Boromir, figlio di Denethor, Capitano di Gondor,  raggiunse la città-fortezza di Osgiliath qui trovò una città in fiamme, gli orchetti di Mordor avevano quasi superato il fiume...

Trovò un numero di soldati molto inferiore di quelli che si aspettava.

Pensò per prima cosa “devo trovare Faramir sperando che sia ancora vivo”.

Si fece avanti a colpi di spada e scudo tra i corpi degli orchetti caduti; finché non lo trovò, li fermo con i suoi arcieri a mantenere la linea di difesa del fiume ma erano troppi.

Dovevano indietreggiare fino dalle truppe nelle retrovie e da qui impartire un attacco.

Chiamò il fratello e gli urlò di ritirarsi. La trappola che Boromir aveva escogitato poteva riuscire. La fiducia nei soldati di Gondor saliva con il  capitano al loro fianco, le loro spade sembravano più affilate, i loro colpi andavano a segno con una maggiore rapidità, sembravano avere una nuova energia.

Gli orchetti si muovevano verso la trappola del signore di Gondor.

Al suono del corno di quest'ultimo la trappola scattò: arcieri che tiravano frecce, cavalli che travolgevano le schiere di orchi e catapulte che lanciavano massi.

Il terrore fece si che gli orchetti iniziassero a indietreggiare finché vennero schiacciati sul fiume, quelli sull'altra sponda presero la strada per Mordor, con una velocità che solo la paura della morte può dare.

Il silenzio di quel momento fu spezzato dalle urla di vittoria dei soldati.

Boromir con affianco il fratello prese la bandiera di Gondor, la bandiera con l'albero, che la leggera brezza faceva svolazzare e sembrare che il peggio fosse passato...