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Autore: Lules    11/01/2013    5 recensioni
Un lieve chiarore mattutino stava avanzando nella stanza, e la giovane strizzò un paio di volte gli occhi assonati prima di aprirli in due sottili fessure. Ginevra portò la sua mano sopra quella di Artù, che nel frattempo era rimasta posata sulla sua guancia, e la strinse.
-Buongiorno-, sussurrò, la voce ancora impastata dal sonno.
Lui le sorrise solamente.
-Da quanto tempo sei sveglio?-, gli domandò poi lei, leggermente perplessa.
-Oh, non da molto-. Un sorriso furbo si dipinse sul volto di Artù. Poi restò in silenzio e continuò a fissarla, come se niente fosse.
Missing moments ArtùxGwen!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gwen, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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-Take me home, to my heart-



Artù si ridestò da un sonno senza sogni né incubi, completamente pacifico e ristoratore. Si rese conto dopo qualche minuto, però, che dalla finestra della sua stanza non entrava alcuna luce. Evidentemente era ancora mattina presto.
Sua moglie dormiva profondamente. Era raggomitolata sul fianco destro, rivolta verso di lui. I lunghi boccoli le ricadevano sul viso, e, silenziosamente, Artù glieli avviò dietro l’orecchio.

Aveva fatto lo stesso gesto qualche anno prima. Ginevra era sdraiata sul suo letto, immersa in un sonno profondo, così come tutti gli abitanti del palazzo e di Camelot. Era stato lui che, dopo averla trovata addormentata per terra, l’aveva adagiata sul suo letto e poi, con la massima delicatezza, le avevo scostato i capelli dal volto.

Sospirò. Era passato relativamente poco tempo da quel giorno, eppure tutto era cambiato.
Lui, Artù Pendragon, era Re di Camelot.
Sua sorella Morgana era diventato il nemico.
E adesso, in quello stesso letto, dormiva colei che pochi anni prima non avrebbe osato sfiorare nemmeno in privato, per timore di venir scoperto.

Automaticamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo, cominciò ad accarezzarle la guancia con il pollice, tracciando disegni immaginari sulla pelle liscia e perfetta della ragazza.
Non era bravo con le parole, Artù. Non lo era mai stato.
Aveva sempre utilizzato la sua presenza fisica, il suo ruolo indispensabile come futuro erede al trono di Camelot per giustificare le sue azioni e talvolta il suo carattere altezzoso e difficile. Tutto era cambiato quando aveva incontrato Gwen.
La sua dolcezza, la sua gentilezza e bellezza l’avevano inizialmente spiazzato e, perché no, intimorito. Per questo aveva reagito come sapeva fare meglio: impartendo ordini e sopravvalutando le sue azioni. Poi, qualcosa era successo.
Il timore reverenziale che provava nei suoi confronti non era altro che amore, troppo improvviso per fornirne una descrizione adeguata.
Si era scoperto profondamente innamorato di una semplice serva, e tutte le sue certezze, che regolavano il suo mondo splendido e calcolato, erano svanite in un momento, come se non fossero mai neanche esistite.

Ed ora, eccolo lì. A condividere il suo letto di bambino e poi di uomo con Ginevra, la donna che, dopo vicissitudini, sofferenze e sacrifici, che soprattutto lei aveva subito in silenzio e senza mai lamentarsi.
E quelle parole, quelle due semplici, brevi parole, non era mai riuscito a pronunciarle. O meglio, l’aveva fatto, ma solo in momenti di estrema disperazione. La prima volta, quando aveva creduto di essere strappato per sempre dalle braccia di Gwen, a causa di un fraintendimento che aveva coinvolto suo padre e la stregoneria. La seconda, quando era entrato in casa sua e le aveva detto di non aver amato nessun’altra prima di lei, poiché si era infatuato di Vivian solo a causa di uno stupido incantesimo.

Ma in situazione normali, di vita quotidiana, non lo aveva mai fatto. Nemmeno il giorno del loro matrimonio, nemmeno dopo le bellissime notti trascorse con lei nei giorni seguenti. Niente.
Ginevra invece sì, e comunque i suoi semplici gesti, sorrisi e sguardi, compensavano quasi sempre la mancanza di parole.

Proprio in quel momento, Ginevra si mosse leggermente, e distolse Artù dalle sue riflessioni. Un lieve chiarore mattutino stava avanzando nella stanza, e la giovane strizzò un paio di volte gli occhi assonati prima di aprirli in due sottili fessure. Ginevra portò la sua mano sopra quella di Artù, che nel frattempo era rimasta posata sulla sua guancia, e la strinse.

-Buongiorno-, sussurrò, la voce ancora impastata dal sonno.

Lui le sorrise solamente.

-Da quanto tempo sei sveglio?-, gli domandò poi lei, leggermente perplessa.

-Oh, non da molto-. Un sorriso furbo si dipinse sul volto di Artù. Poi restò in silenzio e continuò a fissarla, come se niente fosse.
Ginevra, dal canto suo, si stranì ancora di più.

-Cosa? Cosa c’è?-.
Silenzio.


La ragazza si appoggiò su un gomito e i lunghi capelli le caddero lungo la spalla.
-Perché continui a fissar….

-Ti amo-.

Ecco, l’aveva fatto. Era stato un codardo, ci aveva messo un sacco di tempo per dirglielo, ma almeno la situazione adatta, tranquilla e normale come voleva lui, l’aveva azzeccata.
Lei sgranò gli occhi. Poi,dopo qualche istante, sul suo viso si dipinse un’espressione di grande gioia.
-Ti amo anche io, ma credo tu lo sappia già-.

Artù non disse niente. Si limitò a prendere il volto della giovane donna tra  le mani e a  posare un bacio dolce e lieve sulle sue labbra, che lei ricambiò con passione.
Sospirò. Era felice, adesso.



*angolo autrice*
Missing Moments uscita così a caso in un momento di noia. Lo so, sono sdolcinata. Ma amo questi due qui. Quindi, siate clementi, e lasciate una recensioncina, se avete voglia! baci, Lules
  
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