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Autore: lasognatricenerd    11/01/2013    3 recensioni
Tate Langdon. Nessuno può sapere ciò che gli passa per la testa, le motivazioni delle sue azioni. E lui è dentro quella casa dove è destinato a rimanere per sempre, a infliggersi dolore.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tate Langdon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sangue.

Dolore.

Urla.

Ansimi.

Lacrime.

Le uniche cose che si potevano udire in quella casa, la murder house.

Nessuno poteva realmente sentire, se non gli spiriti che vagavano dentro la struttura.

“Tate!”. Una voce disperata di una donna urlava il nome di qualcuno.

“Vattene!” e lui rispondeva con rabbia e dolore allo stesso tempo, chiuso in quella stanza.

La sua stanza.

Quella di Violet.

Tutto ciò che voleva sentire in quel momento, era solamente dolore provocato dalla lametta sulla pelle fredde delle sue braccia.

Le maniche della sua maglietta erano alzate, le gambe lasciate andare a terra, la mano bianca con la lama in mano, tracciando i segni.

Sentiva la testa scoppiare, le lacrime continuare a solcare le guance leggermente arrossate, forse er il caldo, forse per il dolore.

Il suo corpo tremava, come scosso da convulsioni.

Lo sguardo si perse ad osservare il pavimento coperto da un lieve strato di polvere, quasi invisibile.

Si strusciò il polso sui pantaloni, sporcandoli di sangue rosso scarlatto, mentre nella stanza cominciava a espandersi l’odore nauseante di questo.

Ma non era niente in confronto a quello che stava passando mentalmente.

Flash di ciò che aveva fatto in passato gli erano entrati nella mente, facendogli perdere la testa.

Era distrutto.

La persona che amava non lo voleva più.

Il per sempre era lungo, ma lui aveva desiderato con tutto se stesso stare con lei.

Era cabiato per lei.

Non avrebbe mai più trattato male nessuno, se non se stesso, ed era proprio quello che stava facendo.

Aveva sempre messo i sentimenti degli altri prima dei suoi.

Aveva ucciso tutta quella gente perché doveva dare un figlio a Nora.

Lui voleva che fosse felice, con un figlio.

E ora si ritrovava in quella situazione, a sopportare tutto quel dolore da solo, senza nessuno che lo ascoltasse.

Gli mancavano un po’ le chiacchierate con Ben, alla fine gli erano servite.

“Psicopatico.”

Quelle parole gli rimbombavano ancora nella mente, facendolo piangere più violentemente, urlare e gridare.

Gli aveva detto chiaro e tondo che era un malato, che era un pazzo omicida.

Ma nessuno sapeva quello che passava ogni giorno.

Nessuno sapeva del perché l’avesse fatto.

Nessuno sapeva di Nora.

Lui piangeva, cercava di spiegare, ma nessuno gli credeva.

Certo: come avrebbero potuto?

Come avrebbero potuto credere ad una persona che andava in giro ad uccidere la gente?

Sicuramente nessuno.

Eppure lui non stava recitando.

Il dolore che veniva versato dentro le sue lacrime, era vero, non era finzione.

Voleva urlarlo al mondo.

Voleva che tutti lo sapessero.

Ma voleva che nessuno provasse mai quello che stava provando lui.

Il dolore era allucinante, sentiva il polso praticamente fuori uso, anche se il dolore sarebbe passato di lì a poco.

Odiava tutto ciò.

Farsi male, e male, e ancora male, per poi farlo passare, senza che potesse fare nulla.

Era la cosa che odiava più di tutte.

Essere un fantasma rinchiuso in quella casa, ad aspettare il suo amore, per sempre, con il peso di mille morti dietro al suo cammino macchiato di rosso. 
   
 
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