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Autore: Shinkutsuki    11/01/2013    3 recensioni
Loro restano pur sempre una razza superiore, e questo deve valere qualcosa anche in un’epoca in cui le cose stanno cambiando. Solo vivendo si fa la storia, nascondersi può unicamente dare un sollievo momentaneo. E se danza tra i ningen dev’essere, allora che sia.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kyuujyu Amagiri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Shimabara; lì dove spesso i destini s’intrecciano, per caso o per scelta, e dove le lanterne luminose danno un tocco di delicatezza ad un ambiente frequentato da gente spesso non molto raccomandabile. Gli odori che si rincorrono nell’aria sono molteplici: sakè, pesce fresco, il profumo delle donne e quello dell’eccitazione maschile esaltata dall’abuso di alcool. Tutto questo le interessa poco ma ha dovuto riconoscere che quello è uno dei luoghi migliori nei quali recarsi, di tanto in tanto, per raccogliere informazioni utili su ciò che succede. Sui Chōshū, la Shinsengumi, ed in generale qualsiasi confitto grande o piccolo pronto ad esplodere come un incendio.

Non lo fa per qualche motivo particolare, dato che non ha alcun interesse ad immischiarsi in dispute simili – no, si può dire che la sua sia solo curiosità. Oppure, come diceva sua madre prima di morire, la necessità di conoscere per sapere come e dove muoversi.
Passi leggeri e veloci, impalpabili come il fumo. Come una danza, quella più soffice – l’apparenza perfetta che, con la grazia, nasconde l’acciaio.


Mischiarsi tra le donne del quartiere non è difficile: trucco bianco a stendersi sul viso giovane, facendo risaltare il rosso sulle labbra ed intorno agli occhi, lì dove si scolora per risultare più leggero. E poi c’è il rosso dei capelli, raccolto in un’acconciatura elaborata e sostenuta da accessori semplici, ma che nel complesso le dà un tocco di eleganza che, con un po’ d’intuito, nessuno potrebbe attribuire mai ad una ningen.
Tieni socchiusi gli occhi, o sarà peggio. Palpebre abbassate, a schermare le iridi con le ciglia lunghe, e sguardo basso per l’umiltà che s’aspetteranno sempre da una donna.
Una bambola in bianco e rosso, tinte richiamate anche nel kimono stesso in trame floreali che s’attorcigliano, come spirali, richiamando una precisa specie di Orchidea.
 

Rosso come il sangue
bianco come le ossa
rosso come la solitudine
bianco come il silenzio

 

La sua gente non ama immischiarsi con gli umani, men che meno nelle loro battaglie. Questo glielo hanno ripetuto, spesso, coloro che l’hanno cresciuta dopo la scomparsa della madre e la disfatta del Clan; eppure da quand’è arrivata a Kyōto le è capitato piuttosto di frequente di cogliere l’odore di altri oni, anche lì a Shimabara. E’ persino stato facile riconoscerli, perché le linee di sangue hanno ognuna un’impronta precisa e tutte, a loro modo, hanno lasciato una traccia sulla sua pelle e nel suo sangue. Kazama, Shiranui, i gemelli Yukimura, addirittura l’erede di Yase Hime. E poi…


E poi, Amagiri Kyuujyu.
Tra tutti è quello che, per comportamento, passa più inosservato; eppure è stato proprio lui ad attirarne l’attenzione più di qualsiasi altro. E’ anche discretamente convinta che sia stato l’unico ad averla notata, di rimando, poiché ognuno degli altri sembra troppo preso da sé stesso per rendersi davvero conto di essere osservato dalla distanza. Ma lui no. E’ diverso, in qualche modo che non riesce a capire.

Hanno gli stessi capelli rossi e gli stessi occhi chiari. 
Forse è questo, forse è una coincidenza. Può essere anche solo il suo atteggiamento inamovibile e solido ad aver acceso in qualche modo quella scintilla. O forse no, perché non ha mai provato una sensazione così familiare con nessun altro dei demoni sopravvissuti.  E’ anomalo, e nessuno le aveva accennato ad una possibilità simile.

rosso come i nervi di una belva
bianco come il cuore di un dio
rosso come l'odio che sgorga sciogliendoti
bianco come il dolore che ti agghiaccia



Mentre si raccoglie rialzandosi dopo un inchino rivolto ad alcuni “clienti” si ritrova a riflettere che, in fondo, anche per creature allo sbando come loro c’è ancora qualcosa da fare; forse non è del tutto un errore avere a che fare con gli esseri umani, se l’alternativa è essere sterminati. Sono pur sempre una razza superiore, e questo deve valere qualcosa anche in un’epoca in cui le cose stanno cambiando. Solo vivendo si fa la storia, nascondersi può unicamente dare un sollievo momentaneo. E se danza tra i ningen dev’essere, allora che sia.


Ma per lei è presto.
Per lei è diverso, soprattutto.


Suzumori Shura non può e non deve mostrarsi chiaramente a nessuno, ningen o oni che sia. Non senza un motivo più che valido.
E più passa il tempo più, questo giuramento, le pesa.

 

Ma le catene si spezzeranno, un giorno.
Lei ancora non lo sa, ma la chiave porta esattamente il nome di Amagiri.




 

rosso come l'ombra che divora la notte
come un sospiro che trapassa la luna
splende di bianco, si spegne di rosso.



 

Coff coff.
Questa è nata così, ispirazione lampo e senza un motivo apparente : D
Stavo scrivendo tutt'altro quando m'è partito il lampo di follia e vabbeh, insomma, tanto per...
Nejibana, il titolo, si ricollega all'Orchidea citata sulla stoffa del kimono indossato dalla signorina. E' così che, a quanto mi risulta, vien chiamata quella specie di Fiore, in Giappone. Letteralmente si traduce in "Fiore Contorto" e trovo che ci stia bene. Per quanto riguarda le citazioni, stavolta son prese dal manga di Bleach, e sono dunque proprietà di Tite Kubo.

*s'inchina e sparisce*

  
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