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Autore: R e n e g a d e    13/01/2013    4 recensioni
Kaja si innamora della sua migliore amica, Charlotte. Un amore inconfessabile che la tormenta e del quale Charlotte non immagina neanche l'esistenza.
Un giorno un ragazzo entra nelle loro vite, Noah, che sconvolgerà completamente i loro mondi.
Le paure, le indecisioni, i dolori, i sentimenti fragili, fatti di sfumature, di tre ragazzi adolescenti, che si affacciano alla vita..
E ho capito che l'amore a volte non basta,
che può volerci un eternità per trovarsi, per viversi,
ma l'eternità non è più niente a confronto con l'amore.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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43. Maybe there’s beauty in goodbye

 

Sbuffò lasciando cadere le braccia lungo i fianchi mentre i capelli, più ribelli del solito, le scappavano fuori dalla coda che si era fatta velocemente.
I suoi occhi sostarono un minuto di troppo nell’immagine riflessa nello specchio e subito la colpì il pensiero di tutte le volte che si era specchiata in quel vetro con lui alle sue spalle, sdraiato sul letto o accanto a lei, intento a guardarla.
Da quando se n’era andato non faceva altro che pensare a tutte le cose che non gli aveva detto, ai momenti che si era lasciata scappare, a come aveva lasciato che le scivolasse fra le dita.
Si chiedeva se lui lo sapesse che lei l’amava ancora e che forse lo avrebbe fatto per sempre. Soprattutto si chiedeva se gli sarebbe piaciuta per come era diventata. Se si fosse innamorato della sua anima e non solo del suo aspetto curato.
Essere amata per quello che era, era il suo desiderio più grande. Sapeva di essere stata amata da Kaja in questo modo ma non era riusciva ad apprezzarlo a suo tempo ed ora che ne aveva un disperato bisogno, ora che sarebbe stata in grado di capire, non c’era nessuno a darle quel tipo di amore incondizionato.
Si strinse fra le braccia e chiuse gli occhi tentando di ricacciare indietro le lacrime.
Rialzò la testa e sospirando lasciò cadere nuovamente le braccia lungo i fianchi e, afferrando un maglioncino nero, si avviò verso il corridoio.
Era una domenica particolarmente uggiosa e non troppo calda, al cimitero non c’era nessuno oltre lei e ne fu felice. Quando c’erano le altre persone si sentiva sempre a disagio, non poteva parlare ad alta voce, non poteva esprimere il suo dolore in santa pace.
Come ogni giorno era andata a far visita alla tomba di Noah.
Si accucciò in terra, sedendosi su i talloni, e sorrise alla fotografia che avevano scelto i signori Wagner.
La sfiorò con le dita e poi ci depositò un bacio sospirando sonoramente.
-Mi manchi- sussurrò mentre un singulto le spezzava la voce.
Doveva essere forte per Kaja e gli unici momenti in cui si permetteva di lasciarsi andare alla disperazione erano quelli che passava in cimitero, davanti alla foto e al suo sorriso.
-Lei non sta bene- disse improvvisamente alzando gli occhi al cielo quasi aspettandosi che cominciasse a piovere sfogando tutta la sua pena –Ed io non so che cosa fare- ammise chiudendo gli occhi mentre si passava la mano sulla fronte, con fare nervoso.
-Temo che il mio amore non sia abbastanza, che non potrà mai essere abbastanza- le mancò il fiato e si lasciò sfuggire qualche lacrima prima di ricacciarle indietro con forza, ingoiandole con la sensazione di soffocare.
Aggrottò le sopracciglia e poi sorrise, amaramente.
-Ora che sono pronta a darle tutto il mio amore, ora che so come fare per renderla felice lei … lei non … -sospirò di nuovo e si alzò in piedi.
-E’ troppo tardi- aggiunse stringendosi nelle spalle.
“Non è mai troppo tardi per provarci”.
Sarebbero state quelle le parole di Noah se avesse potuto pronunciarle. Sorrise scuotendo la testa e poi sospirò guardandosi attorno.
Si lasciò il cimitero alle spalle decisa a giocarsi tutto quello che rimaneva del suo cuore e della sua anima.
Lei doveva essere abbastanza per Kaja perché lei era pronta a lasciarla diventare il suo mondo, il suo tutto.


zEsoK
 Chiusi gli occhi lasciando che il vento mi accarezzasse il viso mentre la musica mi riempiva le orecchie riempiendomi completamente.
La vista dal tetto della casa di Chaz era mozzafiato. Sembrava tutto così sconfinato ed illimitato, senza tempo.
Da lassù sembrava che tutto scorresse con una lentezza estrema, sembrava che il mondo mi stesse aspettando.
Mi strinsi nella coperta che tenevo sulle spalle e poggiai le braccia sulle ginocchia alzando gli occhi al cielo grigio.
Avevo smesso di sentire la sua voce nelle orecchie, la sensazione delle sue mani sulla mia pelle era sempre più rada e mi uccideva.
“Dio, non ti voglio lasciar andare. Non andartene.”
Chiusi gli occhi e li strinsi con forza cercando di ricacciare indietro le lacrime.
Ero stanca, terribilmente stanca, e i giorni si accavallavano uno sull’altro sempre uguali a loro stessi.
Non importava quanto si sforzassero gli altri di farmi stare bene, non riuscivo a staccarmi da lui e mi soffocava.
Volevo solo farla finita e quella mattina, le sue parole, non mi raggiunsero.
Non c’era più la sua preghiera, la mia promessa. Non c’era stata negli ultimi giorni.
Avevo pensato di farmi del male in continuazione cercando la sua voce nella mia mente ma non era arrivata.
L’idea che mi tormentava era quella che mi stesse lasciando andare, che neanche lui riuscisse più a sopportare tutta la mia disperazione.
Mi staccai con forza le cuffie dalle orecchie e mi liberai della coperta alzandomi in piedi. Raggiunsi lentamente il cornicione del tetto e guardai in basso.
“Dimmi di non farlo, dimmi di non saltare.”
Supplicai mentalmente chiudendo gli occhi. Volevo che mi dicesse di non farlo, che mi trattenesse in quel mondo perché l’avrei sentito vicino ancora per un po’.
Ma non arrivò niente ed io riaprii gli occhi in  preda alla disperazione più totale.
Mi sedetti sul cornicione del tetto scavalcandolo con una gamba mentre il pensiero che stavo per raggiungere le sue calde braccia mi riempiva la testa.
La vidi all’improvviso, lì per strada, con la sua chioma rossa scomposta chiusa in una coda approssimativa.
Era struccata e stretta in un maglione nero striminzito ed era sempre dannatamente bella e perfetta, come non ero mai stata io, come non sarei mai stata io.
I suoi grandi occhi azzurri diventarono ancora più grandi mentre si posavano su di me ed io la guardai senza riuscire a muovere un singolo muscolo.
Il pallore della sua pelle divenne ancora più evidente e riuscii quasi a vedere il tremore che la stava tormentando.
-KAJA?!- urlò nella mia direzione affrettandosi verso la porta di casa.
Sentii le voci concitate di Bent e Chaz mentre uscivano fuori casa. I loro occhi si posarono su di me e mi sentii improvvisamente mortificata dai loro sguardi.
Non volevo che mi vedessero in quello stato, non volevo che qualcuno assistesse alla mia dipartita.
Volevo solo andarmene, silenziosamente. Come se ne era andato lui. Senza preavviso.
-Kaja, scendi giù!- urlò Bent sconvolto mentre si guardava intorno in cerca di chissà quale aiuto.
Scavalcai il tetto anche con l’altra gamba e mi ritrovai mezza sospesa in aria, pronta a tuffarmi giù e a raggiungere il suo magnifico sorriso.
-Non farlo- sussurrò alle mie spalle facendomi sobbalzare.
Mi voltai ed incontrai i suoi occhi sconvolti.
Era così vicina ora che potevo vederlo perfettamente il tremore che l’attanagliava. Riuscivo a vedere persino le lacrime che minacciavano di scenderle lungo il viso.
-Ti prego- aggiunse avvicinandosi lentamente, temendo in una mia reazione istintiva.
-Non ce la faccio più- sussurrai stringendomi nelle spalle –Voglio solo che finisca.
-Non in questo modo- rispose subito aggrottando le sopracciglia con dolore.
Mi ritrovai a singhiozzare coprendomi il viso con le mani. Non ero forte abbastanza per dirle quello che sentivo, per spiegarle che doveva lasciarmi andare fino in fondo.
Tutto quel dolore mi avrebbe uccisa lo stesso, lentamente, divorandomi dall’interno. Volevo solo che smettesse di fare tanto male.
Mi ritrovai stretta fra le sue braccia e la sentii tremarmi contro mentre piangeva insieme a me.
-Lo so, Kaja. Lo so- sussurrò cercando di tirarmi via dal cornicione
-Non toccarmi, ti prego- sussurrai cercando di divincolarmi dal suo abbraccio.
Mi lasciò andare, confusa, e vidi il dolore dipinto sul suo viso.
Mi voleva bene, come non me ne aveva voluto mai, ma mi sembrava che fosse troppo tardi per me, per lei, per il nostro rapporto.
Ero io quella cieca, quella che non poteva ricambiare quell’affetto incondizionato. Il mio cuore non era più in grado di amare.
-Lo so che fa male, lo so che ti manca ma ti prego … non puoi farlo Kaja, lui non vorrebbe!
-Lui non lo può dire quello che vuole!- urlai improvvisamente  scaraventandole addosso tutta la mia rabbia.
-No, non può, ma questo non significa che tu non lo possa più sentire- disse inclinando lievemente la testa.
Lei lo sentiva, ne ero certa.
-Non lo sento più- sussurrai, smarrita stringendo con forza il cornicione del tetto sotto le mie mani.
 
-Devi promettermi una cosa- sussurrai sfiorandogli il petto con le dita.
-Che cosa?- chiese alzando la testa per incontrare i miei occhi.
-Che non mi lascerai mai- distolsi lo sguardo sentendo improvvisamente l’ansia attanagliarmi lo stomaco.
-Non ti lascerò mai- rispose serio, stringendomi con forza mentre cercava i miei occhi.
-Ti amo, Kaja. Smettila di pensare che ti lascerò andare. Non ti lascerò mai andare via da me fino a quando non lo vorrai- aggiunse, ancora serio, mentre mi stampava un bacio sulla fronte.
Io sapevo che non mi sarei mai stancata di lui, che non avrei mai voluto scappare via. E lui era certo delle stesse cose ed aveva le mie stesse paure.
Forse eravamo destinati a stare insieme per sempre, pensavo sorridendo.
Riuscivo quasi ad immaginarmi una vita con lui, una casa tutta nostra, una nostra famiglia.
-Voglio sposarti, amore mio- mi aveva detto un giorno, baciandomi velocemente una tempia.
Mi era mancato il fiato e l’avevo guardato con sconcerto.
-Anche io- avevo sussurrato dopo qualche secondo.
Non avrei mai più dimenticato il bacio che seguì quelle parole.

 

(Nobody Wins; The Veronicas
Now you’re far too high for me to see,
And I never thought that we’d come to this

 
-Me lo aveva promesso- dissi all’improvviso rendendomi nuovamente conto di dove mi trovassi –Aveva promesso che non se ne sarebbe mai andato.
-Non è stata colpa sua- sussurrò Charlie cercando i miei occhi.
-Lo so … è colpa mia- gli occhi mi si inumidirono di nuovo e mi morsi il labbro con forza trattenendo un singulto.
-Non è colpa tua- disse immediatamente lei sfiorandomi i capelli con le dita –Non pensare neanche lontanamente una cosa del genere!
Chiusi gli occhi scuotendo la testa continuando a mordermi il labbro.
Le sue mani si poggiarono sulle mie spalle e riuscì a farmi girare verso di lei. I suoi occhi erano una pozza di dolore.
-Non.è.colpa.tua- disse di nuovo, seria, mentre la sua presa sulle mie spalle si faceva più forte.
-Basta, Charlie, ti prego … lasciami andare- la implorai senza riuscire a trovare neanche la forza di liberarmi della sua presa.
-Non puoi abbandonarmi, te ne prego!- esclamò lasciandosi invadere dalla disperazione mentre il viso le si increspava riempiendosi di lacrime – Io ho bisogno di te … - guardò nei miei occhi vacui e le si fermò il respiro mentre diceva, in un soffio – Ti amo.
La guardai inebetita per qualche secondo senza riuscire ad afferrare il significato delle sue parole.
Poi le sue labbra furono sulle mie e tutto divenne più chiaro. Le sue parole acquistarono senso in un istante e mi colpirono come un’onda d’acqua gelida.
Mi divincolai fra le sue braccia e mi staccai violentemente da lei.
Come aveva osato anche solo sfiorare le mie labbra? Come poteva avermi baciata quando non riuscivo neanche a sopportare il contatto delle sue mani sulle mie braccia?
Aveva profanato le mie labbra, aveva cancellato il sapore di lui e lo sconvolgimento più totale mi invase mentre mi portavo le mani alla bocca, tremando come una foglia.
I suoi occhi erano spalancati e mi guardavano con terrore.
-Tu dici di amarmi?- sussurrai mentre scavalcavo il cornicione del tetto per allontanarmi da lei.
Mi ritrovai in piedi a fissarla con disgusto e profonda tristezza.
-Tu non sai neanche cosa sia l’amore!- sibilai fra i denti senza rendermi conto che, neanche troppo tempo fa, lei mi aveva rivolto le stesse identiche parole.
 

You never say you’re sorry, try to tell me that you love me
But don’t – it’s too late to take it there

 
Singhiozzò con violenza e la vidi spezzarsi sotto I miei occhi.
L’avevo ferita come un tempo aveva ferito me ed in quell’istante mi resi conto che lei era sola, era sempre stata sola.
Avevo smesso di essere sua tanto tempo prima e non c’era più niente da fare per tornare indietro.
Non ci appartenevamo più in nessun modo, non saremmo state mai più nient’altro che delle vecchie amiche e quasi delle sconosciute.
Non riusciva neanche a rispondere alla mia accusa e sapevo di averla segnata per il resto della sua vita.
Era quello che aveva sempre pensato di se stessa, che non fosse in grado di amare. Ma era la seconda volta che si lasciava andare a quel sentimento ed  era la seconda volta che veniva calpestato a quel modo.
Non riuscivo neanche a sentirmi in colpa e mentre le voltavo la schiena decisi il destino di entrambe.
-Addio, Charlotte.- dissi con fermezza lasciandomi quel tetto alle spalle.
Scappai velocemente lungo la strada, lasciandomi dietro anche Chaz e Bent, mi rifugiai nella mia stanza e lo sentii chiamare il mio nome accorato. Gli avevo disubbidito, avevo quasi rotto la nostra promessa.
Piansi senza freno per ore. Per me, per lui, per Charlotte. Per noi.
Avevamo lottato tanto, avevamo sacrificato tanto e cos’era rimasto di tutti noi? Solo della cenere.
Ci eravamo scontrati, avevamo cercato di far prevalere le nostre ragioni, avevamo cercato di distruggerci e di amarci allo stesso tempo.
E quella era la fine per tutti noi. Era una battaglia che nessuno di noi avrebbe mai vinto.
 

Maybe there’s beauty in goodbye,
There’s just no reason left to try,
You push me away,
Another black day,
Let’s count up the reasons to cry,
But look what you’ve missed, living like this,
Nobody wins.

 
 
blablablaaaaaa: come avevo detto, eccoci al capitolo domenicale!
Questo è l'ultimo capitolo ed il prossimo sarà l'epilogo... ed è di una tristezza infinita çWç

Spero che il capitolo vi piaccia. So che molti adesso vorranno lanciare pomodori a Charlotte, ahah XD
La canzone credo che sia molto adatta a Charlie e a Kaja sotto molti aspetti. Ci sono frasi che potrebbe dire Charlie così come altre che potrebbe dire Kaja e quindi ce la trovavo bene, poi va beh, il pezzo che ci sta meglio era quello sull'amore, ovviamente XD
Al prossimo, ed ultimo çWç, capitolo ♥

Come sempre vi ricordo il gruppo di FB: I'm a Renegade, it's in my blood

   
 
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