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Autore: Mucca Sferica    11/01/2013    4 recensioni
Con questa sento di aver toccato il fondo... Si parla Pinkie Pie che si sottopone auna visita psichiatrica :D
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pinkie Pie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo psichiatra entrò nella stanza con un’aria seria e subito l’atmosfera si fece pesante. Era un vecchio pony con spessi occhialoni neri che sembravano modificarne i lineamenti, muso dai tratti spigolosi, capelli radi e canuti, occhi profondi.
Si accomodò alla sua scrivania con esasperante lentezza, e Pinkie Pie si ritrovò da sola dietro il tavolo completamente vuoto. Le pareti della stanza erano bianche e amplificavano le luci al neon troneggianti sul soffitto.
Pinkie era decisamente a disagio. Evitava lo sguardo del dottore a tutti i costi, ma più si guardava intorno più vedeva quel bianco avvilente che la stava per fare impazzire.
In più, il silenzio era rotto solo dallo sfrusciare degli appunti del professore. Tutte quelle carte, piene di giudizi su di lei, che riassumevano gli ultimi mesi di inutile terapia. Sentiva che da un secondo all’altro si sarebbe alzata per strapparle!
“Dunque, signorina”
Pinkie trasalì. La voce monocorde del dottore riempì la stanza e sembrò rimbombare.
“mi parli di lei.” Intimò. Quella frase, Pinkie la odiava proprio. Si prodigava sempre per organizzare feste, per le amiche. Per stare con qualcuno.
Ma lei, senza amiche, senza una folla con cui festeggiare, senza festoni, palloncini e distrazioni… cos’era?
“Ecco…”
“Cominci con i suoi interessi, magari”
“PARTY!!” urlò la cavallina, iniziando a saltellare per la stanza
“Interessante!”
“Io semplicemente AMO le feste! Sono così… festose!”
“Altri interessi, oltre a questo, che è molto bello?”
e qui tornò il silenzio. Stavolta neanche rotto dal fruscio dei fogli di carta.
Il silenzio più rumoroso di sempre.
Lo psichiatra aspettava pazientemente, alla fine la cavallina si arrese.
“Nessun altro interesse… Io… Non sono niente all’infuori di questo…”
“…Continui.”
“E’ sempre stata tutta solo una questione di feste. Quando ero piccola, le feste erano l’unico modo che avevo per strappare un sorriso ai miei familiari…”
Lo psichiatra annotò qualcosa sul quadernino, Pinkie cercò di continuare a parlare senza badarci
“Era difficile, per me. Quando le feste finivano, loro tornavano a essere i soliti musoni.”
“Quindi è stata tutta un’alternanza di continue feste e musi, eh?”
“Esattamente. Sì, proprio così. La differenza fra dentro e fuori dalla sala feste era sempre molto netta, tanto che anche i miei capelli cambiavano. Ma ora questa differenza così netta non c’è più!”
“Ne è sicura, signorina Pinkie?”
“Che vuol dire?”
“Vede, sulla sua cartella clinica è presente la diagnosi ‘disturbo della personalità’. In altre parole, lei è schizofrenica.”
“Ma siete proprio sicuri?”
“Non ci si ricorda dei momenti trascorsi sotto seconde personalità, è normale che lei non lo sappia.”
“…in realtà lo immaginavo. Mi capita spesso di svegliarmi alla mattina con la casa completamente sottosopra. Mobili ribaltati, tappezzeria strappata. Una volta ho trovato Raibow Dash legata alla parete col filo del telefono!”
“E non si è chiesta come mai?”
“Sì, me lo sono chiesta. Pensavo inizialmente a un problema di alcoolismo, ma non ricordo di aver bevuto quando mi sveglio con la casa in quelle condizioni. Dottore, mi aiuti, cosa mi succede??”
“E’ semplice, signorina: lei non ha mai abbandonato la dicotomia fra dentro e fuori le feste, anzi. Il suo subconscio l’ha accentuata in modo sproporzionato, partorendo una seconda personalità.”
“…se la festa finisce, non è colpa mia. Io andrei avanti all’infinito!”
“Di chi è colpa?”
“Degli altri. Sono loro che si stancano, loro che se ne vanno. Le MIE feste continuano all’infinito. Li odio, quando lo fanno! Perché non vogliono festeggiare con me? Eh? È così divertente! Perché?? PERCHE?”
Altro silenzio.
“Lo so io, il perché: perché non mi vogliono bene. Vengono alle mie feste, ma in realtà non vogliono venirci. E io sopporto, vado a dormire. Io interrompo le mie feste per loro e loro mai che facciano qualcosa per me!!”
“Loro chi?”
“Come loro chi? LORO! Loro che se ne vanno! Quanto vorrei che qualcuno mi vendicasse, delle volte! Subisco sempre torti, vorrei che per una volta capissero come mi sento!”
“Vorrebbe che qualcosa le facesse restare alle feste?”
“Esatto gatto matto! Lei è proprio un bravo psicologo! Non posso costringerle, ma devono restare!”
“Capisco…”
“Eh, sì, devono proprio restare! Non è per nulla giusto che non restino! Io non gli dico mai assolutamente nulla, non voglio litigarci… ma loro non capiscono che mi fanno star male! Che stupidi!”
“Insomma, lei vorrebbe qualcuno che la vendichi, chiunque esso sia. Non importa quanto spietati saranno i suoi metodi.”
“Oh, no! Non voglio che faccia loro male! Se lo meriterebbero, ma non voglio che stiano male!”
“Però a livello inconscio lo vorrebbe…”
“Questo credo di sì… ma io non sono cattiva!”
“Certo che no. Lei no. Ma la sua seconda personalità, in un certo senso, sì.”
“Oh, la piccola Pinkie! Pinkina… no, Pinkamina!”
“Dare un nome alle cose le rende meno spaventose. Dunque, ecco la diagnosi: lei è frustrata dalla fine delle sue feste e dal senso di abbandono che ne deriva. La paura di essere abbandonata è tanto forte che, nottetempo, lei si trasforma in… Pinkamina, l’abbiamo chiamata… e sfoga tutta la sua rabbia. Contro i mobili di casa, per lo più, ma quando le capita a tiro una sua amica vuole la sua vendetta.”
“Ma è terribile!”
“Si può curare, con un po’ di pazienza, signorina, stia tranquilla.”
In quel momento lo psichiatra fece una cosa che Pinkie apprezzo davvero tantissimo: sorridere. Le fece capire che sarebbe guarita, con altre sedute, che tutto sarebbe andato a posto!
Eh, sì, Pinkie li amava proprio i sorrisi!
   
 
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