Dimmi che mi ami.
Vegeta, con la sua figura
indomabile e la sua prepotenza le era entrato nelle vene, il cuore
accelerava i
battiti ogni volta che la tenebrosa presenza si trovava davanti a lei.
Persino la
sua voce arrogante che pretendeva senza concedere nulla in
cambio, le suscitava
intense emozioni.
Era già trascorso parecchio
tempo da quando l’avvenente scienziata lo aveva accolto sotto
la cupola della
Caspule Corporation. Da allora lei si era sempre prodigata per
soddisfare le
esigenti richieste del saiyan.
Era stata costruita una camera
gravitazionale,
in modo che principe potesse
allenarsi e
raggiungere
l’ambito livello
dotato. Ogni giorno lui dedicava ore
ad estenuanti allenamenti, interrotti soltanto
per saziare lo smisurato appetito.
La scienziata non
eccelleva ai fornelli, ma per
accontentarlo aveva trascorso lunghe nottate a leggere libri di cucina,
imparando a memoria delle ricette
prelibate e tutto sommato i risultati si mostravano soddisfacenti.
Bulma lanciò un occhiata all’orologio
e si rese conto che il tempo era trascorso in fretta.
Sospirò, sicuramente Vegeta
non avrebbe tardato ad apparire sulla soglia affamato. La donna
scostò la sedia
per alzarsi, una minigonna nera contrastava il pallore delle gambe
affusolate e
le scarpe rosse davano un tocco estroso per niente stonato.
“Devo sbrigarmi” pensò,
intenta a lasciare il laboratorio per risalire al piano superiore.
Il lungo corridoio si
divincolava e portava ad una ampia scala, Bulma con passo svelto cominciò a
risalire, il
rumore dei tacchi rimbombava mettendole ansia.
L’ultima porta, quella della
cucina era ancora chiusa.
“Per
fortuna” disse lei ad alta voce, si
sentiva quasi obbligata a prendersi cura del
sayan, senza mai ricevere
nulla in cambio.
In un momento si ritrovò
davanti ai fornelli e abilmente cominciò a preparare un
invitante spezzatino.
La pentola ribolliva sul fuoco, e
liberava un delizioso
profumino che si
diffondeva nell’aria.
“Bene è quasi pronto”
disse soddisfatta, senza accorgersi della presenza che si era
affacciata sulla soglia.
Soltanto il rumore
dei passi la fece voltare, il
suo cuore ebbe un sussulto.
“Vegeta, sei arrivato” sussurrò,
mostrando un timido sorriso, ma da lui ottenne soltanto un freddo cenno
del
capo.
“Ho fame
donna” grugnì sedendosi rozzamente.
“Un
attimo! Quanta fretta” esclamò Bulma, non era facile intimorirla,
malgrado
conoscesse le
potenzialità e la ferocia di
Vegeta, non provava paura di fronte a lui.
Si voltò verso la pentola per mescolare la
pietanza e gli diede le
spalle, mostrandogli la lunga chioma turchina che scendeva ribelle.
Il principe posò lo sguardo
sul corpo
armonioso, non era la prima
volta che ciò accadeva, gli occhi cupi spesso erano stati
attirati dalle forme
tornite e di frequente capitava che i pensieri lo trascinassero tra
quelle
esili braccia.
Tanto tempo, era trascorso
dall’ultima volta che aveva posseduto un corpo femminile, non
ricordava chi
fosse e se avesse resistito alla potenza delle sua spinte.
Un amplesso veloce e
sbrigativo per sfogare un istinto represso dopo i vari combattimenti
intrapresi
Lui era Vegeta, rude,
insensibile, vendicativo, incapace di amare, nessuna donna in tutto
l’universo
era riuscita a strappagli una sola goccia di sentimento, il sesso e
soltanto
quello, aveva concesso al proprio corpo.
Bulma riempì il piatto fino all’inverosimile
e glielo mise davanti.
“Spero tu sia soddisfatto”
disse notando la voracità con cui si riempiva la bocca senza
degnarla di uno
sguardo.
“Grazie Bulma” lei con tono
sarcastico imitò la voce dura e insensibile del sayan e
questi smise di
masticare.
“Perché
dovrei ringraziarti donna ? Tu e la
tua inutile famiglia mi servite, solo per questo vi ho risparmiato la
vita, ma stai bene
attenta potrei ripensarci!”
Bulma riusciva ad infastidirlo
quando
cercava di tenergli
testa.
Ti ricordo
“principe” che sei in casa mia e
che io pago i conti salatissimi dei tuoi capricci, poi non sono un
oggetto, che
puoi prendere e comandare a tuo piacere, mi chiamo Bulma e non
donna!”
Era frequente che i loro
brevi incontri sfociassero in plateali battibecchi. Come sempre la
ragazza si
era avvicinata con le mani sui fianchi pronta a dargli battaglia, senza
accorgesi di quella strana espressione apparsa sul rude e pallido volto.
“Devi smetterla, non
intendo più sopportare i
tuoi insulti...” Bulma urlò osservandolo con aria
minacciosa.
Vegeta colto di sorpresa si
sollevò e la sedia si ribaltò sul pavimento. Lei sbarrò gli occhi
quando sentì una mano
stringerle il polso.
“Così
io non ti posso comandare a mio piacere?
Sicura?” Il respiro di Vegeta le scaldava il viso, un odore
selvaggio ed
eccitante le inebriava la mente.
“Lasciami
brutto scimmione, non mi fai paura!”
In realtà le ginocchia cominciarono
a tremare quando lo sentì
farsi più vicino, notando gli
occhi d’ebano che fissavano la piega del
petto...
Continua...