Film > Iron Man
Segui la storia  |       
Autore: evenstar    17/01/2013    2 recensioni
Dovete sapere che Tony Stark è sì un genio, un miliardario e un filantropo (il playboy lo aveva lasciato da parte da quando aveva iniziato una relazione stabile con Pepper Potts, per la buona pace domestica) ma in fondo è anche una persona normale e, in quanto tale, molto spesso passa dei normali sabati pomeriggio in casa.
Questo di cui stiamo per parlare era proprio uno di quei giorni.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Natasha Romanoff, Phil Coulson, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Oggi volevo postare la Boxe ma poi, mentre stavo facendo tutt'altro, mi è venuto in mente questo piccolo interludio. Vi ricordate la famosa nave di cristallo rotta nella foga del (post) baseball? Bene, sono stata ufficialmente sgridata (:P) per non aver descritto nei minimi particolari come si ruppe. Diciamo che qui i particolari forse minimi non sono, ma questo interludio potrebbe comunque sopperire a tale, terribile, mancanza. E comunque fa salire il rating a giallo.
Spero che gradiate anche se si discosta un pò dalla storia, ma credo che la renda anche un pò più fluida e completa. 
Ditemi che ne pensate. 
Ciao




Interludio numero 1: come si ruppe la nave di cristallo.
 
Tony era seduto sul divano del salotto con i piedi e le gambe comodamente appoggiate al prezioso tavolino di vetro, importato direttamente da una qualche sperduta isoletta vicino a Venezia (Tony non ricordava mai se era Murano o Burano, nomi troppo simili per luoghi troppo vicini). Pepper, d’altra parte, si trovava sdraiata sul divano del salotto, il busto appoggiato a Tony, la testa posata sulla sua spalla. Stavano facendo zapping alla TV, cercando qualcosa che non fosse un telegiornale (c’era sempre qualche notizia su Iron Man o su Tony e Pepper riteneva che l’ego del suo compagno fosse già decisamente troppo ipertrofico, anche senza le continue stimolazioni audio-visive sul suo conto) o una televendita. L’occhio di Tony girellava pigramente per la stanza, cercando qualcosa su cui fissare la sua attenzione che non fosse una girandola di suoni e immagini provocate dal frenetico zapping di Pepper. Si fissò momentaneamente sulla wii, chiedendosi in che modo potesse sperare di convincere la ragazza a fare un set a tennis per poi rendersi conto che, per quella sera, neanche con la sua migliore espressione da cucciolo abbandonato l’avrebbe persuasa. Si fermò infine sul tavolino di vetro e osservò… il niente. Tra le pile di riviste non lette, i figli lasciati in giro per essere firmati due smatphone e un laptop mancava qualcosa, qualcosa che, Tony ne era abbastanza convinto, c’era stato per molto tempo, ignorato ma necessario per la completezza della casa.
- Pep? – chiese infine.
- Cosa? – mugugnò lei sbadigliando, ma finalmente arrestando la corsa pazza tra i canali.
- Che fine ha fatto quella cosa?
- Quale cosa?
- Quella cosa che era lì – le chiese indicando un punto vuoto nel tavolino affollato.
- Ehm.
- Ehm?
- Non c’era niente lì – provò a mentire spudoratamente lei.
- Sono certo che qualcosa ci fosse. E anche se non lo fossi stato le tue orecchie stanno diventando viola, quindi questo mi fa presumere che, in effetti, qualcosa che c’era non c’è più.
Pepper sbruffò toccandosi le orecchie incandescenti. Possibile che il suo sistema nervoso dovesse essere sempre così dannatamente pronto a tradirla alla prima occasione?
- Lnavcrista..
Tony girò la testa per fissarla e, contemporaneamente, alzò un sopracciglio in uno sguardo magnetico che non fece che peggiorare il rossore della sua compagna.  – Temo che mi sia fuggita l’ultima parola.
- Bottiglia.
- Pepper…
- La nave di cristallo in bottiglia – gemettè lei, nascondendo il volto contro il suo torace.
- E che fine avrebbe fatto?
- Rotta.
- Oh.
- Un paio di settimane fa, a dire il vero.
- Ci tenevo.
- Ma figurati! – sbottò dandogli una spinta. – Ci hai messo due settimane per accorgerti che si era rotta, non credo che per te fosse così essenziale!
- Ti sbagli. Ci tenevo proprio – rispose lui, impassibile.
- E comunque l’hai rotta tu – lo accusò.
- Io?
- Tu!
- Non credo proprio.
- Invece si.
- E quando l’avrei rotta, sentiamo.
- Quando abbiamo giocato a Baseball – rispose Pepper le cui orecchie avevano ormai raggiunto il colore dei capelli al ricordo di come, in effetti, fosse andata rotta quella maledetta navicella.
Erano uno di fronte all’altra, Tony con le mani appoggiate alla sua vita, lei con le mani tra i suoi capelli a giocare con i riccioli che gli ricadevano sul collo. Meno di un secondo dopo le labbra di Tony avevano rapito le sue in un bacio appassionato e le mani avevano cominciato a vagare per la sua schiena, il suo collo per poi scendere decisamente più in basso in zone in cui, normalmente, non sarebbe permesso avere le mani di altre persone. La lingua di Tony aveva cominciato a torturare le sue labbra che, alla fine, avevano ceduto schiudendosi al bacio. I ricordi di Pepper a quel punto diventavano decisamente più confusi ma si ricordava che lui aveva cominciato ad indietreggiare verso il divano con un miscuglio di mani che toccavano, labbra che mordicchiavano, gambe che si intrecciavano. Lei aveva urtato lo spigolo del tavolino e aveva brontolato un lamento contro la sua bocca, che non le lasciava neppure il tempo di prendere aria. Lui l’aveva sollevata da terra, come se non pesasse nulla, e lei aveva allacciato le gambe alla sua vita, sostenendosi con le braccia alle sue spalle, sentendo i muscoli della schiena e delle braccia che si contraevano e guizzavano come fossero esseri indipendenti. Ora, non ne era assolutamente certa, ma pensava con una certa dose di sicurezza che fosse stato proprio a quel punto che il suo piede aveva urtato la bottiglia con dentro l’ormai famosa nave di cristallo. Tale fragilissimo oggetto aveva ondeggiato per qualche attimo sui suoi minuscoli piedini per poi crollare miseramente dal bordo del tavolo direttamente per terra, mancando di tre millimetri il tappeto, che forse l’avrebbe salvata.    
Quindi in definitiva era stato il suo piede a colpire la bottiglia, ma trainata da una forza maggiore (Tony, appunto).
Si ricordava ancora qualche dettaglio, come lei avesse distolto per un mezzo secondo lo sguardo per osservare il danno e come invece Tony fosse stato rapidissimo ad approfittare della sua posizione per cominciare a mordicchiarle il collo. L’ultimo ricordo sensato era la sua lingua che le solleticava l’incavo della clavicola, poi erano solo una serie indistinta di sensazioni, tutte assolutamente magnifiche, ma che poco spiegavano il danno alla nave.
 
Tony sorrise con il suo peggiore sorriso da playboy. – Si quello me lo ricordo piuttosto bene.
- E’ quindi ti ricordi che è stata colpa tua!
- Mai detto.
- Si invece.
- Da quello che mi ricordo non è stata assolutamente colpa mia.
Era piuttosto certo che, all’inizio di quella parte della serata, si fossero trovati uno di fronte all’altra. Lui aveva appena avuto la più stupenda e terrificante epifania della sua vita quindi, in effetti, si riteneva decisamente scusato per i ricordi vaghi e confusi che aveva. Si ricordava piuttosto bene però di aver cinto con le mani la sottile vita di Pepper, si ricordava i suoi occhi azzurri che lo guardavano e poi il sapore delle sue labbra. A quel punto aveva inserito il pilota automatico escludendo dalla sua mente tutto quello che non fosse Pepper, il suo corpo, le sue labbra, le sue mani che giocavano con i suoi capelli. Le sue, di mani, avevano girellato per il corpo della ragazza cercando uno spiraglio tra tutti quegli inutili strati di tessuto, trovando finalmente i bottoni della camicia e cominciando a slacciarli freneticamente. Ad un certo punto l’aveva sentita lamentarsi per qualcosa e il suo saltello di dolore era diventato un ottimo trampolino di lancio per sollevarla tra le braccia e far aderire i loro corpi. A quel punto l’unica cosa a cui aveva fatto caso erano le gambe della ragazza strette attorno alla vita, la leggera, ma sconvolgentemente calda, pressione dei suoi seni sul suo torace e il suo sapore mentre cominciava a mordicchiare ogni centimetro di pelle disponibile. Ricordava ancora, ma piuttosto vagamente, come i loro vestiti erano finiti in giro per il salotto e come erano scivolati dal divano direttamente sul tappeto, pericolosamente vicino a quello scomodissimo tavolino di vetro. Il resto era una serie indistinta di sensazioni, tutte assolutamente magnifiche, ma che poco spiegavano il danno alla nave.
 
- D’accordo, d’accordo non è stata colpa tua. Ma non l’ho neanche rotta io – si difese la ragazza
- Non ho mai pensato che lo avessi fatto.
- E poi neanche ti piaceva quella nave.
- Era un ricordo.
- E di chi? – chiese sentendosi improvvisamente in colpa.
- Non mi ricordo, ma qualcuno deve avermela regalata. O forse l’ho presa io. Non so, comunque mi poteva ricordare qualcosa.
- Ma per favore – sbuffò lei tornando a tormentare il telecomando in uno zapping sfrenato.
- Ora ci toccherà tornare a Venezia e prenderne un’altra – le disse ammiccando mentre lei, stufandosi finalmente della totale assenza di programmazione decente, passava a dedicare la sua attenzione a giocare con i suoi capelli

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Iron Man / Vai alla pagina dell'autore: evenstar