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Autore: Antilla    12/01/2013    0 recensioni
One shot ambientata tra la terza e la quarta stagione.
Come avranno affrontato davvero al separazione dopo la 3x17 e senza l'aiuto della Pillsbury?
Hanno litigato? Hanno pianto? Hanno ignorato tutto? Hanno fatto promesse che poi si sono infrante?
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Quando però vide, attraverso la porta in vetro, una figura scura camminare sulla spiaggia, tirò un sospirò di sollievo: nonostante si vedesse ben poco, lo avrebbe riconosciuto tra mille.
Blaine si muoveva lento, calciando di tanto in tanto della sabbia, come se fosse in pensiero per qualcosa.
Poi si distese sulla sabbia fredda e rivolse il suo sguardo alla luna.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Oltre la linea dell’orizzonte

 
La casa era immersa nel silenzio più assoluto, nonostante fosse momentaneamente abitata da 13 ragazzi fissati con la musica e il canto coreografato.
Le New Direction, a metà agosto, avevano deciso di prendere in affitto una villetta sul mare, così da poter trascorrere altro tempo insieme, visto l’ormai avvicinarsi della partenza degli ormai diplomati.
Erano arrivati quella stessa mattina e avevano passato tutto il giorno a mettere a posto le cose, dare una sistematina e disfare le valigie; avevano avuto giusto il tempo di mangiare un panino al volo.
Alla sera, si erano trovati stanchi morti e avevano deciso che la discoteca sul mare a poche centinaia di metri dalla casetta avrebbe dovuto fare a meno di loro; a mezzanotte o poco più erano filati a letto.
Kurt e Blaine ne avrebbero dovuto condividere uno matrimoniale, probabilmente sotto suggerimento di Finnche aveva insistito affinché fossero lui e Rachel e Mike e Tina a prendere quelli da una piazza e mezzo.
 
Quella notte Kurt si svegliò a causa del caldo e si alzò per spalancare anche l’altra anta della finestra. Intontito dal sonno, si accorse della mancanza di Blaine accanto a lui solo quando stava per rimettersi a letto; cambiò direzione e uscì dalla camera, convinto di trovare il suo ragazzo in cucina a bere dell’acqua, com’era solito fare spesso di notte.
La cucina però era vuota, così come il salotto e i due bagni.
Si affacciò anche sul retro, ma nemmeno nel giardinetto c’erano tracce di Blaine.
Iniziò seriamente a preoccuparsi quando si accorse che non era nemmeno dai ragazzi nell’altra stanza.
Quando però vide, attraverso la porta in vetro, una figura scura camminare sulla spiaggia, tirò un sospirò di sollievo: nonostante si vedesse ben poco, lo avrebbe riconosciuto tra mille.
 
Blaine si muoveva lento, calciando di tanto in tanto della sabbia, come se fosse in pensiero per qualcosa.
Poi si distese sulla sabbia fredda e rivolse il suo sguardo alla luna.
Kurt, ancora in casa, aveva pensato di lasciar cadere la cosa regalando al suo ragazzo un po’ di spazio per sé, ma non proprio non ce la faceva: aveva il bisogno di sapere perché Blaine se ne stesse tutto solo, a quell’ora della notte, in spiaggia, invece di stare coccolato tra le sue braccia.
Uscì anche lui, facendo scrocchiare le assi in legno sotto i suoi piedi nudi, prima di scendere e affondarli completamente nei granelli gelidi.
Non amava la sabbia, non l’aveva mai amata, ma se era l’unico modo per arrivare a Blaine non si sarebbe posto limiti.
Camminò piano e l’altro non si accorse del suo arrivo: aveva gli occhi chiusi e le braccia piegate a mantenersi la testa, probabilmente cullato da una sensazione di calma assoluta.
“Perché sei qui?” esordì Kurt, rompendo l’assordante, ma piacevole, silenzio.
“Pensavo” rispose, senza un minimo di inclinazione della voce: quella del castano era ormai così familiare da non riuscire più a spaventarlo.
Kurt annuì, senza smettere di guardare il modo in cui il raggi di luna illuminavano la linea dell’orizzonte, l’unico modo per riuscire a distinguere l’oceano e il cielo.
“Perché sei qui?” chiese ancora, sperando stavolta in una risposta vera, che tardò ad arrivare.
“Te l’ho detto, pensavo.”
Kurt si voltò a guardarlo e per un attimo, in quel buio pesto, i loro sguardi si incontrarono, in un’espressione mista di amore e terrore.
“Scusa.” mormorò il più piccolo, prima di issarsi a metà, con un colpo di reni, e di immergere le mani nella sabbia, per nascondere il suo nervosismo.
“Non voglio le tue scuse, Blaine. Voglio la verità.” riprese l’altro, tornando a puntare la distesa d’acqua davanti a loro. “Sei distante, assente, di nuovo. Tendi ad estraniarti da tutti, ci sei sempre, ma mai davvero. Pensavo avessi risolto la cosa quando eravamo ancora a scuola. Pensavo avessimo chiarito.”
Dalla bocca di Blaine venne fuori una risata isterica.
“Credi davvero che parlarne risolva la cosa? Credi che perché abbiamo chiarito, allora io non mi sentirò solo?”
“Pensavo che t-”
“Ho paura, okay?” continuò Blaine, interrompendo il tentativo dell’altro di addolcire la loro condizione. La situazione era quella, sarebbero stati lontani per mesi e mesi, e niente avrebbe potuto cambiare le cose.
“Relazione a distanza è un modo carino per dire che ci lasceremo poco a poco. Il problema è che io non voglio lasciarti, non voglio.”
Una lacrima tradì la fermezza della sua voce: fare il duro non gli era mai venuto particolarmente bene.
“Non ora, Blaine, ti prego. Parliamone quando saremo a casa, non ad-”
“Smettila di rimandare. Credi che discuterne tra due settimanerenderà tutto più semplice? Starò male allo stesso modo, che sia ora o tra un mese.”
Il ragazzo abbandonò l’idea non far trasparire i suoi sentimenti e  parlò trattenendo un pianto.
Kurt non sembrava intenzionato a fare un passo, a muoversi: se ne stava lì, a fissare davanti a se e ad accarezzarsi piano le braccia.
“E la cosa peggiore è che sembra che a te non importi nulla. Sembra che qui l’unico a preoccuparsi sia io.”
Kurt non riuscì a ignorare i singhiozzi e si inginocchiò davanti all’altro, allontanando le mani di Blaine dal suo volto e sostituendole con le sue.
“Ehi, guardami.” disse piano, cercando i suoi occhi. “Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile, nessuno.”
“Nessuno ha mia detto però, che sarebbe stato così difficile. Non voglio perderti, amore, non voglio.”
“Nemmeno io lo voglio, Blaine, nemmeno io, e farò di tutto per non evitare che accada.”
Il riccio annuì appena e si sporse in avanti per sfiorare le labbra dell’altro.
“Ma se c’è una cosa che ho imparato dai film d’amore, dalle grandi storie, è che per ritrovarsi, bisogna prima perdersi. E se questo dovesse accadere, beh, noi ci ritroveremo, Blaine. Lo facciamo sempre.”
Il ragazzo si asciugò le lacrime e sorrise amaramente; preferiva la dura verità ad una dolce bugia.
 
Non rientrarono in casa quella notte.
Si addormentarono abbracciati, con la sabbia che gli entrava tra i capelli e i piedi bagnati dall’alzarsi della marea, consapevoli di dover lottare con tutti le proprie forze, di dover affrontare litigi e pianti, chiarimenti e discussioni.
 
“E se non lo facessimo? Tutto quello che riesco a vedere è un mare di dolore.”  sussurrò Blaine, prima di chiudere gli occhi, stronfiando il naso sulla maglietta stropicciata di Kurt.
“Il nostro amore è infinito, Blaine. Noi siamo oltre la linea dell’orizzonte.”


The end

  
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