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Autore: Dikar 93    01/08/2007    6 recensioni
Tom è scappato di casa, Bill lo cerca, in tutti i modi, comunque, con la pioggia o con il sole, ma per un incidente perde la memoria. Ricorda solo Tom, e che lo deve cercare.
Genere: Triste, Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Enigma*
capitolo I
Fanfiction di Dikar 93 (e la sua follia)

Ma ciao, miei cari lettori. Vi trovate davanti a un comunissimo caso di fanfiction. Di cui io non ne ho le responsabilità. Perché Bill e Tom Kaulitz e più in generale i Tokio Hotel non mi appartengono. Quindi ogni singola cosa scritta qui è pura fantasia. Fatti prodotti dalla mia mente malata.

Questa fanfiction mi è venuta in mente quando ho pensato a come vivrei senza mia sorella. Penso che la cercherei in lungo e in largo. Dalla mattina alla sera, senza soste. Quando ho pensato che Bill porta sempre polsini.
E quando ho riletto l'intervista in cui dicono che se morisse uno dei due l'altro morirebbe di dolore. Perché non possono fare a meno di stare insieme.
Spero che sia uscita bene, spero vi piaccia. Magari lasciatemi un commentino. Danke!

Been a long road to follow,
been there and gone Tomorrow
without saying goodbye to Yesterday.
Are the memories I hold still valid?
Or have the tears deluded them?
Maybe this time tomorrow
the rain will cease to follow
and the mist will fade into one more Today.
Something somewhere out there keeps calling.
Am I going home?
Will I hear someone singing solace to the silent moon?
Zero gravity what's it like?
Am I alone?
Is somebody there beyond these heavy aching feet?
Still the road keeps on telling me to go on,
something is pulling me.
I feel the gravity of it all...

(Gravity - Wolf's Rain Soundtrack)

Bill aprì la porta della stanza del fratello. Si sedette sul letto, e si guardò intorno. Tutto era ancora come quella mattina. Quando si era svegliato e non aveva visto Tom scendere a colazione. Di solito il chitarrista si buttava sul cibo come un facocero, così si era preoccupato.
Era corso a  bussare alla porta del gemello.
Per poi chiedergli se stava bene, ma nessuno aveva risposto. Chiamò il nome del fratello, bussando forte e chiedendogli di svegliarsi. Nessuna reazione. A quel punto Bill non ce l'aveva fatta. Aveva aperto la porta. Il letto era stato rifatto, ma Tom non c'era. Aprì l'armadio dove teneva la sua chitarra. Nemmeno lei era più lì.
Chiamò la madre nel vedere la finestra spalancata. La camera di Tom dava sul giardino, ed era al primo piano, quasi attaccata all'erba della villa.
La madre arrivò di corsa, nel sentire che il figlio era fortemente preoccupato.
Le spiegò la situazione. E la mamma dei due gemelli cercò Tom per tutta la casa.
Ma di lui nemmeno l'ombra. Neanche per strada, nelle vie vicino, e nei negozi che solitamente Tomas frequentava. Niente.
Era scappato di casa.

Bill si alzò e aprì l'armadio. Toccò le maglie del gemello, una ad una. Ne prese una, la sua preferita. Era bianca con una scritta azzurra. Se l'appoggiò al naso, così da sentirne l'odore. Aveva il suo profumo. Si risedette sul letto, impugnandola. Si rannicchiò sulle coperte celesti di Tom. E pian piano le lacrime gli scesero dagli occhi.
Sua madre non c'era, era partita a cercare Tom. Ovunque. Stava andando nella città dove risiedeva suo padre.
Magari papà sa dov'è.
Penso Bill.
Ma la paura non si fermava. Soffocava i singhiozzi, provocandosi una strana nausea, come se potesse vomitare da un momento all'altro. Il trucco era sfatto, e aveva sporcato il cuscino del fratello di nero.
Aprì il primo cassetto del comodino di Tomi, prelevando un fazzoletto. Si mise seduto, si asciugò gli occhi e si soffiò il naso. Smise di piangere.

Voleva cercarlo. Voleva trovarlo.
Corse in camera sua. Prese il cellulare e compose il numero di Tom.
'...il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la preghiamo di riprovare più tardi'.
- Merda... - farfugliò Bill.
richiamò.
'...il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile , la preghiamo di riprovare più tardi'.
richiamò e richiamò, ma niente da fare. Sempre quella vocetta odiosa che gli diceva di non poter contattare il fratello.

Deciso a trovarlo percorse tutte le scale di un fiato, spalancò la porta per poi sbattersela alle spalle e iniziò a correre come un pazzo per i vicoli del paese in cui viveva. Guardandosi agitato a destra e a sinistra.
"Perché te ne sei andato? Cosa ti ha preso? Cosa c'era che non andava Tomi! Perché non me ne hai parlato?! Avrei potuto fare qualcosa, ti avrei sicuramente aiutato! Perché mi hai fatto questo?!" Bill aveva gli occhi lucidi, correva mentre le gambe gli tremavano, a causa della paura di non trovarlo. Aveva paura che per qualche astruso motivo facesse qualcosa che non doveva fare.
"Tom, dove sei? Perché non mi rispondi? Perché hai il telefono spento?! TOM!" non si fermò di correre un secondo. Correva, correva, correva. Anche se le gambe gli facevano male, anche se il fiatone gli lacerava i polmoni.

A un certo punto, però, il dolore alla milza lo fermò. Si piegò, ansimante, tutto sudato. Cadde a terra, con le gambe che tremavano come ramoscelli al vento. I polmoni gli raschiavano e respirava a fatica. Scoppiò a piangere, tirando fuori dalla tasca dei suoi jeans l'ultimo regalo che Tomi gli aveva fatto. Un ciondolo con la T, mentre il chitarrista lo aveva con la B.
Se lo strinse al petto. Mentre piangeva come un matto.

Un gruppo di ragazzine passò di lì. E appena lo videro si misero a urlare, senza pensare che non era di umore gli si buttarono addosso. Bill cercò di divincolarsi dalle mani delle fan che lo toccavano ovunque. Ma niente da fare. Erano quattro contro uno.
Una gli prese la mano, facendogli scivolare il ciondolo. Bill a quel punto non ci vide più, tirò uno strattone alla ragazza che lo teneva per le spalle e le scansò tutte. Cercò il ciondolo con le lacrime agli occhi.
Le fans si guardano e compassionevoli chiesero: - Bill... cosa c'è? Se è colpa nostra ci dispiace! - dissero in coro.
- Ma per favore! A voi basta toccarmi, baciarmi e abbracciarmi. Poi se io sono di pessimo umore, se sono rimasto solo, se ho perso la cosa più importante della mia vita chi se ne frega! Siete egoiste. Non avete pensato a guardarmi gli occhi quando mi siete saltate addosso. Non avete pensato che se stavo piangendo non mi andava di farmi spupazzare dalle fans! Andatevene! - urlò Bill in preda al panico.
- Bill... - farfugliò una fan con le lacrime agli occhi.
- ANDATEVENE HO DETTO! - a quel punto le fans scoppiarono a piangere e fuggirono di corsa.

Non avrebbe voluto trattare così delle sue fans, ma potevano toccare tutto tranne quel ciondolo. Si mise a quattro zampe e cercò ovunque la T. Ma non la trovò da nessuna parte. Finché la vide.
Lì, in mezzo alla strada davanti a lui, che brillava sotto il sole. Si precipitò per prenderla, ma proprio in quell'istante, quando impugno la lettera fra le dita, una macchina gli andò addosso, scagliandolo sul marciapiede.

Non sapeva cosa provava, sentiva vuoto nella sua testa. E l'unica cosa che riusciva a ricordare era: trovare Tom, il suo gemellino.
E, per fortuna, sapeva ancora il suo nome, cognome ed età.
Non ricordava le fans.
Non ricordava Gustav.
Non ricordava Georg.
Non ricordava le sue canzoni, se non 'spring nicht'. Quella che più volte aveva cantato e suonato con Tomi.
Non si ricordava dei Tokio Hotel.
Non ricordava più sua mamma, suo papà, il suo patrigno, i suoi live, il menager. Niente, solo Tom. E gli facevano ancora tanto male i polmoni, ma non intendeva fermarsi, anche con un braccio rotto, anche con le stampelle, non gli importava, lo avrebbe cercato. Comunque.
Nel giro di due minuti fu circondato di gente. E un'ambulanza se lo portò via.

In mano aveva ancora la T. Il suo ciondolo. La cosa più importante della sua vita.

 

 

 

fine primo capitolo.

 

  
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