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Autore: ChelseaH    06/08/2007    13 recensioni
Se Tom e Bill fossero cresciuti separati, ignari o quasi delle reciproche esistenze, il loro legame sarebbe ugualmente così forte?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Importante: I Tokio Hotel non mi appartengono e questa è una storia di pura finzione che non intende dare rappresentazione reale dei loro caratteri/azioni. Anche se non mi spiacerebbe possedere i gemelli *.* cuccioli loro <3

.°*Du Bist Nicht Alleine*°.

Capitolo 4

“Insomma, tu mi stai dicendo che il ragazzo del tuo sogno si chiama Bill…” Jan lo fissava scettico con la bomboletta a mezz'aria, i due erano tutti intenti a fare qualche graffito in un angolo della parete del solito capannone.

“Si, ma c'è di più… ora sono sicurissimo che esista sul serio!”

“Non puoi esserne sicuro solo perché sei riuscito a dargli un nome! Dai Tom ragiona, in fondo rimane pur sempre un sogno”

“Ti ricordi il gruppo che ho contattato ieri? Devilish o come si chiamavano?”

“Si, la band di squilibrati…”

“Ecco, credo che il mio sogno sia il cantante di quella band”

“Ok, frena. Su che base?”

“Io stavo parlando con il bassista e c'era questo tizio di sottofondo che continuava a fare domande stupide facendoci perdere il filo del discorso”

“E quindi?”

“Era il cantante! E si chiamava Bill, e nel mio sogno per l'appunto cantava”

“Tom Tom Tom… capisco che quei sogni per te siano diventati un'ossessione ma ci può essere una spiegazione razionale”

“Tipo?”

“Sei così smanioso di dare un nome e un perché a quel ragazzo che il tuo subconscio gli ha affibbiato l'identità di una delle ultime persone con cui hai interagito”

“Si ma… ok adesso non prendermi per pazzo…”

“Tanto ormai… spara”

“Al telefono lui era soltanto una voce di sottofondo e a dirla tutta il suo atteggiamento era pure irritante ma… si insomma… era come se lo conoscessi e non so, credo di aver provato una simpatia istintiva nei suoi confronti”

“Nei confronti della voce?”

“Si lo so che tutto questo è assurdo ma sono convinto che sia lui la persona con la quale sono rimasto in collegamento onirico per tutti questi anni”

“Bill… inizia per B” osservò Jan cripticamente

“E quindi?”

“T&B ti ricorda niente?”

Tom sgranò gli occhi, non aveva pensato alle iniziali sulla sua copertina!

“Ecco questa è una prova!”

“Si, è una prova del fatto che ti sei lasciato influenzare da più cose e le hai rimescolate tutte insieme in un sogno. Tom è un sogno, sono secoli che te lo ripeto”

“Ma…”

“Posso capire che tu voglia credere di avere qualcuno da qualche parte, ma siamo realisti”

“E se lo richiamassi?”

“Per dirgli cosa? Ciao, tu non hai la più pallida idea di chi io sia ma sai, io ti sogno ogni notte”

Detto così suonava troppo assurdo anche per Tom che scosse la testa rassegnato e tornò alle sue bombolette accorgendosi solo in quel momento che la scritta che gli stava venendo fuori era “Rette Mich”.

******

Bill stava facendo colazione senza riuscire realmente a concentrarsi sul cibo che aveva di fronte. Quel dannatissimo sogno si stava facendo troppo reale per i suoi gusti e la cosa che lo infastidiva di più era che non poteva parlarne con nessuno dato che chiunque l'avrebbe preso per pazzo.

“Bill che succede?” la madre, seduta di fronte a lui con una tazza fumante di caffè in mano, interruppe il filo dei suoi pensieri

“Niente”

“Sei preoccupato”

“Interrogazione” tagliò corto prima di lasciarsi sfuggire qualcosa ma lei non aveva intenzione di demordere

“In questo periodo mi sembri inquieto, più del solito intendo”

“Non ho niente davvero”

Se solo i suoi sogni avessero smesso di essere così monotematici.

“Senti, settimana prossima devo andare a Berlino per alcune commissioni, ti va di venire?”

“No”

“Dai non fare il difficile, mi terresti compagnia in macchina – lo vide sbuffare e aggiunse – e potresti fare shopping mentre io sbrigo le mie faccende” l'attenzione del ragazzo si focalizzo immediatamente su di lei, “shopping” era la parola chiave per ottenere qualunque cosa da lui.

“Budget illimitato?”

“Libero accesso alla mia carta di credito” sospirò lei sperando che una giornata shopping lo tirasse fuori dallo stato di perenne insoddisfazione nel quale si trovava ultimamente e la fece ben sperare il fatto che il ragazzo si illuminò all'istante e prese a divorare la colazione con gusto.

******

Era passata circa una settimana da quando aveva avuto l'ultima conversazione con Jan sui suoi sogni e nonostante il ragionamento dell'amico filasse fin troppo lui non riusciva a metterci una pietra sopra. Perché l'immagine di quel ragazzo non se ne andava dalla sua mente? Perché si doveva chiamare proprio “Bill”? Perché la voce di quel Bill l'aveva colpito così profondamente? Perché quel nome iniziava per “B” e la “B” era una delle due iniziali che c'erano sulla sua copertina? Erano troppi i “perché” ai quali non riusciva a dare risposta e quella storia lo stava facendo impazzire.

“Tom va bene così?”

Uno dei ragazzi più piccoli gli stava mostrando un esercizio di grammatica nella speranza che Tom glielo correggesse

“Perfetto” rispose lui facendo finta di dargli un'occhiata e il bambino tornò tutto contento al suo tavolo. Si trovavano nella stanza adibita ad aula studio dell'orfanotrofio e Tom guardandosi intorno si rese conto che delle persone cresciute con lui ne erano rimaste ben poche. Tutti prima o poi riuscivano a trovarsi una sistemazione in qualche famiglia ed invece lui, per colpa del suo stupidissimo sogno, sarebbe finito col rimanere lì fino al compimento dei diciotto anni, data alla quale non mancava poi molto. Si, era decisamente colpa di “Bill”! Negli anni gli si era affezionato così tanto da non riuscire ad ambientarsi da nessuna parte se lui non c'era. Il punto problematico della situazione era che forse, come sosteneva Jan, il “Bill” del suo sogno non esisteva. Chiuse stizzito il libro che aveva di fronte dato che gli era impossibile concentrarsi e uscì a prendere una boccata d'aria e fumarsi una sigaretta. Su Berlino quel giorno c'era una spessa coltre di nuvole che impediva ai raggi del sole di raggiungerla e quell'atmosfera grigia ben si sposava con il suo stato d'animo degli ultimi giorni. La cosa più assurda era che secondo le sue sensazioni anche “Bill” si trovava nella stessa identica situazione emotiva anche se quel pomeriggio percepiva che il suo umore fosse un po' migliorato, beato lui…

“Sono ore che ti cerco, dov'eri finito?” la voce di Jan lo riportò alla realtà.

“Ero in aula studio”

“Stasera hai da fare?”

“Non credo”

“Usciamo?”

“Ok…”

“Vado a chiedere anche agli altri se vogliono venire, tu che fai ora?”

“Penso che andrò un po' al capannone a suonare”

“Magari ti raggiungo più tardi”

“Non ce n'è bisogno”

“Come vuoi” il bello di Jan era che sapeva rispettare alla grande gli spazi altrui

I due si salutarono e una volta finita la sigaretta Tom andò in camera sua a prendere la chitarra, aveva bisogno di stare un po' da solo a raccogliere le idee.

******

Bill quella mattina si era alzato euforico, l'idea di arricchire un altro po' il suo guardaroba già straripante di vestiti e accessori l'aveva messo di ottimo umore. Si spense un po' quando scoprì che Simone non aveva intenzione alcuna di fargli saltare scuola, sarebbero partiti non appena lui avesse finito le lezioni ma poco importava. Lo shopping era rimandato di poche ore, tutto sommato poteva sopravvivere.

Durante il tragitto in macchina riuscì a parlare anche più del solito, cosa che Simone riteneva impossibile dato che il figlio era la logorroicità fatta persona e iniziò quasi a meditare di iscriverlo al guinness dei primati come la persona in grado di parlare a raffica per più tempo senza prendere nemmeno una pausa. Era convintissima che Bill avrebbe vinto senza il minimo sforzo e rise fra se e se di quel pensiero ma evitò accuratamente di tradurlo a voce conoscendo l'animo permaloso del ragazzo.

Una volta giunti a Berlino gli raccomandò di contenersi nelle spese, già sapendo che era fiato sprecato, e poi si separarono lei verso le sue commissioni e Bill verso il suo paradiso personale. Il ragazzo si era fatto una lista mentale di tutti i negozi che voleva saccheggiare e decise di partire da uno dei suoi preferiti, ovvero quello della Tazuma. Da lì in poi fu un salasso unico per la povera carta di credito di mamma Kaulitz che ebbe tregua solo quando il ragazzo si accorse di aver accumulato più borse di quante riusciva a portarne da solo ed era solo metà pomeriggio. Chiamò la madre per scoprire che lei stava ancora in alto mare con le sue faccende e così prese a girare senza meta per la città per ingannare il tempo. Un'oretta più tardi si rese conto di essere uscito dal centro e di trovarsi in una zona di periferia, forse non estrema periferia, ma era comunque deserta. Nei dintorni c'erano solo vecchi capannoni abbandonati, residui di chissà quale attività commerciale, sembrava quasi uno di quei set che si usano nei film per le scene di traffici loschi o risse fra bande. Non era mai stato in quella zona di Berlino e preso dalla curiosità e dall'atmosfera da film prese a girovagare fra i vari capannoni. Ad un tratto fu attirato dal suono di una chitarra, gli sembrava paradossale che in quel luogo un po' degradato potesse esserci qualcuno in grado di suonare così bene, e senza accorgersene iniziò a seguire quel suono ma non fece a tempo a raggiungerlo che questo si interruppe di colpo. Ora si trovava di fronte ad un capannone che si distingueva dagli altri per dei graffiti fatti a regola d'arte sulla sua parete, prese ad osservarli affascinato pensando che chiunque li avesse fatti avrebbe avuto la sua ammirazione incondizionata quando l'occhio gli cade su una scritta un po' più piccola delle altre ma fatta mille volte meglio. Era blu e rossa e il suo contenuto lo colpì come un pugno sullo stomaco: “Rette Mich”, sotto una piccola firma “Sex Gott” che aveva notato anche sotto altre scritte. Rette Mich come la sua canzone, Rette Mich come ciò che cantava rivolgendosi al suo sogno, Rette Mich come la canzone alla quale il suo sogno aveva dato gli accordi esatti per accompagnare le parole.

Posò in terra le borse, passò la mano lungo il contorno della scritta ed inconsciamente iniziò a cantare quella canzone seguendo alla perfezione gli accordi del sogno che combaciavano alla perfezione con la melodia della sua mente.

******

Tom era seduto come al solito sulle scale sul lato del capannone e pizzicava le corde della sua chitarra senza seguire una traccia precisa, per dirla tutta stava suonando a casaccio anche se gli accordi messi uno di fianco all'altro parevano avere un senso. Ad un tratto smise di suonare di colpo, gli stava scoppiando la testa e sentiva che doveva porre fine a quella storia prima di perdere completamente la cognizione della realtà. Prese a rigirarsi il cellulare fra le mani tentato di richiamare Georg dei Devilish per riuscire a contattare Bill, si rendeva conto che l'avrebbero preso per pazzo ma almeno si sarebbe potuto mettere il cuore in pace. Mentre cercava il numero l'immagine del ragazzo alto, snello e moro si radicò ancora di più nella sua mente e prese coscienza della voglia inconsulta che aveva di dargli un volto. Finalmente trovò il numero e stava per portarsi il cellulare all'orecchio quando il cuore smise di battergli.

Qualcuno, dietro l'angolo, stava cantando. La voce gli era familiarissima e la canzone anche, era la stessa del sogno ma ora riusciva a distinguerne le parole.

Zum ersten Mal alleine
In unserem Versteck.
Ich seh noch unseren Namen an der Wand
Und wisch sie wieder weg.

Stava cantando basandosi sulla melodia che lui aveva scritto, esattamente come nel sogno.

Ich wollt dir alles anvertrauen.
Warum bist du abgehauen?
Komm zurück
Nimm mich mit

La voce era calda e avvolgente come al telefono, come nel sogno.

Komm und rette mich,
Ich verbrenne innerlich.
Komm und rette mich
Ich schaff's nicht ohne dich.
Komm und rette mich
Rette mich
Rette mich

Si decise ad alzarsi e facendo meno rumore possibile scese dalla scale e girò l'angolo. Un ragazzo stava accarezzando con la mano il suo graffito e cantava a pieni polmoni.

Unsere Träume waren gelogen
Und keine Träne echt.

Era alto e magro quanto lui.

Aveva dei lunghi capelli neri con delle ciocche bionde che gli ricadevano sulle spalle.

Sag das das nicht wahr ist,
Sag's mir jetzt.

Portava dei grandi occhiali da sole anche se il cielo era ricoperto di nuvole, e da quel poco del viso che riusciva a vedergli aveva dei lineamenti delicatissimi.

Vielleicht hörst du irgendwo,
Mein SOS im Radio!

La mano che toccava la parete era perfetta e aveva le unghie smaltate di nero.

Hörst du mich? Hörst du mich nicht?

Lo stomaco gli si stava contorcendo in una maniera pazzesca.

Quel ragazzo era… etereo. Non aveva mai visto nulla di simile nella sua vita, emanava un'aura unica, brillava di luce propria.

La voce era la stessa che aveva sentito al telefono.

Ed era identico a quello del sogno.

Komm und rette mich
Ich verbrenne innerlich.

“Bill…” non voleva interromperlo ma le sue corde vocali emisero quel suono inconsciamente.

Il ragazzo smise subito di cantare voltandosi verso di lui e non appena lo vide si pietrificò.

******

“Bill…”

Qualcuno lo chiamò interrompendolo sul più bello della canzone. Si voltò e si ritrovò di fronte un ragazzo dalle sembianze fin troppo familiari.

Il sangue gli si gelò nelle vene e per qualche istante rimase come pietrificato chiedendosi se non si fosse addormentato senza accorgersene perchè quello pareva tanto uno dei suoi sogni.

Tom.

Stava di fronte a lui in carne ed ossa.

Aveva un abbigliamento assurdo, stile hip hop.

Dei lunghi rasta biondi raccolti sotto ad un cappellino.

Il suo stesso viso.

Era identico a come l'aveva sognato notte dopo notte per anni.

“Tomi?” chiese con la voce rotta dall'emozione e dall'incredulità.

******

Era la prima volta che qualcuno lo chiamava “Tomi” e gli si rivolgeva con un tono di voce così denso di affetto. Non capiva esattamente cosa stesse succedendo ma era chiaro che il ragazzo che aveva di fronte era vittima come lui di strani sogni.

“Tu… tu sei Bill vero?”

Il moro fece cenno di si con la testa mentre delle lacrime calde prendevano a scorrergli incontrollate lungo le guance. Tom le notò sbucare da sotto gli occhiali e gli si avvicinò. Più si avvicinava e più si rendeva conto che i lineamenti di quel ragazzo erano simili all'inverosimile ai suoi. Seguendo solo l'istinto gli tolse gli occhiali scoprendogli completamente il volto.

Sotto a qualche chilo di eye-liner ed ombretto che ora stavano colando insieme alle lacrime, gli occhi di Bill erano identici ai suoi.

Loro due erano uguali.

Il suo sogno finalmente aveva un volto e quel volto non era altro che la sua stessa immagine riflessa in uno specchio.

******

NOTE: E siamo a - 1 dalla fine. Non so, sarà anche banale sotto certi punti di vista ma mi sono troppo affezionata a questa ficcie <3
Grazie infinite a tutti voi che leggete e/o recensite, mi date veramente soddisfazione :)

Un grazie particolare a:
Naysha13, Elettra, MissZombie, Auty91, gleen, Anima Bianca, Castalia, purple angel, Judeau, Daisy Potter : grazieeeeee *.*
mY LadY oF SoRRoW: " Ma è vero cmq,cm lo descrivi tu il Bill nn lo descrive nessuno!!Sembra quasi ke tu lo conosca,davvero..:) " --> un giorno o l'altro mi farai morire con queste frasi *____* Buon campeggio ^^
AOInoMIZU: ma figurati, non me la sono presa^^ le critiche costruttive sono sempre ben accette (anche se ammetto di essere parecchio permalosa ahah xD). Cmq.. non lo so come l'annuncio sia finito a berlino O_o magari Bill e le sue manie di grandezza l'hanno pubblicato sui giornali a tiratura nazionale eheh xD
th 4ever: davvero esiste un film così? O_o che storia *.* mi piacerebbe vederlo, ora me lo cerco *.*
Agi: no non è twincest (strano ma vero conoscendomi xD)
Gufo: essì! mancano due capitoli alla fine... cioè.. ora ne manca uno xD è stata proprio la storiella scritta in fretta fretta presa da un'ispirazione venuta così :)
Animor: anche secondo me una twincest avrebbe stonato... io mi sono emozionata tanto a scriverla proprio perchè parla solo e soltanto del loro fortissimo legame fraterno... sono troppo cucciolosi quei due *.*

Le recensioni le gradisco molto *.*

   
 
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