy    11/01/2013    2 recensioni
Si trattava di fare una scelta pericolosa, forse letale: la vita o la morte. La ragione o il torto.
Blaze o Shark.
Se per il primo provava una sorta di tormento, per il secondo tutto ciò che lo riguardava era un punto interrogativo. Un’incognita. La x del suo sistema.
Quando pensava a loro andava in panico e immaginarsi con uno dei due significava sottomettersi. Perché Clind Norson doveva dipendere solo da Clind Norson.

[Storia basata su tre dei personaggi partecipanti alla ventisettesima edizione degli Hunger Games.]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Ad Arianna e 'Mito' ♥












L’alba di domani
(e quel che ne seguirà)

.




Erano rimasti in otto.
Clind contò sulla punta delle dita. Altre sette persone da far fuori per tornare a casa.
Rifletté su quella parola: casa. Quando ne aveva avuta una? Praticamente mai, se si escludeva il suo confortevole appartamento in centro.
Perché mi sono offerta?
Ogni tanto se lo domandava. Non sapeva se fosse stato un capriccio o un bisogno fisiologico. Tipico di lei fare questi ragionamenti incompleti e contorti.
Preferiva non darsi una risposta, d’altronde sapeva benissimo che si era offerta soltanto per mettersi in mostra; era stata troppo tempo in disparte, lontana da occhi in discreti. Sapeva che era arrivato il momento d’agire, perché lei non aveva nulla da perdere – se non quella stupida vita fredda e monotona.
Poi però guardava Shark. Lui si era offerto per un motivo ben preciso. Proteggere sua sorella, ovvero il gioiello per lui più prezioso al mondo.
Si sentiva stupida e capricciosa, in confronto a lui. Lo odiava, come odiava tutti gli altri. Lo odiava perché la faceva sentire fredda e meschina. Lo odiava perché lui avrebbe potuto vincere al suo posto.
Lo odiava perché era così diverso da Blaze.
Probabilmente, questi era la persona più vicina a lei che avesse mai conosciuto. Non la giudicava, non la scherniva e non l’adulava neanche. Quel comportamento era l’idea di rispetto che aveva Clind, sebbene non avesse mai rispettato nessuno in vita sua.
Poi si ricordava che presto avrebbe dovuto ucciderli entrambi. Avrebbe stroncato le loro vite in un attimo, se avesse potuto, tagliandogli la gola o piantandogli una freccia nel cuore.
Peccato che una freccia nel cuore me l’hanno già piantata loro.
Sembrava assurdo, irrazionale, paradossale… ma Clind non voleva ammazzarli. Non sapeva spiegarsi il perché, ma era una cosa che la tormentava.
Si guardò intorno. Era l’unica sveglia insieme ad Angelique, con cui stava facendo la guardia, ognuna ai lati opposti della Cornucopia, stracolma di armi e provviste.
Shark, Blaze e Kayly dormivano in tende diverse, da cui non proveniva alcun rumore. Fece dei rapidi calcoli: avrebbe potuto pugnalare velocemente la dodicenne alle spalle, entrare nelle tende e sbarazzarsi di tutti i Favoriti in un colpo solo. Meno quattro.
Scosse la testa con un sorriso amaro. Mi servono ancora.
Eppure sapeva, in fondo, che quella era solo una scusa. Una stupida giustificazione per placare la belva che viveva dentro di lei.
Silenziosamente scivolò nella tenda di Blaze. Angelique le rivolse solo uno sguardo interrogativo, a cui lei non rispose.
Il suo compagno di distretto, avvolto nel sacco a pelo, sembrava in dormiveglia – d’altronde era impossibile riposare tranquillamente durante i Giochi.
Prima di sedersi accanto a lui, lo squadrò con cipiglio concentrato. Aveva la fronte aggrottata e le labbra socchiuse, su cui si soffermò.
Clind non era una ragazza di stupidi sentimentalismi, ma in quel momento avrebbe trovato piacevole baciarle, quelle labbra. Con foga, senza pause. E, soprattutto, senza affetto.
Quella che provava per Blaze era un’insana quanto curiosa ossessione che non riusciva a spiegarsi. Non l’aveva mai testata con nessuno e ne aveva paura.
E se si fosse lasciata coinvolgere sino a farsi ammazzare? E se il suo piano avesse fallito?
Si trattava di fare una scelta pericolosa, forse letale: la vita o la morte. La ragione o il torto.
Blaze o Shark.
Se per il primo provava una sorta di tormento, per il secondo tutto ciò che lo riguardava era un punto interrogativo. Un’incognita. La x del suo sistema.
Quando pensava a loro andava in panico e immaginarsi con uno dei due significava sottomettersi. Perché Clind Norson doveva dipendere solo da Clind Norson.
Il suo compagno di distretto si ridestò, aprendo gli occhi smeraldini.
– Che ci fai qui? – chiese con voce stanca, passandosi una mano sul volto.
Clind non rispose, deviando la domanda. – Domani c’è il festino.
– Lo so.
– Qualcuno di noi morirà.
– Probabile – ribatté il ragazzo, guardandola negli occhi e cercando di capire dove volesse andare a parare.
– E se fossi io? – domandò di botto, nonostante credesse di poter vincere. – Se fossi io a morire?
Blaze la fissò intensamente. – Cosa intendi?
– Cosa faresti tu?
– Che?
– Cosa faresti se domani io morissi, eh? Andiamo, non credevo che fossi così duro di comprendonio, Blaze.
Il ragazzo quasi fu punto nel vivo. – Non lo so. E qualcosa mi dice che questa sia una domanda a trabocchetto.
La ragazza non riuscì a trattenere un lieve ghigno. – Bravo, vedo che hai capito.
– Dov’è il trucco, genio del male?
– Io so cosa faresti.
– E che cosa?
– Uccideresti Shark.
Il silenzio fu pesante, dopo quell’ultimo nome. Sapeva benissimo che i due non si sopportavano.
Blaze sospirò. – Lo farei anche se tu non dovessi morire, credimi.
Di certo lei non si aspettava quella risposta, tanto che rimase interdetta ed evitò di dire altro.
Il ragazzo prese una ciocca dei suoi capelli in mano e poi le sfiorò il viso. Clind non lo volle dare a vedere, ma si beò di quel contatto.
– Non preoccuparti, Clind, non morirai.
Quasi suonava come una promessa.


Era appena l’alba e tutto cominciava a schiarire, a partire dal cielo e dalle cime degli alberi.
Era il giorno. Quello in cui lo spettacolo non sarebbe mancato, e neanche il sangue.
Quale momento migliore per far alzare l’audience a Capitol City?
Clind aveva riposato poco. L’ultima frase di Blaze l’aveva scossa e non sapeva nemmeno cosa volesse significare.
Vide tutti i Favoriti uscire dalle proprie tende e si affiancò a Shark, che aveva un’espressione tra il triste e il determinato.
La osservò, come solo lui sapeva fare, con sguardo intenso. Clind nei suoi occhi riusciva a leggere tutte le emozioni del mondo.
Il ragazzo le accennò un sorriso. – Lui non ti farà del male – sussurrò piano. – E neanche io.
Altra promessa, altri dubbi.
Clind non voleva essere protetta, ma qualcosa le diceva che era meglio così.
Era meglio fidarsi, per una volta, e mandare tutte le proprie incertezze al diavolo. 



















Leddy's Corner
Questa one-shot è una what-if perché non so ancora quello che realmente accadrà nell'arena dei ventisettesimi Hunger Games di Erika May Mellark. E' una Clind-centric, ma ringrazio tantissimo AriiiC_ e pandamito per avermi ispirato con i loro personaggi (Shark e Blaze) ♥
Non è un granché, ma spero comunque piaccia a loro e anche a voi :3


Leddy


 

  
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