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Autore: White Gundam    14/01/2013    3 recensioni
Una linea curva, un'esercizio grafico riuscito male. I pensieri di una linea su sč stessa e sulla sua disegnatrice.
Breve componimento demenziale su una linea che vorrebbe diventare dritta.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rettitudine - Storia di una linea che voleva diventare dritta 
 
La mano si muove velocemente sul piano, la matita calca sul foglio in maniera goffa, imprecisa.
Il tratto che ne deriva č secco, spesso, macchiato. 
Guarda il foglio, l'alunna dell'Accademia manga. Io lo sego in due parti, di dimensione considerevolmente differente non solo considerando la sua parte superiore rispetto a quella inferiore, cosa che sarebbe ancora passabile... No. Anche il lato sinistro e destro del foglio hanno altezze differenti.
L'alunna mi guarda e sospira. E' disperazione quella che esprime? Guardi me, prima di disperarsi, guardi il mio essere storpia ed ingobbita. 
Lei si dispera? Lei? Ed io allora? Io cosa dovrei dire? Come dovrebbe reagire la sottoscritta ad un parto talmente malriuscito, all'essere un aborto a matita schizzato lungo un foglio di carta?
Ammetto di essere un esercizio, non nego che lei sia qui per imparare, ma anche un esercizio ha dei sentimenti. Va bene che si eserciti, va bene che lo faccia per migliorare, mi chiedo solo come mai debba essere io a pagarne le spese.
Mi guarda con astio, quando meriterei solo compassione. Invece gli occhi castani, ora ridotti a fessure, trasmettono solo odio nei miei confronti. Non le faccio pena, figuriamoci impressioni positive. Rinnegata dalla mia stessa creatrice, odiata per l'unica colpa di essere riuscita male, di essere storta.
Spero non abbia mai figli, la mia creatrice. Gią odia me, per essere una linea storta, uno schizzo, un semplice esercizio grafico. Figuriamoci una bambina. Ma riuscite ad immaginare? Immaginate che abbia un'occhio leggermente pił grande dell'altro, una gamba leggermente pił corta della sua copia. Immaginate come guarderebbe quella bambina che avrebbe i suoi geni, che sarebbe il suo futuro se gią riesce a guardare colma di astio un esercizio per allenare la mano. Meglio che non abbia mai figli, fidatevi, lo dico nell'interesse della loro ipotetica esistenza. 
E adesso che fa? Sospira e prende la gomma. Tremo di paura, infatti oltre ad essere storta sono anche tremante. L'operazione mi attende, senza nemmeno l'anestesia, ed č un'operazione complessa, dovrebbe farla un chirurgo della matita; una mano ferma, precisa, sicura, una mano come quella di Fan. E invece la mano che tenta l'operazione di rettitudine appartiene di nuovo a Lea, a quell'allieva che mi ha creato e che tanto mi detesta. 
La prego di fermarsi, la supplico dal foglio, ma lei non sembra udire la mia voce, non presta ascolto alle mie preghiere e pone davanti a sč gli strumenti necessari all'operazione: gomma e matita, o portamine volendo essere precisi.
La gomma graffia il mio corpo, piegando il foglio mentre cancella i miei errori. Il dolore pervade tutta la mia lunghezza, segata a metą da frammenti di gomma macchiati dal mio sangue di grafite. 
Non ascolta le mie urla, non presta attenzione al mio dolore, mentre mi guarda con interessato disprezzo, come farebbe uno scienziato dinnanzi ad uno di quegli animali nati con due teste invece di una. Studia attentamente il foglio, prende le misure, macchiando il foglio con i suoi polpastrelli; infila, concentrata, la lingua tra i denti, appoggia la gomma ed impugna il portamine. 
Non guardo cosa accade, ho il terrore di farlo, e quando apro gli occhi trovo sul suo volto quella stessa espressione di disprezzo solo, questa volta, ancora pił accentuata.
"E che palle... E' pił storta di prima!" La sento dire al suo vicino di banco. Claudio ride, "Sembra una liana a parabola." dice, riferendosi al mio essere ondulata e curva. Ridono entrambi. Viva la finezza! Complimenti per il tatto! Un razzista, rivolgendosi ad un africano, avrebbe probabilmente avuto maggior delicatezza.
Fan perchč non hai corretto tu il disegno della tua alunna? Perchč hai lasciato che la fine diventasse talmente tragica?
D'altronde non rimane che una possibilitą. La corda, quando tirata, da curva diventa dritta ed anche le sue parti ondulate si stendono bene. Spero che lei mi ricordi, se non altro come martire dei suoi disegni. L'impiccagione radrizza la corda, ebbene mi impicco e che questa linea sia dritta, che lei, sadica, possa guardarmi con gioia ed affetto.
   
 
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