Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: _myhappyending    15/01/2013    3 recensioni
Passano 5 anni dalla morte di Artù e uno strano uomo si presenta a Camelot lasciando una strana profezia a Merlino. «Di mito è il suo nome, oro colato i suoi capelli, le onde del mare negli occhi.
Nobile cuore del più valoroso cavaliere le è stato dato, animo coraggioso e puro.
Trovala, Emrys, e ti porterà al tuo completo destino.
Ma attento, la sua persona è la tua gioia e la tua pena. Solo lei, però, può portarti al tuo re, solo lei è la chiave perché il solo e futuro re rinasca. Ascolta le mie parole, Emrys.»
E Merlino lo fa, cerca ovunque quella donna finchè invece non è proprio lei ad andare dal mago, e con lei una dolce sorpresa.
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Gwen, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Chapter 6

So what about a training?

 
Merlino non era sicuro che Artù avesse preso bene la notizia di una probabile morte della regina, l’aveva visto parecchio scosso, tanto che si era alzato dal tavolo e si era messo ad osservare il suo mantello rosso, piegato diligentemente da Roland, e dalla quale veniva fuori il drago dorato tanto amato da Camelot.
Artù era rimasto ad osservarlo per una buona mezz’ora, valutando i pro e i contro di quella situazione. A fine concentrazione, i contro battevano alla lunga i pro.
Merlino avrebbe voluto essergli di qualche aiuto, ma se in quegli anni in cui erano stati insieme aveva imparato qualcosa di Artù, certamente l’avrebbe lasciato perdere nei suoi pensieri per tutta la notte. Aveva bisogno di meditare, di pensare, e lui doveva tornare ad avvertire Ginevra, che certamente era preoccupatissima al castello.
Si guardò in giro, sospirando, e notando che il re si strofinava il braccio, si alzò in cerca di una coperta. Non la trovava e perciò, cercando di fare il minimo rumore, sgattaiolò fino all’altra stanza, dove un paio di voci lo dissuasero dal bussare.
«Sei stata molto coraggiosa» stava dicendo Roland, seduto accanto alla figlia.
«E’ ciò che qualsiasi persona di buon senso avrebbe fatto»
«Non necessariamente. Io non l’avrei fatto»
«E avreste lasciato un pover’uomo a un destino che non è il proprio, a soffrire eternamente ricercando il suo vero io? Questo avreste fatto, padre?» la voce di Medea si alterò appena, e le sue sopracciglia si incurvarono in un’espressione misero-arrabbiata. Dall’uomo non giunse risposta, si limitò ad incurvare il capo verso il basso, e allora Medea continuò. «Farò di tutto per far riavere la memoria ad Artù. So come ci si sente a vivere in un luogo che non ti appartiene»
Merlino si morse un labbro. Le intenzioni di Medea parevano vere, non sembrava avere alcun tipo di doppio fine. Magari sarebbe stato il caso di darle un’opportunità, e il mago voleva cogliere l’occasione al volo.
Aprì piano piano la porta, ritrovandosi i due che si lanciavano occhiate miste a rabbia e delusione, tanto che in un primo momento Merlino si sentì in imbarazzo. «Oh, ehm… Scusate, non volevo disturbare. Artù ha bisogno di una coperta»
«Gliela porto subito» asserì Medea sicura, staccando immediatamente lo sguardo dal padre. Non era sicura di poter sorreggere il suo sguardo per molto altro tempo senza picchiarlo. Roland, sentendo un gran peso sul cuore, se ne andò dalla stanza col viso basso.
Si avvicinò ad un armadio in legno, molto vecchio e con qualche buco, e ne tirò fuori una coperta marrone. «Una basta?» domandò infine, rivolta a Merlino.
«Sì, dovrebbe bastare!»
«Ne prendo un’altra, non si sa mai» aggiunse poi, come se non avesse nemmeno sentito la risposta del mago. Non le era andata molto giù come l’aveva trattata prima.
Lui sorrise fra sé e sé: Medea stava superando la prova. «Sai, credo che non voglia ritornare a palazzo»
«E’ normale. Ci sarebbero tante cose da fare, lì. Funzioni che lui non sa svolgere. Sarebbe una responsabilità troppo grande, pensa se sbagliasse qualcosa!» Medea fece spalline, immaginandosi chissà quale catastrofe.
«Beh, dovrà abituarcisi prima o poi. Piano piano dobbiamo fargli riprendere il ritmo. Sai com’è, indossare l’armatura, gestire le finanze, le truppe… Maneggiare la spada!» Merlino sbuffò, ma in realtà la cosa non gli pesava minimamente: avrebbe finalmente potuto passare del tempo con Artù, come un tempo. Finalmente lui era tornato, non importava quanto avrebbe sudato per lui, l’avrebbe fatto in eterno.
Medea lasciò le coperte sul letto e si voltò verso Merlino. Sul volto aveva l’espressione tipica di chi ha appena avuto un’idea straordinaria. «Che ne dici di un allenamento? Io so brandire la spada da quando avevo dieci anni, ho dovuto imparare per difendermi. Posso insegnargli!»
Merlino sorrise e annuì. «Ad ogni modo, il mio nome è Merlino» La vera prova cominciava in quel momento.
 
Avevano deciso di allenarsi in un campo aperto, ma per far ciò dovevano far uscire Artù dalla casa di Roland senza che nessuno della cittadella lo vedesse.
Roland gli aveva prestato alcuni abiti che gli andavano un po’ larghi, ma si sarebbero accontentati. Medea gli aveva legato sulle spalle il suo mantello azzurro e gli aveva coperto il capo col cappuccio, raccomandandogli di tenere sempre la testa bassa e di non guardare negli occhi nessuno.
«Sei sicuro di superare la cittadella senza ostacoli?» aveva domandato Medea, appoggiando la mano sulla maniglia.
«Sicuro. Mi conoscono a corte, le sentinelle ci lasceranno passare» aveva risposto il mago sicuro di sé, e così erano usciti.
Il viaggio non era stato difficile: come previsto, Artù non aveva alzato gli occhi nemmeno una volta, Medea e Merlino erano rimasti al suo fianco sorridendo indifferenti e comportandosi da persone ‘normali’, che non nascondevano il re sotto il mantello.
Le sentinelle non avevano fatto domande su quello strano uomo, Merlino le aveva salutate con un cenno del capo e loro erano passate oltre, distratte da un carro di frutta che il mago aveva fatto rovesciare con la magia.
E finalmente erano arrivati. Il luogo era grande, una specie di radura circondata da un sacco di alberi secolari. L’erba era secca e bassa e tutto era illuminato dal sole splendente di quella mattina.
Finalmente Artù si sentì libero di togliere il mantello e di mostrarsi. Si sgranchì le ossa delle braccia, prima di guardarsi intorno colpito dal luogo.
Merlino tirò giù il sacco che portava in spalla e ne estrasse una spada chiusa nella federa di pelle nera, sulla cui sommità era inciso lo stemma dei Pendragon. Si avvicinò al re e gliela porse, sorridendo. Era da così tanto che non lo faceva. Ogni piccolo gesto che aveva compiuto in precedenza gli sembrava così speciale, raro e prezioso in quel momento. Era in quel momento, appunto, che Merlino capiva di appartenere completamente ad Artù. Il suo destino era Artù, la sua vita era servirlo, non aveva altro scopo nella vita. Avrebbe passato tutta la vita a sistemargli l’armatura, a dargli la spada prima dell’incontro, a lucidargli gli stivali. Dopo averlo perso la prima volta, Merlino non lo avrebbe più lasciato andare.
«E’ mia?» domandò ingenuamente il re, e Merlino annuì.
Artù estrasse la spada dalla federa, rimanendo leggermente colpito. Non era un granché, ma Artù non conosceva di meglio, perciò tutto gli sembrava speciale. Osservò i suoi occhi nella lama e per un attimo tutto parve prender senso, la sua speranza aumentava. Doveva avere fiducia in sé stesso, in quel ragazzo che pareva tenere a lui più della sua vita e quella fanciulla che si stava dando da fare per salvarlo.
Alzò gli occhi verso Medea. Lei aveva già la spada in mano e la agitava abilmente, intagliando con la lama cerchi immaginari nell’aria, ma l’unico vero scopo era quello di dimostrare la sua destrezza con l’arma, e ci riuscì bene, perché Artù guardò Merlino leggermente spaventato.
Merlino, seduto su un pezzo di roccia, ridacchiò prima e ritornò serio facendogli l’occhiolino poi.
Medea si avvicinò al rivale, impugnò per bene la spada con entrambe le mani e poi lo fece vedere ad Artù, che la imitò. «Uno… Due…» Medea iniziò a contare e Artù si abbassò sulle ginocchia, non sapeva nemmeno perché, gli era solo venuto spontaneamente. «Tre!» Medea colpì per prima, incontrando la spada di Artù. I movimenti della bionda erano agili ed esperti, sapeva esattamente come muoversi, eppure lo scontro procedeva lentamente per via dell’inesperienza del re, che riusciva solamente a parare i colpi senza trovare l’occasione giusta per passare all’attacco.
Alla fine, tutto accadde velocemente. Medea disarmò il re, lo afferrò per le spalle e lo fece rotolare al suolo. Lo fermò con un piede e gli poggiò la lama della spada sul petto.
Merlino, che per tutto il tempo aveva riso di quell’adorabile nuova goffaggine di Artù, si era alzato velocemente. La paura che Medea potesse fargli del male, che qualcuno potesse togliergli di nuovo quella fonte di felicità estrema, lo portò a formulare un incantesimo nella mente, ignorando completamente il fatto che il sorriso che Medea aveva in faccia era del tutto bonario e scherzoso.
Ma, con sua grande sorpresa, l’incantesimo non funzionò. Non era uno difficile, semplicemente doveva far volare via Medea da Artù, lo faceva sempre, l’aveva sempre fatto. Perché con Medea non funzionava?
Di nuovo, la sensazione di pericolo si riaccese in lui e gli fece completamente dimenticare di aver dato una possibilità a Medea. La ragazza stava cercando di aiutare Artù ad alzarsi, ma Merlino si intromise fra i due. «Adesso basta!» Esclamò, deglutendo e con un tono irato e autoritario, tanto che sia Artù che Medea smisero di sorridere.
Il mago si avvicinò alla bionda, la afferrò per il braccio e la trascinò via. Artù fece per commentare, ma Merlino lo ammonì con il dito. Il re non osò contestare, lo sguardo del mago era fin troppo eloquente.
Medea cercò di liberarsi dalla presa di Merlino, che cominciava anche a farle male. «Che diamine ti prende?!»
Quando furono abbastanza lontani dalle orecchie di Artù, Merlino si avvicinò al viso della ragazza, mantenendo lo sguardo freddo e distaccato unito ad una voca inquietante, quasi un sibilo. «Chi sei? Perché la mia magia non funziona su di te?»
Medea nemmeno capiva di cosa stesse parlando, sentiva il dolore delle dita di Merlino conficcate nel braccio e un formicolio salire verso la spalla. «Io… Non lo so! Lasciami! Non sono niente!»
«Dimmelo!» insistette. «Dimmi cosa sai della profezia!»
Medea pareva sempre più confusa, finché alla fine non ne poté più: per tutta la vita aveva cercato d difendersi da quel genere di soprusi, non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa un vecchio pazzo, ossessionato da qualcosa che nemmeno lui conosceva. Estrasse di nuovo la spada e Merlino, per riflesso, mollò il braccio di Medea e fece un passo indietro. «Non so tu, Merlino, ma io sono stata addestrata a proteggermi, non a colpire, perciò prova di nuovo a toccarmi e giuro su tutto ciò che vuoi che la tua testa penzolerà sul mio letto» lo minacciò, e poi abbassò la spada, cambiando del tutto espressione. Le veniva da piangere, ma non lo fece, non voleva mostrarsi debole. «Sai cosa, Merlino? Che ho seriamente creduto che questo fosse un po’ il mio destino. Io credo a queste cose. Deve esserci un motivo per cui non mi sia mai sentita a casa nel mio villaggio, deve esserci un motivo per cui io abbia dovuto trasferirmi a Camelot, o per cui io abbia incontrato Artù. Magari il mio destino è aiutarlo, ed ero contenta di ciò. Artù è tutto ciò che ho sempre voluto per il mio villaggio: un re buono, un cavaliere coraggioso, un animo buono. Ma a questo punto no, non mi piace. Sono stata trattata così per tutta la vita, adesso non mi va più bene. Buona fortuna col tuo re, Merlino, spero tu sia in grado di farlo diventare ciò di cui tutto il popolo ha bisogno» concluse la giovane, e si voltò per tornare a casa sua, almeno lì avrebbe potuto piangere liberamente.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: _myhappyending