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Autore: Summertime Sadness of Mia    16/01/2013    2 recensioni
La mia vita non è nulla di speciale. La mia storia non è nulla di speciale. IO non sono nulla di speciale. Ma, in un certo senso, sento che qualcosa in me è diverso. Come se fossi una ragazza qualunque, ma in realtà fossi diversa da tutte le altre. È difficile da comprendere, lo so.. Anche io faccio fatica a capire come sono davvero. Chissà se è l’amore ad avermi fatta diventare così.
Ora ci potrebbe essere qualcuno nei panni di Capitan Ovvio che potrebbe rispondermi che è tutta colpa dell’adolescenza. E invece no. Okay, forse solo un po’. Ma davvero tutti gli adolescenti cambiano radicalmente e diventano strani, come tutti dicono? Secondo me no. Diventano “strani” perché accadono loro cose strane. Che li turbano. Che non li fanno mangiare. O dormire. O studiare. Semplicemente amano.
Secondo Shakespeare, l’amore è “fuoco scintillante negli occhi degli amanti”.

E se non possono vedersi? L’amore, dunque, cos’è?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non ricordo nemmeno quando ho cominciato a diventare così.. diversa. O forse sì. È colpa (o merito, non lo so ancora) di quel fottuto 19 aprile 2011, quando tutta la mia vita cominciò a cambiare radicalmente. Quando lo conobbi.
Mi ricordo come successe.. Ero tranquillamente su un forum, quando fui invitata tramite un messaggio privato a visitarne un altro. Cliccai sul link, fiduciosa. Mi sembrava carino, perciò mi presentai. Poche ore dopo, si presentò anche lui, perciò gli diedi subito il benvenuto. Cominciammo a chiacchierare attraverso MP, scoprendo di avere molte cose in comune. “Di dove sei?”, gli chiesi. “Milano”, mi rispose. Delusa, gli risposi che io ero una terrona, invece. Dispiaciuto, mi disse che gli sarebbe piaciuto che io abitassi dalle sue parti, almeno avremmo potuto incontrarci.
Lo facemmo, una volta sola.
Ero in visita dai miei zii nella sua città, circa una settimana dopo, perciò partii un po’ più volentieri. Cavoli, quanto era alto. Credo che non dimenticherò mai il verde dei suoi occhi: brillavano più di due smeraldi. Stemmo un’ora a chiacchierare di come fossero le nostre vite, dei nostri progetti.. Voleva andar via di lì. Voleva andare in America. Al solo pensiero mi rattristai, ma non glielo feci vedere, sfoderando il mio sorriso migliore e rispondendo il più allegramente possibile: “Sono contenta per te”. Quando andai via, sentii un piccolo vuoto dentro, ma non ci feci troppo caso. Se solo lo avessi saputo..
Successivamente, partii in gita scolastica. La mia migliore amica, Alice, era felicissima di stare via tre giorni e di andare a Torino. Anche lei, come me, visitava quello stramaledetto forum. Perciò, approfittai del viaggio, lungo quattordici lunghe ore, per raccontarle del mio incontro con quel bellissimo ragazzo di Milano, Alessandro.
“L’HAI INCONTRATO E NON MI HAI DETTO NULLA???”, esclamò strillando e facendo girare tutti sul pullman. “Non è che non volessi dirtelo, è solo che aspettavo il momento migliore per chiederti cosa ne pensi..”, le dissi scusandomi. “Penso che non ti dirò mai più nulla”. “Intendevo dire, cosa ne pensi di lui.” “Di chi?”, chiese perplessa. “Ma di Ale, ovviamente!”, esclamai ad alta voce. Mi guardò fisso negli occhi. Aspettò. Ancora. E ancora. Per un tempo infinito. “Dimmi la verità, Mary.. Ale ti piace, non è così?”. Rimasi di pietra e ignorai la sua domanda. “Allora ti piace?” continuò. Continuai a non rispondere. “Okay, ti piace. E tanto”. Arrossii come una scema e mi nascosi nella sciarpa, per non farglielo vedere. Per fortuna, prima che aggiungesse altro, arrivò la nostra compagna di classe, Stella (un’altra delle mie migliori amiche), e si sedette in mezzo a noi. Santa Stella, quanto ti amo. “Allora, di che si parla?” chiese sorridendo. “Io e Ali parlavamo dell’itinerario di Torino.. E di come sarà l’hotel!”, risposi contraccambiando il sorriso.  Cominciammo a discutere e, senza accorgercene, eravamo già a Torino.
Quei tre giorni passarono in modo velocissimo, per fortuna, e tornammo a casa. Non volevo ammetterlo, ma Alessandro mi mancava da morire.. E pensare che non lo sentivo da appena tre giorni! Il mattino seguente, accesi subito il computer e controllai gli MP. Ce n’erano due: uno di Ale e l’altro di Alice. Aprii subito quello del milanese: “Mi manchi”. Un colpo al cuore.
Guardai quello di Alice e notai che l’aveva scritto prima di partire: “Non pensare troppo a lui, mi raccomando”. Sorrisi davanti allo schermo del pc: quella ragazza mi conosceva troppo bene. Infondo, andiamo a scuola insieme dall’asilo. Okay, fino alla fine delle elementari non ci sopportavamo. E non avevamo frequentato i primi due anni delle medie assieme, ma solo quest’ultimo. Eppure lei sapeva come farmi stare bene e tranquillizzarmi nel momento del bisogno, esattamente come io facevo con lei. La consideravo come una sorella, dato che la mia sorella reale se ne fregava di me e di come mi sentivo, come tutto il resto della mia famiglia. Che fossero dei bravi genitori, i miei, nessuno avrebbe mai potuto metterlo in dubbio.. Il fatto è che erano (e sono) poco comprensivi, perciò non mi sono mai aperta con loro. Ho preferito confidarmi con Ali e scrivere tutti i miei pensieri più profondi su un diario, che Amanda, mia sorella, ha trovato. E ha letto a mia madre il suo contenuto. IL FINIMONDO.
“Non puoi stare con un ragazzo che non vedi mai, ti farà soffrire!”, dicevano. “Non puoi vedere quello che fa, ti tradirà!”, ripetevano. “Sei un’irresponsabile, quest’anno hai gli esami e per lui stai trascurando lo studio! E chissà quante altre volte lo trascurerai per stare vicino a quel benedetto computer!”, esclamavano. “Non venire a piangere da noi se le cose andranno storte!”, mi rinfacciavano.
E io stavo sempre peggio. E lo volevo sempre di più.
  
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