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Autore: taisa    01/08/2007    23 recensioni
In una notte come tante altre Bulma e Vegeta si ritrovano a parlare della loro vita passata, presente, e perché no anche futura…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PAST

PAST, PRESENT AND FUTURE

*

Vegeta si rigirò nel letto stancamente, colpito da un’improvvisa mancanza di sonno che nel dormiveglia non riusciva a spiegarsi.

Provò a tirarsi le lenzuola fin sopra il mento, ma non sembrò migliorare.

Ora provò a scostarle, ma il risultato fu pressoché identico.

Ancora un paio di giri su sé stesso che non riuscirono a restituirgli la sonnolenza perduta.

Senza nemmeno rendersi conto allungò il braccio verso l’altra metà del suo letto, in cerca di qualcosa, o qualcuno.

Quando si accorse che la sua pelle sfiorava solo il materasso e la soffice superficie delle lenzuola aprì svogliatamente un occhio.

Nel buio della stanza si accorse di essere rimasto solo nel letto, aprì anche l’altro occhio, e con un colpo di reni tirò su il busto mettendosi seduto.

Con spossatezza si grattò la nuca guardandosi attorno, accompagnato da uno sbadiglio che cercò, inutilmente, di soffocare.

Leggermente più lucido, dopo aver recuperato parte delle sue facoltà mentali si voltò verso il lato che doveva essere occupato dalla sua compagna, constatandolo vuoto.

Inarcò un sopracciglio pensieroso, che fine aveva fatto quella donna?!

Si voltò verso il suo comodino, erano le quattro e un quarto.

Ringhiò sommessamente, senza nemmeno accorgersene.

Decise infine di scostare le coperte ed alzarsi.

*

Percorse gli enormi corridoi della Capsule Corporation, guardandosi attorno con piccoli e leggeri movimenti della testa.

Senza accorgersi stava cercando di nascondere a sé stesso il motivo della sua inquietudine, e ancor più celatamente preferiva non mostrare a sé che la stesse cercando.

Finalmente notò la luce della cucina accesa, e i rumori di pentole che da essa proveniva.

Si fermò per un istante ad osservare l’uscio della stanza, inclinò impercettibilmente il capo inarcando un sopracciglio chiedendosi cosa avesse costretto la donna ad alzarsi a quell’ora assurda, ed ancor più a mettersi ai fornelli.

Attraversò il restante tratto di corridoio che lo separava dalla cucina ed entrò nella stanza.

Si guardò attorno notando lo stato del tavolo, ricoperto di pentole e padelle, oltre a uova e farina.

Da dietro una bassa credenza provenivano i rumori di recipienti metallici che venivano spostati.

Una piccola pila di teglie era riversa al suolo, e la mano minuta di una donna ne adagiò un’altra in cima.

“Che stai facendo?!” brontolò l’uomo incrociando le braccia accigliando lo sguardo.

Bulma apparve da dietro l’anta scrutando la figura che era appena apparsa sulla soglia della cucina.

Sorrise tornando ad infilare la testa nel mobile nel tentativo di trovare ciò che stava cercando “Ciao tesoro” lo salutò riprendendo a trafficare “Sto facendo una torta” rispose alzandosi avendo infine trovato la padella che le serviva.

“Una torta?!” domandò sbalordito lui non riuscendo a comprenderne la necessità assumendo un espressione di totale incredulità.

La donna annuì “Sì ho rivisto un vecchio libro di ricette, e mi è venuta voglia di fare una torta” spiegò adagiando la pentola sul tavolo.

Vegeta tornò al suo solito sguardo imbronciato “E non potevi aspettare domani per fare una cosa del genere?” si lamentò piuttosto infastidito.

La moglie osservò il tavolo e sorrise, tornò a guardare l’uomo “In realtà avrei potuto, ma stasera non riesco proprio a prendere sonno” spiegò infine afferrando una ciotola contenente il suo impasto già pronto.

“Perché non mi dai una mano?” gli chiese mostrandogli la scodella sporca dei vari ingredienti.

“Non ci penso neanche!” brontolò lui, che seppur contrario a fare una torta in piena notte si accomodò su una sedia.

Restò a fissarla a braccia incrociate mentre lei, conscia che insistere non sarebbe servito a convincerlo, riprese a lavorare sul suo impasto.

Scese il silenzio nella stanza, silenzio che fu interrotto da Bulma.

La donna sorrise afferrando un cucchiaio di legno e cominciando a mischiare l’impasto nella ciotola.

“Certo che è strano” disse in preda a chissà quali pensieri attirando l’attenzione del consorte “Cosa?” chiese lui squadrandola sospetto.

Bulma alzò le spalle “Non lo so” rispose poi enigmatica, “Come sarebbe?!” esclamò lui alzando con perplessità un sopracciglio senza riuscire a seguire gli strampalati pensieri della moglie.

Sorrise “Tutto questo è…strano” continuò con i suoi misteriosi pensieri.

Vegeta mise il broncio piuttosto confuso, anche se non lo avrebbe mai ammesso, “E a te fare una torta a quest’ora ti sembra una cosa normale?!” chiese scorbutico.

Bulma risse divertita “Non mi riferivo a questo stupido” lo apostrofò senza avere intenzioni di offenderlo realmente.

Smise di sbattere l’impasto della torta ed alzò lo sguardo verso l’alto “Quando ero una ragazzina mi capitava spesso di sognare. Pensavo che nel mio futuro ci sarebbe stata una bella casa, con giardino, tanti figli e un buon lavoro” spiegò più concretamente.

L’uomo la guardò continuando, però, a non capire.

Aveva una bella casa, con un giardino immenso, due figli, e un lavoro che, per quel che ne sapeva lui, le piaceva. Allora cos’aveva di diverso in confronto ai suoi sogni da mocciosa?!

“E allora?!” chiese disorientato, fissando i lineamenti di lei.

Bulma adagiò sul tavolo la ciotola e si voltò a guardarlo “Sai cosa sognavo anche?” chiese appoggiandosi una mano al fianco “Sognavo il principe azzurro” continuò senza attendere una risposta “Sognavo il classico ragazzo bello e solare che mi portasse via sul suo cavallo bianco” chiarì osservando il consorte.

La risposta di Vegeta non arrivò chiara e diretta, lui si limitò ad aggrottare le sopracciglia in modo piuttosto particolare, in una smorfia offesa.

Il suo silenzio parlava da sé, traducendosi in un sarcastico Scusa tanto se non lo sono.

Bulma rise nuovamente “Non prenderla sul personale tesoro, cosa ti dice che io non sia contenta anche così?” gli fece presente tornando alla sua torta.

Fece scivolare l’impasto nella teglia che nel frattempo aveva preparato “Quando si è bambini non si considera mai i sentimenti che si conoscono solo da adulti” spiegò accompagnando il miscuglio con il cucchiaio.

Vegeta la fissò con gli occhi di chi non stava affatto capendo dei concetti, che al contrario, per la moglie erano chiarissimi.

Una volta terminata l’operazione, Bulma, si voltò a guardarlo capendo dal suo sguardo la sua perplessità “Voglio dire, non puoi mai sapere di chi t’innamorerai un giorno. Io per esempio non avrei mai creduto che avrei condiviso con te questi sentimenti” continuò passandosi una mano sotto il labbro sporcandosi il viso.

Vegeta se ne accorse, ma non disse nulla.

“Mai avrei pensato di passare la mia vita accanto ad un uomo come te. Se me lo avessero detto la prima volta che ho sentito il tuo nome, o che ti ho visto, probabilmente non avrei creduto ad una singola parola” riprese la donna voltandosi verso il forno e controllandone la temperatura.

Il grugnito che le giunse alle spalle era un chiaro segno di disapprovazione, si voltò a guardarlo “Andiamo tesoro, la prima volta che ci siamo incontrati hai cercato di uccidermi. E poi scommetto che nemmeno tu ci avresti mai creduto” gli fece giustamente presente lei.

Dannatamente vero, mai avrebbe creduto di poter restare accanto ad una terrestre per tanti anni.

Bulma adagiò la torta nel forno, e richiuse l’anta, poi si voltò verso di lui “Quando eri bambino come immaginavi la tua vita?” gli chiese apertamente sciacquandosi le mani sotto il rubinetto.

“Non ho mai avuto il tempo d’immaginare” le fece presente assumendo nuovamente un espressione seria e pensierosa, in qualche modo infastidita.

La moglie lo guardò per alcuni istanti reclinando la testa asciugandosi le mani con uno straccio.

Aveva spesso la tendenza a dimenticarlo, lui non aveva vissuto la vita agiata che invece aveva avuto lei.

Spesso scordava che la sua infanzia non era in un parco giochi a divertirsi con i suoi coetanei, ma alla conquista di qualche pianeta, a sterminare il popolo che vi abitava.

“Tutti i bambini fantasticano sul proprio futuro. Probabilmente non sognavi di mettere su famiglia, ma anche tu devi aver avuto le tue speranze” insistette adagiando lo straccio sul lavandino ed avvicinandosi a lui.

Vegeta la guardò dal basso “Forse” rispose indecifrabile come suo solito.

Era vero, anche lui aveva dei sogni quando era bambino, uccidere Freezer e diventare il padrone incontrastato dell’universo.

Non era un sogno normale, non era da tutti vivere una vita con questi, che più che sogni erano obbiettivi.

Bulma gli sorrise accomodandosi sulle sue ginocchia “Qualunque essi fossero non credo ti immaginassi di innamorarti e restare sulla Terra” lo stuzzicò portando le sue sottili braccia attorno al collo muscoloso di lui.

“Ti sbagli, io non sono su questo pianeta per una sciocchezza simile. Io sono rimasto qui per sconfiggere Kakaroth” le ricordò serio.

Ora fu la donna ad assumere un espressione offesa “Andiamo, non fare lo stupido…Kakaroth non è il tuo obbiettivo da anni ormai” disse sicura mentre un sorriso saccente segnò il suo volto “Se non vuoi ammetterlo a me, almeno ammettilo a te stesso” lo rimproverò senza severità.

Già fatto.

“Mpf, qualunque sia il motivo che mi spinge a restare su questo pianeta, non ha la benché minima rilevanza” brontolò cingendole la vita con le sue forti braccia.

Bulma gli sorrise “Non lo ha per te. La verità, mio caro, è che sei troppo ostinato per ammettere che infondo la tua vita qui ti piace” allungò un dito verso la ciotola con i rimasugli d’impasto ancora sul tavolo “Goku non c’entra più nulla. Anzi probabilmente lui lo ritieni importante come amico” si portò il dito alle labbra assaggiando il risultato del suo lavoro.

Vegeta grugnì nuovamente “Io e Kakaroth non siamo amici” brontolò osservandola piuttosto seccato.

La donna tornò alla ciotola “Eccolo che cerca ancora una volta di fare il duro” lo schernì ripetendo l’operazione “Noi terrestri consideriamo amici le persone che riteniamo essere una piacevole compagnia, e nonostante tu cerchi costantemente di negarlo, la compagnia di Goku ti piace” evidenziò con l’ennesimo sorriso presuntuoso.

Vegeta la guardò nuovamente tornare alla scodella “Dici un mucchio di sciocchezze” rispose in una tonalità di voce non eccessivamente infastidita.

Osservò il dito della donna tornare alle labbra, e questa volta non resistette alla tentazione.

Con un guizzo della mano afferrò quella minuta della donna cambiando la direzione del dito e portandola alla sua bocca.

Bulma lo guardò piuttosto sorpresa, inarcò un sopracciglio, sorrise “Sei tu che non fai altro che negare l’evidente” rispose ritirando la mano.

Osservò la ciotola, poi tornò a guardare l’uomo “Gli amici sono persone sulla quale si può sempre contare, ora, ed in futuro. Goku si fida di te, e sa di poter sempre contare sul tuo aiuto” continuò alzando l’indice della mano da maestria.

“Kakaroth si fida troppo facilmente” le fece presente lui accigliando lo sguardo, “Forse, ma anche tu ti fidi di lui. Così lo è stato in passato, così sarà in futuro” concluse intingendo nuovamente il dito nell’impasto.

Vegeta guardò il suo dito, poi osservò la pelle del collo di lei “Che ne sai tu del futuro” brontolò inarcando un sopracciglio.

Bulma ridacchio “Posso immaginarlo. Avrò una bella casa, con giardino, tanti nipotini, e…” portò il dito a pochi millimetri dal naso dell’uomo, e con un leggero tocco lo sporcò con il miscuglio “Un uomo scorbutico al mio fianco” stabilì facendogli l’occhiolino.

Lo guardò per alcuni secondi, quell’aria da duro e il naso dal sapore di torta le suscitò una risata genuina “Ahah sei davvero buffo così!!” esclamò additandolo.

Vegeta la guardò nuovamente offeso, ma il suo sguardo cambiò all’improvviso.

Una luce furbesca si accese nei suoi occhi, le afferrò la mano e la scostò avvicinando il suo viso a quello di lei.

“Tu pensi di esser messa meglio?” sussurrò mordendo delicatamente il labbro sporco di farina, fino a trasformare quel gesto in un bacio.

Quando esso si concluse Bulma guardò gli occhi del compagno con l’espressione sognante di una ragazzina innamorata “Vegeta, ti ringrazio” bisbigliò.

L’uomo la guardò sorpreso “Per cosa?” chiese immergendosi nell’azzurro degli occhi di lei.

La donna sorrise “Per avermi fatto capire che i principi non sono tutti azzurri” mormorò tornando a baciarlo.

Che stupida!

Era lui a doverla ringraziare, per non aver avuto paura di lui in passato, per avergli insegnato a vivere il presente, e per essere disposta a passare insieme il futuro.

*

FINE

*

*

  
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