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Autore: Ciulla    17/01/2013    8 recensioni
"“Dipende da cosa intendi per interessante” Disse Aragorn facendo spallucce. “Elrond ha provato un nuovo taglio di capelli, per fortuna; il ciuffo emo faceva ribrezzo. Ora lo tiene indietro con una coroncina; non è molto virile, ma rispetto a prima...”
Legolas rise. “Le parole ‘Elrond’ e ‘Virile’ non andrebbero d’accordo in nessun caso, amico mio."”
Slash! Argorn/Legolas
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Frodo, Gandalf, Legolas, Sam
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era un mattino soleggiato nei pressi di gran Burrone. Aragorn, giuntovi qualche giorno prima in accompagnamento di un quartetto di Hobbit, nonostante i vari eventi che in quei giorni lo incupivano non poteva fare a meno di sentirsi a suo agio, come chi torna a casa sua dopo esservi stato distante per troppo tempo.
Appena sveglio, l’uomo si stiracchiò, guardando con un sorriso al nuovo giorno.
Quello era un giorno speciale. Quel giorno sarebbe giunto fra loro colui che poteva illuminare il mondo più dello stesso sole. Colui che sembrava una creatura ultraterrena per pelle diafana e gli occhi splendenti. Colui che aveva il potere, con un semplice sguardo, di sollevargli il morale, e spesso non solo quello.
Sorridendo sognante, Aragorn si alzò in piedi, decidendo di andare a fare una passeggiata nel bosco prima di colazione. Si vestì e si incamminò.
Camminando tra i sentieri famigliari e accarezzando a volte le cortecce dei noti alberi, intravide una figura seduta su un ramo, e al suo orecchio giunse una carezzevole melodia.
 

Casa ormai è dietro di me,
ma è lontano il pentimento;
sarà che vedrò il mio re,
il mio eterno firmamento.
Coi capelli come seta,
con quegli occhi in cui annegare,
quello  sguardo senza meta,
quelle labbra da baciare...

 
L’uomo poteva avvertire la meravigliosa voce che cantava, e ne era incantato; ma non riusciva, data la distanza, a distinguere correttamente tutte le parole. Si parlava di un re; verosimilmente si poteva trattare di un canto epico con un sovrano leggendario, ma non ne era sicuro. Si avvicinò piano all’albero, senza fare rumore, per poter ascoltare meglio le dolci note di cantate da quell’angelo. Purtroppo non aveva fatto conto della sua umana goffaggine, e fece così tanto rumore che la creatura si voltò verso il basso, rivelando un volto sorpreso e imbarazzato.
“Aragorn!” Esclamò Legolas, scendendo dal ramo con un balzo elegante e avvicinandosi all’amico, le guance tinte di un meraviglioso color rosato. “Mio principe”, lo salutò l’uomo, sorpreso in egual misura, inchinandosi lievemente non di fronte al suo titolo, ma di fronte alla sua grazia.
L’elfo fece una smorfia. “Non chiamarmi così, Aragorn. Qui non sono il principe di un bel nulla.”
Lo sei, sei il principe del mio cuore, pensò Aragorn. Ma non ebbe il coraggio di dirlo. Rimase a fissarlo alla prima luce del giorno, trovandolo più bello e luminoso del solito. Gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte per il puro gusto di testarne la morbidezza, e di fronte al suo sguardo perplesso arrossì. “Erm... Avevi una mosca tra i capelli” inventò.
Legolas ridacchiò. “Non ci sono mosche a Gran Burrone, Aragorn.” Di fronte al suo imbarazzo provò pietà e gli poggiò una mano sulla spalla. “Vieni, facciamo una passeggiata insieme”, propose.
Mentre camminavano, Legolas gli chiese di raccontare cosa era accaduto in quei tre giorni. Lo avevano informato della comparsa dell’anello e del suo viaggio con gli hobbit, ma era ansioso di sapere se dopo quegli eventi fosse accaduto qualcosa di interessante.
“Dipende da cosa intendi per interessante” Disse Aragorn facendo spallucce. “Elrond ha provato un nuovo taglio di capelli, per fortuna; il ciuffo emo faceva ribrezzo. Ora lo tiene indietro con una coroncina; non è molto virile, ma rispetto a prima...”
Legolas rise. “Le parole ‘Elrond’ e ‘Virile’ non andrebbero d’accordo in nessun caso, amico mio.”
Aragorn gli diede una gomitata affettuosa. “Credo che lo stesso si possa dire di tutti gli elfi. Curate troppo il vostro aspetto esteriore...”
“Nessuno cura particolarmente il suo aspetto esteriore; non è colpa nostra se siamo bellissimi.”
I due amici scoppiarono a ridere insieme; quanto erano mancati a entrambi questi momenti! Le risate, le battute, i pettegolezzi; faceva tutto parte di una quotidianità che entrambi, con gioia, ritrovavano immutata nonostante la lunga distanza.
“Era una mia impressione”, chiese Aragorn dopo qualche istante di silenzio, “O quando sono arrivato stavi cantando?”
L’elfo annuì piano. “Sì, cantavo. E’ una cosa che mi aiuta a rilassarmi quando sono agitato per qualcosa.”
“E per cosa eri agitato?” Si preoccupò Aragorn. Forse Legolas temeva l’arrivo di una guerra, o forse qualche suo congiunto era ammalato; ma niente di tutto questo sembrava passare nella testa dell’elfo, che arrossì semplicemente e rispose: “Nulla di importante.”
Non convinto, Aragorn lo fermò afferrandolo per un polso. “Legolas, lo sai che qualunque cosa ti preoccupi, tu puoi dirmela.”
L’elfo annuì.
“E posso sperare che se ne avrai bisogno, ne approfitterai?”
Ancora, l’elfo annuì, accarezzando una guancia dell’uomo. “Grazie” mormorò.
Il povero Legolas era triste. Aveva finalmente rivisto il suo re, ma come qualsiasi re era rinchiuso in una bolla di idealismo e non poteva avere stretti contatti con lui; per ora, solo lui lo riconosceva come tale, ma presto sarebbe stato legittimo re di Gondor, e allora tra loro non sarebbero stati consentiti molti contatti. Soprattutto non i contatti che lui avrebbe voluto.
Aragorn spinse di più il viso contro la mano dell’elfo che ancora gli accarezzava la guancia, come volendo approfondire quel contatto. Sentiva nel suo cuore una serie di emozioni a cui non riusciva a dare a un nome: la mano dell’elfo, fredda contro la sua pelle, sembrava accendergli un fuoco dentro, e il suo desiderio di contatto con Legolas si faceva di istante in istante sempre maggiore. Voleva sentire quella sensazione di bollore su tutto il corpo; e voleva averne la possibilità anche nei giorni, negli anni futuri. Voleva che, accadesse quel che doveva accadere, Legolas gli fosse sempre accanto, e non solo come migliore amico, ma come qualcosa di più. Questo oramai l’aveva capito da tempo. E da tempo aveva anche deciso il modo in cui gliel’avrebbe detto; ma non ne aveva ancora avuta l’occasione.
Ma quel momento era magico, lo sentiva. Qualcosa nell’aria gli sussurrava che era la volta buona, che non doveva lasciarsi fuggire l’occasione. E allora si allontanò da Legolas e si inginocchiò di fronte a lui.
“Tu sai, Legolas, quanto il potere di un anello possa essere distruttivo...” Cominciò.
Legolas annuì, perplesso. “Sì, lo so che l’anello forgiato da Sauron è malvagio, Aragorn, ma io non lo desidero, non ti preoccupare...”
“Mi fraintendi!” Lo interruppe l’uomo. “Stiamo parlando di anelli diversi.”
Legolas modificò il suo bellissimo viso con una smorfia corrucciata, arrabbiato al pensiero di non capire, ma presto un barlume di comprensione gli spianò la fronte e gli arrossò le guance.
Ancora in ginocchio, Aragorn si sentì incoraggiato dal silenzio di Legolas e tirò fuori una piccola scatola dai pantaloni, aprendola e rivelando un piccolo anello d’oro.
“Tu sai, Legolas, quanto il potere di un anello possa essere distruttivo...”, ricominciò Aragorn, “Ma per me sarebbe distruttivo non passare insieme a te ogni singolo giorno della mia esistenza. Quindi, Legolas, vorresti...”
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!” Un urlo poco distante da loro gli impedì di finire il discorso, e Gandalf_Lo_Sponsor_Di_Omino_Bianco si gettò su Aragorn, buttandolo a terra e ingaggiando una lotta all’ultimo sangue. Finalmente Gandalf riuscì a neutralizzare l’uomo, e strinse l’anello tra le mani, sollevato, pur ritrovandosi in ginocchio sull’erba umida di rugiada.
“Come hai potuto tradire la tua stirpe?” Urlo poi voltandosi verso Aragorn. “Sei l’erede al trono di Gondor, ma ti sei arreso di fronte alla tentazione di un regno più grande, un impero più potente, una sovranità universale e eterna! Vergognati, Aragorn, figlio di pu... di Arathorn!”
Legolas intervenne alzando leggermente una mano. “Credo che ci sia stato un fraintendimento...” Obiettò, ma Gandalf non lo volle ascoltare.
In quel momento giunse Frodo, seguito dal fedelissimo Sam.
“Ragazzo mio!” Urlò lo stregone al giovane Baggins porgendogli la scatolina con l’anello. “Ecco, accetta questo fardello!”
Osservando il mago, ancora in ginocchio sull’erba, Frodo fraintese.
“Gandalf, sono davvero onorato, ma insomma, credo che tu sia un po’ troppo vecchio per me...”
Gandalf lo guardò come si guarda un pazzo. “Ma no! Questo è l’anello di Sauron che ti è stato rubato.”
“Impossibile!” Intervenne Sam. “Giusto stamattina ho saldamente legato l’anello alla coscia di padron Frodo!”
“Alla coscia?” Chiese Legolas perplesso. Aragorn sogghignò. “Strana usanza erotica tra voi hobbit?”
Mentre le due creature borbottavano imbarazzate, Gandalf ancora non capiva quello che era successo.
“Ma allora questo anello che anello è?”
“Con quell’anello stavo per chiedere a Legolas di sposarmi!”
“TU COSA?” Chiesero contemporaneamente Frodo, Sam e Gandalf.
Aragorn si grattò la testa e arrossì. “Ecco... Non doveva andare così ma... Io non posso vivere senza di te, Legolas. Voglio svegliarmi la mattina e trovarti accanto a me, a condividere con me la gioia di un nuovo giorno. Voglio poterti ricordare ogni istante quanto ti amo senza il timore dell’opinione altrui. Voglio essere re con te al mio fianco, perché senza te non sarei un re completo. E se la mia stirpe non lo accettasse, allora rinuncerei al trono; per quanto io ami il mio popolo, c’è qualcuno che amo di più, e quel qualcuno sei tu. Mi vuoi sposare?”
Gli occhi di Legolas sembravano brillare di gioia. Aprì la bocca, estasiato, e dalle sue labbra uscì un’unica esclamazione: “NO!”
Aragorn si spaventò. “Perché no?” Mormorò, ma capì che la risposta non era per lui; Legolas si era voltato e stava tirando dei calci a qualcuno che Aragorn non vedeva. “No, Sam, non legarmi quella catenina alla coscia per farmi le congratulazioni. Torna da Frodo, su!”
Poi l’elfo si voltò nuovamente verso l’infelice uomo che ancora attendeva una risposta. Aprì le labbra e... “NO!”
Ancora attimi di panico per il futuro re, e poi un sospiro di sollievo. “NO! Torna qui Gandalf, devi essere testimone della mia risposta!”
“E questa risposta qual è?” Chiese Aragorn ansioso.
Legolas sorrise. “SÍ!” Aragorn stava già per gioire, ma ancora l’esclamazione non era per lui. “Sì! Finalmente Elrond si è tolto quell’orribile tunica gialla che insisteva ad indossare l’ultima volta che sono venuto! Devo dire che il fucsia gli dona...”
“Ho capito” Borbottò Aragorn. “Me ne vado.”
“No aspetta!” Lo fermò Legolas. Poi sospirò. “E’ che non è facile dire quello che sto per dire, mio dolce re. Io ti amo, non posso negarlo, e sposarmi con te è l’unica cosa che voglio davvero; ma allo stesso tempo non voglio che tu rinunci al tuo regno per me...”
“Ma mio bell'angelo biondo, questo è quello che voglio io”, obiettò Aragorn, mentre i due hobbit fingevano conati di vomito ai nomignoli che si erano affibbiati. “Comunque ti prometto che troveremo un modo per farci accettare dal mio popolo. Con questa premessa... Mio bel principe... Mi vuoi sposare?”
Legolas sorrise. “Sì, Aragorn. Non ho mai desiderato altro nella mia vita.”
“E allora, principe Verdefoglia, ti prego di accettare questo mio dono...” Cominciò, ma si accorse di non avere più in mano l’anello di fidanzamento. Si voltò, furioso. “Gandalf! Restituiscimi l’anello!” Urlò, ma Gandalf si era già allontanato saltellando. “Lo venderò agli orchi facendo credere loro che sia l’anello di Sauron!” Urlava. “Farò un mucchio di soldiiiii! Farò un mucchio di soldiiiii!”
Aragorn scoppiò a ridere. “Non andrà lontano”, commentò rivolto a Legolas. “Dentro a quell’anello sono incisi i nostri nomi. Dubito che gli orchi gli crederanno, a meno che Gandalf non conosca qualche incantesimo per convincerli che Sauron aveva due amanti chiamati Aragorn e Legolas.”
Frodo intervenne nella discussione. “No, però potrebbe sapere qualche incantesimo per cancellare le iscrizioni dagli anelli.”
Aragorn ci pensò un po’ su, e alzò le spalle. “Pazienza!” Affermò. “Ne farò forgiare altri due!”
Poi guardò con aria curiosa i due hobbit, e con un vago sorriso rivolse nuovamente l’attenzione a Legolas.. “Ho una commissione veloce da fare. Puoi andare nella tua camera? Ti raggiungo fra qualche minuto e passiamo un po’ di tempo insieme...” Disse.
L’elfo sorrise, annuendo e baciandolo velocemente sulle labbra. “A dopo, amore mio.” Sussurrò.
Non appena si fu allontanato, Aragorn si abbassò, fino a raggiungere l’altezza di frodo e Sam.
“Allora Ragazzi”, cominciò, circondando le loro spalle con le braccia, “vorrei saperne di più su queste strane usanze erotiche di voi hobbit...”
   
 
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