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Autore: SunnyRoronoa    16/01/2013    2 recensioni
“Lo S.H.I.E.L.D è l’acronimo di Strategic Homeland Intervention, Enforcement and Logistics Division, l’agenzia più importante e segreta che il nostro paese conosca.
Combattiamo criminali di grande calibro e pericolosità, abbiamo i soldati migliori e collaboriamo con quelli che voi comunemente chiamate “ Supereroi”
E lei signorina, lei ha tutte le caratteristiche che deve avere un soldato dello S.H.I.E.L.D, è per questo che è qui.”
Si girò e mi guardò.
“E’ qui perché io l’ho scelta.”
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la prima FF che scrivo sugli Avengers.
Ho voluto inserire un personaggio nuovo anche se l'idea di partenza era di creare una Clintasha, poi ho deciso di cambiare...
La storia si incentra maggiormente su questo nuovo personaggio e Occhio di falco, ma durante il corso degli eventi presenterò anche nuovi personaggi da me inventati ed appariranno anche tutti gli altri vendicatori con accenni alle svariate coppie che ci sono :)
Scusate per gli eventuali errori grammaticali e lessicali ma non sempre mi accorgo di tutto :/
Spero vi piacerà e grazie per aver letto! 








1. Cambiamenti.




"Non ti aspetterò, lo sai…Non sarò li per te quando avrai bisogno. Mi hai fatto più male di quanto tu creda e meriti di soffrire…Meriti di…"
BIPBIPBIP.
Il suono della sveglia riempì la stanza cosi come la mia testa, interrompendo quella specie di incubo che stavo facendo.
Ormai era più di un anno che quasi ogni notte lui tornava a trovarmi, con quegli occhi che tanto mi piacevano ma che odiavo con tutta me stessa.
Con quel sorriso da bambino che mi avrebbe fatta sciogliere ma che mi aveva uccisa.
Sospirai pesantemente e spensi quell’oggetto infernale che continuava a suonare e rimbombare nelle mie orecchie.
Goffamente presi in mano il cellulare e lo accesi.
Erano le cinque del mattino ed effettivamente il sole ancora non era comparso nel cielo. 
Mi alzai senza pensare a nulla e mi infilai subito nel bagno per farmi una doccia fredda.
L’appello era alle cinque e mezza e io ero ancora in uno stato pietoso, più che pietoso forse.
Tolsi quel poco di vestiti che avevo addosso e mi infilai sotto il getto d’acqua gelata che scendeva lungo tutto il mio corpo, risvegliando e distendendo i muscoli.
Finii presto di lavarmi e in poco meno di venti minuti asciugai capelli e mi vestii.
Misi la divisa pulita e nascosi le piastrine sotto la canottiera.
Legai i capelli in una lunga treccia e uscii subito dalla stanza, iniziando a camminare lungo il corridoio quasi totalmente deserto.
“Light, già sveglia a quest’ora?”
Mi fermai quasi subito e girai gli occhi verso l’unico vero amico che avevo, l’unico che usava quel soprannome per chiamarmi.
“Buongiorno anche a te Ferro…”
Lui mi sorrise, evidentemente aveva un incarico speciale da svolgere o cose simili, altrimenti non si sarebbe mai alzato cosi presto.
“Come va stamattina?”
Lo guardai e accennai un sorriso.
“Come sempre…”
“Lo hai sognato di nuovo vero?”
Scossi la testa.
“No..”
Sospirò.
“Se vuoi parlarne sai dove sono..”
“Non c’è nulla da dire, sai già tutto..”
Sorrisi per fargli capire che doveva stare tranquillo.
“Ora devo andare, il Generale mi aspetta…”
Vedendomi sorridere, mi imitò.
“Va bene Light, stai attenta…”
Fece una smorfia e si incamminò verso la parte opposta dei dormitori.
Lo guardai mentre si allontanava e subito ripresi a camminare fino ad arrivare all’ufficio del generale.
Presi un attimo fiato e gonfiai il petto per sembrare il più professionale possibile, poi bussai con forza.
Dopo qualche secondo sentii una voce dentro la stanza.
“Avanti…”
Aprìì la porta e portai subito la mano lungo la fronte e mi misi in attenti.
“Agente Francis Light al rapporto, generale.”
Lui mi fece segno con la mano di sciogliere la mia posizione e di rilassarmi.
Rimase seduto sulla sua sedia mentre teneva in mano una tazza di caffè fumante.
“Riposo soldato…”
Mi sorrise come un padre sorriderebbe a sua figlia.
Scrutò il mio viso stanco per qualche secondo e poggiò sulla scrivania di legno la tazza.
“Mi dispiace se ti ho fatta chiamare cosi presto, ma sai benissimo che durante la giornata non ho tempo per ricevere nessuno…”
Feci un cenno di assenso.
“Signore..”
“Si?”
“C’è un motivo preciso per il quale sono stata convocata?”
Chiesi senza pensare.
Sperai vivamente si essere stata assegnata ad una nuova missione, magari più pericolosa della precedente, anche se in quest’ultima avevo quasi perso la vita.
Ma d’altronde è il mio lavoro, sono il comandante di una delle squadre speciali più forti che l’esercito possa avere.
Ho 10 uomini ai miei comandi e tutti sono stati scelti appositamente da me.
Sono una delle donne più forti che l'esercito possa schierare in campo in caso di aiuto e una delle più lodate dai suoi superiori.
Il soldato.
Ecco cosa sono.
“A dire il vero si..” Disse il generale guardandomi.
“Sei un soldato perfetto Francis…” Continuò “ Una soldatessa, mi correggo..” Sorrise.
“Ed è proprio per questo che quello che ti sto per dire lo faccio non solo con estremo orgoglio, ma anche con una venatura di profondo dispiacere…”
Lo fissai senza capire, sentivo che quello che mi stava per dire mi avrebbe sconvolta.
“Di cosa si tratta signore?”
Chiesi curiosamente, anche se il tono della mia voce era meno sicuro di quello usato poco prima.
“Ti abbiamo trasferita…Le tue abilità sono richieste altrove…”
Sbarrai gli occhi incredula.
“Co…come?”
“Si, la tua capacità in battaglia è stata notata da qualcuno molto più in alto di me e questo qualcuno ha deciso che dovrai far parte della sua…Associazione se cosi si può chiamare.”
Deglutì a fatica, mi stavano forse scaricando?
Buttando via?
“Io non capisco…Non farò più parte dell’esercito? Non servirò più gli il mio paese?”
Lui mi sorrise, noncurante del mio tono quasi alterato.
“Non servirai più solo il tuo paese, servirai il mondo.”
Il mondo?
Ma cosa stava dicendo?
Per un attimo credetti che mi stesse sul serio prendendo in giro, ma dopo tutti quegli anni passati insieme a lui, capi che era serio e sincero.
“Io non capisco signore..”
“Non posso dirti altro, prepara le tue cose…
Partirai subito dopo l’alzabandiera…”
“Ma..”
“Nessun ma…”
Sorrise.
“Fidati di me come hai sempre fatto durante questi ultimi 10 anni…E’ questa la tua strada…capirai tutto a tempo debito.”
Nella mia testa una vocina continuava a ripetermi di replicare, di chiedere spiegazioni, ma capii che non potevo sapere altro, avrei dovuto scoprirlo vivendolo direttamente.
Sospirai e mi rimisi subito sull’attenti.
“Grazie generale…”
“Mancherai a tutti Francis…”
Lo guardai e feci per uscire.
“Dirà lei ai miei uomini che mi mancheranno…vero?”
“Lo farò..”
Aspettai la risposta e usci dalla stanza chiudendo la porta dietro le mie spalle.
In cosa ero andata ad incappare?
Cosa stava succedendo?
Guardai il corridoio ancora deserto davanti a me e fui presa da un’irrefrenabile voglia di andare via da quel posto, sola.
Presi fiato e buttai fuori tutta l’aria che avevo in corpo fino a sentire i polmoni completamente vuoti.
Chiusi gli occhi e quando li riaprì mi diressi in camera mia, senza fermarmi un secondo.
Ero un soldato e dovevo eseguire gli ordini anche se questi andavano contro la mia volontà.
Entrai nella stanza e presi fuori dall’armadio il borsone che ricevetti durante il mio primo giorno d’accademia.
Lo riempì con le cose che sapevo mi erano indispensabili : La mia pistola, il mio coltello, tutto il mio armamentario e lei, la mia fedelissima spada, colei che mi aveva accompagnata in ogni missione che avevo svolto fino a quel momento.
Una spada con la lama nera, fatta di un materiale quasi introvabile al mondo.
Una katana giapponese per la precisione, con rifiniture rosse sull’elsa e un drago stilizzato intagliato sulla lama.
Vi misi dentro anche qualche maglietta e paio di pantaloni, anche se sapevo mi sarebbero stati inutili dato che in qualsiasi posto stavo andando, mi avrebbero procurato tutte cose nuove e differenti dalle mie.
Preparai il tutto e annullando qualsiasi pensiero, usci dalla stanza e mi diressi fuori dai dormitori.
Non sapevo dove dovevo andare ma, seguendo il mio intuito mi diressi verso la piazza principale.
Non mi voltai nemmeno una volta, ero consapevole che se avessi titubato anche solo un secondo non sarei riuscita ad eseguire l’ultima missione che il generale mi aveva affidato, cioè andare via dalla mia casa.
Si, perché quel campo, quella gente era la mia casa.
Tutto quello mi apparteneva e lo stavo lasciando senza nemmeno sapere per cosa.
Sospirai pesantemente, non era l'essere trasferiti che mi infastidiva tanto, si non volevo andare via, ma quello che più odiano era non sapere.
Non feci in tempo a girare l’angolo dell’armeria che subito sentì il rumore che somigliava a quello di un elicottero, un elicottero molto grande.
Mi affaccia appena sul piazzale e vidi una specie di aereo, strano e quasi irreale.
Sembrava la fusione di diversi veicoli.
Lo osservai mentre atterrava verticalmente alla superfice e iniziai a passare gli occhi sulla sua superfice per cercare di trovare un qualsiasi segno di riconoscimento.
Riconoscimento di agenzie governative intendo.
Ma nulla, c’era solo un’aquila stilizzata disegnata sul portellone, grigio metallizzato.
Aspettai qualche secondo poi, facendomi coraggio, usci da dietro l’angolo e camminai verso il veicolo, dal quale uscirono subito due soldati in uniforme e un uomo, sulla quarantina vestito in giacca e cravatta.
-Un segretario?- pensai tra me e me.
Questo mi guardò, mi sorrise e si avvicinò a me tranquillamente.
“Francis Light?”
Lo guardai e annui debolmente.
“Mi chiamo Phil Coulson.”

  
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