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Autore: Chanelin90    15/01/2013    4 recensioni
****COMPLETA****
- Può, cortesemente, levare le sue sudice mani dalla MIA Italia?-
Ludwig e Feliciano girarono la testa, trovandosi davanti un bambino, dagli occhi glaciali, che raggiungeva, a malapena, il bacino del tedesco con tutto il cappello.
Italia sussultò: conosceva quel cappello.
Non l’aveva mai dimenticato. Mai avrebbe potuto.
Germania lo fissò incredulo - Come scusa? No, aspetta un attimo..: CHI DIAVOLO SEI ?-
Il bambino si accigliò e la sua voce divenne un ringhio minaccioso: - Se non le togli subito le mani di dosso, molto presto, il tuo carnefice!-
Genere: Azione, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sacro Romano Impero
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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IL RITORNO DI SACRO ROMANO IMPERO

Capitolo 15 – La Preda e il Cacciatore


Ruggì in un impeto di rabbia, sentendo il suo cuore accelerare i battiti e la sua mente offuscarsi d’ira e di disperazione: - E’ TUTTA COLPA TUA! TUA! TU, DANNATO BASTARDO!-

Balzò come un gatto sul tedesco, mandandolo a terra: - Può darsi che io abbia perso, Italia…e forse è così…ma tu, maledetto, hai finito di vivere la tua insulsa e miserrima vita!-

Diede un pugno al fine di colpirgli il volto, ma Germania riuscì a scostarsi in tempo per evitare di fare la fine delle mattonelle che impattarono col pugno: al loro posto vi era ora un cratere profondo.
Ludwig riuscì a prendere l’arma e puntargli la pistola dritta in fronte, ma Impero scoppiò a ridere malvagiamente.
Per niente intimorito, afferrò la canna e la frantumò solo con la forza della sua mano.
Germania rimase allibito e strabiliato da tanta potenza.
A parte America, non conosceva Nazioni così forti…con la differenza che Impero era anche psicolabile.
L’altro, nel frattempo che Ludwig si sforzava di elaborare un piano alternativo, gli mollò un altro pugno che, questa volta, andò a segno, rompendogli due costole.

- URGH! AH! DANNATO MOSTRO!- imprecò Ludwig, sputando sangue dalla bocca.

- E non hai visto niente! Siamo solo all’inizio!- sghignazzò sadicamente l’altro.

- IMPERO! BASTA! SMETTILA!- urlò una voce atterrita dietro di lui.

Feliciano intervenne, a dire il vero, in maniera un po’ goffa.
Si gettò di peso sul ragazzo, nella speranza, evidentemente, di spostarlo dal corpo dell’amico.
Non ci riuscì e si ritrovò tra le sue braccia, proprio nel mezzo tra lui e Germania.
Impero lo scrutò confuso.

- Italia…togliti!- proferì imperturbabile infine.

- Non lo farò!- si ostinò l’altro, facendo da scudo al tedesco boccheggiante.

Impero si crucciò :- Non costringermi a diventare cattivo!- minacciò lugubre.

- TI STAI GIA’ COMPORTANDO DA CATTIVO!- accusò l’altro.

- Ti assicuro che posso fare di peggio!-  ammonì tetro il ragazzo.

Alzatosi da Ludwig, allungò le mani, afferrando Feliciano per la cintola, tirandolo su con l’obiettivo di tenerlo fuori dal conflitto.
Questo si mise a scalciare violentemente l’aria come un forsennato.

 - LASCIAMI! LASCIAMI!-

A quel punto, fu la volta di Germania che tirò un calcio nelle parti basse dell’avversario, facendo sì che, quest’ultimo, lasciasse l’italiano e cadesse rantolante a terra, in preda a un dolore lancinante che, questa volta, avvertiva concretamente.

- Ba..BASTARDO! Me la..pagherai!- ringhiò, tenendosi dolorante le parti offese da quel calcio ben assestato.

- GERMANIA! SCAPPA!- esortò supplichevole l’italiano, aiutandolo ad alzarsi.

Ludwig non era all’altezza di abbattere Impero a parità di condizioni.
Necessitava di tempo e di strumenti per elaborare un piano efficace. Piano di cui, in quel frangente, non disponeva.
Per questo non si gettò sul rivale in difficoltà, ma decise di correre via.
Impero era matto da legare…ma non avrebbe offeso Italia. Vero?

******************************************

Impero, traballando, si rimise in piedi.
Se possibile, era ancora più imbestialito di prima.
Umiliato e mortificato così. ..: con un trucchetto di bassa lega.
Questi erano solo gli ultimi colpi di coda della preda prima di soccombere. Nulla di più, nulla di meno.
Era tutto così tedioso e prolisso..
Si avviò snervantemente verso la porta, ma, davanti questa, si piazzò il suo amato, ben deciso a non lasciarlo passare.

- Italia! Te lo ripeto per l’ultima volta: spostati!- mormorò cupo.

Feliciano non si spostò e con gli occhi ricolmi d’angoscia e speranza lo pregò: - Ti prego, Impero! Sei ancora in tempo per porre fine a questa follia! Tutto tornerà al suo posto, vedrai!- assicurò fiducioso.

- Niente tornerà al suo posto finchè Germania sarà in circolazione!- semplificò il biondo.

Feliciano scoppiò: - Io ti voglio ancora bene!-

Impero l’osservò truce : - Non mi basta! Devi amarmi così come io amo te!-

Lo acciuffò e se lo sistemò sulla spalla.
Feliciano cercò di liberarsi, colpendogli la schiena più volte con i suoi pugni, provocando solo un leggero solletico a Impero che rimase impassibile.
Il combattimento a mani nude non era mai stato il forte d’Italia..a dire il vero: nessun combattimento era mai stato il suo forte.
Impero notò un piccolo stanzino che doveva essere il ripostiglio di Germania.
Era ricolmo delle sue divise.
Senza pensarci troppo lo depositò dentro e chiuse a chiave la porta.

- Perdonami, amore mio! Ma adesso ho una missione da compiere e non voglio che tu possa interferire o cacciarti in qualche guaio ! Verrò presto a liberarti!-

Italia si rialzò e prese a dare pugni e calci alla porta con veemenza: - IMPERO! IMPERO ! APRI SUBITO QUESTA PORTA! IMPERO! MI ASCOLTI, IMPERO?? APRI QUESTA PORTA!-

Impero, però, si era già recato in giardino, annusando l’aria per ritrovare la sua preda ferita e scappata.
Non poteva essere troppo lontana.
Saltò sopra un albero e cominciò l’inseguimento, al fine di portare a termine la sua ineluttabile  vendetta.
Le urla di Feliciano vennero futilmente trasportate via dal vento.

***************************************

Germania, tenendosi una mano sul petto, ansante a causa dello sforzo e dal dolore, correva in una precisa direzione, opposta alla sua casa.
Si sentiva braccato.
Non vedeva il suo inseguitore, ma sapeva che era sulle sue tracce.
La sua era una brutta situazione. Difficile figurarsene di peggiori.

Una voce si espanse tra le fronde degli alberi: - Non sei riuscito a scappare quando ero un bambino! Credi di riuscirci ora?- provocò.

Ludwig continuava ostinatamente a correre, ma percepì i movimenti in alto, tra i rami di quei pini.

- Per quanto ancora riuscirai a correre?- lo schernì la voce.

Presto si sarebbero diradati e a quel punto Impero si sarebbe fiondato addosso a lui per ucciderlo.
D’altronde, che speranze poteva avere Ludwig, in quello stato, nell’affrontare quella creatura così antica e sanguinaria ?
Poteva solo scappare e, anche così, l’avrebbe preso prima o poi.
I muscoli cominciavano a fargli male e la lingua impastata del suo sangue interno non facilitava la respirazione.
Ma doveva continuare.
Intanto la sua mente tracciava e sviluppava.

**********************************************

“ Corri pure, Germania! Sei come un cervo ferito a morte intrappolato in un vicolo senza via di scampo!”

Vide il tedesco rallentare.
Oramai era sopra di lui.
Riconobbe il deposito ove aveva scontato la sua punizione, portando quei pesanti oggetti di guerra e di accampamento, quando era ancora un ragazzino.
Lì, il suo nemico si arrestò a riprendere fiato.
L’avrebbe terminato. Non c’era alternativa alla sua morte.
Troppo impellente, invadente e pressante era la sua esistenza nel suo mondo.
Come l’avrebbe presa, Italia? Male! Molto male.
Impero non ci voleva pensare, ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti.
L’avrebbe odiato? Forse si.
Avrebbe provato disgusto al solo citarlo ? Probabile.
Non gli avrebbe più rivolto una singola parola o un singolo sguardo affettuoso ? Non poteva escluderlo.
E allora perché lo stava facendo? Per orgoglio, forse.
Era dalla parte del torto? Non ne era sicuro,  ma comunque non avrebbe desistito. Era troppo tardi, ormai.
Si gettò a capofitto sul tedesco.

**************************************

Germania vide l’oscura sagoma gettarsi su di lui come un falco quando avvista un coniglio distratto.
Lo scansò faticosamente.
Questo non si scompose e aggraziatamente si rigirò su se stesso e gli diede una spallata, mandandolo contro la porta del deposito, demolendola come se fosse stata di carta pesta.
Impero fece alcuni passi avanti in quella cortina di fumo e visualizzò Germania che si rimise affannosamente sui gomiti, afferrando scombussolato qualunque cosa apparisse utile.
Lo prese per il collo e l’alzò.

- Facciamo un gioco! Vediamo quanto tempo ci metto a spezzarti il collo! Io dico 15 secondi netti! Non sei d’accordo?- e cominciò a stringere la presa attorno al sostegno del capo.

Germania sentiva il sangue che portava sempre meno ossigeno al cervello, mandandolo in allarme e in confusione.
Anche i suoi sensi stavano cedendo.
La gelida e sfocata smorfia d’Impero copriva la sua visuale.

- Alla tua morte, otterrò finalmente il mio Paradiso!- proclamò quest’ultimo, stringendo ancora di più.

- Sei.. solo… un illuso, Sacro..Romano Impero!- bofonchiò il tedesco, con quel poco di respiro che aveva.

- Anche Italia e si dimenticherà di te, Germania!- mormorò sinistro  l’altro - Perché ci sarò io accanto a lui!-

BANG

Il proiettile perforò il cuore d’Impero, lasciandolo disorientato.

- CHE..CHE..DIAVOLERIA E’ MAI…QUESTA???!!!- eruttò isterico, scaraventandolo a terra.

Quel suono apparteneva a un’arma da fuoco? Ma dove l’aveva recuperata se la sua l’aveva distrutta prima?
Ah…quello..era un deposito di armi..le aveva portate lui, personalmente.

- Una Luger tedesca! … Spero tu possa apprezzane la precisione e l’eleganza estetica e, ovviamente, la sua capacità letale! – provocò ostile il tedesco, non senza un briciolo di soddisfazione.

Impero si sbottonò il mantello, visualizzando il foro rosso all’altezza del cuore.
L’aveva preso in pieno.
Poi fissò incredulo Ludwig.

-Non può essere…io…sono appena.. COF..COF…- biascicò con la voce strozzata, mentre l’energie cominciavano ad assottigliarsi.

- Significa che sei stato sconfitto, Impero! Dalla tua stessa superbia e arroganza!- dichiarò Germania, non perdendolo di vista mentre quest’ultimo vacillava confuso.

Infine, Impero s’inginocchiò sentendo le forze venirgli meno.
Sudava paurosamente e il suo corpo impallidiva più di quanto non fosse naturalmente accettabile.
I suoni gli pervenivano ovattati e la sua mente stava perdendo la sua consueta, fredda, lucidità.
Stava morendo..

CONTINUA

Non è ancora finita...Seguite il finale di questa storia nel prossimo, nonché ultimo, capitolo.

  
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