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Autore: MoonyG    13/01/2013    2 recensioni
Alla fine lo trovò, la copertina dai colori brillanti era sempre la stessa, solo qualche graffio solcava le strisce pedonali, ma c’erano ancora tutti e quattro, i grandi Beatles, che attraversavano Abbey Road.
Lo mise sul giradischi e cominciò Come Together.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tina fissava la sua immagine riflessa nello specchio: un volto stanco come tanti.
Aveva grosse occhiaie sotto agli occhi, gli stessi grandi occhi azzurri che un tempo sorrideva alla vita, ora tendevano molto al grigio come per sottolineare la sua tristezza in quel momento.
Abbassò lo sguardo sul lavandino. Le sue mani rugose piene di vene… Era incredibile come si potesse capire l’età di una persona solo guardando le mani. Si ricordava ancora la prima volta in cui aveva stretto le mani di Jack, erano così morbide… La facevano sentire al sicuro, come se si fosse potuta nascondere in quelle grandi mani. Ora nella sua mente riusciva a malapena a vedere il suo viso, era come in quelle vecchie foto tutte scolorite, era come avvolto da un alone, una nebbia che offuscava i suoi ricordi.
A osservare il rubinetto che gocciolava, le tornava in mente quella notte d’inverno. Pioveva forte e il suo vecchio ombrello color prugna cominciava ad avere i buchi, così Jack l’aveva stretta a sé col suo grande impermeabile color sabbia, avevano corso insieme fino a farsi mancare il fiato e nonostante tutto continuavano a ridere. La luce dei lampioni era il loro sole, sentivano le stelle, anche se non le potevano vedere. Quella notte fu la più felice di tutta la sua vita, aveva avuto Jack quella notte, sperava sarebbe potuto durare per sempre.
Fissava ancora il rubinetto, le si abbozzò un sorriso, poi tornò a guardare lo specchio e rivide il suo volto segnato dal tempo, era inesorabile, quella notte non sarebbe mai più tornata. All’epoca poteva ancora andare in giro con una minigonna, ora si limitava a trascinarsi per casa in ciabatte e vestaglia sperando in un miracolo. 
In cuor suo sapeva che non le sarebbe mai più capitato nulla, non dopo quello che era successo con Jack quella sera molto simile alla notte in cui si erano conosciuti. Pioveva forte come allora, ma lui non la strinse a sé, le disse delle parole troppo forti per il suo cuore debole. Non la voleva più nella sua vita. Lei, che non riuscire a respirare senza di lui, doveva rimanere sola, senza più un appiglio a cui aggrapparsi. Sentì il mondo crollarle addosso, sprofondare in una voragine senza fondo… Sul suo volto si leggeva tutta la disperazione possibile, era sconcertata e non riusciva ad accettarlo. Sentì le lacrime calde che le scendevano lungo le guance, poi lui si voltò e se ne andò via con l’ombrello lasciandola sola là in mezzo al nulla. Le lacrime si mescolarono alla pioggia. 
Come quella notte cominciò a correre, ma senza una meta. Sentiva che non ci sarebbe stato nessun posto ad accoglierla, non se fosse stata sola. Dormì su una panchina nel parco e da quando si risvegliò al freddo del sole invernale, capì che la sua vita non sarebbe stata più la stessa e tentò di accettarlo. 
Non sapeva se la situazione in cui si trovava poteva essere considerata vita, cioè, respirava, mangiava, dormiva… Ma viveva veramente? Nel fondo del suo cuore sapeva la risposta, ma non aveva il coraggio di esprimerla, solo la consapevolezza l’avrebbe potuta uccidere. I giorni si erano susseguiti tutti uguali, uno dopo l’altro, gli anni erano passati e sentiva che li stava sprecando, non poteva permettersi di continuare così. 
Il suo viso era sempre lì, nello specchio e la guardava come per dirle “Tina, che aspetti? Non hai più nulla da perdere ormai.” 
A quel punto si decise, non ce la faceva più. 
Andò in salotto e si mise a rovistare tra i suoi vecchi vinili, forse c’era ancora il loro disco.
Alla fine lo trovò, la copertina dai colori brillanti era sempre la stessa, solo qualche graffio solcava le strisce pedonali, ma c’erano ancora tutti e quattro, i grandi Beatles, che attraversavano Abbey Road. 
Lo mise sul giradischi e cominciò Come Together. Indugiò qualche attimo, forse c’era ancora qualcosa… Quel pensiero se ne andò subito. Andò di nuovo in bagno e aprì lo sportello sopra al lavandino, ne tirò fuori un flaconcino arancione, quando lo richiuse, guardò per l’ultima volta il suo volto allo specchio.
- Addio, mia cara. Penso che mi mancherai un po’.
Tornò in salotto e si sedette sulla poltrona, sprofondò dolcemente. 
Nel frattempo era cominciata Something, Jack diceva sempre che quella era la loro canzone, l’avrebbe sicuramente scritta lui se non l’avesse già fatto George Harrison. Aprì il flaconcino e prese due pillole che c’erano dentro, le ingoio velocemente senza pensarci, ma forse erano poche così ne riprese altre tre.
A quel punto chiuse gli occhi tentando di svuotare la mente. 
Abbey Road era stato un’ottima scelta, tanto valeva andarsene con della bella musica.
Era ormai arrivata verso la fine di I want you (She’s heavy), si alzò dalla poltrona e si diresse verso il balcone. Sentiva la musica potente che le scorreva dentro come un fluido rigeneratore, la chitarra le rimbombava nelle orecchie come un tuono, camminava come in estasi, poi spalancò le tende e uscì fuori: il sole la abbagliò.
Fu travolta da tutta la vita che scorreva fuori, sentiva i clacson delle auto, le voci delle persone, ma tutto scorreva su un binario parallelo al suo, per lei c’era solo la musica, la fine di I want you (She’s so heavy), il degenero…
Fu un attimo, era come volare. In quei pochi istanti sentì di essere riuscita ad avere la libertà che aveva sempre sognato. Allora lo rivide, per l’ultima volta vide il volto di Jack che le sorrideva, lui l’avrebbe capita.
- Eccomi, amore mio. Siamo di nuovo insieme.
Poi nessun rumore, il nulla… Solo il fruscio della puntina del giradischi che continuava ad insistere sull’ultimo solco. 
  
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