Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Baude    15/01/2013    6 recensioni
Un Sebastian Smythe ,oramai adulto, ma non troppo, comunica al signore e alla signora Harwood le proprie intenzioni: sposare Thad. Tra battute sarcastiche, occhiatacce e minacce, riuscirà a combinare qualcosa di buono ed un matrimonio.
Dal testo:
-Un matrimonio gay, già.- disse Smythe. -Tra uomini, due finocchi o checche.- utilizzò gli epiteti che il signor Harwood aveva loro riservato quel giorno che scoprì la loro relazione. -Amo Thad. Ho intenzione di sposarlo. Lo amo a tal punto da presentarmi a casa tua, nonostante abbia giurato di non rivolgerti la parola fino alla fine dei miei giorni, e minacciarti.-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Minacce di Matrimonio.

 

 

 

 

 

Quanto ho retto senza scrivere di loro, duetre giorni? Sono senza speranza…Comunque sia, ecco quello che succede quando, invece di studiare, si passa il pomeriggio a rimuginare. La Os non ha apparentemente alcuna connessione con la Bisbetica o Menti(mi) ,anche se in un certo senso le ricorda e le richiama, a voi la scelta di interpretazione…

Un grazie a Valentina, si è prestata come prima cavia e mi ha incoraggiata ad inviare questa “cosa” alla mia super-beta.

Un grazie alla mia super-beta, Lady_Thalia, che ,purtroppo per lei, non ha avuto tregua, ma si becca comunque i miei deliri. Il suo lavoro è sempre perfetto e necessario.

 

Un grazie al mio Thad, che dopo aver letto la Os, mi ha riempita di insulti. Sì, ti amo anche io.

 

ANGOLO PUBBLICITA’SPOLIER ALTRUI: il mio testo prende spunto e idea da una situazione che verrà descritta (il capitolo non è ancora stato pubblicato)nella storia di un’altra autrice, che io amo e stimo. Lei è Smythwood e la storia è Never Let Me Go.

 

 

 

Capitolo Unico

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Sebastian Smythe si fermò davanti al primo dei tre gradini che portavano alla porta di casa.

 

Era un’abitazione come tante se ne vedevano in quella zona: giardino curato, portico pulito e auto parcheggiata nel vialetto.

 

Si tolse gli occhiali da sole e li infilò nella propria giacca.

 

Lo faceva per Thad.

 

Ripeté mentalmente questa frase, mentre saliva i gradini e imponeva a se stesso di restare calmo, qualsiasi cosa fosse accaduta.

 

Prese un respiro profondo, accarezzando con lo sguardo quelle lettere, incise sulla porta in legno, che insieme formavano quel cognome che tanto amava: Harwood.

 

Avrebbe attraversato l’Inferno a piedi per Thad.

 

Suonò il campanello e attese che qualcuno arrivasse ad aprirgli.

 

Udì dei passi dall’altra parte della porta, delle voci confuse e, poi, il padre.

 

-Smythe.- sibilò, disgustato, l’uomo, cercando di chiudere la porta.

 

Sebastian infilò un piede tra lo stipite e l’uscio, impedendo all’altro di chiuderlo fuori da casa sua. -Non così in fretta, Harwood. Devo parlarti.-

 

-Non abbiamo nulla da dirci, Smythe.- insisté il padre di Thad. -Non mi costringere a chiamare la polizia.-

 

 

-Si tratta di Thad.- ringhiò Sebastian. -Non è un piacere dividere l’ossigeno con te. Ascoltami e dopo me ne andrò. Non ci tengo alla tua compagnia.-

 

 

Il signor Harwood lasciò andare la maniglia, permettendo all’altro di entrare in casa. -Hai cinque minuti : dopo, ti voglio fuori da casa mia.-

 

-Che peccato, speravo in un invito a pranzo.- ironizzò il ragazzo percorrendo, con l’aria di chi conoscesse bene quella casa, il corridoio che portava al salotto.

 

La signora Harwood uscì dalla cucina, attirata dai toni poco pacati dei due uomini. -Sebastian.- lo salutò, preoccupata.

 

Il signor Harwood odiava quel ragazzo. Smythe aveva sempre avuto una grande influenza sul figlio. Tutto gravitava intorno a Sebastian Smythe. Ma, in quegli occhi verdi e freddi, lei aveva visto tantissimo amore. Se n’era accorta quando, per caso, si era ritrovata a osservare Thad e Sebastian nel porticato, mentre scherzavano tra loro.

 

Smythe si piegò su di lei, posandole un bacio sulla guancia. -Ciao, mamma.-

 

-Non è tua madre.- lo riprese il signor Harwood, scortandolo fino al divano.

 

La madre di Harwood l’aveva accolto, fin dall’inizio, l’aveva trattato come un figlio e si era presa cura di lui. Era una brava donna, amorevole e premurosa, ma amava uno zotico dalla mentalità chiusa.

 

Sebastian fece roteare gli occhi e si accomodò, accavallando elegantemente le gambe.

 

Il padre di Thad rimase in piedi, di fronte al ragazzo, in attesa.

 

-Ho intenzione di chiedere a Thad di sposarmi.-

 

 

L’uomo osservò l’altro, sorpreso e senza parole.

 

-Non vi sto chiedendo una benedizione.- continuò Sebastian. -Gli chiederò di sposarmi e lui mi sposerà. Che voi vogliate o no.- il signor Harwood fece per interromperlo, ma Smythe glielo impedì. -Non mi interessa che voi approviate.- osservò la madre di Thad e poi riportò lo sguardo sul padre. -Non mi interessa la tua approvazione. Puoi anche non esserci al mio matrimonio, è una gastrite in meno.- ammise. -Ma Thad ci tiene.-

 

Lo faceva per Thad.

 

-E’ per questo che sono qui.- continuò Sebastian. -Tuo figlio ci tiene al fatto che tu sia presente al matrimonio, lo so. Ha questa strana tendenza a reputare importante il tuo parere. Conosce perfettamente il tuo pensiero a riguardo, è per questo che non verrebbe mai qui, di persona, a chiederti di parteciparvi. L’espressione schifata che hai in questo momento lo ferirebbe.-

 

-Un matrimonio gay.-

 

-Un matrimonio gay, già.- disse Smythe. -Tra uomini, due finocchi o checche.- utilizzò gli epiteti che il signor Harwood aveva loro riservato quel giorno che scoprì la loro relazione. -Amo Thad. Ho intenzione di sposarlo. Lo amo a tal punto da presentarmi a casa tua, nonostante abbia giurato di non rivolgerti la parola fino alla fine dei miei giorni, e minacciarti.-

 

Il signor Harwood strinse i pugni, cercando di non colpire quel ragazzino insolente che pretendeva di dettar legge in casa sua.

 

-Osa non presentarti al matrimonio di tuo figlio e ti assicuro che implorerai pietà.-

 

 

*

 

 

Si sentiva un leone in gabbia.

 

Ripercorse con cinque passi il corridoio che dava alle quinte del teatro scelto per celebrare il loro matrimonio.

 

Ripassò mentalmente la propria promessa, rendendosi conto di non ricordare nemmeno come iniziare.

 

Socchiuse gli occhi e piegò il collo.

 

Doveva calmarsi.

 

Sebastian Smythe non era mai agitato.

 

Aspettava che Thad finisse di prepararsi: avevano deciso di fare la loro entrata insieme, l’uno era la famiglia dell’altro, non avevano bisogno di genitori che li accompagnassero all’altare.

 

Una delle porte dei camerini si aprì e udì un -Papà!-

 

Quella voce era inconfondibile.

 

Si voltò e vide Thad, di spalle, tra le braccia del padre, mentre quest’ultimo teneva dolcemente premuta, contro la propria spalla, la testa del figlio.

 

Il signor Harwood alzò lo sguardo, incontrando quello di Sebastian.

 

-Grazie.- mimò, con la bocca, in direzione dell’uomo.

 

Sebastian Smythe non diceva mai grazie, ma avrebbe fatto di tutto per rendere felice Thad Harwood.

 

 

 

                                                           

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Baude