Fanfic su artisti musicali > David Bowie
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Autore: MadnessInk    11/01/2013    2 recensioni
-Mi spiega come faccio a truccarle l'occhio se non lo chiude? Vuole che le trucchi il bulbo oculare?-. E David si limitò solamente a dire:-Trevor, dopo lo show provvedi a licenziare questa dipendente inutile-. -Ma mr. Bowie, che sta dicendo? È la m...- e lui, sbraitando letteralmente: -Taci, fa' quello che ti ho detto!-. A quel punto Mya non resse più.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uscita dall'albergo, Mya si sedette sulla panchina e si mise a pensare. “Cosa fare adesso?” si chiese. Era tardi per partire, tardi per andare a prenotare in un altro hotel, tardi per andare al ristorante, tardi per rifarsi una vita. Odiava stare seduta, quindi decise di farsi una passeggiata, seguita dalle sue valige. Nessuna persona sana di mente l'avrebbe mai fatto, ma lei sì.
Si trascinava tristemente per le strade di Parigi, cercando di trovare una soluzione. Sapeva che ci sarebbe stata sempre una soluzione. Alzò gli occhi al cielo. “Eh, già” si disse “Ce l'hai proprio fatta, maggiore Tom”. Quanta strada aveva dovuto fare David per arrivare fino a dove era arrivato. E quanta ancora avrebbe dovuto farne per andare anche oltre. Iniziarono a sovvenirle ricordi londinesi, dolci ricordi londinesi... Poi il suo sguardo si posò sulla Torre Eiffel, le ricordò che era a Parigi.
Ah, Parigi, quanto la odiava. Fin da piccola l'odiava, fin da quando i suoi genitori la portarono con loro in quella città. Ah, il francese, quanto lo odiava il francese. “La lingua dell'amore... quante frottole” pensò. “È ora di prendere una decisione, del resto non posso trascorrere tutta la notte trascinandomi dietro questi affari” disse tra sé e sé.
Così, tra tutte le scelte che poteva fare, fece la più sbagliata che ci fosse: passare la notte fuori, in bianco. Cioè, la notte l'avrebbe comunque passata in bianco pensando ai fantasmi del passato, ma almeno l'avrebbe passata a letto, lontano dai pericoli di una grande città come Parigi. Una persona con l'anima a pezzi in quel modo non avrebbe saputo che cosa fare. Fortuna che la nostra amica sapeva bene che cosa fare: andare in una cremeria, un bar, qualche locale dove servissero crêpes, voleva togliersi lo sfizio. Così, proprio mentre camminava distrattamente per le vie parigine si trovò davanti, quasi per caso, un bar, tutto bianco. Era anche vuoto e teneva aperto tutta la notte. Era quello che faceva per lei. Entrò. Non c'era nessuno, per un momento pensò che non ci fosse neanche il personale. Ma di tutta risposta uscì un bel ragazzo in uniforme da cameriere, con i capelli tirati all'indietro: -Buonasera, posso aiutarla con i bagagli?- chiese il giovane. Lei, educatamente, rifiutò: -No, grazie, ce la faccio da sola-. L'uomo si mise dietro al bancone: -Prego, si accomodi. Vuole ordinare? Ecco il nostro menù-. Mya si sedette al bancone e, dopo aver dato una veloce occhiata al menù, ordinò una crêpe, d'altronde era lì per quello. Mentre lo sguardo vuoto di Mya si posava sul muro bianco, un uomo, che era l'unico cliente, le si avvicinò.
La guardò, la scrutò, la osservò e sembrò riconoscerla: -Mi scusi, è possibile che io l'abbia già vista da qualche parte?- domandò questo. Quando lei girò lentamente la testa verso di lui, quest'ultimo esclamò: -Penso di averla vista in una gelateria londinese nove anni fa a bere un frappè freddo e lungo. Oh, come si chiamava quella gelateria... ah sì! Il... MILKSHAKE! Mi ricordo di lei come fosse ieri!- Mya rabbrividì. Il MILKSHAKE... quanti ricordi in quel bar di Londra. Lei e David passavano lì tutte le mattine a prendere un frappè. Il frappè al cioccolato che gli piaceva tanto. E poi... quell'uomo ricordava dettagli di una sconosciuta vista nove anni prima in un bar. Ah, dimenticavo un piccolo particolare: l'uomo che le stava parlando era Paul McCartney, autore della tanto odiata canzone “The Fool On The Hill”, scritta nove anni prima. Forse fu per quest'ultimo motivo che rabbrividì. Le uniche parole che riuscì a dire furono: -Mi scusi, io...- e poi ci pensò lui: -Io sono Paul-, disse l'ex Beatle. Lei non poteva, non voleva credere ai suoi occhi, così si limitò a rispondere con poche parole: -Mya, piacere- e lui, tutto euforico, neanche avesse davanti il suo idolo: -No, mi creda, il piacere è tutto mio. Da tempo desideravo conoscerla-. “Conoscermi? Conoscere me? Perché mai Paul McCartney vorrebbe conoscere me?” si chiese perciò la mora, che non si augurava che quello che aveva sempre pensato divenisse realtà. - Scusi, ma io non capisco...- fece lei e Paul, con un sorriso smagliante: -Oh, mia cara, la notte è lunga, c'è tutto il tempo per capire-.
Passarono un'oretta a chiacchierare come due vecchi amici al bar, davanti ad un bel bicchiere di rum. Non c'era nessuno a seccarli: nessuno che gridava fai questo, fai quell'altro e nessuno che chiedeva autografi o foto. C'erano solo loro due e il personale. Poi Paul, da vero gentleman, pagò per entrambi e i due uscirono all'aria aperta. Camminando, Mya si rivolse a Paul: -Non dovrebbe andare in giro così tranquillamente, sa? Voglio dire, non ha paura che qualcuno la aggredisca?- lui scosse la testa: -No, vengo sempre in questo bar quando non voglio essere seccato. Sai, stasera ho litigato con mia moglie...- disse abbassando lo sguardo e passandosi la mano sulla bocca, poi continuò: -...sto ancora cercando di capire chi di noi due abbia ragione-, Mya lo guardò negli occhi, cercando di consolarlo: -Vuole parlarne? Magari posso aiutarla a risolvere la situazione. Almeno mi rendo utile...- disse, alludendo alle parole di David. Paul, con gli occhi pieni di gioia come un bambino che fissa il gelato nelle mani di un piccolo bombardiere, esclamò: -Sarebbe meraviglioso! Ti ringrazio di cuore! E ti prego, non darmi del tu, mi fai sentire vecchio-, Mya rise sottovoce e poi gli fece: -Ma come, vecchio in prossimità dei trentaquattro anni? Beh, allora sto diventando vecchia anch'io! Addio mondo crudele!- e scoppiarono a ridere entrambi. Poi lei ritornò seria: -Va bene. Stavi dicendo?- e lui iniziò a raccontare: -Beh, ero appena tornato da un concerto di due ore e mezza. Ero stanco morto, non so se capisci. Comunque, appena entrato, lei mi è saltata addosso in lingerie. Io l'ho baciata e le ho detto che ero stanco morto. Lei è scesa e ha iniziato a sbraitare che non la amo, che la trascuro, che la uso solamente... quella donna è tutta la mia vita. Come potrei non amarla?- e lei, con espressione da “Mi sa che non mi stai dicendo tutto”, gli chiese: -Da quanto tempo non ti dedichi a tua moglie?- e lui, esitante: -Mah... saranno... quattro mesi...-. La mora, con gli occhi sgranati, esclamò: -Quattro mesi? Lo credo bene che abbia da lamentarsi! Non ci si può dedicare ad una persona ogni quattro mesi! A maggior ragione se è una donna! E non ne parliamo neanche se è la propria consorte...-. Paul si mise le mani tra i capelli e, lamentosamente, confessò: -Lo so, lo so, ma non posso farci niente, non è colpa mia. Sono sempre diviso tra lo studio e il palcoscenico, non ho il tempo materiale per dedicarmi a lei. Ma giuro che le dico ogni giorno che l'amo-. Mya, tranquillamente, trovò la soluzione al problema: -E allora si crei il suo tempo-. Lui la guardò con l'espressione di chi non ci stava capendo molto, lei puntualizzò: -Si crei il suo tempo. Se sa che non riesce a portare a cena il sabato sera sua moglie perché è pieno zeppo di impegni, allora non organizzi venti impegni al giorno!-. Mya guardò gli occhi di Paul, si domandò se suo padre fosse un ladro, perché qualcuno, in quel momento, aveva rubato le stelle del cielo e glie le aveva messe negli occhi. -Hai ragione! Come ho fatto a non pensarci prima!-, esclamò Paul. -Tu, piuttosto, che hai intenzione di fare con quelle due valige? Cosa ti ha portato in quel bar stasera?-, le chiese Paul. Mya, come se non fosse successo nulla di particolare, gli rispose così: -Oh, niente di troppo importante, ho solamente appena dato le dimissioni dopo nove anni di servizio, undici di supporto e tanti altri di amicizia-. Paul comprese la situazione poco felice e la invitò nella sua temporanea casa: -Sbaglio o lei non ha un posto dove andare?-. McCartney si sentì rispondere così: -Non è che non ho un posto dove andare, se solo volessi pernotterei in un hotel qualsiasi, ma non ho voglia di dormire. Aspetterò che faccia giorno e poi andrò a fare il biglietto e tornerò in Inghilterra-. Paul le prese la mano e, con fare comprensivo, le disse: -Puoi venire a casa mia. D'altronde non puoi andare girando con queste valige-. Mya replicò immediatamente: -Sì, così tua moglie pensa che siamo amanti o qualcosa del genere-. Paul la rassicurò: -Tranquilla, ho tutto sotto controllo. E poi abbiamo ancora molto di cui parlare, noi due-. Mya era esitante, non voleva disturbare nessuno. Dopo un po' Paul riuscì a convincerla e i due si avviarono verso la casa dell'ex Beatle.



ANGOLO AUTRICE
Salve! Scusatemi se nel precedente capitolo non mi sono presentata, non so dove ho la testa a volte.
Sono MadnessInk, una nuova utente di EFP. Questa è la prima fanfiction che pubblico su questo sito e sono davvero terrorizzata dall'idea che qualcuno la legga, perché sono consapevole della sua trama scontata e della mia scarsa abilità nello scrivere. Gradirei che recensiste, in modo da capire i miei errori.
Ringrazio chi ha letto, chi ha recensito e chi ha inserito la fanfiction tra le seguite.

Un abbraccio, MadnessInk.

  
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