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Autore: Betta3x9    17/01/2013    0 recensioni
Arthur non è del tutto morto, ma non è più (o di nuovo) vivo, quindi aspetta.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Arthur non è del tutto morto, ma non è più (o di nuovo) vivo, quindi aspetta.
A volte, nel torpore della non-morte, Arthur sente i suoni del mondo di sopra.
Sono solo echi e bisbigli, ma riesce ad intuire il cambiamento e ne è sorpreso - ma solo superficialmente, perché le voci, i rumori e le luci non sono che un vago tremolio che solletica i suoi sensi.
Per la maggior parte del tempo sente solo la pesantezza dell'acqua, altre volte nemmeno quella.








E' il 1998, ma Arthur non può saperlo.

Tutto quel che sa è che il vago tremolio che è stato il mondo di sopra fino a quel momento, si è fatto più insistente.
Arthur cerca di ascoltare, ma non riesce a districare frasi di senso compiuto o suoni conosciuti; tutto quello che gli arriva è caos.

E' confuso e frustrato - ma sempre in modo superficiale, perché è come se le emozioni l'avessero abbandonato, lasciandogli solo un'ombra della loro intensità.

Ben presto, scopre di potersi muovere. Non molto, in verità: è come se si stesse svegliando da un lungo sonno e fosse ancora intorpidito. Quindi, si limita a muovere pigramente le dita, mentre porge orecchio alla voce sottile proprio al centro della cacofonia - quella voce fa sobbalzare qualcosa dentro di lui; tuttavia non è ancora abbastanza curioso e costante per domandarsi cosa voglia dire quella nuova e un po' meno vaga sensazione.
L'acqua sembra un po' più pesante.









Arthur, da quando ha districato quella voce sottile dal garbuglio di urla e rumori e suoni, ha continuato seguirla. Ascolta. In verità, la maggior parte delle volte non riesce ad afferare il senso delle frasi ed anche quando crede di capire cosa stia dicendo quella voce familiare, non riesce a fermare abbastanza a lungo il senso della frase per ricordarlo.

Intanto, il mondo di sopra sta diventando più rumoroso - ormai è una presenza costante e invasiva. Arthur non può fare nulla per escluderlo, nè riesce veramente a pensare di escluderlo: può solo subire e la sua insofferenza per quel frastuono è ben più consistente delle ombre  delle altre sensazioni che, tuttavia, non ha modo di ricordare di aver provato fino a quel momento.

Arthur si agita e la sua mano si chiude di scatto su qualcosa di familiare e metallico.







La voce, la voce familiare sembra sempre più vicina - Arthur si sente inquieto e la sua inquietudine è quasi una vera emozione.
Il mondo di sopra è talmente invasivo, ormai, che Arthur lo avverte quasi a livello fisico e questo gli ricorda di avere un corpo; non ne è ancora pienamente cosciente - ma quasi.





E poi quella voce, la voce familiare dice una parola - una parola che ripete spesso, in verità, solo che lui prima non aveva mai davvero capito o ricordato; la voce dice una parola e quella parola è un nome.
"Arthur", dice.

E Arthur riconosce il suo nome.




Spalanca gli occhi nell'acqua e tutto quello che riesce a pensare è: "Sto annegando".
Inizia a nuotare furiosamente verso la luce; l'acqua sembra spingerlo verso l'alto come se fosse dotata di una sua volontà e volesse impedirgli di annegare. Tuttavia, Arthur è troppo confuso e allarmato per farci caso.

Quando emerge tra gli spruzzi d'acqua, respira affannosamente e l'aria sembra bruciargli i polmoni.
La luce, i colori, i rumori - per un attimo gli stimoli del mondo esterno sembrano soffocare Arthur più dell'acqua - non riesce a vedere in modo nitido, tuttavia i colori accesi gli fanno lacrimare gli occhi e la confusione è così tanta che si agita e finisce per inghiottire un po' d'acqua del lago. La nausea gli serra la gola.

Non riesce a pensare chiaramente; tutto quello che sa è che deve continuare a respirare e quindi Arthur si concentra per rimanere a galla, nonostante la cotta di maglia sia un po' troppo pesante e gli occhi lacrimino per la troppa luce. E' confuso e spaventato.


"Arthur!".

La voce viene da qualche parte dietro di lui e Arthur sa perfettamente di chi sia quella voce.
(L'ha sentita per tantissimo tempo, attutita dall'acqua, ma non può ricordarlo).

Arthur si volta e quello che vede è Merlin soltanto.
La sua vista è ancora sfocata e la luce del Sole gli batte dritta sulla faccia, ma sa che quello sulla barca è Merlin, lo riconoscerebbe in mezzo a qualsiasi altra sagoma sfocata.

"Merlin!". Grida e lascia che la barca si avvicini morbidamente senza nessun vento a dirigerla.
Arthur sa, anche se non può vederlo, che gli occhi di Merlin in quel momento sono dorati.

Si lascia aiutare a salire sulla barca: è ancora confuso e abbagliato, ma si sta riprendendo. I colori non sembrano più così accesi, ora.
Non è nemmeno del tutto a bordo, che Merlin lo abbraccia. Arthur non ne è sorpreso e si limita a ricambiare l'abbraccio in modo un po' impacciato: non si sente in imbarazzo, è sollevato. Ha come la sensazione di essere a casa.

"Merlin! Cos'è successo? E' opera tua, questa?"

Merlin sembra avere tutte le intenzioni di continuare a stritolarlo in quell'abbraccio. Se Arthur non fosse già zuppo d'acqua, probabilmente, si accorgerebbe che l'altro ha le guance bagnate.

"Non ti ricordi niente...?". Gli chiede, con voce esitante, scostandosi.
"Io - non ne sono sicuro. Credevo di stare per morire. Mi hai salvato con la magia?". L'idea che Merlin sia uno stregone è ancora strana, per lui.
"Non ricordi, Arthur?"
"Cosa dovrei ricordare?"

La vista di Arthur è un po' più nitida, ora. Merlin sta dicendo qualcosa sul fatto che ha dormito per un lungo periodo - Quanto lungo?, si chiede Arthur distrattamente, pensando che non può essere passato molto tempo, visto che Merlin non sembra essere più grande di nemmeno un giorno.


Ma poi, lo nota.
All'inizio è una vaga sensazione di disagio che gli striscia sulla schiena, come se ci fosse qualcosa di terribilmente sbagliato, ma ancora non sapesse dire cosa, esattamente. Poi inizia a vedere tanti piccoli dettagli senza senso.
Come gli abiti di Merlin, ad esempio. Porta degli strani pantaloni di una tela blu che non ha mai visto e la giacca è ingombrante e non è chiusa con dei bottoni, ma... Con qualcos'altro.
L'asciugamano con cui Merlin l'ha avvolto ha dei disegni sopra, che non sembrano affatto ricamati. Mentre se lo passa sul viso cercando di asciugarsi, nota finalmente un rumore insistente che sembra venire non lontano dalla riva del lago; quando si volta ciò che vede è semplicemente mostruoso: degli enormi animali dai colori metallici e lucidi corrono sopra delle ruote su una strada grigia. E' uno spettacolo incredibile.

Sobbalza allarmato, ma Merlin non sembra turbato dalla loro presenza; il suo valletto (lo è ancora?) allunga una mano e gli stringe una spalla, come per fargli coraggio, senza dire nulla.

E Arthur sposta lo sguardo sulla sua mano e lo vede: la sua cotta di maglia, l'armatura - cade a pezzi. E' arrugginita e corrosa e quasi non ne rimane più nulla.

Improvvisamente, gli sembra di ricordare dei vaghi bisbigli che attraversavano l'acqua, ma forse era solo il rumore delle onde, forse era solo la sua immaginazione. Non è più sicuro di nulla.

Sente il cuore accellerare i battiti e il freddo strisciargli sulla pelle.



Quanto tempo è passato? Quanto? - Si chiede, non del tutto sicuro di volerlo sapere.










E' l'anno 2000, ma Arthur ancora non lo sa.


*






Note: Questo è il primo capitolo di una raccolta dedicata al risveglio di Arthur (perché, dopo il finale della quinta serie, ho sentito il bisogno di un seguito). I capitoli non saranno necessariamente in ordine cronologico. (Più avanti, alcuni capitoli avranno dei contenuti slash)
Vi ringrazio per aver letto.
   
 
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