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Autore: LovelyDead    03/08/2007    20 recensioni
La mia nuova classe era ancora più inquietante di quella vecchia, le persone mi guardavano più male che mai e non sembrava esserci nessuno disposto a sedersi accanto a me. Vabbe', pazienza, mi dissi, e mi sedetti da solo. Il mio posto era vicino la finestra, e, dato che il professore sembrava non arrivare più (o forse ero io in anticipo) decisi di accendere una sigaretta, anche perchè il nervosismo mi stava assalendo. Non ebbi nemmeno il tempo di fare 2 tiri che sentii qualcuno accomodarsi sulla sedia accanto la mia. Mi girai di scatto, per un attimo pensai che fosse un errore. "Ehi ciao!" mi disse il ragazzo che si era appena seduto. Sputai del fumo dall'altro lato e tornai a fissarlo... Ma...?
Ff sui My Chemical Romance, la seconda. Questa volta una yaoi ambientata ai tempi del liceo, spero sarà gradita. xoxoxo.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.[Gerard's P.O.V. {=Point Of View, nonchè punto di vista}]
Era un po' strano come in quei giorni qui a Newark nel New Jersey il tempo fosse così... Incerto.
Quei giorni di Settembre... Dove diavolo era andato a finire il caldo?
Be', meglio così. La cosa che m'inquietava era che, diamine, di lì a qualche ora sarebbe ricominciata la scuola.
Già. Il brivido del terzo anno e i fantomatici 16 anni.
Guardavo continuamente l'orologio e il tempo sembrava volare, era quasi accelerato, e la mia paura s'ingrandiva con un crescendo incredibile, davvero.
Chi ero io?
Ah, il piccolo Gerard Way, lo sfigato. Quello scemo drogato di Smashing Pumpkins e marlboro rosse, che si vestiva sempre di nero, con lo sguardo perso nel vuoto e qualche chilo di troppo.
Ero terrorizzato dalla mia reputazione, nessuno mi rivolgeva la parola e come se non bastasse, quell'anno avrei anche cambiato classe; fantastico, no? Mi sarei ambientato di lì a 70 anni circa.
Mi odiavo. E odiavo la mia vita con tutto me stesso.
Ancora il tempo stringeva... ancora un po'.
Tick, tack, tick, tack, tick, tack.
...
"GEEEEEEEEEEE!"
Mia nonna.
Era arrivata la fatidica ora.
Merda.
"Sì, sono sveglio..." risposi di rimando nella speranza che mi sentisse. Ah, speranze vane.
"GEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!"
"HO CAPITO, CAZZO! SONO SVEGLIO!"
"NON RISPONDERE COSI'!"
Non dissi nulla.
"Gerard!" esclamò Mikey entrando improvvisamente nella mia stanza. "Che ci fai ancora sul letto con quell'espressione da idiota?
"Oh Mikes, lasciami in pace, ci starò 3 secondi a prepararmi."
Era eccitato, mio fratello. I suoi bei 13 anni, quanto glieli invidiavo, lui era felice, con i compagnetti di scuola e la ragazza di turno.
Nonna diceva che introverso com'era non avrebbe mai trovato nessuna... Eppure no, si sbagliava. Lo sfigato, il perdente ero sempre io.
Circa 15 minuti dopo ero fuori di casa con Mikey, con ancora le raccomandazioni della nonna in testa... Come se non sapessi già che quel quartiere era ed è tutt'ora una merda autentica.
"Cos'è quell'espressione da morto, Gee?" mi chiese mio fratello.
"Cos'è?! COS'E'?! Andiamo, Mikes. Come se non sapessi cosa dicono di me a scuola..."
"Una reputazione non è nulla, col tempo le voci spariscono, che vuoi che sia!"
"Mikey, lascia perdere, non puoi capire... l'anno prossimo quando saremo al liceo insieme tornerai da me strisciando dicendomi che avevo ragione."
"Cristo, quanto sei acido."
"Scusami, è il primo giorno di scuola dopo un'estate di dolce ozio, mi sembra anche legittimo."
"Sei proprio un adolescente depresso."
"E tu sei un odioso bambinetto di 13 anni che si crede chissà chi."
"Può darsi, ma avrò sempre più cervello di te, Gerard..."
"Vivi nella tua illusione, fratellino."
Ogni mattina succedeva, finchè le nostre strade non si dividevano, a quel punto ci salutavamo con un mezzo sorriso e mille rimorsi in testa per il litigio.
E così fu.
E in meno di niente ero lì di fronte al Newark High School, il liceo della mia città; io davvero mi chiedevo mille volte perchè diavolo andavo lì. Insomma non potevano lasciarmi a casa a dormire?
Ecco e di rimando, quando pensavo queste cose, mi tornava in mente l'espressione rassegnata di mio fratello che diceva 'sei proprio un adolescente depresso', in fin dei conti, aveva ragione, come sempre.
D'improvviso sentii delle urla alle mie spalle:
"Sfigato! Con che faccia torni anche quest'anno!"
I soliti.
"Voi con che faccia andate a scuola? Non sapete forse che il vostro futuro è fare l'aiutante spazzino?" urlò un ragazzino basso con i capelli neri che gli coprivano un po' gli occhi e quache tatuaggio qua e là sulle braccia. What. The. Fuck. Nessuno aveva mai risposto a quei tipi là. Non in mio favore soprattutto.
I ragazzi si allontanarono e quello che era intervenuto in mio aiuto fece lo stesso salutandomi con un sorriso.
Non si presentò nemmeno.
...
La mia nuova classe era ancora più inquietante di quella vecchia, le persone mi guardavano più male che mai e non sembrava esserci nessuno disposto a sedersi accanto a me.
Vabbe', pazienza, mi dissi, e mi sedetti da solo.
Il mio posto era vicino la finestra, e, dato che il professore sembrava non arrivare più (o forse ero io in anticipo) decisi di accendere una sigaretta, anche perchè il nervosismo mi stava assalendo.
Non ebbi nemmeno il tempo di fare 2 tiri che sentii qualcuno accomodarsi sulla sedia accanto la mia. Mi girai di scatto, per un attimo pensai che fosse un errore.
"Ehi ciao!" mi disse il ragazzo che si era appena seduto.
Sputai del fumo dall'altro lato e tornai a fissarlo... Ma...?
"Ma tu non sei quello che ha detto...?"
"... Sì, il ragazzino basso che ha urlato poco fa contro quei tipacci."
"Ah... Huh... Ti ringrazio, io comunque sono Gerard Way, piacere."
"Piacere mio! Non ti dispiace se sto seduto qui, vero? Ah, mi chiam-"
"-Buon giorno a tutti ragazzi e ben tornati a scuola" interruppe un professore che non conoscevo con espressione poco gioviale, io buttai la sigaretta giù dalla finestra velocissimamente.
Abbassai lo sguardo e vidi il mio ormai compagno di banco scrivere qualcosa sul mio banco: 'il mio nome è Frank Iero e sono sicuro che noi due abbiamo molto in comune'. Lo guardai e sorrisi. Finalmente un amico.
  
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