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Autore: Padmini    12/01/2013    2 recensioni
Caro Mr Pan,
grazie all'aiuto di Billy, riesco a seguire le avventure che il tuo coinquilino, lo stimato dottor Watson, pubblica nel suo sito internet. Devo dire che sono fiero di te, figliolo, veramente fiero.
Ora, esauriti i banali preliminari, arriverò direttamente al punto.
Verrò tra qualche giorno a Londra per esaminare con te il caso degli omini danzanti. Ho saputo di questo omicidio da mio fratello.
A presto,
SH
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Sherlock J Brett.

 

 

 

 

Mr Pan e il caso degli omini danzanti

 

 

 

 

 

Era una fresca mattinata estiva. Il giorno precedente il cielo era stato sempre terso e anche la notte era stata limpida. Mi svegliai assolutamente riposato e di buon umore e tutto ciò solo grazie al mio coinquilino.

Purtroppo, o per fortuna, il mio stato d'animo era perennemente condizionato da quel sociopatico iperattivo con il quale mi ero ritrovato a convivere.

Se non aveva casi per più di una settimana, e con questo intendo casi degni della sua 'superba' intelligenza, se ne stava imbronciato sulla poltrona o sul divano a maledire i criminali privi di fantasia, oppure mi tormentava con il suono del suo violino alle ore più strane o mi intossicava con gli odori per niente attraenti dei suoi esperimenti chimici.

Quando era di buon umore e aveva un caso, però, illuminava tutta la stanza. Sembrava quasi che da lui partisse un vento benefico, in grado di condizionare tutti quelli che gli stavano attorno. *

Tra l'altro, il caso in questione interessava anche me. Si trattava di un omicidio. In realtà non aveva nulla di interessante. Un uomo era stato ritrovato morto fuori da un pub, in un vicolo, ucciso dal colpo di un corpo contundente. Sarebbe stato tutto normale, se non fosse stato per il biglietto che teneva in mano.

Charles Barnard, questo era il nome della vittima, stringeva un foglio di block notes strappato, su cui erano disegnati alcuni omini stilizzati, che sembravano danzare. Anderson l'aveva liquidato come uno scarabocchio di un ubriaco e in effetti Barnard doveva aver bevuto parecchio quella sera, ma Sherlock vide che c'era dell'altro. Il foglietto era strappato e accartocciato come se ci fosse stata una lotta per il suo possesso.

Perché, dunque, litigare per uno scarabocchio? Evidentemente non era solo quello, ma qualcosa di più, molto probabilmente un codice. L'unico problema era riuscire a decifrare tale codice e Sherlock non aveva idea di come cominciare. Per questo se ne stava allegro davanti ad una lavagna, provando e riprovando combinazioni di parole.

Lo osservai a lungo, mentre mi preparavo la colazione. L'atmosfera era satura di eccitazione. Stavo per raggiungerlo per dargli la sua tazza di tè, quando qualcuno suonò al campanello.

“Chiunque sia” disse, ritenendo ovvio che dovessi essere io ad andare ad aprire “Digli di andarsene. Non ho tempo per distrazioni” aggiunse, osservando la lavagna e tutti i simboli impressi sopra come se fossero qualcosa di meraviglioso.

Andai ad aprire senza commentare ma senza riuscire a reprimere una risata.

Era il postino.

“Signor Holmes?” mi domandò.

Negai scuotendo la testa.

“Il signor Holmes è in casa?”

“Veramente ...” cercai di protestare, ma lui mi bloccò mostrandomi una lettera.

“Gliela consegni non appena rientra. Arrivederci”

Sorrisi alla schiena del postino che si allontanava e mi affrettai a salire al nostro appartamento per portargli la busta.

Era una busta elegante, confezionata con carta costosa. Sul retro, l'indirizzo era scritto con una grafia minuta e sottile, ma non c'era il mittente. La cosa mi preoccupò, ma non c'era traccia della presenza di oggetti sospetti, se non la carta della lettera, perciò la porsi a Sherlock.

“Cosa vuoi?” mi chiese, senza staccare gli occhi dalla lavagna.

“Questa lettera è appena arrivata” gli spiegai “Dovresti leggerla. Magari c'entra con il caso.

“Leggila tu. Io non ho tempo” fu la sua risposta.

Sbuffai, e aprii la missiva, lacerando la chiusura superiore con un dito. Sherlock non poteva sospettare il contenuto della lettera, altrimenti non me l'avrebbe nemmeno fatta toccare. Così, mentre l'ignaro detective continuava ad analizzare il suo codice senza apparentemente ascoltarmi, stirai il foglio davanti a me e cominciai a leggere.

 

 

 

Caro Mr Pan,

grazie all'aiuto di Billy, riesco a seguire le avventure che il tuo coinquilino, lo stimato dottor Watson, pubblica nel suo sito internet. Devo dire che sono fiero di te, figliolo, veramente fiero.

Ora, esauriti i banali preliminari, arriverò direttamente al punto.

Verrò tra qualche giorno a Londra per esaminare con te il caso degli omini danzanti. Ho saputo di questo omicidio da mio fratello.

A presto,

SH

 

 

 

Avrei voluto avere una macchina fotografica per immortalare la faccia che fece Sherlock quando finii di leggere la lettera. A suo favore devo dire che si riprese quasi subito e me la strappò di mano con un gesto violento.

“Chi è Mr Pan?” gli chiesi, sorridendo, ancora con la mano a mezz'aria.

“Non sono fatti tuoi” mi disse, leggendo febbrilmente la lettera “No … non è possibile!”

“Cosa ti prende? Chi ti ha scritto? Lo conosci? Ha firmato con le tue stesse iniziali ...”

“Non è nessuno! Non è nessuno!” ripeté, sconvolto “Non è nessuno e non verrà qui!!”

Detto questo, prese un foglio dalla stampante e si inginocchiò presso il tavolino del divano e cominciò a scrivere. Sbirciai.

 

 

 

Scordatelo. Sei in pensione. Non impicciarti.

SH

 

 

 

Fatto questo, prese una busta dalla scrivania e ci infilò dentro il foglio. Scrisse un indirizzo del Sussex. Guardai allibito il nome del destinatario.

“Cosa succede, Sherlock? Chi è ...”

“Nessuno!” gridò lui, poi guardò il cellulare perché gli era appena arrivato un messaggio “Andiamo, Lestrade ci sta aspettando a Scotland Yard”

Chiuse la lettera e frugò nella scatola di legno dove solitamente nascondevo le sue sigarette.

“Eppure dovrebbe essere qui! Mi sembrava che ce ne fosse rimasto almeno uno … eccolo!”

Estrasse un francobollo e lo incollò alla busta.

“Perché fai questo?” gli chiesi “Non potevi telefonare?”

Lui grugnì in risposta, poi si infilò cappotto, sciarpa e guanti e intascò la lettera “Lestrade ci sta aspettando. Cosa di questa frase non ti è chiaro?” mi chiese ironico e, prima che potessi rispondere, mi precedette giù dalle scale.

Quando uscimmo lo vidi allontanarsi di corsa verso la buca delle lettere, inserirvi la busta e tornare indietro. Appena vide un taxi lo fermò con un braccio e mi chiamò per salire con lui.

Tutto ciò era sempre più misterioso. Mi sembrò che quella lettera lo avesse turbato, così decisi di cambiare argomento.

“Hai fatto qualche progresso con quel codice?” gli chiesi, ma fu peggio.

“Nessuno!” esclamò lui, esasperato “Forse Anderson ha ragione ...” scosse la testa, allarmato dalla sua stessa affermazione “Che dico! Anderson è un idiota. Quei disegni sono certamente un codice ma … quale?!”

 

Arrivammo a Scotland Yard, accolti dal sopra citato Anderson, da Sally e da Greg.

“Dunque, Geniaccio?” lo accolse il patologo “Scoperto niente?”

Sherlock aprì la bocca per rispondere, ma Anderson non glielo permise.

“Nulla, vero? Lo immaginavo. É solo uno scarabocchio, Geniaccio. Uno scarabocchio disegnato da un ubriaco che è poi stato ucciso da un ladruncolo qualsiasi. Ti abbiamo chiamato per dirti che stiamo per archiviare il caso come omicidio a scopo di rapina da parte di ignoti. Mi dispiace per il tuo orgoglio, ma ...”

Questa volta fu lui ad essere interrotto. Una voce baritonale, per certi versi simile a quella di Sherlock, si avvicinò.

“Sarebbe un grave errore” disse “Questo non è un semplice omicidio, è qualcosa di più. Forse il povero Charles Barnard ha sventato qualcosa di addirittura più losco della sua morte, ma questo verrà chiarito più avanti. Salve” disse, giungendo finalmente davanti a noi.

Era un uomo slanciato e talmente alto da sembrare più magro. Aveva un paio di occhi grigio acciaio penetranti e inquisitori, che ci passarono in rassegna uno ad uno, analizzandoci. Conoscevo quello sguardo. Era lo stesso di Sherlock.

“Lei chi è?” gli domandò Lestrade “Chi le ha dato il permesso di entrare?”

“Il tenente Simpson mi conosce bene” disse guardandosi attorno “Erano anni che non entravo qui e devo ammettere che quasi nulla è cambiato”

“Cosa ci fai qui?” gli chiese Sherlock, rosso dall'ira.

L'uomo aveva continuato a far vagare lo sguardo per la stanza e infine lo posò sul mio amico.

“Oh, Mr Pan si è arrabbiato?”

A questa dichiarazione seguì un agghiacciante silenzio, che sfociò in una risata generale.

“Così saresti tu, Mr Pan?” gli chiesi, mentre cercavo di riprendere fiato.

Lui non rispose e mi lanciò un'occhiata omicida, ma non gli badai.

Quando anche Sally smise di ridere, l'uomo fece un breve inchino e si presentò.

“Scusate, signori. Il mio nome è William Sherlock Scott Holmes, ma voi potete chiamarmi semplicemente Sherlock o Mr Holmes. Sono un consulente detective in pensione e sono qui per aiutare voi e il mio omonimo nipote con il caso degli omni danzanti”

Restammo tutti senza parole di fronte a quella dichiarazione. Tutti tranne Sherlock, che sembrava adirato.

“Cosa puoi saperne tu!” lo apostrofò Sherlock “Non avresti dovuto venire! Non ti ho dato il permesso di ...”

“Non te l'ho chiesto” lo liquidò lui

“Quindi lei ha lavorato come consulente detective?” gli domandò Anderson “Proprio come il Geniaccio?”

“Certo” annuì lui, con un sorriso “Vedo che anche lei, come la maggior parte dell'umanità, ama sottolineare l'ovvio. Ora, ispettore” disse prendendo il foglio di mano a Sherlock “In passato ho già avuto a che fare con questi simboli. Non si può dire che sia un caso celebre, anzi. Abbiamo dovuto tenere tutto sotto silenzio, era un caso troppo pericoloso per essere divulgato”

“Di cosa sta parlando, Mr Holmes?” gli chiese Lestrade, che evidentemente aveva scelto quell'opzione per distinguerlo dal nipote, che era sempre più irritato.

“Questi simboli corrispondono a delle lettere. Per vostra fortuna sono perfettamente in grado di decifrarli”

Prese una penna e il block notes sopra la scrivania di Greg e cominciò a trascrivere.

 

 

AHRSSSS445S […]

 

 

“Tutto questo non ha senso. A meno che ...” sussurrò “Comunque si tratta di un codice incompleto. Vedete?” disse mostrandoci il foglietto “è stato strappato”

“Questo lo sapevamo già, zio” gli disse gelido Sherlock “Il problema è che se quello che abbiamo non ha senso, come potremo ...”

“Dove lavorava il signor Barnard?” chiese Mr Holmes, senza ascoltare le proteste del nipote.

“Alla National Bank” rispose Lestrade, ma non vedo come questo ...”

“Ottimo” rispose lui, sfregandosi le mani “Mr Pan, io e te andremo lì. Ti dirò per strada cosa faremo e … Dottor Watson?”

Annuii, cercando di reprimere la risata.

“Le faremo sapere quando avremo bisogno di lei e della sua pistola. Arrivederci”

Detto questo, uscì dalla stanza, seguito da un imbronciato Sherlock.

Restai lì ancora qualche minuto per commentare la scena alla quale avevamo assistito, poi mi recai a casa.

 

Qualche ora dopo, a pomeriggio inoltrato, mi arrivò un messaggio di Sherlock, con il quale mi chiedeva di recarmi alla National Bank. Abbandonai a malincuore il romanzo che stavo leggendo e mi vestii per uscire.

Quando raggiunsi il luogo dell'appuntamento, trovai un nervoso Lestrade.

“Anche lei qui?” chiesi sorpreso.

“Sono appena arrivato” mi disse lui e in quel momento arrivarono anche i due Holmes.

“Molto bene, ispettore. Ha portato il mandato?”

Lestrade annuì e anche Mr Holmes sorrise in segno di assenso.

“Ottimo. Ora, con il suo permesso, vorrei perquisire il signor James Slaney, collega del defunto Charles Bernard” **

Guardai Lestrade, ma era disorientato quanto me; spostai lo sguardo su Sherlock, ma si limitò a sorridermi sibillino. Sconsolati, io e Greg seguimmo i due dentro la banca.

Il signor Slaney stava già aspettando in un ufficio per riunioni. Era un uomo basso e magrissimo, con occhi e capelli scuri. Ci fissava con odio, seccato per essere stato interrotto nel suo lavoro. Entrammo e lo zio di Sherlock si avvicinò a lui con decisione.

“Signor Slaney, mi permette di perquisirla? Ho un mandato per questo e non può opporsi. Anzi, un suo rifiuto sembrerebbe alquanto sospetto”

Slaney scosse la testa, ma non oppose resistenza e si alzò per l'esame. L'ex detective cominciò a paleggiarlo su tutto il corpo. Tastò tasche, eventuali doppi fondi e nascondigli. Alla fine della ricerca si allontanò frustrato.

“Non c'è!” disse “Eppure deve esserci!” gridò.

“Di cosa sta parlando?” domandai, ma Sherlock rispose per lui.

“Sta parlando della parte mancante del biglietto” disse ridendo “Ma è ovvio che non la troverà mai”

Lo zio lo guardò sorpreso e Sherlock continuò.

“Mio zio mi ha raccontato quello che la vostra organizzazione fa negli Stati Uniti, ma penso che sia meglio che parli lui” disse, cedendo con un gesto elegante della mano la parola allo zio.

“Ti ringrazio, Sherlock. Orbene. Molti anni fa mi è capitato di entrare in contatto con questo strano codice. I dettagli del caso non sono pertinenti con quello in corso, perciò mi limiterò a dirvi che incontrai con questo codice grazie a Abe Slaney, suo padre” disse rivolto all'uomo che aveva perquisito “Era approdato in Inghilterra per cercare una donna e comunicava proprio con questi omini danzanti” disse sventolandogli davanti al naso il foglietto “Il codice segreto, riconoscibile solo dagli affiliati alla vostra organizzazione. Per questo, appena ho sentito parlare degli omini danzanti, ho pensato che c'entrasse un americano e, tra tutti gli impiegati della sua nazionalità, mi ha naturalmente colpito il suo cognome, signor Slaney. Immagino che abbiano mandato lei perché suo padre, dopo la sua ultima visita, le aveva lasciato degli ottimi contatti sull'isola. Il suo era un piano perfetto. Si era fatto assumere in questa banca per poter scoprire il codice della cassaforte. Appena lo scoprì lo trascrisse con il codice degli omini e stava per consegnarlo al suo complice perché, chiaramente, non poteva effettuare lei stesso la rapina. Se le telecamere di sorveglianza l'avessero immortalata, non avrebbe più potuto fare questo gioco. Per sua sfortuna fu intercettato dal disgraziato signor Barnard, che cercò di strapparle di mano il biglietto con la combinazione, così lei lo uccise ma non fece in tempo a recuperare l'altro frammento perché qualcuno aveva sentito la lotta e si stava avvicinando. Il problema ora è, dove si trova l'altro frammento del biglietto? Deve per forza averlo con sé, non lascerebbe mai in giro una prova così compromettente!”

Slaney era sbiancato, confermando involontariamente le deduzioni di Mr Holmes.

Sherlock scosse la testa.

“Appunto, zio. Appunto. Ce l'ha ancora addosso, solo che tu, con la tua ostinazione a non volerti adeguare ai tempi, non ci arriverai mai. Mi dia il cellulare, signor Slaney”

Slanye ormai non poteva più opporre resistenza, tanto era lo stupore. Sherlock gli strappò di mano il telefono e cominciò a scorrere la rubrica, finché non trovò ciò che cercava.

“Molto bene” disse e mostrò lo schermo a Lestrade.

“Lo aveva mascherato come numero di telefono ma, se chiama il direttore, scoprirà che questo, unito a quello decifrato da mio zio, compone esattamente il codice di apertura della cassaforte del giorno dell'omicidio di Barnard. Ora, Lestrade, dovrà solo fargli confessare l'identità del complice”

Sherlock trascrisse il falso numero di telefono su un foglietto e si fece dare l'altro dallo zio, poi lo mostrarono al direttore, che nel frattempo era arrivato. Il direttore, un ometto stempiato e cicciottello dall'aria bonaria, guardò con attenzione il codice e lo confrontò con quello che teneva in archivio.

“Esatto” disse “Questo è proprio il codice che avevo impostato per quel giorno. Ma … com'è possibile?”

“Glielo spieghi lei, Lestrade” disse Holmes senior mentre Sherlock mi precedeva fuori dalla stanza “Noi abbiamo di meglio da fare, vero Mr Pan?” chiese rivolto al nipote che, sentito di nuovo quel nomignolo, digrignò i denti in segno di disapprovazione.

Lestrade, sant'uomo, annuì e mi salutò con un cenno del capo e un sorriso stentato e prese il suo cellulare per chiamare rinforzi per arrestare Slaney. Avrei dovuto stare lì con lui per supportarlo, ma avevo troppa voglia di seguire i due Holmes.

 

Trascorremmo una piacevole serata in Baker Street. Fu piacevole per me e per lo zio di Sherlock, il quale mi raccontò una serie di aneddoti sul suo nipotino per i quali lo prenderò in giro per almeno una decina di anni, mentre lui brontolava in poltrona, avvolto nella sua coperta preferita.

 

 

 

 

 

 

 

*Piccola citazione da Scrubs. Non sono le parole esatte, ma è il modo in cui J.D. descrive il dottor Cox nei suoi momenti di felicità.

** Abe Slaney era l'uomo dell'Avventura degli omini danzanti

 

 

 

Piccola spiegazione della storia:

Ho inaugurato da inizio anno un gioco di ruolo basato su Sherlock Holmes. In questo gioco coesistono due Sherlock, quello del canone e quello interpretato da Benedict, interpretato da me. Per questo i due Holmes convivono seppure quello del canone dovrebbe essere morto da tempo.

Spero vi sia piaciuta.

A presto.

   
 
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