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Autore: Mattimeus    13/01/2013    0 recensioni
La circostanza in cui mi trovai in quel momento può sicuramente essere definita... inspiegabile.
Mi chiamo Mattia e sono uno studente di quarta liceo. Ma, soprattutto, sono figlio unico. Questo dettaglio, hem... sociologico? è spesso irrilevante ai fini di un racconto. Certo, può essere rilevante per questioni caratteriali, educative, demografiche. Ma che questo possa influire sulla trama di qualsivoglia storia, beh, io non lo avevo mai sentito. Comunque, giudicherete voi: potrei anche sbagliarmi.
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sister

1

La circostanza in cui mi trovai in quel momento può sicuramente essere definita... inspiegabile.

Mi chiamo Mattia e sono uno studente di quarta liceo. Ma, soprattutto, sono figlio unico. Questo dettaglio, hem... sociologico? è spesso irrilevante ai fini di un racconto. Certo, può essere rilevante per questioni caratteriali, educative, demografiche. Ma che questo possa influire sulla trama di qualsivoglia storia, beh, io non lo avevo mai sentito. Comunque, giudicherete voi: potrei anche sbagliarmi.

Tornavo a casa verso le cinque, perché mi ero fermato in biblioteca dopo la scuola. Un compagno intelligentone si era offerto di aiutare noi cervellini di legno in matematica. Come dire: magari lui ci spiega meglio del professore, magari assimiliamo qualcosa per osmosi. Non era una teoria molto solida, infatti non era stato un successo. Almeno per me.

Dunque, arrivo a casa, apro la porta, tolgo scarpe e giacca, lancio lo zaino-mattone verso la camera e vado in bagno.

Il fatto che la porta del bagno fosse chiusa avrebbe dovuto già insospettirmi. Mio padre non c'era e mia madre doveva essere sul balcone a trapiantare qualcosa.

Innocente e inconsapevole, faccio per entrare. Apro la porta, ma uno strillo biondo mi ricaccia fuori. Per un istante, il mio cervello accetta lo sbaglio senza protestare, assuefatto dalle buone maniere. Ma appena il raziocinio entra in funzione, mi accorgo che la situazione è del tutto incongrua.

Torno in soggiorno e sbircio fuori dalla porta a vetri: mia madre è lì che travasa sacchi di terra. E poi mia madre non è bionda. Mi viene in mente di chiederle se abbiamo ospiti in casa, ma non vorrei fare la figuraccia di essermi dimenticato qualcosa di importante.

Tornato verso la porta chiusa, busso.

-Chi c'è?- chiedo.

In risposta la porta di apre. Davanti a me sta una ragazza della mia età, bionda. E bella.

-Oh, ma che modi. Hai così fretta di andare in bagno?-

-No. Ma tu chi sei?-

Lei mi risponde ridendo. Devo davvero essermi dimenticato una visita di qualcuno.

-Adesso fai finta di non conoscermi solo perché devi andare in bagno? Bel fratello che sei- dice lei, richiudendo la porta.

Rimango istupidito: fratello?

Ecco, ora capirete il guaio di quella situazione. Perché la prima cosa che mi venne in mente, fu che ci fosse qualcosa di terribilmente sbagliato. In me. Non che fosse uno scherzo, nemmeno che avessi appena ritrovato una sorella perduta non si sa in che modo. No, pensai di essere entrato nel posto sbagliato, nella vita sbagliata. Questo perché andai in camera e ci trovai un altro letto. Perché c'erano le sue cose in giro per la stanza. Perché nelle foto di famiglia in tutta la casa c'era anche quella ragazza bionda. Bionda. Questa cosa non andava, non c'erano mai stati capelli biondi nei rami di famiglia. L'album di foto era in soggiorno, nella cassettiera. Dovevo controllare. Sperando che lei non uscisse dal bagno in quel momento, mi fiondai a prendere l'album e tentai di nasconderlo nello zaino. Era troppo pieno, tolsi il libro di storia di ottocento pagine e infilai le foto. Poi presi lo zaino e uscii di nuovo, tanto mia madre non mi aveva visto rientrare.

Una volta fuori, mi resi conto che con buona probabilità ero uscito di senno. Volevo verificare davvero la teoria dei capelli biondi, ma il fatto che nel mio bagno ci fosse una certa mia sorella era così assurdo che avrebbe meritato delle prove più consistenti di quel breve dialogo. Il fatto che ci avessi parlato non mi sembrava una prova sufficiente e credevo ancora che l'errore di questa storia fosse mio.

Mi fermai ad un parchetto, giusto per sedermi su una panchina ed esaminare con calma le fotografie. I nonni che conoscevo avevano i capelli bianchi, quindi poteva anche essere. Ma nelle loro foto da giovani erano chiaramente scuri. Le foto più vecchie erano in bianco e nero, ma era comunque impossibile che fossero capelli biondi. Quindi era ufficiale: stavo impazzendo nel modo sbagliato. Se mi ero immaginato di avere una sorella, dovevo cambiarle il colore dei capelli.

Tornai a casa per cena. Salutai mio padre, che era tornato a casa. Mia madre era in cucina a preparare la cena. Con noncuranza, mi tolsi giacca e scarpe, misi lo zaino in camera e mi cambiai i vestiti.

Entrato in cucina, guardai con orrore la quarta sedia, normalmente inutilizzata. Mi sedetti in attesa, sperando di non vederla entrare.

Entrò invece poco dopo e si sedette su quella quarta sedia. Non era più bionda: adesso aveva il mio stesso colore di capelli, castano scuro.

   
 
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