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Autore: _alina_    15/01/2013    1 recensioni
Mi chiamo Giulia Mars, ho 43 anni e sono sposata con un uomo meraviglioso. Vi racconterò le scelte che ho dovuto fare per arrivare a conosccere quella persona meravigliosa che è mio marito. Non tutti capiscono questo tipo di amore, perchè è qualcosa di speciale, qualcosa di magico, qualcosa che solo una ragazzina cresciuta senza un padre può capire.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era una fredda giornata di ottobre, si sentiva già il freddo dell'inverno. La scuola era iniziata già da un mese e mezzo e quella giornata era molto particolare perché era il primo giorno che facevamo laboratorio. Anche se ero in quella scuola da un paio di anni non ho mai stabilito contatti con compagni o altre persone per cui in poche parole posso dire che non avevo amici, ma non perché loro non volessero me, anzi, non per fare la snob, ma c'erano molte persone che cercavano invano di stabilire un rapporto con me, ma la mia immancabile capacità di mandare tutto all'aria colpiva sempre. Quel giorno ero già parecchio giù di umore anche perché non mi andava di passare 3 ore a curare le unghie anche se sono stata io a voler scegliere quella scuola per cui la colpa è solo mia.

Un paio di ore prima ci avevano avvisati che la professoressa sarebbe cambiata ma nessuno sapeva chi fosse. Suonò la campana che indicò l'inizio della ricreazione, io misi tutto in cartella e mi avviai verso i laboratori. La campana doveva ancora suonare per cui mi appoggia al muro aspettando quel suono. Guardai il telefono per vedere l'ora, mancava solo 1 minuto per cui decisi di entrare per prendermi il posto infondo. Non feci in tempo prendere la maniglia che la porta si aprì di scatto finendomi in faccia e facendomi cadere atterra. Udivo un vociare confuso, come uno sfarfallio. La vista era annebbiata però vedevo un ombra sopra di me. Piano piano riacquistai l'udito e una voce angelica e soave mi parlava all'orecchio. Quando compresi quello che diceva anche il volto diventò nitido e nel vedere quel volto meraviglioso rimasi incantata.

"Hey stai bene? Tutto apposto?". Io ancora un po stordita risposi:

"Credo di si. Mi gira solo un po la testa". Lo guardai sempre più incantata e lui iniziò a preoccuparsi della mia strana faccia. I giramenti di testa piano piano stavano svanendo ma continuavo a guardalo con occhi dolci e poi dissi :

"Tu sei John vero?" lui incredulo rispose :

"Si, sono io. Ma tu chi sei?". Senza smettere di fissarlo risposi :

"Sono Giulia. Ahia". Sentii un dolore lancinante alla fronte e mi portai una mano sopra nella speranza di alleviare quel dolore che svanì non appena il suo viso mi si avvicino fino ad arrivare a 10 cm da me. Poi con tutta la dolcezza esistente mi chiese :

"Ti fa tanto male?"

"No no non ti preoccupare è un dolore sopportabile, non è niente" risposi sorridendo. Vidi che lui lentamente si alzava e una mano mi si avvicinò sempre di più. Appena la mia mano toccò la sua una sensazione strana e piacevole mi accinse talmente tanto che non riuscii più a capire nulla. Alzatami i nostri occhi non smisero un secondo di guardarsi, erano così dolci i suoi occhi di un marrone nocciola che emanavano sicurezza. A interrompere il silenzio fu lui chiedendomi :

" sei in laboratorio con me oggi?". Il respiro mi mancava, non credevo di essere più capace di parlare e mi prese il panico, però poi sentii la mia voce parlare da sola e emettere un dolce e tenero "si". Lui impacciato mi sorrise e lentamente si girò per entrare in magazzino. In quel preciso istante cominciai ad esaminarlo. Era alto più o meno 1 e 65, fisico scolpito, magro, capelli castani intonati a quei bellissimi occhi. La porta che gli si chiuse dietro fece finire i nostri scambi di sguardi e non appena era svanito dietro la porta riuscii a respirare e iniziai a mordicchiarmi il labbro inferiore. Iniziai a pensare a come avevo fatto a non notarlo prima. Ero talmente assorta nei miei pensieri da non accorgermi che la campana stava suonando. Distolse i miei pensieri una ragazza che mi toccò il braccio.

"Giulia è suonata la campana dobbiamo entrare" disse lei. Io annuii non curante di ciò che aveva detto. Poi vidi che mi si avvicinava sempre di più per esaminarmi.

"Ma che hai fatto alla fronte? Hai un bernoccolo enorme! Ma ti fa male? Vuoi che vada a prenderti del ghiaccio?" continuava a dire preoccupata.

"No Kristy sto bene. Non ti preoccupare sto bene non è niente di grave" dissi nella speranza di poterla calmare almeno un pochino.

Entrammo in laboratorio e ci sedemmo vicine. Passammo 3 ore a parlare tra di noi. Ogni tanto il mio sguardo si fermava quando lo vedevo entrare dalla porta. La prima volta vidi che mi cercava con lo sguardo e quando mi trovò mi sorrise con la stessa intensità con cui mi fissava prima. "Giulia?! Giulia! Che stai guardando? Giulia!" disse lei. Non riuscivo a smettere di fissarlo e di esaminarlo in ogni suo movimento. Poi quando sparì dietro alla porta mi girai verso Kristy. Lei mi fissava sbalordita in attesa di una risposta.

"Scusa Kristy mi sono distratta un attimo, che stavi dicendo?" dissi per non farla insospettire troppo.

"Ho visto che ti sei distratta. Cosa stavi guardando?" disse con un tono quasi accusatorio. Io imbarazzata la guardai e nella mia mente cercai il più rapida possibile una scusa plausibile e la trovai subito.

"Stavo guardando il vuoto, ero sovrappensiero". Incrociai le dita nella speranza che ci credesse così da evitare domande imbarazzanti. Dopo qualche secondo dalla sua bocca uscì un "ok" che mi fece tirare un sospiro di sollievo, poi continuò.

"Stavamo parlando della nuova professoressa comunque", io ancora incredula che ci avesse creduto mi feci scappare un sorrisino seguito da un

"An si è vero, scusami ancora". Vidi il suo volto passare da incredula a sorprendentemente contenta e vidi un sorriso smagliante sulle sue labbra. In quel momento pensai che aveva un sorriso meraviglioso e questo mi fece pensare che incredibilmente avevo la mia prima amica. Mi stupii di quanto ero stata brava questa volta a non fare scappare pure lei. Finite le 3 ore guardai Kristy.

"Senti Kristy che ne dici di tornare a casa insieme, ti va?" dissi sorridendo nella speranza che accettasse. "Ma si che idea bellissima!" disse sorridendo. Il suo entusiasmo quasi mi emozionò. Finimmo di mettere via tutto il materiale e ci avviammo. Avevamo la fortuna di abitare vicine l'un l'altra e anche da scuola. Mentre camminavamo iniziammo a parlare. Iniziai io per rompere un pò il ghiaccio.

"Senti Kristy di che si occupano i tuoi genitori?". Lei sorridendo rispose:

"Perchè lo vuoi sapere?". Io ci rimasi un pò male perchè mi aspettavo una risposta diversa però dissi :

"Così per curiosità, era tanto per parlare di qualcosa per rompere il ghiaccio". Lei mi guardò e poi disse:

"Mio padre è uno dei più importanti architetti di San Francisco per cui con tutti i soldi che porta a casa mia mamma non ha bisogno do un lavoro per cui lei si occupa delle faccende di casa e delle eventuali commissioni da fare. E i tuoi cosa fanno per vivere?". All'improvviso il mio sorriso scomparve lasciando perplessa Kristy, che subito chiese :

"Ho detto qualcosa che non va?". Mi voltai verso di lei e per rassicurarla dissi :

"No, no. Scusami. E io abito qui, sono arrivata. Grazie della compagnia e della chiacchierata". Aprii la porta di casa, non osai girarmi perché non volevo vedere di nuovo un'amica che se ne andava per colpa mia, ma lei continuò a parlare.

"Scusa se ho detto qualcosa che possa averti ferita, non era mia intenzione. Comunque ti va se dopo usciamo e andiamo a bere qualcosa? Passo volentieri io". Non volendo smorzai il suo entusiasmo con un freddo e secco

"Si. Ok. Ci vediamo dopo allora. Ciao.". La salutai con la mano, lei continuava a fissarmi finché non chiusi la porta di casa e non la vidi più. Entrai in casa a testa bassa e cercai di fare meno rumore possibile per non attirare l'attenzione di mia madre, ma invano. Da lontano sentii mia madre che mi parlava.

"Com'è andata la giornata oggi tesoro?", non avevo voglia di conversazione per cui risposi con un freddo "Bene". Dalla sua voce sentii che stava venendo dalla mia parte.

"Tesoro c'è pronto da mangiare se vuoi."

''No, grazie mamma, ma non ho fame'' risposi per cercare di allontanarla.

''Ok piccola''. Si avvicinò per accarezzarmi il viso, mi scostò i capelli e notò il mio enorme bernoccolo.

''Giulia che hai fatto, che ti successo?'' cercai una risposta al volo

''Niente mamma, sono caduta e ho battuto la fronte ma niente di che. Ah e tra un ora passa a prendermi Kristy e andiamo a bere un frullato. Ciao!''.

Cercai così di finire la conversazione dirigendomi verso camera mia cercando di evitare mio fratello Brandon.

Entrai nella stanza senza fare troppo rumore, buttai la cartella per aria, appoggiai il giubbotto sulla sedia e mi buttai sul letto abbracciando il pupazzo che mi regalò 6 anni fa Trevis. Non mi importava molto che me l'avesse regalato lui, ma a quel pupazzo ero molto legata.

Avevo lo sguardo fisso al soffitto e pensavo intensamente a John e a quello che era successo. Tra noi c'era alchimia, c'era comprensione, c'era chimica. Pensai anche a Kristy e a come ci siamo subito piaciute e tra noi c'era un amicizia forte che stava per uscire, aveva solo bisogno di tempo.

A distogliere i miei pensieri fu la voce di mia madre.

''Giulia c'è Kristy che ti sta aspettando'' era già qua? ''Arrivo mamma'' dissi incredula che fosse già passata un'ora. Mi vestii alla svelta, presi la prima borsa che mi capitò e precipitosamente scesi le scale rischiando di cadere e slogarmi un piede. Vidi Kristy che mi aspettava alla porta sorridente. Le feci un sorriso, salutai mia madre e uscimmo di casa.

Appena chiusi la porta d'ingresso salutai Kristy che era ancora in attesa.

''Ciao Kristy, grazie di essere passata'' le feci un sorriso, lei contenta che mi fossi ripresa rispose ''figurati. E poi ti farà bene un po' d'aria fresca'' disse sorridendo. Dato che nessuna delle due iniziava a parlare decisi di iniziare io per chiedere scusa a Kristy.

'' Senti Kristy scusami tanto per prima, è che quando mi chiedono dei miei genitori mi viene un attimo di tristezza. Non ne parlo mai con nessuno, ma sento di poterlo dire a te''. Lei mi continuava a fissare perplessa. In un attimo fummo al bar, stavo per cominciare a raccontare tutto quando ci interruppe la cameriera portandoci i frullati. ''mio padre è morto 12 anni fa, quando avevo 5 anni'' dissi con aria triste, Kristy mi mise una mano sulla spalla e poi disse

''Mi dispiace tantissimo Giulia. Se non sono indiscreta com'è successo?''.

''Mio padre faceva il pompiere e durante un'esercitazione il filo che doveva tenerlo su si ruppe e lui cadde a terra, era talmente alto che quando è caduto morì sul colpo. La cosa brutta è che ricordo ancora quel giorno quando lo salutai''

''È bruttissimo Giulia, fatti abbracciare'' ''Grazie Kristy del tuo sostegno'' dissi con un accenno di sorriso.

''Parliamo di altro, sonno innamorata''

''Innamorata?! E di chi?''

''Di una persona meravigliosa, con dei occhi grigi semplicemente stupendi''. Riuscii a incuriosirla sempre di più

''Ma chi è?'' io sorridendo la guardai e le risposi

''Lo saprai più avanti'' finii il mio frullato, lasciai sul tavolo i soldi, mi alzai e mi avviai verso casa lasciando Kristy seduta al tavolo a bocca aperta. Tornai a casa e subito andai in camera mia, presi ago, disinfettante, fazzoletti e inchiostro. Mi incisi sul collo del piede una deliziosa ''J'' poi cercai di fasciare il tutto. Il risultato era eccellente, solo zoppicavo leggermente.  

  
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