4. Fiori e gelatina
Puntualmente, Cristian si siede di fronte a me
e guarda i miei capelli, prima di scuotere la testa e sospirare.
«Romeo e Giulietta», dice accarezzandomi il dorso
della mano e io lo guardo sufficientemente disgustata, prima di mollargli un
calcio contro lo stinco.
Lui geme e Simone appoggia dolente un gomito
sopra la sua testa.
«Bei capelli», si complimenta ammiccando,
mentre Marco lo spintona di lato e mi scocca un bacio sulla guancia.
Sono circondata da uomini, questa cosa mi
inquieta e mette profonda ansia, perché: Simone ha un sorriso sghembo ed è così
sexy che potrebbe persino sfilarle con gli occhi le mutandine, Cristian sta
ancora toccando la mia mano, seppur ora accidentalmente, e il petto di Marco
contro cui mi tiene è caldo. Insomma, questa riunione di ormoni deve proprio
avvenire attorno al mio banco?
«Scordatelo», dico a Cristian.
«Noi sapremmo interpretarli al meglio»,
continua imperterrito cercando approvazione in Simone, ma quest’ultimo si passa
indifferente una mano tra i capelli, guardando Marco come se stessero
conversando mentalmente.
Probabilmente sono in collegamento tramite
ormoni, Cristian sicuramente non può unirsi perché è troppo stupido per poterlo
fare.
«Potremmo interpretare Romeo e Giulietta se
fosse lei ad uccidere Romeo, ti assicuro che ti ficcherei volentieri un pugnale
nel cuore».
Simone pare riprendersi. «Quella
non era la Regina di Biancaneve?»
«Sono sicura fosse Greta con il cuore di
Cristian in mano», conclude Marco con certezza, mentre il suo pollice
inizia a disegnare dei cerchi sulla mia spalla.
Oddio, che ansia! Lasciatemi tutti in pace!
Con quale coraggio posso cercare di creare una
storia d’amore con Gianman… Gianluca, se ho questi pazzi intorno? Insomma, sì,
discrezione non esattamente il mio secondo nome, ma sono delicata e timida
anche io.
«Porco cazzo, ti ho detto di no!»
Beh, sì, non proprio delicata. Ma vi assicuro
che ci sono vicinissima alla delicatezza quanto sono vicinissima al diploma per
Hogwarts in Arti Oscure.
Arriccio il naso, mentre Cristian mi afferra il
mento tra le mani e Simone, di riflesso, mi scocca un bacio sulla tempia. Un
harem. Sono finita in un harem. Potrei scrivere una sottospecie di Host Club.
In effetti, perché tutti questi ragazzi non gestiscono ancora un Host Club?
Farebbero soldi a palanche, soprattutto con Gianluca e Simone, che sono
sinceramente gli ormoni con gambe e braccia della classe.
E si vestono anche bene, questi ormoni!
«Gretuccia», Marco mi guarda dritto negli occhi. È un nano
carino, lui, forse uno Hobbit. Sono sicura che se si fosse presentato al
provino per La compagnia dell’anello, non avrebbero nemmeno fatto caso alle
scarse conoscenze di recitazione, per via dei suoi riccioli e dei grandi occhi
azzurri. «Romeo e Giulietta è facile, e qui tutti noi non
vogliamo perdere troppo tempo», continua sbattendo le ciglia lunghe e credo
che abbiano un potere ipnotico, perché è potenzialmente impossibile che, senza
che il cuore batta (MIO DIO SONO MORTA!) mi siano diventate le gambe gelatina.
Alle fragole, spero, almeno se dovessi morire di fame so con che cosa
rifocillarmi a dovere.
«Ma io…»
«Perché con lui cedi e con il mio fascino
no?»
Strilla Cristian indignato, afferrandomi per le spalle e voltandomi verso il
suo viso. Ecco, ora ho anche il batticuore. Se Simone ci si mettesse,
probabilmente, sentirei anche la mia patata che reclama la sua carota, così per
farmi intendere che io da questo gruppo di studio non ho via d’uscita.
«Hai dimenticato tutto quello che abbiamo passato
insieme?» Continua Cristian mentre Simone ammicca a Giulia, «Hai
dimenticato il bacio che ci siamo scambiati ieri, appassionato, con le lingue
che danzavano come i ballerini di Amici di Maria De Filippi?»
Sbatto le palpebre, ingenuamente stupita. «Le
lingue danzano?»
«Tu fai danzare la tua lingua come quei cretini?»
Questo è Simone.
«Perché Greta non nega?!»
Marco.
Io. Li. Odio.
«E Romeo e Giulietta sia, ora andatevene
cortesemente a fanculo», dico e segno il titolo su un foglio volante,
sbattendolo sul naso di Marco ed esortandolo a portarlo alla Giacomini con un
calcio negli stinchi che spero abbia stroncato la sua carriera da Hobbit.
«Sapevo che mi amavi ancora»,
ora è Cristian a baciarmi, ma in modo più appariscente di Simone, tant’è che mi
lecca una guancia e poi saltella via lontano, colpito da una gomma.
Mi guarda, sporgendo il labbro inferiore,
lasciando poi la classe con le lacrime agli occhi.
Vorrei commentarlo, davvero, ma è così patetico
che persino la mia vena acida si trattiene dall’insultarlo. Che vada ad
irretire l’ennesima idiota dalle mutande scomode, ormai quello fornica più di
Simone che sta amabilmente scrivendo sul mio braccio il suo numero di cellulare
con l’indelebile.
«Se ti serve, sai chi chiamare».
Sbatto le palpebre. «Sei
un prostituto?»
Simone ride, ma ammicca andandosene. Guardo il
numero perplessa, finalmente capendo perché scopa così tanto: è davvero un
host! Altro che gay, Priscilla avrebbe sicuramente sclerato, anzi, lo stava già
facendo litigando con Gianluca per scegliere il tema della ricerca.
Il destino - e le autrici di fan-fiction - sono
ingiuste. Sono probabilmente l’unica protagonista a volere finire con il
ragazzo che le interessa e l’unica, ovviamente, a non riuscirci.
Forse non è destino che io viva una
fan-fiction.
Forse dovrei solamente scriverla.
«A che pensi?»
«Sto cazzo!» Strillo e
Marco fa un balzo all’indietro, immaginando le cose più sconce relative alla
mia uscita.
Beh, almeno con le figure di merda sto al passo
con le protagoniste. Grazie, eh.
Ivan mi guarda a testa in giù, appoggiato con
la schiena al muro. Voi volete sapere cosa sta facendo? Ebbene, io no. Quindi
tengo i dubbi e vado avanti, prima che decida di testare l’incesto, visto il
cervello spappolato che si ritroverà alla fine di quell’esercizio.
Fischietto qualcosa di sconosciuto persino a me
stessa, oltrepassandolo, ma lui si butta di peso su di me e mi sotterra con il
suo corpo, rendendo impossibile la mia fuga. Avrei dovuto saperlo che mi
avrebbe teso un agguato! Bastardo!
«Sorellina», dice sfiorandomi la guancia con il naso, «hai
declamato oggi le lodi verso il tuo amato fratello?»
Questo è deficiente.
«E tu hai declamato le lodi alla Morte? Perché
stai per raggiungerla, senza Pietra della resurrezione o Bacchetta di Sambuco!»
Mollo un calcio diretto sulla sua coscia e Ivan
rotola via mugolando di dolore, ma prima che possa scappare via mi riafferra
per le caviglie, buttandomi a terra e facendomi sbattere la faccia contro il
divano. Mi ci aggrappo con le unghie, perché mi sta tirando verso di sé e
piuttosto che finire nuovamente sotto il suo corpo mi strapperò tutti i
capelli.
«Questi capelli rossi ti rendono una furia!»
Maledizione, idiota! «Non
siamo in un fottuto shojo incestuoso, rincoglionito!»
Sorride dolcemente, accarezzandomi una guancia,
mentre io cerco di staccare a morsi la sua mano putrida. So che molte di
voi stanno pensando: sei stupida? Scopatelo e non lo saprà mai nessuno, rimarrà
un piccolo segreto tra di noi! E so che avete delle menti perverse e che,
essendo una fic-writer, la mia dovrebbe essere paragonabile alla vostra, MA
Ivan è solo deficiente e ragiona con il pisello, che fortunatamente non
rappresenta una bacchetta magica per me.
Lo colpisco con un pugno nei testicoli, e
questa volta lui urla.
«Infame!»
«Non ingraviderai nessuno riempiendoci dei tuoi
simili, pazzo!»
Mi guarda massaggiandosi l’inguine - se ci
fosse una sua amichetta lo farebbe per lui - e poi ridacchia. «Oh,
Greta, è davvero un peccato che tu sia mia sorella».
«Io lo penso da diciotto anni, fai tu».
Ride di nuovo, per poi alzarsi e mostrare il
suo corpo al mondo. Guarda il proprio riflesso nello specchio, scompigliandosi
i capelli, per poi sorridersi.
Credo di voler vomitare.
«Ho una proposta».
«Non farò sesso con te, l‘incesto non mi
interessa se non riguarda Kaoru e Hikaru».
Lui ride di nuovo. «Per
quanto sia una cosa che mi premerebbe gustare, sangue del mio sangue, volevo
constatare con i miei occhi quello che la tua amica Priscilla ha detto ieri».
Simone. Vuole constatare se Simone sia
effettivamente gay o meno! Vogliamo scherzare? Assolutamente no, non mi farò
mai inserire in queste stupidaggini, per la miseria, come se non ne avessi
abbastanza di lui e Priscilla! Li vedo ogni giorno, maledizione!
«Bianca e Prisci ci passano a prendere alle nove»,
cala su di me con una strana luce negli occhi, «e stasera scelgo io i tuoi
vestiti».
Voglio morire.
*
«Miseria, Greta, lascia stare quel vestito!»
Ivan mi schiaffeggia una mano, appoggiandola
sul mio fianco e stringendomi maggiormente a sé. Priscilla, dal canto suo, gli
tiene saldamente la camicia. Sembra un pappone, giuro, e praticamente ogni
donna in questo pub si volta a guardarlo. Ormoni, Ivan quando cammina rilascia
ormoni dietro di sé, per forza.
«Credo sia troppo corto»,
rispondo fulminandolo.
Indosso un vestito a fiorellini che arriva a
malapena sotto il mio sedere, a balze come le gonne delle bambine di dieci
anni, una borsetta prestatami da Priscilla e delle stupidissime ballerine di
vernice bianca. Io odio tutto questo, mi sento una bambolina, dove sono le mie
felpe?
«Corto sti cazzi», dice Bianca che ha le tette
in vista, come se servissero da radar acchiappa-maschi. Beh, con lei hanno più
l’effetto di richiamo, perché se le donne guardano Ivan, gli uomini guardano il
suo seno. Un barista ha persino colpito con il vassoio una ragazza, e questa,
dopo avergli strepitato contro per una buona manciata di minuti, si è resa
conto che: il barista non è gay, il barista è carino, il barista le sta
chiedendo scusa e si sta proponendo di rimediare in qualsiasi modo lei voglia.
E via le mutande!, aggiungo mentalmente.
«Oh!»
Bianca apre la boccuccia rossa di rossetto, per
poi leccarsi le labbra famelica. «Ragazze, c’è un bronzo che ci osserva, anzi,
osserva Priscilla con uno sguardo da predatore!»
«Tipo il tuo?» Borbotto ignorando lo
spiffero d’aria tra le gambe. Mi gelerà la patata, lo so io!
«Non so, Prisci andiamo a conoscerlo?»
Cinguetta divertita, prendendo per mano Priscilla che, per una volta, non ha
fatto commenti su omosessuali ed esattamente ventisette secondi dopo questo ha
ordinato tre mojito al barman.
Rimasta sola con Ivan, seguo il suo sguardo,
rigorosamente puntato sul sedere di una bionda da panico di fronte a noi. «Vai
e procaccia, io mi faccio un giro», e mi stacco da lui scappando, senza nemmeno
sapere dove andare.
Sono sicura che il fato mi farà incontrare l’uomo
della mia vita quando sarò disperata a e sola, senza sapere dove sono, persa,
sull’orlo del pianto.
Mi guardo attorno, torcendomi i capelli: mi
avevano vietato di legarli, quindi erano liberi e cadevano sulla schiena,
coprendomi parzialmente dall’aria serale. Attiravano l’attenzione, perché
qualcuno si era girato a guardarmi, ma senza pensare e ragionando sull’unico
motivo per cui ero andata lì, afferrai il cellulare e scrissi un sms.
Simone non ci mise che una manciata di secondi
per rispondere un ‘Lato destro del palchetto, c’è un posto libero’.
Mi ci fiondo senza pensarci, sperando che non
sia in compagnia di qualche ragazza, per poi bloccarmi impietrita.
Ragazze, effettivamente, non ce ne sono.
«Pedina del mio cuore!»
Se Cristian potesse, aggiungerebbe un cuore rosso come il sangue alla fine di
ogni frase.
Salta dal palchetto, abbracciandomi con slancio
e posando un bacio più leggero del solito sulla mia guancia. Mi sento
pietrificata ed accaldata, quando lui si stacca per guardarmi meglio le mie guance
stanno andando a fuoco.
«Sei bellissima».
Non figa, non gnocca, non scopabile:
bellissima. Cosa diavolo ha il mio cuore, ora?
«Sei qui con…?»
«Gianluca, Simone e Leo».
Annuisco: sono al completo, sto andando nella
tana del lupo senza armi, solo con un vestitino a fiori così corto che persino
Cristian pare pensarlo.
«Che gambe!»
Questo è il commento di Gianluca, che sorride
ammiccante e mi posa un bacio leggero sulla gota, senza provocare sussulti ma
solo urla nel cervello come ‘SEI TU, SEI TU CHE DEVI PRENDERMI, SCOPARMI, POI
LASCIARMI PER IL TOCCO DI DRAMMA’. Simone, di fronte a me, ammicca.
«Hai saputo usufruire bene del mio numero»,
dice, mentre Leonardo mi porge la lista con uno sguardo da ‘questa non è la
Scacchi’.
Afferro il menù, scrollando le spalle e
lasciandolo chiuso sul tavolino.
«Mi hanno abbandonato e so che vieni spesso qui».
«Non farti ingannare»,
Cristian mi afferra per le spalle, voltandomi verso di lui, «questo
ragazzo è un poco di buono, sfila più mutande di Gianluca!»
«Oh», dico sbattendo le ciglia e lui pare
vacillare. I miei occhi si posano su Gianluca, che sta ancora sorridendo. «Questo
lo sapevo già».
Gianluca, ridendo, mi stacca da Cristian e, con
il braccio intorno alle mie spalle, mi attira a sé.
Cavolo, non ero preparata a questo.
«E cos’altro sai?»
Sbatto di nuovo le palpebre. «Nulla,
ma sono qui per indagare».
Ora è Simone a ridere. «Priscilla
cerca ancora di scoprire se sono gay, tesoro?»
«Lei è certa che tu lo sia, non sottovalutarla,
per esasperazione potresti stuprare Cristian».
Sento un respiro sul collo. «Tranquilla
Greta, nessuno mi porterà mai via da te».
Perdo due battiti e mi do’ della cretina,
perché è impossibile che un riccioluto ragazzino che vanta una collezione di
mutande mi faccia tremare il cuore.
«Tranne io».
Sollevo lo sguardo stupita. Gianluca, con un
sorriso, è in piedi di fronte a me e mi porge una mano, ha i capelli spettinati
ed è bellissimo, mi tremano le gambe al pensiero di afferrarla e andare con lui
chissà dove.
«Balliamo?»
«Non vale!» Strilla Cristian, ma Simone gli molla un pugno
deciso sul braccio ed iniziano ad azzuffarsi, mentre la ragazza di Leonardo li
ha appena raggiunti.
Deglutendo, osservo gli occhi di Gianluca che
guardano la mia pelle, i miei capelli, per poi cadere sulle gambe, come se non
ci fosse altro intorno.
È quello lo sguardo di cui avevo bisogno,
penso, e prendo la sua mano.
Due minuti dopo stringe i miei fianchi, ride
guardando i capelli rossi che svolazzano e io mi sento una totale cretina,
perché non so ballare e forse avrei dovuto bere qualcosa, ma lui non se ne
lamenta.
Probabilmente ai più sembriamo una copia del
Signor Cigno Nero e della disperata alunna mediocre, che cerca di coordinare
bacino e gambe, ma che invece riesce a muovere solamente una parte del corpo
per volta. Maledette lezioni di Latino Americano segrete, ci sarei dovuta
andare anche io, almeno ora Gianluca non starebbe a ridere ma a baciarmi come
si baciano nei film quando c’è il sesso nell’aria.
Anche se io nell’aria sento più sudore, a voler
essere pignoli, e dove diavolo è il batticuore?
«Ti stanno bene i capelli lunghi»,
dice con il naso che mi sfiora la gota, mentre il mio stomaco si stringe. Oh,
una reazione positiva: o forse è la fame? Non ho cenato.
Sento le sue mani tirarmi verso di lui e credo
che potrei morire qui. Insomma, non so ballare, ma ho sicuramente il vestito
sollevato e buona parte delle mie mutande in vista, Gianluca mi sta stuprando
con gli occhi - ma non credo di poter
parlare di stupro, perché se mi chiedesse di scopare gli rispondere un «Sì,
ANCORA! ADESSO!» - e, come se non bastasse, ora una sua mano sta
accarezzando il mio viso.
«Questa è la tua tecnica di seduzione?»
Domando, incuriosita.
Lui sbatte le palpebre, annuendo. Beh, almeno
non lo nasconde, ma se cedo al quarto capitolo che razza di storia vi posso
presentare? Quella di una trombamicizia sana e duratura? Non mi dispiacerebbe,
ovviamente, ma i protagonisti frettolosi fanno i capitoli ciechi (?).
«Posso baciarti?»
«Ci guardano tutti».
Scrolla le spalle, ci è abituato.
«E comunque no, non puoi».
Ora è stupito. Aha, Greta sei fantastica, sei
bellissima, sei una dea!
«Perché?»
«Ti conosco appena», di solito funziona sempre.
«Siamo in classe insieme da cinque anni».
Oh, giusto, avevo dimenticato i dettagli.
«Sono ubriaca».
«Non hai bevuto nemmeno un the!»
E allora perché mi gira le testa?
«Perché vuoi baciarmi?»
Ora, è lui a tentennare. Si passa una mano tra
i capelli, imbarazzato, e mi chiedo se nella sua vita da fornicatore abbia mai
provato una sensazione simile.
Io la sto provando ora, con la sua mano sopra
il mio sedere, e muoio dalla voglia di baciarlo ma per giustizia verso la mia
storia devo mantenere il sangue freddo. Non posso di certo fare sesso ora, devo
quantomeno seguire le tipiche tappe: odiarlo, litigarci, rendermi conto di
amarlo, far passare tre mesi, baciarlo e poi far partire gli ormoni. È un
ottimo piano, il mio.
«Mi piacciono i tuoi capelli».
Okay, forse il mio piano non andrà a buon fine,
perché l’ho baciato e ho un motivo serio: è l’unico ad avermi detto in diciotto
anni di trovare belli i miei capelli.
Ora, se volete, potete uccidermi ma intanto io
me lo bacio. Senza lingua, non ho il tempo, perché qualcuno mi afferra e mi
trascina via.
«Ivan?»
«Cazzo sorella, Gianmanzo? Mi dispiace
interromperti», e qui mi rivolge un ghigno, «ma
Bianca si sente male».
«In che senso?»
«Nel senso che un tale Mattia le ha detto che
non vuole più scopare con lei, perché ha trovato una ragazza».
Oddio, no. L’ultima volta che Bianca è stata
mollata ha pianto per una settimana, poi si è data alla ‘liberiamo la patata’.
Questo le piaceva davvero, e mi sento in colpa a pensare a Gianluca e alla sua
bocca.
«Gretaaaaaaaaaaa!» Strilla Bianca buttandosi tra
le mie braccia, ma vengo spinta un poco più in là a causa delle sue tette, e
Priscilla trattiene una risata solo per l’aria tesa.
«Si è messo con un‘altra!»
«Lo so, forse la prossima volta dovreste uscire
dalla camera da letto, no?» Ivan annuisce, ma lui è l’ultimo a poterlo
fare visto che… Cioè, io mica l’ho mai visto al centro commerciale con una
ragazza che non fossimo io o mamma.
Ora è lui a chinarsi verso di lei, appoggia una
mano sulla sua schiena e si sbatte sulla faccia la sua espressione più
seducente, tant’è che persino io potrei vacillare. Ma non lo faccio, perché
sulla mia schiena si è appoggiata una mano e sbarro gli occhi di fronte a
Gianluca, che fissa Bianca preoccupato.
«La cosa è grave?»
«Cuore fatto a pezzettini piccolissimi».
Ridacchia. «Sei sempre dolcissima».
Per la prima volta da quando tutto questo è
iniziato, il mio cuore perde un battito, e lo guardo negli occhi. Sono liquidi,
riconosco il desiderio - si dice così nelle fic, a dire la verità sto tirando a
casaccio - nelle sue iridi.
«Biancuccia», sta dicendo Ivan, «se
ti serve una carota ti presto volentieri la mia per un po’».
«DEFICIENTE!» Strillo afferrandolo per la
camicia e sbattendolo a terra, mentre Bianca ha la faccia da ‘Davvero, guarda
che io accetto! Mangiami!’.
Gianluca, dal canto suo, ora è piegato dal
ridere e Priscilla lo osserva per capire cosa diavolo ci fa lui qui, con noi.
«Simone ha attentato al tuo culo e sei scappato
da lui?» Chiede avvicinandosi a noi, mentre Ivan stringe
Bianca a sé e la culla con qualche bacio.
Dio, che idioti!
«Ehm», Gianluca mi guarda incerto, «volevo
salutare Greta».
Priscilla inarca un sopracciglio, senza capire,
poi mi guarda e spalanca la bocca. Afferra Gianluca per le spalle e,
scuotendolo, ride. «SAPEVO CHE NON ERI GAY, LO SAPEVO!»
Gianluca non è una brutta persona; normalmente
le persone considerano Priscilla una pazza - beh, non Simone, lui la adora - e
scappano a gambe levate quando fa certe considerazioni. Lui, invece, si limita
a sorridermi impacciato ed io voglio che mi baci di nuovo.
Quando Priscilla lo molla e si unisce
all’abbraccio di Ivan e Bianca, me lo ritrovo di fronte in due falcate. Tocca i
miei capelli con una mano, seguendoli per la loro lunghezza, fino a quando non
si china verso di me e mi bacia, ancora.
Questa volta non rimango ferma, schiudo la
bocca e lascio che la sua lingua tocchi la mia, circondando il suo collo con le
braccia. Mi stringe. Mi stringe forte e credo che potrei mandare a quel paese
l’idea di doverlo far impazzire per stare a baciarlo tutta la vita, giuro,
perché la mia pancia gorgoglia di piacere le mie gambe sono gelatina.
Mi sta baciando.
A due giorni dal piano.
Sono o non sono un genio?
«Ehi, tu!» Bianca.
«Sì?» Gianluca si stacca, guardandola incerto.
«Non parlo con te, ma con lei!»
Ora sono io a voltarmi.
«Guarda che me lo devi prestare per una sera, è
merito mio se ti è saltato addosso!»
N/A: questo capitolo mi ha divertito molto. (:
E Gianluca e Greta si sono baciati. Che il
piano sia più semplice di quanto si pensi? Lui sembra un vero cavaliere,
eppure… ;)
Grazie
a tutti di cuore. Vi lascio con Priscilla!