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Autore: Lovva_Chan    02/08/2007    6 recensioni
“Mi fai impazzire…” Strusciai la testa sul suo petto sorridendo “In che senso?” Mi diede un bacio sulla fronte “Nel senso che tu…il tuo sorriso, il tuo sguardo…Tutto di te mi fa impazzire, ti amo!”
Genere: Romantico, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Nuovo personaggio, Un pò tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC, Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Tutto ebbe inizio la prima volta che lo incontrai, erano i primi di Settembre, e mai avrei pensato che quell’incontro mi avrebbe rovinato la vita

§L’inferno più totale§

 

 

NOTE: Prima di cominciare ci tengo a dire che è per gran parte una storia vera, ho modificato il finale e non so nemmeno io il perché!

Avviso inoltre che ho chiesto l’autorizzazione per usare Eleanor in questa storia, mentre David e Felicia sono miei personaggi.

Io spero che vi piaccia^^ buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

Tutto ebbe inizio la prima volta che lo incontrai, erano i primi di Settembre, e mai avrei pensato che quell’incontro mi avrebbe rovinato la vita.

Vivevo in un appartamento assieme ai miei due fratelli, dopo tante sofferenze eravamo riusciti a ridare un corpo al nostro fratellino, avevamo sofferto, e anche tanto, ma ora tutto si era sistemato o almeno così credevo.

Avevo un’amica Felicia, eravamo molto legata, ci siamo conosciute nell’esercito, proprio dove conobbi anche colui che sarebbe diventato la nostra rovina.

David Comley, Tenente Colonnello, molto attraente e anche gentile, beneducato, insomma l’uomo perfetto, o almeno così credevo.

La mattina in cui lo vidi per la prima volta fu perché arrivai in netto anticipo, e lui era lì appoggiato al muro, i capelli castano chiaro e gli occhi verdi, alto ma non troppo, la divisa blu s’intonava con i capelli e metteva in risalto il suo viso, così bello e luminoso…

Notò il mio sguardo, e gentilmente mi sorrise, non so perché, ma il rossore s’impadronì delle mie guance, mentre stiravo le labbra in un lieve sorriso imbarazzato.

Mai avrei osato immaginare che quel sorriso sarebbe stato la mia rovina, a quel tempo avevo il grado di Maggiore, quando il Generale Roy Mustang ci presentò qualcosa si azionò, le giornate che reputavo spente s’illuminarono di colpo, perché David era con me, assieme passavamo la maggior parte del tempo, il pranzo, la pausa, solo la sera ci separavamo andando alle rispettive case.

Più e più volte mio fratello mi raccomandò dicendo che quel tipo non gli piaceva, e io sorridevo pensando che fosse semplicemente geloso verso la sua unica sorella, è solo adesso mi rendo conto che aveva pienamente ragione.

“Fely sono così felice, finalmente l’uomo che fa per me” e lei mi sorrise per l’ultima volta, almeno in maniera vera… “Sono felice per te Ella!” e David comincia a frequentarlo anche fuori dall’orario di lavoro, mentre Edward continuava ad essere contrario, ma ormai non potevo più fare a meno di lui, del suo sorriso e del suo modo di affrontare il lavoro…

Quel giorno tornai a casa prima del mio fratellone, e trovai Al affaccendato hai fornelli, gli diedi un bacio sulla guancia prendendo un altro grembiule per aiutarlo a preparare la cena.

“Stasera abbiamo un’ospite!”

“Davvero? Chi?”

Io sorrisi “David, il mio ragazzo”

E lui sorride “ Bene! Finalmente conosco colui che fa arrossire la mia sorellona!” e cominciammo a ridere, pensando a come i casi della vita fossero strani. Già terribilmente strani e crudeli il più delle volte, ti spiazzano e ti lasciano senza fiato, come se all’improvviso ti fosse arrivato un pugno in pieno stomaco, e tu ti pieghi dal dolore, sentendo l’aria venir meno, e a quel punto l’unica cosa che fai è quella di respirare a pieni polmoni, chiedendoti per quanto ancora continuerà quel dolore.

Ho combattuto molte volte al fianco dei miei fratelli, e molte volte ne siamo usciti mal ridotti, ed è quando ci penso che capisco…Le ferite esteriori prima o poi guariscono e si rimarginano, ma quelle interiori restano aperte per molto, forse troppo tempo e tu soffri pregando che finisse.

La cena non fu delle migliori, Ed s’infuriò a morte quando gli annunciai che avevo invitato David, non so cosa fece scattare anche in me la rabbia, forse quando tutto il cibo che io e Al avevamo preparato con cura fini per terra, o quando mio fratello mi diede per la prima volta un ceffone con l’automail. Fatto stà che quella notte, un po’ per la tristezza del litigio un po’ per la rabbia mi concessi a David dopo mesi che lui aveva aspettato, e Dio se non mi rimbombano nelle orecchie quelle parole d’amore sussurrate durante le spinte, e quei gemiti che in quella maledetta notte uscirono dalle mie e dalle sue labbra, e pensare che fu tutto così semplice…

“Ella…” via la camicetta “…Stà tranquilla” via la sua maglia.

“David…” via la gonna “…Io sono tranquilla!” via il suo pantalone.

“Sono felice…” via il reggiseno “…Che tu abbia deciso di compiere questo passo” via gli slip, mentre sul suo volto s’allargava un sorriso.

“Anch’io…” via i suoi boxer “…Ti amo…” stesa sul suo letto.                               

“Ella…” la sua mano che mi accarezzava il seno “…Sei sicura?” che scendeva piano andando a toccare parti più intime.

“Aaah…S-si…David…” le sue mani che lentamente aprivano le mie gambe “…Sicurissima!” BUGIA! Tremenda e falsa bugia!

“Andrò piano…” una lieve carezza sul mio volto, mentre si metteva nel mezzo “…Ti piacerà” la sua erezione dentro di me.

 

*

 

E i giorni passavano ed io ero troppo presa, troppo felice? Da accorgermi di cosa mi succedeva intorno, i rapporti con mio fratello si ruppero totalmente, abitavamo ancora insieme, ma entrambi facevamo finta che l’altro non esistesse, e Al cercava di farci riappacificare senza alcun risultato, e io soffrivo di questa lontananza andando a rifugiarmi fra le braccia del mio David, dove mi sembrava che niente sarebbe mai potuto accadermi. E lui si faceva sempre più vicino, ormai ogni occasione era buona per mettere in “pratica” il nostro “amore” se almeno così poteva essere definito.

“Ella, sembri strana!”

Sottotenente se solo sapesse cosa mi porto dentro “Perché? Che ho di strano?” e sorridevo, mentre il mio cuore si opprimeva, si schiacciava, mentre lui mi fissava con le sue iridi color del cielo, cercando di capire cosa non andava. Ma io non avevo bisogno di loro, avevo David e questo mi bastava, ecco perché diventai così cieca difronte a tutto quello che accadeva al di fuori del mio “mondo rosa” e più mio fratello mi evitava, più io diventavo di David, le sue mani che lentamente mi sfioravano mi mandavano in paradiso, mentre in realtà ero all’inferno.

Fely diventava sempre più strana, più taciturna, non mi parlava quasi più, finchè non comincia a credere di averle fatto qualcosa senza volerlo.

David…Anche lui cambiò, diventò possessivo, non potevo neanche parlare con il mio fratellino, così appena potevo, appena avevo un po’ di liberta mi sfogavo con Jean, in lui trovai un fedele amico, a cui confidavo i miei timori, che tuttora tiene per se, e se per caso in pubblico voleva alludere alle nostre conversazione diceva “Il mio piccolo segreto” per poi aggiungere “Piccolo come te!” ed io ridevo, perché mi era impossibile arrabbiarmi con lui, ridevo con una risata vera e genuina, non una di quelle false e spente che riservavo a David.

E Jean s’avvicinava, rompendo le barriere che io stessa avevo eretto contro il mondo, diventando il mio migliore amico, mi proteggeva ed era sempre accanto a me se ne avevo bisogno, finchè alla fine riuscì ad allontanare David, e mio fratello mi perdonò, finalmente tornammo a trascorrere ore e ore appoggiati al tronco dell’albero che c’era nel nostro giardino, io con la schiena e la testa appoggiati alla corteccia, mentre Edward come di suo solito con la testa appoggiata sulle mie gambe, ed io gli accarezzavo i capelli, come quando eravamo piccoli, come a lui era sempre piaciuto, cantando quella dolce canzone che la mamma ci dedicava mentre ci coccolava. E lui sorrideva chiudendo gli occhi e addormentandosi, mentre io continuavo a coccolarlo finchè non lo raggiungevo nel mondo soffice e ovattato di Morfeo, facendomi cullare dolcemente in quel posto dove niente poteva farmi male, o almeno così credevo, ed ero felice perché riavevo quei momenti col mio fratellone, e sorridevo perché nessuno me li avrebbe sottratti nuovamente.

Agli inizi di Febbraio cominciai a notare dei cambiamenti anche in Jean, era più vicino e mi proteggeva sempre di più, il giorno di San Valentino qualcuno bussò alla porta del mio ufficio.

“Avanti” mi limitai a dire senza neanche alzare gli occhi dal rapporto che stavo stilando “Eleanor ci sono dei fiori per te” alzai lo sguardo sul fascio di rose rosse e bianche che Breda aveva in mano, poi lentamente lo riabbassai riprendendo a scrivere “Di al Tenente Colonnello che lo ringrazio, ma non posso accettarle!” lui sorride poggiandole sulla mia scrivania e porgendomi un biglietto “Non sono da parte del Tenente Colonnello” fece il saluto e uscì.

Rapidamente aprì il biglietto, uscendo da dentro la busta, un foglio e due biglietti per il teatro, cominciai a leggere il biglietto sorridendo e arrossendo man mano che leggevo.

Per una ragazza carina e speciale, le rose rosse perché mi ricordano il colore delle tue guance, quando arrossisci, quelle bianche perché con il loro candido colore ispirano protezione, la stessa che io darò a te…I biglietti sono per lo spettacolo teatrale di questa sera, sarei felice se accettassi il mio invito.

 

                                                                                                                       Jean

 

 

Mi alzai mettendo le rose in un vaso che poi poggiai sulla scrivania, e non potevo fare a meno di sorridere ogni volta che il mio sguardo si posava su di loro.

Ci pensai bene, e alla fine accettai l’invito di Jean, così quel giorno dopo aver promesso al Generale che il giorno dopo avrei fatto gli straordinari per finire il rapporto corsi a casa per cambiarmi, lui mi sarebbe passato a prendere alle venti in punto, e conoscendolo sarebbe arrivato alle diciannove e trenta onde evitare ritardi!

Dire che la serata fu bella sarebbe dire davvero poco, per la prima volta dopo non so quanto mi sentì felice assieme ad un ragazzo che non era Ed o Al, mi sentì protetta e sicura in sua compagnia, e mi divertì tantissimo a teatro, specialmente perché parlammo per tutto il tempo!

Una volta che mi riaccompagnò a casa rimanemmo seduti un po’ seduti sul gradino del portone continuando a parlare, ignorando pienamente lo scorrere del tempo, finchè un Edward incavolato nero aprì la porta sbraitando che erano le due passate e io dovevo essere a dormire ormai da ore.

Io e Jean scoppiammo a ridere, alzandoci, e sorridendoci, mi alzai un secondo sulle punte dandogli un lieve bacio sulla guancia, facendolo arrossire e dopo averlo salutato agitando un po’ la mano entrai in casa richiudendomi la porta alle spalle.

“Ella…” mi feci piccola piccola, sotto il suo sguardo, e dopo interminabili minuti che a me parvero ore mi sorrise “Lui mi garba!”  io alzai un sopracciglio “Da quando deve piacere a te?” e lui con aria maligna alzò le mani pronto ad attaccarmi nel mio unico punto debole I FIANCHI! Soffrivo terribilmente il solletico e lui lo sapeva, così prese a rincorrermi per tutta la casa, finchè non entrai di corsa nella sua stanza e lui con un balzo riuscì a buttarmi sul suo letto, cominciando a torturarmi, ridendo assieme a me finchè non dichiarai la resa.

Non scorderò mai quella sera perché fu anche terribile, lui mi scostò i capelli dal volto e mi sorrise, accarezzandomi gentilmente la guancia “Ella…devo dirti una cosa…” e io sorrisi non sapendo a cosa stavo andando in contro “Dimmi Ed…” lui arrossì leggermente, distogliendo lo sguardo, guardando fisso la parete difronte a lui “Sono geloso…” risi perché i miei dubbi trovarono fondamenta, anche se per lui era diverso, molto diverso “Ella…Io ti amo!” e i miei occhi si spalancarono per la sorpresa quando sentì le sue labbra sulle mie, e no, quello non doveva accadere, quello non doveva succedere, perché eravamo fratelli, perché avevamo lo stesso sangue.

E i miei occhi si riempirono di lacrime, la mia testa di mille pensieri, perché a me, perché dovevo continuare a soffrire ancora? Ma soprattutto perché era proibito?

E la risposta arrivò da sola Perché quando pecchi la prima volta avresti peccato per sempre! Lui si separò dalle mie labbra guardandomi con le mani poggiate ai lati del mio corpo, con solo il busto sollevato sopra di me, aspettava una mia reazione che non tardò ad arrivare, uno schiaffo, sulla guancia destra, lo spinsi via scendendo dal letto e uscendo di corsa dalla stanza.

E di nuovo presi ad evitarlo, a non guardarlo, a far finta che non esistesse, perché Dio solo sapeva se ricambiavo, solo lui sapeva da quanto tempo desideravo mi dicesse quelle parole, eppure ora ne ero spaventata, perché sapevo che era vietato, proibito, perché sapevo che non ci avrebbero mai accettato.

E i giorni trascorsero lenti, scanditi da attimi dolorosi, perché si soffrivo a stargli lontano e si volevo che mi baciasse ancora una volta, anche solo per un attimo, anche solo per un secondo, e quando lo incrociavo per i corridoi abbassavo lo sguardo, per paura che capisse il mio desiderio, perché la mia anima era strappata a metà, una parte quella razionale che mi diceva quanto fosse impossibile un futuro per noi due, l’altra parte invece, quella irrazionale, mi diceva di provarci, di fregarmene del parere della gente.

Cominciai ad evitare perfino Jean, pranzavo sempre da sola, e il più delle volte non pranzavo affatto, Alphonse non capiva perché ero così strana, e sicuramente mai avrei potuto dirgli la ragione di quel mio cambiamento.

Edward, lui era un “mago” nell’evitare le persone, infatti me lo trovavo sempre d’avanti, certo non ci salutavamo, eppure entrambi sapevamo che prima o poi avremo dovuto affrontare la questione, chiarire la situazione, ed entrambi avevamo il timore di quel momento, che proprio come una visita di quegli odiosi zii che ti pizzicano le guance arrivò puntuale, con una mano stretta sul mio braccio, uno sguardo fisso sui miei occhi e due semplici parole “Dobbiamo parlare!” e mi condusse in una stanza vuota, chiudendo la porta per poi appoggiarsi al muro, le braccia incrociate al petto, e mi fissava intensamente con quei suoi occhi d’orati identici hai miei, ma allo stesso tempo diversi.

“Perché mi eviti?”

“Potrei chiederti la stessa cosa…Nii-san…”

Mi sorrise chiudendo gli occhi, poggiando anche la testa al muro sospirando, e santo cielo quanto era bello, la frangia che gli ricadeva sugli occhi, i capelli raccolti in quella coda alta che ormai da anni ha preso il posto della solita treccia, e i miei piedi si mossero da soli, le mie mani istintivamente andarono a disincrociare quelle braccia, mentre appoggiavo piano la testa sul suo petto, mentre le mie braccia si stringevano dietro la sua schiena in un caldo abbraccio che lui dopo un secondo di smarrimento ricambiò.

“Mi fai impazzire…”

Strusciai la testa sul suo petto sorridendo “In che senso?”

Mi diede un bacio sulla fronte “Nel senso che tu…il tuo sorriso, il tuo sguardo…Tutto di te mi fa impazzire, ti amo!”

Lo strinsi più forte, mentre delle lacrime scendevano dai miei occhi, senza sapere se erano di felicità o tristezza, e volevo che il tempo si fermasse per restare abbracciata a lui, che delicatamente mi prese il mento facendomi alzare il viso verso il suo, fissandomi intensamente negli occhi, piegando un po’ la schiena sfiorando leggermente le mie labbra con le sue, forse per paura di un altro schiaffo che non sarebbe mai arrivato.

Un dolce sorriso si estese sul suo volto, e si piegò nuovamente facendo combaciare le nostre labbra, una mano poggiata sulla mia schiena, per spingermi un pochino di più verso le sue labbra, mentre l’altra mano era stretta nella mia, le dita intrecciate per non lasciarci, per non separarci.

 

E tutto cambiò nuovamente con una nuova luce, fra quelle pause prese di nascosto anche solo per scambiarci un fugace bacio, anche solo per un leggero sfiorare delle nostre labbra, fra gli attimi di gelosia, quando il Generale fece mettere la mini gonna a tutte le donne dell’esercito, gonna che a parere del mio Ed era troppo mini, e controllava che nessuno osasse guardarmi anche solo per un secondo, e io ridevo perché sapevo che in realtà anche a lui piaceva, perché a me non sfuggivano i suoi sguardi, quando gli portavo i documenti da firmare, e sorrideva chiedendo se per caso anche a casa potevo mettere la divisa, e a quel punto io mettevo le mani sui fianchi guardandolo con finta serietà, finchè entrambi non cominciavamo a ridere, e Al era felice perché notava i cambiamenti, e faceva finta di non sentire quando alcune notti entravo silenziosamente nella loro camera, per mettermi sotto le coperte con Ed, che mi stringeva sorridendo mentre io poggiavo la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi, rilassandomi al tocco della sua mano che delicatamente mi accarezzava i capelli finchè non mi addormentavo.

Ma quando pensi di essere felice, accade sempre qualcosa che ti fa cambiare idea, e tutto successe all’improvviso, il mio fratellino come al solito trovò un gattino abbandonato, e dopo tanto riuscimmo a convincere Edward a farcelo tenere, lo denominammo Aru, perché come Al era dolce e affettuoso, sempre con me, non si stancava mai di seguirmi ovunque andassi.

La causa del mio incidente fu lui, ma poverino non lo fece a posta, aveva il brutto vizio di mettersi a dormire sui primi gradini delle scale, quella mattina, un po’ per la stanchezza, un po’ per la testa fra le nuvole non lo vidi e lo presi in pieno cadendo per terra, la gamba sinistra andò ad incastrarsi nella ringhiera e con un CRACK! Si ruppe.

I medici dissero che il femore si era fratturato e che dovevano operarmi e che fino ad allora l’avrei tenuta in trazione, dalla faccia di Ed riuscì a capire che non ero l’unica ignorante in materia, certo mai avrei immaginato che per “gamba in trazione” intendevano “spararmi” un ferro nel ginocchio a cui avrebbero attaccato dei pesi.

E Dio quanto fece male, certo c’era Edward accanto a me che mi teneva la mano, ma il dolore non potevo evitare di sentirlo.

I giorni che passai non furono dei migliori, Al era sempre con me visto che Ed lavorava, e ogni tanto il Generale o Jean venivano a farmi visita, chi per tenermi compagnia, e chi approfittando della mia impossibilità di movimento mi irritava con stupide battutine.

E il giorno dell’operazione arrivò, non avevo paura perché con me avevo quell’animaletto di peluche che il mio Edward mia aveva regalato, e tutto filò liscio come l’olio o almeno così sembrava, i medici dissero che molto probabilmente non avrei più potuto usare la gamba sinistra, così finì su una sedia a rotelle, e solo perché pregai insistentemente Roy riuscì a restare nell’esercito con il lavoro d’ufficio.

 

Era passato un mese e ormai avevo perso l’uso della gamba sinistra…

“Ella come va?”

Io sorrisi “Edward sei passato a chiedermi la stessa cosa cinque minuti fa!”

Lui chiuse la porta del mio ufficio avvicinandosi, mi sorride piegandosi e sfiorando le mie labbra “E che mi preoccupo!”

“Siediti!” stava prendendo una sedia, ma lo fermai “Sulle mie gambe!”

Lui mi scrutò, sapeva meglio di me che avevo perso l’uso della gamba sinistra, e che quindi non avrei mai potuto avvertire il suo peso, mi sorrise sedendosi delicatamente, e fu allora che lo guardai con sguardo meravigliato “Edward tirami un pizzico sulla gamba sinistra!” e lui titubante eseguì, e i miei occhi si riempirono di lacrime, lacrime felici “Alzati…” non appena si mise in piedi feci forza sulle braccia, issandomi e finalmente dopo un mese riuscì a reggermi su entrambe le gambe, mossi lentamente un passo verso Ed che istintivamente spalancò le braccia proprio come fanno i genitori per invogliare i figli a camminare, feci uno, due passi, ma lo sforzo era troppo e stavo per cadere, fortunatamente lui riuscì a sorreggermi appena in tempo facendomi risedere sulla sedia a rotelle, sorridendomi.

“Non essere triste! Ora puoi camminare di nuovo! Devi solo avere pazienza!” mi baciò delicatamente, mentre le mie braccia si aggrappavano al suo collo, per non farlo allontanare, schiusi un po’ le labbra, per approfondire per la prima volta quel meraviglioso contatto, e piano la sua lingua incontrò la mia, si sfiorarono giusto un secondo e poi ci separammo.

“Torno a lavoro…Ti passo a prendere alle quattro così torniamo a casa!”.

 

“Ella, il bagno è pronto!”

“Grazie Al, adesso faccio da sola!”

E come al solito presi la radio, era un’abitudine per me fare il bagno mentre ascoltavo la mia musica preferita!

Una volta entrata in bagno chiusi la porta, lentamente mi spogliai alzandomi piano in piedi, accendendo la radio e immergendomi in quell’acqua calda profumata di cioccolato, il mio bagnoschiuma preferito! Mi rilassai così tanto che non avvertì la porta che si apriva.

E mentre la radio intonava quella stupida canzoncina di “Mirmo” io canticchiavo seguendo il filo della canzone, con gli occhi chiusi, senza sapere della presenza di Ed finchè son sentì le sue labbra sulle mie, aprì di scatto gli occhi e notai che sorrideva, inginocchiato vicino alla vasca con le braccia poggiate sul bordo.

“Non dovresti ascoltare canzoni che parlano dei tuoi simili!”

Io lo fissai gonfiando le guance, mentre alla radio partiva la canzone di “Hamtaro” che provocò a Edward una stupenda risata.

“Sai sono canzoni che ti si addicono!” allungò le mani premendo due dita sulle mie guance per farmele sgonfiare “In entrambi i casi gli somigli!”

Io sbuffai scocciata, delicatamente, mi passò una mano sulla guancia, facendola scorrere piano, sfiorandola appena, e io richiusi gli occhi cullata da quel tocco, sentì l’acqua muoversi e riaprendo gli occhi lo vidi seduto difronte a me, immerso completamente vestito, scoppiai a ridere “almeno togliti la maglia e il pantalone!”

“Tu sei troppo pervertita!”

“Fino a prova contraria quello che si è immerso, mentre io ero nuda sei stato tu!”

Lui arrossì, togliendo la maglietta e il pantalone, gettandoli con uno schiocco estremamente bagnato sul pavimento, aprì le braccia “Su vieni qui!” io arrossì e lentamente mi avvicinai, girandomi in modo da poter poggiare la schiena e la testa sul suo petto, lui mi abbracciò stando attento a non toccare nulla di intimo e personale, poggiando la testa nell’incavo della mia spalla, mentre la radio abbandonava finalmente quelle stupide canzoni per farci sentire qualcosa di più bello…

 

Sai, la gente è strana prima si odia e poi si ama
cambia idea improvvisamente, prima la verità poi mentirà lui
senza serietà, come fosse niente
sai la gente è matta forse è troppo insoddisfatta
segue il mondo ciecamente
quando la moda cambia, lei pure cambia
continuamente e scioccamente.

 

Mai sentite parole più appropriate, mi appoggiai di più a lui, prendendo una sua mano nella mia, intrecciando le dita, chiudendo gli occhi per lasciarmi inebriare dal suo profumo, il limone immischiato al cioccolato, strano eppure buono, allungo piano l’altro braccio per sciogliergli i capelli, che ricaddero fluidi sulle sue spalle, e delicatamente alcune ciocche sfiorarono le mie, lentamente appoggiò le sue labbra sul mio collo, dando lievi baci, e io inclinai la testa, mentre sorridevo, perché era il momento che il mio corpo scordasse David, ed ero felice che fosse lui a farlo!

 

 

“Coraggio Ella, sono solo due metri!”

Io lo fissai scioccata, quando quella mattina aveva detto facciamo una camminata non credevo volesse dire togliermi la sedia a rotelle e mettersi a distanza per spronarmi a camminare!

“Certo! Per te è facile tu già cammini tranquillamente!”

“Dai cosa vuoi che siano due metri?”

“Sono duecento stupidi centimetri che devo percorrere prima di riuscire a strozzarti!”

“Quanto la fai tragica! Dai forza puoi farcela!”

Lentamente mossi un passo, poi l’altro, e lentamente Edward s’avvicinava, finchè non misi l’ultimo passo cadendo esausta fra le sue braccia, e lui mi strinse sorridendo.

“Visto? Ora potrai usare le stampelle per non sforzarti!”

Io annuì e lui mi baciò delicatamente, le nostre lingue si sfiorarono per un secondo, e ci separammo sorridendo entrambi, gli abbassai un secondo il colletto “Ops! Si vede ancora!” lui mi strinse forte dandomi un bacio sulla fronte “E chi ti dice che mi dispiaccia?”  io risi, sedendomi lentamente sull’erba, Ed mi imitò appoggiando la sua mano sulla mia, guardando verso il cielo, io lo fissavo con la coda dell’occhio, perché quando era perso nei suoi pensieri era magnifico.

Sorrise “Mi guarderai ancora per molto?” diventai di un rosso acceso e distolsi subito lo sguardo, lui rise passando un braccio sulla mia spalla, mi appoggiai a lui sfiorando il suo collo con il mio naso, annusandolo, perché adoravo il suo profumo, mi faceva rilassare.

E lui rideva perché respirando sopra il suo collo gli solleticavo la pelle, e mi stringeva di più, accarezzandomi i capelli.

 

Non scorderò mai la faccia di tutti, quando Edward annunciò che c’era una sorpresa per loro e poi aprì la porta mostrandomi in piedi, appoggiata ad una stampella, ma in piedi, Alphonse era al massimo della gioia, faceva fare il vola vola al piccolo Aru che gentilmente venne salvato da Fury.

 

 

Arrivò Maggio, e nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbe successa quella disgrazia…

Fely era molto più strana, aveva perso quella forza di vita che aveva sempre avuto, un pomeriggio decidemmo di andare al cinema tutti insieme, io, lei, Ed e Al, il problema fu che Fely era in grande ritardo, così decisi di andare al suo alloggio per vedere a che punto era, come al solito stava ascoltando quella canzone, ormai la sapevo a memoria perfino io! Bussai, e non mi rispose, allora aprì la porta.

“Fely…Ci sei?” misi dentro la testa e la vidi…

Seduta a terra con la schiena contro il muro, quello specchietto che le avevo regalato per il suo compleanno a terra, rotto, entrambi i polsi tagliati con precisione, non ebbi la forza di urlare, caddi sulle ginocchia, prendendo a gattonare verso di lei, ferendomi il palmo della mano con uno dei pezzi rotti, l’abbracciai tentando di tamponare.

“Fely…Ma che diavolo hai fatto?” e piangevo…

“Ella…Adesso…Il mostro…Non mi spaventerà più…”

La sua voce era debole, troppo debole, e lei mi sorrideva dolcemente, mentre i suoi occhi si spegnevano lentamente.

“Ella…Grazie…”

Io la fissai scioccata “D…Di cosa?”

“Di…Essere…Qui con me…Adesso…”

La strinsi di più singhiozzando “Perché?”

“Perché…Ora non mi…Spaventerà più!”

E quella maledetta canzone così buffa sentita in quel momento, così ridicola…

 

Il tuo mondo
Sta andando a puttane
Oramai
Puoi reagire ma forse
Non è ciò che vuoi
Preferisci esser vittima
Non guarirai

 

“Fely…” la guardai, aveva chiuso gli occhi, comincia a scuoterla “Fely…” e un groppo mi saliva in gola “FELY…” la strinsi forte cullandola e singhiozzando, e desideravo fosse tutto un incubo, desideravo svegliarmi…

 

Non mollare
E' un consiglio
O ti ridurrai
Fumo e cenere

 

Dio quanto era ironica…Lei aveva mollato tutto, dopo poco arrivarono Edward e Alphonse che rimasero scioccati quanto me, furono chiamati quelli del reparto investigazioni, ma non si poteva fare molto, era un caso di suicidio, eppure quelle sue parole mi risuonavano in testa il mostro non mi spaventerà più. Così dopo il suo funerale entrai nel suo alloggio, cercando trovai il suo diario segreto, forzai facilmente il lucchetto e trovai l’ultima pagina scritta mentre piangeva…

 

Caro diario…

 

Anche oggi il mostro è venuto, mi ha spaventata e come al solito mi ha detto di stare zitta, io non posso più andare avanti, ma non posso nemmeno parlare…”

 

Così cercai un segnale,un qualcosa che mi facesse capire tutto, perché lei non poteva essersi uccisa senza un motivo valido, e io ero determinata a trovarlo, cercai per settimane, spesso e volentieri m’addormentavo su tutte quelle carte, ma il mio era uno stato di dormiveglia, perché avvertivo Ed che mi prendeva in braccio, portandomi nella sua stanza e mettendomi nel suo letto, stendendosi accanto a me, mi stringeva finchè non s’addormentava, allora io mi alzavo, tornando su quelle carte e leggevo, in cerca di un segnale.

Nel frattempo David si riavvicinava a me, e questo infastidiva non poco Edward, certo avevo ripreso a rivolgergli la parola ma nulla di più, perché dopo tanto io e il mio fratellone ci amavamo, perché Ed era la mia ragione di vita!

E finalmente dopo tre settimane di ricerche scoprì l’atroce verità! Il dottor Marcoh lo diceva La verità autentica dietro la verità dalle tracce nella sua camera riuscì a capire che aveva avuto un rapporto prima di morire, e solo dopo tante preghiere convinsi dei medici ad analizzare lo sperma, il risultato fu evidente, era stata violentata e questo si capiva dai lividi e i segni che aveva sul corpo ed ora sapevo anche chi era il colpevole!

Lo denunciai e finì davanti alla corte marziale, David Comley fu condannato all’ergastolo per stupro, e io ero soddisfatta di me stessa, Edward lo era più di me, infatti scordatosi che ci trovavamo nel tribunale mi baciò, e il latte fu versato…

 

Con mano tremante aprì la lettera che c’era arrivata…

 

“Edward Elric e Eleanor Elric sono condannati per incesto, verranno degradati e trasferiti in luoghi diversi

 

                                                                                             King Bradley”

 

 

 

 

*

 

“Ella sei sicura?”

“Si Ed!” accesi la radio immergendomi nella vasca assieme a lui, appoggiando la mia spalla al suo petto, presi la lametta “Sicurissima!”

Lui mi strinse forte togliendomela di mano e tagliandosi il polso, porgendomela nuovamente, seguì il suo stesso esempio, buttandola poi per terra, appoggiando anche la testa a lui e chiudendo gli occhi.

 

E  per ogni giorno
mi prendo un ricordo che tengo nascosto lontano dal tempo
insieme agli sguardi veloci momenti che tengo x me
e se ti fermassi soltanto un momento
potresti capire davvero che e questo che cerco di dirti da circa una vita
lo tengo per me
SEI PARTE DI ME
SEI PARTE DI ME

 

 

Lentamente scivolavo via, la mano stretta nella sua, sentivo la sua presa farsi più debole, lo sentivo andare via, e io lo seguivo…

 

 

E se ti fermassi soltanto un momento
potresti capire davvero che e questo che cerco di dirti da circa una vita
lo tengo x me

 

“Ella…” solo un sussurro il suo detto nel mio orecchio “Ti amo…” e sentì la sua testa poggiarsi nell’incavo della mia spalla, sorrisi debolmente.

“Anch’io Ed…A fra poco…” e chiusi gli occhi sentendo per l’ultima volta quel suo profumo di limone.

 

SEI PARTE DI ME
SEI PARTE DI ME
lo tengo x me…

 

 

 

FINE

 

Ringrazio con tutto il cuore _mame_, _pEaCh_, The_Dark_Side, Aduah, Envy_Love, _ALE2_ e nacchan che gentilmente hanno sopportato di leggere i miei assurdi pezzi di questa assurda storia! La dedico a voi ragazze grazie mille!

  
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