Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: SonyTH    16/01/2013    1 recensioni
Alex e Audrey sono due migliori amici. Un giorno Audrey prestò il suo motore ad Alex, che ebbe un incidente. All'ospedale Alex, inizialmente, non si svegliò. Quindi Audrey, non sapendo se potesse poi mai avere un'altra possibilità per parlargli, gli disse qualcosa. Qualcosa di cui neanche lei era sicura, qualcosa che non sapeva per certo e che forse non voleva neanche capire. Ma poi, fortunatamente, Alex si svegliò. Però, quando 'dormiva', Alex riuscì a sentire parole di Audrey e così, inizia a chiederle, spesso, cosa voleva dirgli un minuto prima che si svegliasse.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                                

Cosa significava? Cioè era uno scherzo? Sì, che era uno scherzo. Non poteva essere vero. Oddio, cos'era successo?
Aveva prestato il motore ad Alex, doveva andare a casa di un suo amico per dargli dei soldi per un regalo di un compleanno e le aveva prestato il motore. Certo, è il suo migliore amico, era ovvio che gli avesse prestato il motore.
'Ho avuto un incidente, sono in ospedale, scusami x la tua moto. Diciamo che sono messo abbastanza male..'
Non fece caso allo 'scusami per la moto', che scemo che era. 
Ti prego fa che non gli sia successo nulla, fa che non gli succeda nulla, fa che stia bene, ti prego. E' l'unica cosa che voglio, non voglio che stia male o.. no oddio, questo non devo neanche pensarlo. Ti prego fa che gli passi tutto, ti prego. - Questo era tutto ciò che Audrey riusciva a pensare. Non sapeva a chi si stesse riferendo con quel fa o con quel ti, ma era troppo preoccupata.
Provò a chiamarlo più volte, ma il cellulare squillava a vuoto.
Gli aveva inviato, quanti? 15, 20 messaggi? ma non aveva ottenuto nessuna risposta. 
Decise di andare all'ospedale. Non aveva motore, ma poco le importava; sarebbe andata a piedi.
Durante il tragitto non riusciva a capire niente, e provava e riprovava a chiamarlo.. ma nessuno rispondeva. Non riusciva neanche a concentrarsi per attraversare, tant' è che uno stupido le aveva pure gridato contro.
Fortunatamente incontrò una signora, che non conosceva, ma che la chiamò.
- Ehi, ragazzina. Cos è successo? Perchè sei così preoccupata? - le domandò.
- Non è nulla. Mi scusi, devo scappare. Ho fretta. - rispose Audrey andandosene, ma la signora la richiamò.
- Dove devi arrivare? -
- All'ospedale..-
- All'ospedale? Ma ci vorrà circa mezz'ora a piedi. Hai detto di aver fretta, vuoi un passaggio?-
All'inizio non sapeva se accettare o meno, insomma, qualche volta l'aveva vista quella signora, ma non la conosceva. Ma Alex stava male, anzi, neanche lo sapeva come stava; quindi alla fine accettò.
La signora le diede un passaggio e lei la ringraziò e scappò subito dalla macchina non appena arrivata.
Quando entrò era abbastanza spaesata, non sapeva che fare. Poi chiese alla prima persona in camice che vide in che stanza si trovava Alexander Humprey. Questa le rispose che non sapeva chi fosse, allora lei le spiegò la situazione e le disse di andare nella stanza 259. 
Si mise a correre lungo tutto il corridoio, accompagnata dai rimproveri dei dottori, e non appena arrivò alla stanza 259 trovò Alex da solo. 
 
Subito andò verso di lui e lo strinse delicatamente, per non fargli del male.
- Oh mio Dio Ale, come stai? Cos è successo? Perchè sei solo? Non è grave vero? Oddio, ti prego dimmi che stai bene.-
- Che bello vederti. Non è ancora arrivato nessuno e non l'ho detto ai miei. Non so se è grave... non so cos'ho. Non sto benissimo, non posso muovermi. Più o meno. E per il motore Au..-
- Per il motore cosa? Sei scemo? Smettila! Cos'hanno detto i dottori? -
- Hanno detto che forse dovrei ricoverarmi. Un intervento. Che se non lo faccio.. se non lo faccio potrei..-
- Potresti?-
- Potrei..- abbassò lo sguardo non finendo la frase.
- Ehi, ehi Ale. Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa. Sono la tua migliore amica, no? Sennò a che servono gli amici? - disse facendo un sorriso sforzato.
- Lo so, ma non ci riesco. Se poi l'intervento andasse male, potrei..-
- Ti prego. -
- Potrei restare paralizzato..-
- Oh Dio. Però.. cioè, non è detto che succederà. L'intervento andrà bene, vedrai. Non resterai paralizzato, sarai perfetto e continuerai a camminare con la tua camminata antipatica, eh? Non ti preoccupare. Andrà bene. E io sarò sempre qui. Ma quindi questo è il massimo rischio, no? -
- Sì, credo di sì. -
- Bene. Vedrai che andrà tutto bene. Dico davvero. -
- E come fai ad esserne certa? -
- Beh, ne sono sicura perchè.. perchè, insomma. Come farebbe il mondo senza Alex Humprey? - sorrise.
- Sei la migliore, lo sai. -
- Sì che lo so! - Fece un sorrisone. - Vedrai che andrà tutto bene. Ti voglio così bene. -  
 
[......]
 
- Perchè ancora non si sveglia?! - disse sgarbatamente a un'infermiera.
- E' l'anestesia. -
- Sì, ma doveva svegliarsi due ore fa, lo avete detto voi! Due ore e mezzo fa! -
- Senta, mi dispiace. Non sono io a non voler che si svegli. Sia un pò più educata, signorina. -
- Sì, se lei imparasse a fare il suo lavoro! -
L'infermiera le disse qualcosa, qualcosa di brutto sicuramente, ma non si preoccupò delle sue parole in quel momento. Nella stanza di Alex c'erano i suoi genitori, da un'ora ormai. Erano preoccupati, sua madre piangeva e suo padre gli teneva la mano. La madre stava parlando con Alex e piangeva, e piangeva e piangeva. Voleva entrare anche lei. Era troppo preoccupata.
Alla fine riuscì a bussare alla porta ed entrare.
- Scusate, è che.. io vorrei stare due minuti con lui, è importante. - disse rivolta ai genitori di Alex.
Il padre annuì, mentre la madre stava lì immobile; e sarebbe rimasta lì se Matt, il padre di Alex, non l'avrebbe portata via.
 
Stette due minuti in piedi, senza far nulla, solo a guardarlo.
Poi si avvicinò a lui, stando in silenzio. E sorrise per un pò.
Sorrise per circa due minuti, e poi iniziò a piangere. Tanto che le sue lacrime arrivarono fino alla coperta di Alex.
- Ale.....- riuscì a dire solo questo. Dopo di che gli spostò i capelli dal viso, poi gliel'accarezzò e ancora dopo gli strinse la mano.
- Ale, non so se mi senti. Voglio che ti ti risvegli, ti prego. Svegliati, fallo per me. Per tua madre, per tuo padre, per tua sorella.. per chi vuoi, ma svegliati. Ti prego. Non mi interessa se poi non camminerai, se camminerai o se ti rimarrà solo un piede con cui camminare.. che importa? Vorrei solo che tu ti svegliassi. Senza te, sono morta. E non farmi dire la parola morta che in questo momento mi fa paura. Ho troppo bisogno di te, non puoi lasciarmi così, ti prego. Non so se in questo momento mi senti.. lo vorrei tanto, così sarebbe sicuro che tu fossi lì. Che fossi qui, qui con me. E sicuramente, con tutta questa paura, dirò qualcosa. Qualcosa che beh, non so se vorrei che tu la sentissi, o no. Non lo dico neanche a me stessa. Non mi chiedo se è così, perchè semplicemente non lo so. Almeno credo di non saperlo, non so neanche se so o no di saperlo. - fece una risata sforzata guardandolo. - Eh lo so, che parlo sempre troppo e non mi fermo mai. Vorrei tanto che tu potessi interrompermi in questo momento. Svegliati. Devi svegliarti. Sei il mio migliore amico, davvero il migliore. Se non ci fossi tu non so come farei. Sei una delle cose più belle al mondo Ale, dico davvero; e non dire, o pensare, che esagero. E' la verità. Io.. non posso lasciarti andare, e tu non puoi lasciarmi così. Devi svegliarti. Non te l'ho mai detto, ma da qualche parte.. in qualche momento.. in qualche modo.. - si interruppe per qualche secondo - ecco vedi, non riesco a dirlo. Non riesco a dirlo neanche sapendo che, forse, tu non mi senti. Il fatto è che sei troppo importante per me, e ho paura di dirlo. Ho paura anche solo di pensarlo. Io...-
Si fermò non appena vide il lenzuolo muoversi. Di un centimetro, ma si era mosso. La sua mano, si era mossa!
- Oh Dio Ale stai bene??? Sei sveglio??? Ci sei?? Mi senti??? -
Alex aprì gli occhi. Li aprì di qualche millimetro in realtà. Proprio poco. Ma.. era sveglio.
- Ale! Oddio, che paura che ho avuto. Non immagini. Ti voglio bene, sono così felice! Sono felicissima! I tuoi genitorii! - aprì la porta e 
chiamò i suoi genitori- Matt, Jenna, si è svegliato! - sorrise - Sono così felice Ale, sono felicissima. Sono così felice! - disse stringendolo piano.
 
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: SonyTH